Category Archives: Repressione

(it) Riflessioni sul processo contro alcuni anarchici in Belgio

Insieme ad altri anarchici, sono stato chiamato a comparire davanti ad un tribunale dello Stato belga, accusato principalmente di far parte di quella che, all’inizio della lunga indagine, veniva definita «organizzazione terroristica», ma che alla fine è stata riclassificata come «associazione di malfattori». Non scrivo queste righe per avviare un qualsiasi dialogo indiretto con le istituzioni statali, né per raccontare la mia vita, ma semplicemente per strappare il velo di silenzio che lo Stato potrebbe essere intenzionato a stendere sulle eventuali condanne.

La rivolta contro il potere, la lotta per la libertà, ha sempre accompagnato la storia umana. Per meglio dire, a mio parere sfidare il potere costituito è cruciale per la storia umana sulla terra — e, alla luce dell’attuale società titanica che sprofonda in oceani di sangue, sofferenza, disperazione e tragedie indicibili, alquanto paradossale. C’è una bella tragedia greca che solleva il problema della rivolta, dell’incompatibilità tra Stato e coscienza, tra coercizione e libertà, tra legge ed etica. E’ la storia di Antigone, la figlia di un re, che ha rifiutato di obbedire. Che non accettava di inchinarsi davanti alle leggi di questo mondo, alle leggi fatte dagli uomini, volendo seguire solo le «prescrizioni divine». È ovvio che gli dèi esistono soltanto nella mente umana, così come le leggi divine; la vera essenza di questa tragedia è la rivolta contro il potere costituito. In definitiva, le «prescrizioni divine» in base a cui Antigone intendeva condurre la propria vita sono semplicemente gli echi della sua coscienza e le conseguenze etiche che ne derivano. Rinunciare alla propria coscienza per obbedire al potere equivale a cessare di esistere come individualità. E come potrebbe la coscienza non entrare immediatamente in conflitto con le leggi umane? Tali leggi vengono imposte per mantenere il potere in carica, l’ordine delle cose. I potenti, i giudici, i ricchi (ma anche, purtroppo, un buon numero dei loro sudditi) diranno che le leggi esistono per il benessere di tutti, che sono un’espressione — magari incompleta — della giustizia sociale e che, pur con tutta la loro imperfezione, rimangono necessarie per prevenire la «guerra di tutti contro tutti». Antigone sapeva che tutto ciò era solo una chiacchiera per addormentare gli increduli e legittimare il principio del potere, dell’autorità. Queste leggi, queste espressioni — nel «migliore» dei casi — dei rapporti sociali esistenti, sono costruzioni erette sull’immenso lago di sangue che si riempie giorno dopo giorno. Milioni di vite sono state spente in nome della legge. Milioni di altre sono condannate a un’esistenza di schiavitù in nome della legge. Si è ucciso, massacrato, mutilato, incarcerato, bruciato, bombardato in nome della legge; si uccide, si massacra, si incarcera, si brucia, si bombarda in nome della legge. Se la coscienza individuale non si solleva contro le leggi degli uomini, se la voce della coscienza viene ridotta al silenzio e le braccia e le menti si rassegnano all’obbedienza, se l’etica individuale non si fa roccia nel diluvio umano, non ci resta che rinunciare, guardare sfilare sotto i nostri occhi gli orrori prodotti dal mondo della Legge, dai campi di concentramento ai moduli di isolamento, dalle guerre sporche alle guerre umanitarie, dallo sfruttamento perfido all’abbrutimento abietto dell’essere umano attraverso le protesi tecnologiche, dai campi di deportazione ai massicci annegamenti nel Mediterraneo. Il mito di Antigone è una tragedia, perché la rivolta della sua coscienza contro le leggi promulgate dal re suo padre non si basa sulla coercizione, sull’imposizione di un altro modello, sulla sete di potere: si basa solo sulla sua convinzione individuale, sulla propria etica che è costitutiva del suo essere.

Oggi, alcuni anarchici vengono trascinati davanti al tribunale dello Stato belga perché, in sostanza — sfondiamo subito questa porta aperta — non hanno ovviamente rispettato la Legge. L’anarchico è contro la legge, questo è evidente. Non contro questa o quella legge più o meno ingiusta, ma contro il principio stesso di legge. Egli concepisce di vivere insieme solo partendo dalla coscienza individuale di ciascuno, e non dalla coercizione, dall’imposizione, dall’autorità che lo Stato e il capitalismo incarnano oggi. Ma c’è qualcosa di ancora peggiore negli anarchici. Non solo infrangono le leggi, guidati solo dalle proprie convinzioni e dalla propria etica piuttosto che dal codice penale, no. Si spingono oltre: non violano le leggi perché vorrebbero vivere come i ricchi, per acquisire potere sugli altri, per impadronirsi del potere statale, no, le trasgrediscono perché sono contro ogni legge, ogni imposizione, ogni Stato, sia esso democratico, religioso, socialista, fascista, dittatoriale o repubblicano — e per di più, hanno l’arroganza di pensare di aver ragione a farlo. Questo è il loro crimine, quello che nessuno Stato potrà mai perdonare loro: gli anarchici vogliono la distruzione dello Stato, di qualsiasi Stato e la fine dello sfruttamento. Che importa allora, al di fuori dei labirinti delle procedure giudiziarie, se tali anarchici hanno detto questo o attaccato quello: sono in ogni caso colpevoli. Colpevoli di seguire la voce della propria coscienza piuttosto che della legge, colpevoli di rivoltarsi contro lo Stato e lo stato delle cose; colpevoli di dare suggerimenti agli sfruttati e agli oppressi e di seguire essi stessi la strada della rivoluzione sociale per trasformare radicalmente i rapporti sociali esistenti; colpevoli, se ne hanno l’ardire, il coraggio e l’intelligenza, di cercare di minare il dominio, di attaccare con i mezzi che ritengono adatti ai loro fini, anche da soli o in pochi e quando tutto e tutti vorrebbero scoraggiarli. L’anarchismo, è il pensiero e l’azione che spingono verso la distruzione dello Stato, la distruzione di tutte le istituzioni, la distruzione del capitalismo, delle merci e del lavoro salariato, la distruzione di tutto ciò che permette ad alcuni di sfruttare tutti gli altri.

Nella storia delle ostilità tra anarchici e Stato, non c’è niente di più classico dell’accusa di «associazione di malfattori». È un’espressione giuridica molto malleabile, adatta a tutti i contesti, e il corollario repressivo del principio stesso dello Stato, così ben sintetizzato dai fascisti italiani: «Tutto nello Stato, niente fuori dallo Stato, niente contro lo Stato». Poiché l’unica organizzazione consentita dallo Stato è la sua, è l’organizzazione del suo potere con la sua amministrazione, le sue caserme, i suoi agenti di polizia, i suoi guardiani, i suoi controllori, i suoi dirigenti. Tutto il resto, tutto ciò che è situato potenzialmente al di fuori dello Stato viene o tollerato, in quanto non dannoso (come nel caso di molte associazioni sociali o culturali), o incoraggiato perché integrabile (come nel caso di comitati cittadini, partiti o sindacati), oppure classificato, prima o poi, come «criminale». Migliaia di anarchici sono stati accusati e condannati come «malfattori» negli ultimi 150 anni. In funzione delle esigenze repressive del momento, questa accusa può essere facilmente estesa per includere più persone. Dopo le festicciole che hanno scosso la borghesia parigina alla fine del XIX secolo, bastava essere in possesso di un volantino anarchico per essere condannati come membri di una «associazione di malfattori» e rischiare così di venire imprigionati nel bagno della Guyana. In sostanza, oggi non è cambiato nulla: gli anarchici disturbano, per quanto pochi siano, e vengono quindi trascinati davanti ad un tribunale, in quanto malfattori. Inoltre, non è un segreto: l’anarchico si dedica, in un modo o nell’altro, alla distruzione di questo mondo di oppressione e sfruttamento. Distruggendo i luoghi comuni e i pregiudizi, distruggendo la fede nell’autorità, distruggendo le strutture in cui si materializza il potere, criticando perfino gli uomini, sì, che sono responsabili delle atrocità che stanno alla radice di questo mondo. Ogni anarchico, secondo le sue capacità, le sue attitudini, le sue possibilità. Ma sì, in fondo sono tutti colpevoli di voler distruggere l’autorità. A questo proposito, come qualcuno ha detto alla vigilia della promulgazione in Francia delle leggi scellerate, concepite per frenare la propagazione delle idee anarchiche in un momento in cui la polvere nera della vendetta e della giustizia sociale era percepita ovunque: «Ciononostante l’altra mattina i bottegai di Parigi, nel sistemare le vetrine, con il loro robusto buon senso si son detti: — Non c’è il minimo errore, vogliono scalzare le basi dei nostri monumenti secolari, siamo di fronte a un nuovo complotto. — Suvvia, suvvia, prodi bottegai! vagate nei territori dell’assurdo. Pensate un attimo che la cospirazione di cui parlate non è nuova; se si tratta di radere al suolo gli edifici tarlati della società che odiamo, è da tanto che se ne parla. È il nostro complotto di sempre!». Implorare la clemenza o la pietà dei tribunali sarebbe allora rinnegare il crimine per il quale sono stato chiamato a comparire: il fatto, indiscutibile e debitamente provato dai segugi della polizia e dei servizi segreti, che io sono effettivamente ciò che volevano dimostrare che fossi, un anarchico, un nemico dichiarato dello Stato, un amante della libertà. Per il resto, che volete che dica degli anni di lotta che ho potuto condividere con altri ribelli e anarchici? Dei notevoli mezzi di sorveglianza che sono stati utilizzati per identificare, schedare, braccare e — eventualmente — catturare quegli anarchici che hanno sfidato il potere diffondendo le loro critiche, partecipando a lotte e conflitti sociali, difendendo la necessità della rivolta e dell’azione diretta per opporsi all’ingiustizia, allo sfruttamento, alla reclusione, alla servitù. La polizia si è intrufolata nelle case dei compagni, li ha seguiti nei loro viavai, ha nascosto telecamere e microfoni nelle loro case, ha inviato infiltrati alle loro iniziative, ha analizzato le parole scritte nei loro fogli di agitazione, ha intercettato la loro posta e ascoltato le loro conversazioni telefoniche, si è coordinata coi suoi colleghi al di là delle frontiere, ha lavorato con la Sicurezza di Stato e l’intelligence militare, ma soprattutto, soprattutto, ha assistito, alquanto impotente, immagino, alla continuazione degli sforzi di ribelli anonimi, a una lunga serie di sabotaggi e di attacchi multiformi perpetrati da mani rimaste sconosciute. Azioni dirette che hanno colpito obiettivi che anch’io ritengo nocivi per la libertà, in quanto responsabili dello sfruttamento e dell’oppressione. Forse a un certo punto ne hanno avuto abbastanza e, invece di continuare la caccia degli imprendibili autori dei sabotaggi e degli attacchi che hanno continuato a moltiplicarsi in tutte le direzioni, hanno guardato le montagne di carte, di rapporti, di intercettazioni accumulate… non sapendo cosa trarne in linguaggio giudiziario. Così, la buona vecchia ricetta è arrivata in soccorso dei poliziotti della cellula antianarchica e dei magistrati della Procura federale: anziché cercare di raccogliere prove del loro possibile coinvolgimento in quegli attacchi, limitiamoci ad accusarli di appartenere ad una «organizzazione». Terrorista in un primo momento, per far montare la questione; di malfattori oggi, forse per assicurarsi una condanna più facile. Un’organizzazione senza nome, senza strutture, senza tessere di appartenenza. Ma comunque un’organizzazione, dato che, dicono, esiste una biblioteca anarchica nel centro cittadino di Bruxelles, ci sono pubblicazioni anarchiche, con distribuzione di migliaia di copie nelle strade, ci sono contatti tra anarchici ed altri refrattari, sia fuori che dietro le sbarre, ci sono iniziative, dibattiti, raduni, piccole manifestazioni, che hanno innegabilmente conosciuto la partecipazione degli anarchici. Questo caso, frutto di sei anni di indagini, è talmente debole sul piano giudiziario che può essere considerato solo come un patetico tentativo di attaccare un pugno di anarchici (perseguendoli, al di là dell’appartenenza ad un’associazione criminale e dell’assurda accusa, per un anarchico, nemico dell’autorità, d’essere un capo, detentore di autorità, per reati minori che non richiedono un’argomentazione giuridica troppo solida, come una rissa in strada, un corteo selvaggio, delle scritte) per spaventare gli altri, regolare alcuni conti aperti e fornire un facile strumento giuridico (associazione criminale) allo scopo di reprimere ogni velleità sovversiva. È anche per questo motivo che respingo tutte le accuse nei miei confronti, che rifiuto di dichiararmi innocente o colpevole, e che ho deciso di non partecipare nemmeno a questo processo. Se vogliono condannare un anarchico, poiché, in fin dei conti, tale è il loro mestiere che esercitano con maggiore o minore successo, ma sempre obbedendo ai loro superiori e alla ragione di Stato che è la loro religione, si accomodino: hanno il mio nome scritto migliaia di volte sulle montagne di carte di questo fascicolo.

Ma, a differenza della tragedia di Antigone che, gettata in prigione dal suo stesso padre e re, si suicida piuttosto che inchinarsi e rinunciare, io non posso che rispondere alla mia potenziale condanna con una promessa piena di vita: non mi inchinerò, né oggi né domani, davanti alle leggi degli uomini, e continuerò, in coerenza con la mia coscienza e la mia sensibilità, a percorrere il mio cammino di lotta per l’anarchia.

Laurent

[1/05/2019]

Nota
Ricordiamo che il processo contro gli anarchici si è tenuto a Bruxelles il 29 e il 30 aprile.
Dopo la sua requisitoria, il pubblico ministero Malignini ha fatto le sue richieste:
300 ore di lavoro o una pena sussidiaria di 4 anni (1 persona)
250 ore di lavoro o una pena sussidiaria di 3 anni (2 persone)
200 ore di lavoro o una pena sussidiaria di 30 mesi (4 persone)
150 ore di lavoro o una pena sussidiaria di 18 mesi (1 persona)
100 ore di lavoro o una pena sussidiaria di 12 mesi (1 persona)
12 mesi con la condizionale e una multa di 50 euro (1 persona)
Proscioglimento (2 persone)
Gli accusati hanno rifiutato di accettare una pena di lavoro, quindi il tribunale potrà eventualmente condannare gli imputati solo ad una pena detentiva.
La sentenza è prevista per il 28 maggio 2019
Per maggiori informazioni: lalime.noblogs.org

[Tratto da finimondo.org].

(it-en) Italia: Aggiornamenti dal Veneto

Italia: Aggiornamenti dal Veneto

Resoconto e aggiornamenti sulla compagna e i compagni che lo scorso 29 marzo [2019] sono stati fermati a Rondissone, nei pressi di Torino, e quindi arrestati per “porto di materiale esplodente in luogo pubblico”.

Al momento sono tutti e 4 agli arresti domiciliari con le massime restrizioni, cioè non possono né vedere né parlare con persone esterne ai propri familiari/conviventi.
In totale, si sono fatti 5 notti in carcere (alle Vallette) perché all’interno della macchina su cui viaggiavano sono stati rinvenuti 7 petardi, che nelle carte vengono definiti di “potenza micidiale” e via  dicendo. In sostanza, i compagn* sono ritenuti socialmente pericolosi per questo motivo e ciò giustifica la misura dei domiciliari.
Giovedì 11 aprile c’è stata una perizia balistica sul contenuto dei petardi volta a dimostrare che sono oggetti “illegali”, di categoria f4 e quindi vietati a chi non ha il permesso. Al momento non ci sono notizie sull’esito della perizia.
In questa storia, ci sono state numerose irregolarità dal punto di vista giuridico che l’avvocato ha denunciato. Infatti, sono stati tratti in arresto venerdì notte, lunedì mattina hanno avuto l’udienza di convalida degli arresti nella quale il pm ha chiesto la detenzione in carcere, mentre il gip non ha convalidato l’arresto, ma ha comunque risposto alla richiesta del P. M. con gli arresti domiciliari.
I ragazzi avrebbero dovuto uscire dal carcere lunedì in giornata, invece sono stati trattenuti fino a mercoledì e scarcerati dopo l’interrogatorio di garanzia che si è svolto fuori tempo massimo, ovvero oltre i limiti consentiti dalla stessa legge. Inoltre, l’avvocato per ben due volte non è riuscito ad accedere agli atti e non ha potuto visionare il procedimento fino a mercoledì mattina.
In seguito, son stati scortati tutti e 4 a bordo di un blindato della penitenziaria, che li ha accompagnati uno ad uno nelle loro abitazioni tra Padova e Vicenza.
Un paio di considerazioni a mente fredda.
Questa vicenda ha degli aspetti assurdi e non è stato facile comprendere ciò che stava succedendo, nemmeno i compagn* ne erano consapevoli. In un altro periodo, probabilmente sarebbero stati fermati e poi rilasciati al termine del corteo, oppure arrestati e liberati lunedì con processo per direttissima, come spesso accade in queste situazioni.
L’aria che tira è sicuramente molto pesante e la repressione è la quotidianità per chi lotta, il corteo del 30 a Torino e gli arresti più altri fermi preventivi che ci sono stati ne sono l’esempio.
Mantenere questo clima di tensione è funzionale a spezzare la grandissima solidarietà che si è creata attorno all’Asilo Occupato e ai compagni arrestati in questi ultimi mesi. Non c’è quindi da stupirsi se, in questo contesto, 4 ragazz* presi il giorno prima del corteo, prima ancora di arrivare in città, siano stati arrestati e tutto ciò che comporta.
Al momento è stato presentato ricorso al tribunale del riesame che entro 20 giorni è chiamato ad esprimersi in merito alle misure cautelari.
Per il resto, i compagn* stanno bene e l’esperienza in carcere ha permesso loro di ricevere supporto dalle persone che hanno conosciuto.
Seguiranno altri aggiornamenti e contributi.

Chi lotta non è mai solo!

[Tratto da roundrobin.info].

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Italy: Updates from Veneto

Report and updates on the comrades who were stopped on 29th March in Rondissone, near Turin, and arrested for ‘transport of explosive material in a public place’.

At the moment all four arrested are under house arrest with maximum restrictions, that is to say they can’t see or talk to anyone other than their family or partners.

They spent 5 nights in prison (Le Vallette) because in the car they were in 7 firecrackers were found, which the court papers describe as being of ‘lethal force’ and so on. Basically, the comrades are considered socially dangerous for this reason, hence the measure of house arrest.

On Thursday 11th April there was a ballistic examination of the content of the firecrackers aimed at demonstrating that the latter are ‘illegal’ objects, f4 category, so forbidden to anyone without permission. At the moment there’s no news of the result of the examination.

There are numerous irregularities in this story from a judicial point of view, which the defence lawyer has denounced. In fact, the comrades were arrested on Friday night and on Monday morning at the hearing to validate the arrests the prosecutor asked for their remand in custody whereas the investigating judge didn’t validate the arrests and responded to the prosecutor’s request with house arrest.

The comrades should have got out of jail on Monday, but  were kept inside until Wednesday and only released after the guarantee questioning, which took place after the time limit had expired, that is to say beyond the limit allowed by the law itself. Moreover, on two occasions the defence lawyer had no access to the papers and couldn’t examine the proceedings until Wednesday morning.

Then the 4 comrades were escorted in a prison armoured vehicle, which took them to one of their homes between Padua and Vicenza.

A couple of considerations with a cold mind.

This affair has absurd aspects and it wasn’t easy to understand what was going on, even the comrades didn’t know. In the past they would have been stopped and then released at the end of the demonstration, or they would have been arrested and released on the Monday morning with a summary trial, as often happens in this kind of situation.

The current atmosphere is certainly very heavy and repression is a daily occurrence for those who struggle, as shown by the demonstration on the 30th in Turin and other arrests and preventive arrests.

To keep up this atmosphere of tension it is functional to break down the massive solidarity that formed around Asilo and the comrades recently arrested. So it’s not surprising that in this context 4 comrades stopped the day before the demo, even before they reached the city, were arrested with all the consequences.

An appeal was submitted to the court of review, which is to decide about house arrest in 20 days.

For the rest, the comrades are doing well and the experience in prison allowed them to have the support of people they met there.

More updates and contributions to follow.

Those who struggle are never alone!

[From actforfree.nostate.net].

(it-fr-en) Russia: Aggiornamenti dal processo contro gli anarchici

Russia: Aggiornamenti dal processo contro gli anarchici

Il 19 aprile l’anarchico Evgenij Karakašev di Eupatoria [Crimea, ndt] è stato condannato dal tribunale distrettuale militare della Ciscaucasia, a Rostov sul Don, per istigazione al terrorismo attraverso il social network russo “Vkontakte”.

Il tribunale lo ha condannato a 6 anni di carcere. Gli è anche stato vietato di gestire siti internet per 2 anni. Evgenij Karakašev ha reagito tranquillamente al verdetto. La procura russa aveva chiesto 9 anni di carcere per Karakašev. Il suo avvocato presenterà ricorso contro la decisione del Tribunale militare.

Questa è sola l’ultimo di una serie di episodi nei quali FSB [Servizio Sicurezza Federale, ntd] ha fatto uso sistematico della tortura per costringere gli arrestati a firmare confessioni false in modo da fabbricare “cospirazioni terroriste” coinvolgendo gli attivisti.

Il 1° febbraio 2019 gli agenti del FSB, l’apparato russo per la sicurezza statale, discendente dal KGB, hanno arrestato una dozzina di persone in tutto il paese, nell’ultima ondata della loro campagna repressiva contro gli anarchici accusati. Dopo averli brutalmente torturati nel corso delle successive 24 ore, per costringerli ad accettare le dichiarazioni incriminanti, ne hanno rilasciati 11. Il dodicesimo arrestato, Azat Miftakhov, era temporaneamente scomparso all’interno del sistema legale, mentre il FSB aveva continuato a torturarlo e impedendo l’accesso del suo avvocato.

[NdT: per informazioni e/o sostegno scrivere a Croce Nera Anarchica Mosca, e-mail: abc-msk at riseup.net]

Pubblicato in avtonom.org.

[Tratto da anarhija.info].

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Russie : Des nouvelles des procès contre des anarchistes

Le 19 avril, l’anarchiste Yevgeny Karakashev, d’Yevpatoria [en Crimée; NdAtt.], a été reconnu coupable par le tribunal militaire du district du Caucase du Nord, à Rostov-sur-le-Don, dans une affaire pour “incitation à la perpétration d’activités terroristes” via le réseau social russe « Vkontakte ».

Le tribunal l’a condamné à 6 ans de colonie pénitentiaire. Il a aussi l’interdiction de gérer des sites web pendant 2 ans. Yevgeny Karakashev a réagi calmement à la lecture du verdict. Le bureau du Procureur russe avait initialement demandé pour Karakashev 9 ans de colonie pénitentiaire. Son avocat fera appel de la décision du Tribunal militaire.

Ceci n’est que le dernier d’une série de cas au cours desquels le FSB a systématiquement utilisé la torture pour forcer les personnes arrêtées à signer des faux aveux, afin de fabriquer des « complots terroristes » impliquant des activistes.

Le 1er février 2019, les policiers du FSB, l’appareil de sécurité de l’État russe héritier du KGB, ont arrêté une douzaine de personnes au cours de la dernière vague de leur campagne de répression contre les anarchistes, à travers tout le pays.
Après les avoir brutalement torturés pendant les 24 heures qui ont suivi, afin de les forcer
à accepter des déclarations qui les incriminent, 11 d’entre eux ont été libérés. Le douzième arrêté, Azat Miftakhov, a disparu pendant un moment dans les méandres du le système judiciaire, pendant que le FSB continuait à le torturer et refusait que son avocat lui rende visite. […]

[Depuis attaque.noblogs.org].

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Update on the Trials of Russian Anarchists

On April 19, the anarchist Yevgeny Karakashev from Evpatoria was convicted by the North Caucasian District Military Court in Rostov-on-Don in the case of Calls for Committing of Terrorist Activity in the Russian social network “Vkontakte”.

The court sentenced him to 6 years in a penal colony. He also has a 2-years ban for management of web-sites. Yevgeny Karakashev calmly reacted to the verdict. The Russian prosecutor’s office had originally requested for Karakashev 9 years in a penal colony. His lawyer will appeal against the decision of the Military Court.

This is just the latest in a series of events in which the FSB have systematically employed torture to force arrestees to sign false confessions in order to fabricate “terrorist conspiracies” involving activists.

On February 1, 2019, officers of the FSB, the Russian state security apparatus descended from the KGB, arrested a dozen people in the latest wave of their campaign of repression against accused anarchists throughout the country. After brutally torturing them over the following 24 hours in order to force them to agree to incriminating statements, they released 11 of them. The twelfth arrestee, Azat Miftakhov, temporarily disappeared within the legal system while the FSB continued torturing him and refusing his lawyer access to him. This is just the latest in a series of events in which the FSB have systematically employed torture to force arrestees to sign false confessions in order to fabricate “terrorist conspiracies” involving activists.

How to help: Comrades are collecting money for Yevgeny’s lawyer work on the appeal and to support Yevgeny in prison. Transfer money on Paypal – abc-msk@riseup.net – please mention “for Yevgeny Karakashev”

From https://avtonom.org.

[English text from www.amwenglish.com].

(it-en) 10 anni: Chiamata internazionale per l’agitazione e l’azione – Per una memoria offensiva e un Maggio Nero in memoria di Mauricio Morales

10 anni: Chiamata internazionale per l’agitazione e l’azione – Per una memoria offensiva e un Maggio Nero in memoria di Mauricio Morales

“Cercherò a rischio della mia vita, la migliore, l’autentica libertà…”.
Mauricio Morales

Dieci anni fa, il 22 maggio 2009, un ordigno esplosivo trasportato dal compagno anarchico Mauricio Morales esplodeva accidentalmente prima di essere stato collocato nella Scuola di Gendarmeria a Santiago, in Cile, facendosi sentire nei cuori neri. Ha reso questa istituzione e coloro che la compongono visibili come un obiettivo da colpire, generando così uno stretto rapporto di solidarietà tra prigionieri e azione. Ma quella volta il nemico non era stato colpito, quella volta il boato non aveva scosso l’infrastruttura dei carcerieri; quella volta, durante le prime ore del mattino, la potente esplosione aveva tolto la vita a Mauri.

Velocemente gli avvoltoi delle varie polizie, magistrati, giornalisti e ministri arrivarono a rovistare e a banchettare nel sangue e sul corpo di Mauri. In quella occasione la morte di un anarchico era un pretesto per sviluppare nuovi attacchi nella caccia reperessiva agli ambienti anti-autoritari.

Da allora il ricordo ha percorso diversi sentieri in lingue differenti, continenti, dalle strade alle parole, azioni e incendi. Il suo ricordo è rimasto vivo nell’azione multiforme che ci tiene legati ai nostri morti. E’ con questi gesti che l’ingranaggio dell’oblio, del silenzio e del pentimento è stato continuamente attaccato e sabotato, impedendo che le decisioni del compagno Mauricio Morales fossero divorate dal tempo o dal vortice dell’eccessiva informazione.

Sono trascorsi 10 anni, è vero che talvolta sembra un’eternità e a volte solo una manciata di secondi. Oggi ritorniamo con fermezza ai gesti che sono diventati permanenti durante questi anni, cercando di infondere nuove energie e trasformarle in un ottimo motivo per affilare il nostro rifiuto di questo mondo: oggi come ieri, la memoria è attacco. Non stiamo cercando di contribuire ad una esasperante, spettacolare e super-eroica immagine del nostro compagno. Come sempre, Mauri era una delle persone che rifiutano questo mondo, un compagno, non un’icona, che usando il proprio ingegno e la propria volontà ha deciso di realizzare l’azione scontrandosi con questa realtà imposta. Quella notte avrebbe potuto essere lui o un altro/a compagno/a ad aver deciso di armarsi con le proprie negazioni.

Solleviamo una memoria anarchica e iconoclasta, che lontana dal ricercare una continua riaffermazione o una disputa amara attorno alla proprietà del ricordo, è diretta in maniera offensiva contro questo mondo.

Invitiamo i vari compagni sparsi per il mondo – la tendenza che è sempre in minoranza, che cerca la distruzione di ciò che ci rende schiavi, le menti irrequiete – che contribuiscono ad una memoria di azione contro il dominio. Questo maggio siamo coscienti dell’esistenza di una doppia dimensione; da una parte il pretesto per la lotta anarchica, e dall’altra il sincero dolore per la perdita di un compagno amato. Noi crediamo che in maniera complementare possiamo moltiplicare e riprodurre i gesti della memoria: attività, pubblicazioni, scritte, azioni, incendi, scontri di strada. Tutto funziona, perché nulla viene lasciato in disparte.

Questa chiamata è per riprenderci quello che non è mai stato dimenticato, dando vita a questa continuità della prassi nell’attuale contesto, contribuendo così che le nostre morti rimangano pericolose alle orecchie dei potenti, azioni impossibili da recuperare da parte dei “cittadini progressisti” che ci separano e rigettando ogni espressione vittimista che intenda imporre un’immagine distorta del nostro compagno.

Queste parole sono un invito all’azione e alla propaganda, a moltiplicare i gesti contro il potere, gesti che distruggono la porta dell’oblio che si cerca di chiudere dietro Mauri, ma sono anche un invito a rafforzare le nostre capacità, a moltiplicare le occasioni di memoria, a riprodurre la lotta e generare un conflitto attuale contro il dominio.

Ai 10 anni: Per la memoria offensiva e un Maggio Nero in memoria di Mauricio Morales.

La nostra memoria nera continuerà a risuonare nelle fratture di questa cara pace sociale.

Nulla è finito, tutto continua!
La memoria è attacco.
-2019-

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https://325.nostate.net/wp-content/uploads/2019/04/llamado-MM-ingles.jpg10 Years: International call for agitation and action – For an offensive memory and a black May in memory of Mauricio Morales

“I will seek at the risk of my life, the best, the authentic freedom…”.
Mauricio Morales

Ten years ago, on May 22, 2009, an explosive device transported by anarchist comrade Mauricio Morales accidentally exploded before it could be installed in the Gendarmerie School in Santiago, Chile, making itself felt in black hearts. He made that institution and those who compose it visible as an objective to attack, thus generating a close relationship of solidarity between prisoners and action. But at that time the enemy did not receive a blow, this time the roar did not shake the jailers’ infrastructure; at that time the powerful explosion took Mauri’s life during that early morning.

Quickly the vultures of the different police, prosecutors, journalists and ministers came to scavenge and feast on the blood and body of Mauri. On this occasion, the death of an anarchist was the excuse to develop new thrusts in hunts against anti-authoritarian environments.

Since then memory has crossed different paths in different languages, continents, from the street, to words, actions and fire. His memory has remained alive in the multiform action that keeps us united with our dead. It is with these gestures that the machinery of oblivion, silence and repentance has been continuously attacked and sabotaged, preventing the decisions of comrade Mauricio Morales to be consumed in time or in the vortex of over-information.

It’s been 10 years, it’s true sometimes it seems like an eternity and sometimes it’s just a couple of seconds. Today we return strongly to the gestures that have been made permanent during this time, seeking to imbue new energies and transform them into an excellent reason to sharpen our denials of this world: Memory today as yesterday is attack. We do not seek to collaborate in exacerbating a distant, spectacular and superheroic image of our comrade; As always, Mauri was one of those who rejected this world, a companion, not an icon, who, using his ingenuity and will, decided to take action by the confrontation against this imposed reality. That night it could have been him or another compañerx that decided to arm himself with their denials.

We raise an anarchic and iconoclastic memory, that far from seeking the continuous reaffirmation or the bitter dispute over the property of memory, is directed offensively against this world.

We call the various companions scattered throughout the world, the tendency which is always a minority, that seeks the destruction of what makes us slaves, the restless minds that contribute to a memory of action against domination. This May, we are aware of the existence of a double dimension , on the one hand, the pretext for anarchic combat and on the other hand the honest sadness for the loss of a beloved companion. We believe that in a complementary way we can multiply and reproduce the gestures of memory: Activities, publications, murals, actions, fires, combat in the streets. Everything works, because nothing is left aside.

This call is to take back what has never been left behind, giving life to that continuity of practice in the current scenario, contributing so that our deaths remain dangerous to the ears of the powerful, actions which are impossible to recuperate by the “progressive citizens” that separate us and rejecting any victimizing expression that seeks to impose a distorted image of our comrade.

These words are a call to action and propaganda, to multiply the gestures against Power, gestures that destroy the door of forgetfulness that is sought to put on Mauri, but it is also an invitation to strengthen our capacities, to multiply the instances of memory, to reproduce the combat and generate a contemporary fight against dominion.

To 10 years: For the offensive memory and a black May in memory of Mauricio Morales.

Our black memory will continue to resonate in the ruptures of this precious social peace.

Nothing has finished, everything continues!
Memory is attack.
-2019-

[Text from 325.nostate.net].

(it-es) Santiago de Chile, Chile: Fiera della memoria anti-carceraria, in ricordo del compagno Mauricio Morales

Fiera della memoria anti-carceraria, in ricordo del compagno Mauricio Morales

Compagni/e, vi invitiamo a partecipare alla Fiera della memoria anti-carceraria in memoria di Mauricio Morales e degli 81 prigionieri assassinati dallo Stato, domenica prossima, 5 maggio, dalle ore 16:00, davanti alla prigione di San Miguel [a Santiago de Chile].

Ricordando un compagno anarchico che ha combattuto contro tutte le gabbie e la società carceraria fino all’ultimo giorno della sua vita, proprio di fronte alla prigione dove lo Stato e la Gendarmeria hanno ucciso 81 prigionieri l’8 dicembre 2010 ha un significato e un valore speciale.

Rivendichiamo una memoria storica di combattimento piena di esperienze che sfidano il dominio, in ogni possibile scenario e in qualsiasi momento; il disegno utilizzato nel poster era la copertina del bollettino numero 4 (1998) della pubblicazione “Libelo” fatta dal collettivo KaminaLibre della prigione di Alta Sicurezza.

L’appello è di incontrarsi di fronte alla prigione, uno spazio di memoria che le famiglie dei prigionieri assassinati stanno vincendo mese dopo mese, con determinazione, alimentando una fiamma che non si spegne.

Ti invitiamo a portare le tue fiere di propaganda con materiale anti-autoritario o autoproduzioni, per continuare a diffondere la peste nera. Durante il giorno ci saranno cibo vegano, informazioni sui/sulle compagni/e prigionieri/e e alcuni compagni condivideranno della musica.

La nostra memoria è nera,
il nostro cuore anche.

Biblioteca Antiautoritaria “Sacco e Vanzetti”

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https://325.nostate.net/wp-content/uploads/2019/04/5demayo.jpgFeria por la memoria anticarcelaria, en recuerdo del compañero Mauricio Morales

Compañerxs, lxs invitamos a hacerse parte de la Feria por la Memoria Anticarcelaria en recuerdo de Mauricio Morales y los 81 presos asesinados por el Estado, el próximo domingo 5 de mayo, desde las 16 hrs, frente a la cárcel de San Miguel [Santiago de Chile].

Recordar a un compañero anárquico que luchó contra todas las jaulas y la sociedad carcelaria hasta el último día de su vida, justo frente a la prisión donde el Estado y Gendarmería asesinaron a 81 presos el 8 de diciembre de 2010 tiene un especial significado y valor.

Reivindicamos una memoria histórica de combate repleta de experiencias que desafían al dominio, en todo escenario posible y en cualquier época, el dibujo utilizado en el afiche fue la portada del boletín número 4 (1998) de la publicación LIBELO que era realizada por el colectivo KaminaLibre desde la Cárcel de Alta Seguridad.

El llamado es a reunirnos frente a la cárcel, espacio de memoria que las familias de los presos asesinados han ido ganando mes a mes, con constancias alimentando una llama que no se apaga.

Lxs invitamos a llevar sus ferias de propaganda con material antiautoritario u oficios, a seguir propagando la peste negra. Durante la jornada habrá comida vegana, info de compañerxs presxs, butoh y algunxs compañerxs compartirán música.

NUESTRA MEMORIA ES NEGRA,
NUESTRO CORAZÓN TAMBIÉN.

Biblioteca Antiautoritaria Sacco y Vanzetti

[Text from 325.nostate.net].

(en) Miserable wretches!

Miserable wretches!

Everything was ready from the morning: journalists and live TV on the national channel…

A miserable judge in Turin, Roberto Sparagna, left no stone unturned in putting pressure on a gang of equally miserable individuals (jury led by judge Alessandra Salvadori).

A poor madman in search of fame after having moved from the anti-mafia prosecution to the terrorism one, he succeeded where other miserable colleagues of his had failed for decades: subversive association for the purposes of terrorism.

Already I see him in a few days’ time sitting on the Vespa armchairs in “Porta a Porta” [long-standing populist TV news show], along with some failed criminologist spouting off about anarchism and how it is divided into groups, smaller groups, good and bad and his heroic deeds against the F.A.I.-F.R.I.

I would like to remind the miserable deputy prosecutor that despite the high sentences you’ve obtained against our comrades, brothers and sisters Alfredo, Nicola, Anna, Marco e Alessandro, you have only won a small battle… the war against the State and miserable wretches like yourself will be a long one.

I am aware that these few lines of mine will end up adding to another pile of shit that you’ll vomit on the next judicial proceedings in the appeal court, but that’s not my problem…

Never think that I will lose any sleep with your threats because your fellow inquisitors have already tried in the past, and if you talk about me today it means that I am still standing and not backing off one millimetre. I will also continue to do what I do best: take your disgusting plan and turn it against you.

You will never see Alfredo, Nicola, Anna, Marco e Alessandro buried in your dungeons. They are with us every day, hour, minutes and seconds, and we will never fail to make them feel our warmth, our solidarity and complicity until we have them with us again.
This goes for them and many other anarchist comrades imprisoned in the jails all over the world.
This goes until nothing remains of your institutions and prisons but ashes.

Forever your enemy!
For the insurrection, for Anarchy.

25/04/19
Gioacchino Somma

[From actforfree.nostate.net].

(it-en) Solidarietà con gli anarchici processati dallo Stato belga

Solidarietà con gli anarchici processati dallo Stato belga

Fare perdere la repressione
Tutte le forme di violenza fisica e psicologica intrinseche all’imposizione quotidiana propria di tutti gli Stati e di tutte le democrazie, questa è la repressione.
La continua espansione delle sue pene, dei procedimenti giudiziari e degli strumenti di reclusione potrebbero essere la sua realizzazione più ovvia.
L’interiorizzazione generalizzata della sua percezione di “giustizia” e l’onnipresente confusione che afferma che la realizzazione personale passa attraverso il lavoro e il consumo sono sicuramente i suoi più grandi successi.
Tuttavia, la repressione perde.
Ogni volta che ci ribelliamo, sputiamo di fronte al colonialismo morale di questo sistema, e lo sabotiamo.
Ogni volta, ondate di rivolta espongono i limiti del controllo dello Stato, e rendono immaginabile una fine completa ad esso.
Ogni volta, le nostre azioni scartano la cortina fumogena delle menzogne e ci fanno capire che la nostra libertà è da trovare nell’attaccare l’autorità e non nell’obbedire ad essa.
La repressione ha tutto da perdere.

Solidarietà con gli anarchici processati dallo Stato belga

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Solidarity with the anarchists prosecuted by the Belgian state

Making repression lose
All forms of physical and psychological violence that are intrinsic to the daily enforcement of all states and all democracies, this is repression.
The continuous expansion of its punishment, prosecution, and imprisonment tools might be its most obvious realization.
The generalized internalization of its perception of “justice”, and the omnipresent confusion that personal fulfillment comes through work and consumption are surely its greatest achievements.
However, repression loses.
Each time we rebel, we spit in the face of the moral colonialism of this system, and we sabotage it.
Each time, waves of revolt expose the limits of the control of the state, and render imaginable a complete end to it.
Each time, our actions discard the smoke screen of lies, and make us sense that our freedom is to be found in attacking authority and not in obeying it.
Repression has everything to lose.

Solidarity with the anarchists prosecuted by the Belgian state

[English text from actforfree.nostate.net and lalime.noblogs.org].

(it-fr-es) Miserabili!

Miserabili!

Era tutto pronto fin dal mattino: giornalisti e dirette tv sulla tv nazionale…

Non si è fatto mancare nulla il miserabile magistrato di Torino, Roberto Sparagna, per mettere pressione su una banda di altrettanti miserabili (o giuria popolare capitanata dal giudice Alessandra Salvadori).

Un povero demente in cerca di visibilità che dopo aver traslocato dalla procura antimafia a quella per terrorismo, è riuscito ad arrivare dove per decine di anni altri miserabili dei suoi colleghi hanno fallito: associazione sovversiva con finalità di terrorismo.

Già me lo vedo tra qualche giorno seduto sulle poltrone di casa Vespa a “Porta a Porta”, in compagnia di qualche criminologa fallita a raccontare cosa sia l’anarchismo e come si divide in gruppi, gruppetti, buoni e cattivi e le sue gesta eroiche contro la F.A.I.-F.R.I.

Vorrei ricordare al miserabile sostituto procuratore che nonostante le pene elevate che hai ottenuto contro i nostri compagni, fratelli e sorelle Alfredo, Nicola, Anna, Marco e Alessandro, hai vinto una piccola battaglia… la guerra contro lo Stato ed i miserabili come te sarà lunga.

Sono cosciente che queste poche righe andranno ad aggiungersi ad un’altra quantità di merda che vomiterai sui prossimi atti giudiziari in corte d’appello, ma non è mio problema…

Non pensare mai che mi togli il sonno con le tue minacce perché già c’hanno provato i tuoi colleghi inquisitori in passato, e se oggi tu parli di me vuol dire che resto sempre in piedi e non arretro di mezzo millimetro. Inoltre continuerò a fare quello che so fare di meglio: prendere il tuo bel piano di merda e ribaltartelo contro.

Alfredo, Nicola, Anna, Marco e Alessandro non li vedrete mai seppelliti nei vostri lager!
Loro sono con noi ogni giorno, ora, minuti e istanti, e non mancheremo mai di fargli sentire il nostro calore, la nostra solidarietà e la nostra complicità fino a quando non li avremo di nuovo tra noi.

Questo sarà per loro e per tantissimi altri compagni anarchici detenuti in ogni lager del mondo.
Questo sarà fino a quando delle vostre istituzioni e delle vostre carceri non rimarranno che le ceneri.

Per sempre nemico vostro!
Per l’insurrezione, per l’Anarchia.

25/04/19
Gioacchino Somma

[Tratto da anarhija.info].

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Minables!

Tout était prêt depuis le matin : journalistes et directe télé sur les chaînes nationales…

Le minable Proc’ de Turin, Roberto Sparagna, ne manquait de rien, afin de mettre la pression sur une bande de minables comme lui (le jury populaire, guidé par la juge Alessandra Salvadori).

Un pauvre dément à la recherche de notoriété qui, après son déménagement du parquet anti-mafia à celui antiterrorisme, a réussi à arriver là où, pendant des dizaines d’années, d’autres minables collègues à lui ne sont pas parvenus : association subversive avec finalité de terrorisme.

Je le vois déjà, dans quelques jours, chez Vespa sur « Porta a Porta » [émission télé d’« information », très connue, menée par le journaflic Bruno Vespa], avec une quelconque criminologue ratée, en train de raconter qu’est ce qu’est l’anarchisme, comme il se divise en groupes, bandes, gentils et méchants, ainsi que ses propres actes d’héroïsme contre la FAI/FRI.

Je voudrais rappeler au minable Procurateur adjoint que, malgré les dures peines que t’as obtenu contre nos compagnons, frères et sœurs Alfredo, Nicola, Anna, Marco et Alessandro, tu n’a gagné qu’une petite bataille… la guerre contre l’État et ses minables serviteurs, comme toi, sera longue.

Je sais que ces quelques lignes iront s’ajouter au tas de merde que tu vomira dans les prochains dossiers judiciaires en Appel, mais ce n’est pas mon problème…

Ne pense pas que tu me fais peur avec tes menaces, tes collègues inquisiteurs y ont déjà essayé par le passé et si aujourd’hui encore tu parle de moi, cela signifie que je suis encore débout et que je ne recule pas, ne serait que d’une demi-millimètre. En plus, je continuerai à faire ce que je sais faire de mieux : prendre ton joli tas de merde et te le renvoyer.

Alfredo, Nicola, Anna, Marco et Alessandro, toi et tes semblables vous ne les verrez pas enterrés dans vos bagnes !
Ils sont avec nous chaque jour, à chaque heure, à chaque minute, à chaque instant et nous ne manquerons pas de leur faire sentir notre chaleur, notre solidarité et notre complicité, jusqu’à quand on les reverra à nouveaux parmi nous.

Cela vaut pour eux et pour les très nombreux compagnons anarchistes prisonnier dans toutes les prisons du monde.
Cela vaut jusqu’à quand, de vos institutions et de vos prisons, ne resteront que des cendres.

Toujours votre ennemi !
Pour l’insurrection, pour l’Anarchie !

25/04/2019
Gioacchino Somma

[Depuis attaque.noblogs.org].

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Miserables!

Todo estaba listo por la mañana: periodistas y señal en vivo en la televisión nacional…

El miserable magistrado de Turín, Roberto Sparagna, no perdió nada para presionar a una banda de hombres miserables (o jurado popular encabezado por la jueza Alessandra Salvadori).

Un pobre demente en busca de visibilidad que, después de pasar de la oficina del fiscal antimafia a la de terrorismo, logró llegar a donde fallaron durante décadas otrxs miserables colegas: una asociación subversiva con objetivos terroristas.

Ya lo veo en unos pocos días sentado en los sillones de la casa Vespa en «Porta a Porta», en compañía de algunxs criminólogxs explicando qué es el anarquismo y cómo se divide en grupos, grupos pequeños y bueno sobre sus hazañas heroicas contra la FAI-FRI.

Me gustaría recordarle al miserable fiscal adjunto que a pesar de las altas sanciones que han recibido nuestrxs compañerxs, hermanos y hermanas Alfredo, Nicola, Anna, Marco y Alessandro, ha ganado una pequeña batalla… la guerra contra el Estado y los miserables como tu será algo largo.

Soy consciente de que estas pocas líneas se agregarán a otra cantidad de mierda que vomitará en los próximos actos judiciales en el tribunal de apelación, pero no es mi problema…

Nunca pienses que nos quitas el sueño con tus amenazas porque tus compañerxs inquisidores en el pasado ya lo han intentado, y si hoy hablas de mí, significa que siempre estoy en pie y no medio milímetro detrás. También continuaré haciendo lo que mejor hago: toma tu hermoso plan de mierda y ponlo en tu contra.

¡Alfredo, Nicola, Anna, Marco y Alessandro nunca lxs verán enterradxs en tus prisiones!

Están con nosotrxs cada día, hora, minuto e instante, y nunca dejaremos de hacerles sentir nuestro calor, nuestra solidaridad y complicidad hasta que lxs tengamos nuevamente entre nosotrxs.

Esto será por ellxs y por muchxs otrxs compañerxs anarquistas en cada campo de concentración del mundo.

Esto será hasta que sus instituciones y sus prisiones queden en cenizas.

¡Por siempre vuestro enemigo!
Por la insurrección, por la anarquía!.

04.25.19
Gioacchino Somma

[Traducción: anarquia.info].

(it-en) Italia: Condanne per il processo “Scripta manent”

https://anarhija.info/library/i-u-italija-uvijek-visoko-uzdignute-glave-poziv-na-1.jpgCondanne per il processo “Scripta manent”

E’ stata emessa la sentenza di primo grado nel processo iniziato a giugno 2017 riguardante l’operazione “Scripta manent”, che il 6 settembre 2016 comportò l’arresto di cinque compagni anarchici e la notifica della custodia cautelare in carcere ad altri due compagni già prigionieri (Alfredo e Nicola). Le richieste di condanna proposte dal pubblico ministero R. Sparagna per 22 compagni anarchici imputati superavano i 200 anni.

Il 24 aprile, come riportato in Croce Nera Anarchica, sono state emesse le condanne:

Condannati i compagni anarchici Alfredo Cospito ad anni 20, Anna Beniamino ad anni 17, Nicola Gai ad anni 9, Alessandro Mercogliano e Marco Bisesti ad anni 5. Assolti gli altri imputati.

LA SALUTE E’ IN VOI! Continue reading

(it-en-fr) Italia: “Lo spirito continua” – Incendiato un ripetitore nei pressi di Rovereto

Tratto da roundrobin.info:

“Lo spirito continua” – Incendiato un ripetitore nei pressi di Rovereto

Apprendiamo dai media locali che nella notte fra il 15 e il 16 aprile a Terragnolo, vicino a Rovereto, ignoti hanno incendiato un ripetitore della RAI e della telefonia mobile. Lasciate le scritte: “Solidarietà con anarchici in galera”, “Contro videoconferenza e blocco posta”, “Lo spirito continua”.

Qui il link ad uno degli articoli dei media di regime.

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From 325.nostate.net:

Trentino, Italy: TV & Mobile Phone Tower Torched in Solidarity with Anarchist Prisoners

Local newspapers have reported that a TV and mobile phone tower was set on fire in Terragnolo, in the Potrich (Trentino) area on April 16th at around 10PM. Painted slogans reading “Solidarity With Anarchist Prisoners”, “Stop Video Conferencing” (which replaces prisoner transfers to court hearings), “Stop Blocking Mail” and “The Spirit Continues” were found at the site.

Of the four incendiary bottles used to start the fire, only one managed to ignite the cables, the other three that were located inside the electrical transformers failed to ignite due to ‘lack of oxygen’ according to the carabiniers [paramilitary police] in charge of the investigation. A person who lived nearby spotted the flames from the street and notified the fire brigade, however they arrived to late to prevent many of the cables from burning. This location is also part of a region that has been selected to experience the 5G network in the near future.

Technicians were able to restore TV service during the night, however mobile phone reception is still not properly restored.

Freedom For All,
Fire To The Prisons

Source and some good photos:

https://sansattendre.noblogs.org/post/2019/04/19/terragnolo-trentin-italie-incendie-dune-antenne-relais-en-solidarite-avec-les-anarchistes-incarceres-16-avril-2019/

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Depuis sansattendre.noblogs.org:

Terragnolo (Trentin), Italie : Incendie d’une antenne relais en solidarité avec les anarchistes incarcérés – 16 avril 2019

On apprend par les journaux locaux qu’un relais de téléphonie et de télévision a été incendié à Terragnolo, dans la zone de Potrich (Trentin) le 16 avril vers 22h. Les tags « Solidaires avec les anarchistes en prison, contre la visioconférence (qui remplace les transferts aux audiences) et le blocage du courrier » et « l’esprit continue » ont été retrouvés sur place.

Sur les quatre bouteilles incendiaires utilisées, une seule aurait pris contre les câbles, les trois autres situées à l’intérieur des transformateurs électriques ayant fait long feu, « faute d’oxygène » selon les carabiniers chargés de l’enquête. C’est un voisin apercevant les flammes depuis la route qui a prévenu les pompiers, arrivés trop tard pour empêcher de nombreux câbles de se consumer. Cet emplacement fait par ailleurs partie de ceux retenus pour expérimenter la 5G dans le coin.

Les techniciens ont réussi à remettre la télévision au cours de la nuit, mais la téléphonie mobile restait, elle, très perturbée.

Liberté pour toutes et tous,
feu aux prisons !

(en-it) Athens, Greece, 22.03.19: Grenade Attack Against the Russian Consulate by FAI / FRI Revenge Cell “Mikhail Zhlobitsky”

From 325.nostate.net and mpalothia.net:

Athens, Greece: Grenade Attack Against the Russian Consulate by FAI / FRI Revenge Cell “Mikhail Zhlobitsky”.

We assume responsibility for the grenade assault on the Russian Consulate on Tzavella Street in Chalandri [suburb in Northern Athens] on March 22.

Each state seeks continuity, which is of particular importance both for its existence and for the preservation and expansion of its vital space. We define the vital space of a state structure as a concept that raises every economic and spatial interest. Applying this policy to us is what we commonly call imperialism. This policy is not a strategic choice of a state, but it is indistinguishable from its very existence. Automatically, each state applies or follows the imperialist policy of an alliance in that country. This position comes to overthrow the rhetoric of the holy fellowship of the smaller ones in dynamic states towards the more powerful ones, which the left has been trying to make for years and parts of the anarchist space embraces. Over the years, many alliances have been built up and, as a result, many skirmishes, depending on the interests at stake. Under the veil of these inter-axiomatic contrasts in combination with the economic and political conjuncture, discrepancies in the dynamics of each state are created or adjusted. Relationships between states have always been a dynamic condition that is modified on the subject rather than a static situation.

On the basis of the above parameters, since the middle of the last century, there are two states that have predominantly dominated the world chessboard, the US state and the state of Russia (up to 1991 as the USSR). A common mistake we find in leftist approaches is that these two states are two poles of continual conflict, deliberately disregarding the synthetic (geo) political strategies they have drawn over the years from the division of political influence zones into the Yalta conference in February 1945, as well as political support for military interventions inside Syria. A piece of the same narrative carries a highly unilateral critique of so-called “American imperialism,” while turning a blind eye to Russia’s expansive politics by burying many of the war crimes it has committed. We do not make any distinction between these two states, as we consider our policies equally hostile.

Recalling the ghosts of the past

Bourgeois democracy in Russia was established in 1991 after the fall of the communist regime. For so many years, we have perceived a pervasive nostalgia for the political management of the Soviet Union, which seems totally stupid to us because, with the justification of any political changes to the regimes, some seem to consciously ignore the same power of authority that governs the existence of the state itself. These nostalgists also ignore and often defend the USSR’s expansive aspirations by flushing this strategic choice of a state-friendly country, since they consider it a “red” war to enforce the socialist regime. They have attempted to break the criminal policy of the 1979 military intervention in Afghanistan, the long-suffering repression of the 1956 rebellion of Hungary, the violent interference and enforcement of Czechoslovakia (1968), and especially the invasion of Poland 1939, where millions of people were massacred in collaboration with Nazi Germany. Somewhere here we want to point out that when we talk about military tactics and military interventions, we mean the constant strategy of terrorizing and murdering the civilized people for the more effective enforcement of the occupying army. It is obvious to us that an army invading another country, apart from the direct frontal confrontation with the rival troops, has the political choice to diffuse the feeling of fear and insecurity in the civilian population. This is achieved through multiple bombings in various parts of the public domain (often in schools and hospitals), while at the same time destroying production structures with the ultimate goal of physically depriving citizens. It seems ridiculous and hypocritical to read tearful analyzes of the bombing of the US state, while ignoring Russian crimes.

Another tangible example of the practices of this troubled state was the management of relations with Ukraine’s anarchist black army of Nestor Machno. The then Communist leadership took advantage of the dynamics and the fighting skills of this army by doing joint ventures against the White Army Nationalists. Then, when it felt that it had nothing more to gain from this partnership, it realized that the ideological and political interests of the two sides were in conflict, since the anarchists of Ukraine did not support the communist model, and the Bolsheviks decided to exterminate them politically, of course. The Communists did not want to allow the existence of an anarchist structure in such a near-spatial field, as they had to deal with their own internal political opponents. The regime itself had mobilized, for the domestic repression of political opponents of every political origin, the Cheka (an identical organization of the Greek Communist Party’s GUN), which initially assassinated nationalists and defenders of the Tsarist regime and later anarchists, Trotskyists, and even Stalinists who chose to disagree with any decisions of the central political line in the name of sociopolitical uniformity and totalitarianism.

Power is “regenerated”, rot is perpetuated

Russia, after the restoration of the free market system in the country and the fall of communist totalitarianism, has evolved into a new type of autocracy with a democratic mantle. To rebuild its economic and political prestige, as expected, it has continued and continues to date geopolitical demands and defending its interests in transnational skirmishes. At the top of the political leadership, the same president, who is faithful to the tradition of Russia, has been steadfastly committed to creating for himself a profile as a leader who is something of a glorious tsar and a robust general secretary. At the top of the economic elite, there is a powerful class of wealthy oligarchs, which is a new version of the aristocracy. Orthodoxy, conservatism and old traditions have remained unchanged in time, despite the change of regimes and are the pillars of the new seemingly reborn Russia. These pillars have been well established since socialist times and have been preserved in a suffocating environment of very intense governmental autarchism. The above concepts compose the puzzles of an incomparable social ethics, resulting in the disciplining, apathy and inactivation of the most deprived social groups to date. While nationalism and chauvinism dominate the social sphere of Russia; at the same time, every sign of opposition to the dominant norms, every radical expression, every kind of activism, any aggressive mood for power is mercilessly hit by a powerful state mechanism that retains the reflexes of socialist repression. In particular, in February 2018, several anarchists were arrested, tortured and jailed for hanging banners saying “The FSB is the main terrorist” and for participation in Narodnaya Samooborona. A few months earlier, FSB arrested and tortured 8 anarchists to confess that they were part of the Network. The craze of state repression to eliminate anarchist action did not stop there. Last February, 10 comrades were put in state hostage, during which they were beaten and electric shocked to confess their guilt and “give up” their companions. Azat Miftahov, who is accused of building explosives and joining Narodnaya Samooborona, remained in the hands of the state in opposition to his comrades, who were eventually tortured and released.

On Oct. 31, 17-year-old anarchist Mikhail Zhlobitsky invaded the offices of the FSB (Federal Security Office and successor to the KGB) in Arkhangelsk, triggering an explosive device, causing serious damage to the building, injuring three officials and losing his own life. When the news came to our ears, there was a feeling of deep sorrow in the death of our brother who we may never have known, but we feel we’ve known for years because our choices are common to the same hateful enemies. Our feelings about Mikhail made these words, words that are not just hollow and wooden, words that are soaked and charged with rage, words that when spilled on the paper flew sparks and triggered our desire to pull the fork from the grenade and send it to the Russian Consulate’s office, giving shape to our most rabid need for revenge. The nightmare that the comrade gave birth to FSB federal cops, will be revived every time we or some other comrade decides to attack. Mikhail, like any comrade who gave his life for Anarchy, will again take flesh and bones through retaliatory actions and sow terror into the pathetic journalists and the worried cops and judges. As a minimum sign of respect for our deceased partner, we chose to give his name to the attack we made.

Strength and solidarity to the anarchists Yuliy Boyarshinov, Vasiliy Kuksov, Dmitriy Pchelintsev, Arman Sagynbaev, Andrey Chernov, Ilya Shakurskiy, Igor Shishkin, Viktor Filinkov, those arrested on February 1, 2019 and Azat Miftahov.

Do you hear the noise coming from far away? They are desperate screams from torture rooms. The harsh blows of the bullets in body. The creepy sound made by the body when the current passes through it during the electric shock. They are nearby, asking for their lost comrades and wondering if they are still alive or if they are in a secret detention center. It is mourning, angry, but also numb for the little one who took revenge by giving his own life. They are our comrades and they suffer. Listen carefully…

FAI / FRI Revenge Cell ‘Mikhail Zhlobitsky’

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Tratto da roundrobin.info:

Atene, Grecia, 22.03.2019: Attacco contro il consolato russo

Nei vostri incubi, i nostri morti vengono per primi

Ci assumiamo la responsabilità dell’attacco con una granata al consolato russo in Via Tzavella a Halandri (nord di Atene) il 22 marzo.

Ogni stato cerca la continuità, che è di particolare importanza sia per la sua esistenza che per la conservazione e l’espansione del suo spazio vitale. Definiamo lo spazio vitale di una struttura statale come un concetto che riunisce ogni interesse economico e spaziale. L’attuazione di questa politica è per noi ciò che comunemente chiamiamo imperialismo. Questa politica non è una scelta strategica di uno stato, ma è inseparabile dalla sua stessa esistenza. Ogni stato attua o segue automaticamente la politica imperialista di un paese alleato in quel paese. Questa posizione viene a mettere da parte la retorica di santificare gli stati più piccoli contro gli stati più forti, che la sinistra cerca di vendere da anni ed è abbracciata da frammenti del movimento anarchico. Nel corso degli anni sono state costruite molte alleanze e, di conseguenza, sono state combattute molte battaglie, a seconda degli interessi in gioco. Sotto il velo di questi contrasti interautoritari, combinati con il contesto economico-politico, si creano o si aggiustano divergenze nelle dinamiche di ogni stato. Le relazioni tra gli stati membri sono sempre state una condizione dinamica che si è modificata su queste basi e non una situazione statica.

Sulla base dei parametri sopra riportati, dalla metà del secolo scorso, ci sono due stati che hanno dominato in maniera predominante la scacchiera mondiale, lo stato degli Stati Uniti e lo stato della Russia (fino al 1991 come URSS). Un errore comune che troviamo negli approcci di sinistra è che questi due stati sono i due poli di un conflitto continuo, ignorando deliberatamente le strategie (geo)politiche sintetiche che sono state portate avanti negli anni, dalla divisione delle zone di influenza politica nella conferenza di Yalta nel febbraio del 1945, fino al supporto politico agli interventi militari in Siria. Parte della stessa narrazione porta avanti una critica fortemente unilaterale al cosiddetto “imperialismo americano”, chiudendo un occhio sulla politica espansionista della Russia e seppellendo molti dei crimini di guerra che ha commesso. Non facciamo alcuna distinzione tra questi due stati, in quanto consideriamo le loro politiche altrettanto ostili.

Ricordare i fantasmi del passato

La democrazia borghese in Russia è stata fondata nel 1991 dopo la caduta del regime comunista. Per molti anni, abbiamo visto una nostalgia pervasiva per la gestione politica dell’Unione Sovietica, che riteniamo totalmente stupida perché, con la giustificazione di qualsiasi cambiamento politico dei regimi, alcuni sembrano ignorare consapevolmente la stessa continuità autoritaria che governa l’esistenza di ciascuno stato.
Questi nostalgici, inoltre, ignorano e molte volte difendono le ambizioni espansioniste dell’URSS riproponendo la scelta strategica di uno stato amico, poiché le considerano una guerra “rossa” per l’imposizione del regime socialista.

Hanno tentato di salvare la politica criminale dell’intervento militare in Afghanistan nel 1979, la repressione omicida della rivolta in Ungheria (1956), la violenta interferenza e implicazione negli affari interni della Cecoslovacchia (1968) e, soprattutto, l’invasione della Polonia nel 1939, dove milioni di persone sono state massacrate in collaborazione con la Germania nazista. Da qualche parte qui vogliamo sottolineare che quando parliamo di tattiche di guerra e di interventi militari, intendiamo la costante strategia di terrorizzare ed uccidere la popolazione civile per un più efficace rafforzamento dell’esercito di occupazione. Va da sé che un esercito che invade un altro paese, oltre a confrontarsi direttamente con le truppe avversarie, fa la scelta politica di diffondere paura e insicurezza tra la popolazione civile.

Ciò si ottiene attraverso numerosi bombardamenti in vari luoghi pubblici (molte volte scuole e ospedali), mentre si distruggono le strutture produttive con l’obiettivo ultimo di un impoverimento fisico dei cittadini. A noi sembra ridicolo e ipocrita leggere comunicati strappalacrime a seguito dei bombardamenti degli Stati Uniti, mentre si ignorano i corrispondenti crimini della Russia.

Un altro esempio eclatante delle pratiche di questo stato disgustoso è stata la gestione dei rapporti con l’armata nera anarchica ucraina di Nestor Mahno. L’allora leadership comunista ha approfittato delle capacità dinamiche e militari di questo esercito organizzando operazioni congiunte contro i nazionalisti dell’”Esercito bianco”. In seguito, quando valutò che non poteva ottenere nulla di più da questa alleanza, si rese conto che gli interessi ideologici e politici delle due parti erano in conflitto, siccome gli anarchici dell’Ucraina non supportavano il modello comunista, e i Bolscevichi decisero di distruggerli politicamente e fisicamente. I comunisti non volevano permettere l’esistenza di una struttura anarchica in un’area così vicina dal punto di vista spaziale, siccome dovevano gestire i loro oppositori politici interni.

Il regime stesso aveva mobilitato, per la repressione interna dell’opposizione politica di qualsiasi tipo, la CECA (un’organizzazione identica al GUN del Partito Comunista Greco), che ha assassinato inizialmente nazionalisti e difensori del regime zarista e, successivamente, anarchici, trozkisti ma anche stalinisti che non condividevano tutte le decisioni della linea politica centrale, in nome dell’uniformità socio-politica e del totalitarismo.

Il potere viene “rigenerato”, il marcio perpetuato

La Russia, dopo il ripristino del sistema del libero mercato nel paese e la caduta del totalitarismo comunista, si è trasformata in un nuovo tipo di autocrazia con un mantello democratico. Per ricostruire il suo prestigio economico e politico, come previsto, ha continuato e continua ancora oggi ad avanzare rivendicazioni geopolitiche e a difendere i suoi interessi nelle scaramucce transnazionali. In cima alla leadership politica rimane saldamente lo stesso presidente, che, fedele alla tradizione della Russia, si è preso cura di crearsi un profilo da leader che ha allo stesso tempo qualcosa di un glorioso zar e di un robusto segretario generale. Al vertice dell’élite economica c’è una potente classe di ricchi oligarchi, che è una nuova versione dell’aristocrazia.

Ortodossia, conservatorismo e vecchie tradizioni sono rimaste intatte nel tempo, nonostante il cambiamento di regimi, e sono i pilastri della Nuova Russia, apparentemente rinata. Questi pilastri sono stati gettati fin dai tempi del socialismo e sono stati preservati in un ambiente soffocante di autarchia statale molto intensa. Questi concetti costituiscono il puzzle di un’etica sociale fittizia, che porta alla repressione, l’apatia e la passivizzazione della maggior parte dei gruppi sociali più disagiati fino ad oggi. Mentre il nazionalismo e lo sciovinismo dominano la sfera sociale della Russia, allo stesso tempo ogni segno di opposizione alle norme dominanti, ogni espressione radicale, ogni tipo di attivismo, ogni atteggiamento aggressivo verso l’autorità viene colpito senza pietà da un potente apparato statale, che conserva i riflessi della repressione socialista.

Più precisamente, nel febbraio 2018 diversi anarchici sono stati arrestati, torturati e messi in prigione per aver appeso striscioni che dicevano “L’FSB è il principale terrorista” e per aver fatto parte dell’organizzazione Narodnaya Samooborona. Pochi mesi prima L’FSB arrestò e torturò 8 anarchici per far loro ammettere che facevano parte dell’organizzazione “Network”. La furia della repressione statale per eliminare l’azione anarchica non si è fermata lì. Lo scorso febbraio, 10 compagni sono stati presi in ostaggio, durante quel tempo hanno ricevuto pestaggi e scosse elettriche per confessare le loro colpe, e per infamare i loro compagni. Azat Miftahov, accusato di costruire esplosivi e di partecipare a Narodnaya Samooborona, è rimasto nelle mani dello stato, a differenza dei suoi compagni, che furono torturati e alla fine rilasciati.

Il 31 ottobre, il 17enne anarchico Mikhail Zhlobitsky entra negli uffici dell’FSB (Agenzia federale di sicurezza e successore del KGB) di Archangelsk, innescando un ordigno esplosivo, causando gravi danni all’edificio, ferendo tre funzionari e perdendo la vita lui stesso. Quando la notizia è arrivata alle nostre orecchie, è nato in noi un sentimento di profondo dolore per la morte di nostro fratello che potremmo non aver mai conosciuto, ma che sentiamo di conoscere da anni, perché facciamo le stesse scelte contro gli stessi odiati nemici. I nostri sentimenti per Mikhail hanno modellato queste parole, parole che non sono solo vuote e di legno, parole che sono impregnate e cariche di rabbia, parole che quando versate sulla carta hanno gettato scintille e acceso il nostro desiderio di estrarre la sicura della granata e lanciarla agli uffici del consolato russo, dando forma al nostro più furioso bisogno di vendetta.

L’incubo che il compagno, con la sua azione, ha fatto nascere nei poliziotti federali dell’FSB tornerà a prendere vita ogni volta che noi o un altro compagno decidiamo di attaccare armati. Mikhail, come ogni compagno che ha dato la sua vita per l’Anarchia, tornerà in carne e ossa attraverso azioni di guerriglia e seminerà terrore tra i patetici giornalisti di news 8 e tra i preoccupati sbirri e giudici. Come minimo segno di rispetto per il nostro compagno morto, abbiamo scelto di dare il suo nome all’attacco che abbiamo effettuato.

Forza e solidarietà agli anarchici Yuliy Boyarshinov, Vasiliy Kuksov, Dmitriy Pchelintsev, Arman Sagynbaev, Andrey Chernov, Ilya Shakurskiy, Igor Shishkin, Viktor Filinkov, ai detenuti del 1 ° febbraio 2019 e Azat Miftahov.

Senti il rumore che arriva da lontano? Sono le urla disperate dalle stanze delle torture. I duri colpi delle pallottole nei corpi. Il suono inquietante che fa il corpo quando la corrente lo attraversa durante l’elettroshock. Sono vicini, chiedendo dove sono i loro compagni scomparsi e domandando se sono ancora vivi o se sono in qualche cella segreta. È lutto, arrabbiato ma anche intorpidito per il ragazzo che si è vendicato dando la propria vita. Sono i nostri compagni e stanno soffrendo. Ascolta attentamente…

Cellula di vendetta FAI / FRI
Nucleo” Mikhail Zhlobitsky”

(it-fr) Firenze, Italia: Processo per l’operazione “Panico” – Resoconto dell’udienza del 18 aprile 2019 ed ennesima nuova calendarizzazione

https://anarhija.info/library/g-p-grecia-per-i-13-anni-di-carcere-a-irianna-14-0-1.jpgResoconto dell’udienza del 18 aprile 2019 ed ennesima nuova calendarizzazione

Oggi è iniziata con l’inghippo iniziale: le trascrizioni peritali delle intercettazioni ambientali, manco complete (cioè mancavano alcune di quelle richieste dai PM perché hanno sbagliato a far le fotocopie delle richieste) erano state depositate settimana scorsa, in particolare quella che per l’accusa è considerata più “incriminante” per Paska. Invece che “gli ho messo un bombone in bocca a casapound” però, il perito ha sentito e trascritto “è venuto a mettere un bombone ecc.” L’accusa si dev’essere risentita, perchè ha insistito affinché il perito riascoltasse l’audio e si avvalesse dell’aiuto di uno studio di registrazione per “pulire” il suono. Dopo queste pressioni, il perito ha infine ritrascritto quest’intercettazione con l’interpretazione dell’accusa, solo che poi l’ha depositata solo ieri alle 17:00, e quindi non era stato possibile per la difesa ritirarne copia prima di stamattina.
La difesa ha dunque chiesto il rinvio per l’impossibilità di condurre il controesame sul perito. Il giudice lì per lì ha detto qualcosa tipo “non c’è tempo”, senza rispondere formalmente alla richiesta e ha fatto iniziare l’udienza.
Ha deposto Monti, il perito in questione; su richiesta del giudice si è ascoltato il famoso audio. Non si sentiva granché, voci sovrapposte indistinguibili, sia nell’audio originale, quasi peggio in quello “pulito”. E’ stato ascoltato diverse volte. Al che Monti ha descritto i passaggi detti prima, e quando ha detto la sua conclusione, cioò che riteneva di doversi correggere perché effettivamente aveva detto “ho messo un bombone”, dal pubblico si è levato un sarcastico applauso e delle voci meno sarcastiche, al che il giudice ha fatto sgomberare l’aula dai compagni presenti tra il pubblico, che sono stati poi fermati dalla digos nella zona fumatori, mentre la celere è stata fatta entrare in tribunale ed aspettava poco lontano.
In assenza del suo avvocato, Paska ha deciso di autodifendersi, e in questa circostanza ha preso la parola per dichiarare che riconosce la voce intercettata come sua, ma che le parole che gli vengono attribuite non sono mai state pronunciate.
Sono stati poi nominati dei nuovi periti per le intercettazioni, che però hanno espresso delle perplessità sul riuscire a finire il lavoro in periodo di festività sotto pasqua.
L’udienza è proseguita parlando della macchina della madre di Paska, che la digos, nella sua testimonianza, sostiene di aver notato parcheggiata sotto il Panico il 2 e 3 gennaio, mentre il suo telefono risultava altrove. La difesa ha chiesto che si rinviasse l’argomento a una data in cui fossero presenti i legali di Paska, il giudice ha negato e ha fatto proseguire. Anche qui quindi Paska si è dovuto difendere da solo, e ha dichiarato che lui dal 31 in poi era a festeggiare altrove, assieme al suo telefono, e che la macchina l’aveva con sé e quindi la digos si dev’essere sbagliata.
Ha testimoniato pure un altro digos su un controllo di Ghespe effettuato in strada il 30/12, questo al fine di controbattere l’elemento difensivo della cartella clinica di Ghespe e la radiografia del suo piede fratturato a fine dicembre ’17. Il digos ha ovviamente detto che durante il fermo ghespe stava in piedi, senza gesso e non ha notato alcuna anomalia nella sua andatura. Continue reading

(it) Firenze, Italia: Senza tregua per l’anarchia (20/04/2019)

Senza tregua per l’anarchia

Testo d’indizione del presidio solidale con gli anarchici prigionieri ed imputati a seguito dell’operazione “Panico” (di cui il 9 maggio vi sarà la sentenza) e delle altre operazioni e vicende repressive.

Sabato 20 aprile 2019 – Presidio di solidarietà – Ore 16.00
Piazza dell’unità – zona Santa Maria Novella – Firenze

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(it-fr) Cremona, Italia: Quello che non vi dicono. Libertà per Tommy

Quello che non vi dicono. Libertà per Tommy

Nella mattinata di mercoledì 10 aprile si è svolto il processo a carico di Tommy, un nostro compagno che ha tentato di resistere ad un fermo di polizia sotto casa di un fascista (che nei giorni precedenti si era messo in mostra con alcune provocazioni vigliacche) nel pomeriggio di venerdì 5 aprile. Fuori da un tribunale militarizzato, un gruppo di compagne e compagni ha espresso la propria solidarietà ribadendo che è giusto attaccare polizia e fascisti. Durante il presidio alcuni giornalisti hanno cercato di rendere omaggio al loro lavoro di infami (ben protetti dalla polizia) ed è volato qualche insulto nei loro confronti, soprattutto alla nota giornalista de ”La Provincia” Francesca Morandi, confermandosi avanguardia dei pennivendoli di regime nostrani.

Dopo circa un’ora è uscita la sentenza: un anno, otto mesi e dieci giorni di reclusione per Tommy per le accuse di resistenza, danneggiamento aggravato, lesioni, minacce e oltraggio. Nelle prossime ore capiremo se verrà accolta la richiesta di scarcerazione, se dovrà scontare la detenzione domiciliare o rimarrà in carcere.

Dopo la sentenza alcuni refrattari all’autorità hanno passeggiato nelle vie del mercato, volantinando e passando a trovare l’amato Sindaco Galimberti davanti alla sua sede elettorale insieme ad una soave musica di protesta. Ci si è fermati inoltre nel luogo dove è stato arrestato Tommy ribadendo la propria complicità con il compagno e l’odio per i fascisti, senza dimenticarsi qualche regalino sul portone di casa della merda fascista (luogo trasformatosi magicamente in bar per la stampa locale).

Nel ringraziare tutte le amiche e gli amici, i compagni e le compagne che hanno portato la loro preziosissima solidarietà a Tommy, non resta che ribadire: «… Contro sbirri e fascisti, più vetri rotti! Ribaltiamo questo mondo… Tommy libero! Tutte e tutti liberi!».

Aggiornamento:

Il giudice ha respinto la richiesta di scarcerazione per Tommy.

Per scrivergli:

Tommaso Fontana 
C. C. Cà del Ferro
via Palosca 2
26100 Cremona

Tommy libero! Tutte e tutti liberi!

[Tratto da csakavarna.org].

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Ce qu’ils ne vous disent pas. Liberté pour Tommy

Dans la matinée du mercredi 10 avril, a eu lieu le procès contre Tommy, l’un de nos compagnons qui a tenté de résister à une arrestation policière sous la maison d’un fasciste (qui, les jours précédents, avait fait preuve de quelques lâches provocations) vendredi 5 avril dans l’après-midi. Devant un tribunal militarisé, un groupe de compagnons a exprimé sa solidarité en réaffirmant qu’il est juste d’attaquer la police et les fascistes. Pendant le rassemblement, quelques journalistes ont essayé de rendre hommage à leur travail d’infâmes (bien protégé par la police) et quelques insultes ont volé, surtout pour la célèbre journaliste de « La Provincia » Francesca Morandi, se confirmant comme l’avant-garde des pennivendoli* de notre régime.

Au bout d’une heure environ, la sentence a été prononcée : un an, huit mois et dix jours d’emprisonnement pour Tommy pour des accusations de résistance, dommages aggravés, blessures, menaces et outrage. Dans les prochaines heures, nous verrons si la demande de libération sera accordée, s’il purgera sa peine à domicile ou s’il restera en prison.

Après la sentence, quelques réfractaires de l’autorité ont marché dans les rues du marché, en tractant et en allant trouver le bien-aimé maire Galimberti devant son siège électoral avec une douce musique de protestation. Nous nous sommes également arrêtés à l’endroit où Tommy a été arrêté, réitérant notre complicité avec le compagnon et notre haine pour les fascistes, sans oublier quelques petits cadeaux sur la porte d’entrée de la merde fasciste (un lieu qui s’est magiquement transformé en bar pour la presse locale).

En remerciant tous les amis, compagnons et compagnonnes qui ont apporté leur précieuse solidarité à Tommy, il ne reste plus qu’à réitérer : « …contre les flics et les fascistes, plus de vitres cassées ! Renversons ce monde..Tommy libre ! Tous  et toutes libres ! ».

* Pennivendoli : écrivains-vendus, personne qui se met au service de qui lui procurera le plus d’avantages économiques et autres.

Mise à jour :

Le juge a rejeté la demande de libération de Tommy.

Pour lui écrire :

Tommaso Fontana 
C. C. Cà del Ferro
via Palosca 2
26100 Cremona
Italia

Tommy libre ! Liberté pour tous !

[Depuis cracherdanslasoupe.noblogs.org].

(it-fr) Firenze, processo per l’operazione “Panico”: Aggiornamenti dall’udienza del 4 aprile 2019 e nuova calendarizzazione delle udienze

https://anarhija.info/library/g-p-grecia-per-i-13-anni-di-carcere-a-irianna-14-0-1.jpgAggiornamenti dall’udienza del 4 aprile e nuova calendarizzazione delle udienze

All’udienza era presente Paska ed una decina di compagni. All’inizio Paska ha fatto una breve dichiarazione per mettere a conoscenza del fatto che gli sta venendo fotocopiata la corrispondenza nonostante non sia sottoposto a censura da parte dell’autorità giudiziaria. Per questo, vista la persistenza di una fastidiosa ulteriore sorveglianza nei suoi confronti, è rinnovata l’importanza di scrivergli per mostrare la nostra solidarietà per lui, e la nostra ostilità nei loro confronti. Successivamente ha deposto la Digos in merito all’attribuzione di identità dei conversanti in alcune intercettazioni ambientali. Continue reading

(it-en-es) Italia: Davide Delogu trasferito dal carcere di Augusta a quello di Rossano Calabro

Davide Delogu trasferito dal carcere di Augusta a quello di Rossano Calabro

Il compagno anarchico sardo Davide Delogu è stato trasferito dal carcere di Augusta (provincia di Siracusa, in Sicilia) a quello di Rossano Calabro (provincia di Cosenza, in Calabria). L’indirizzo cui poter spedire lettere, telegrammi, libri, ecc., è il seguente:

Davide Delogu
c/o Casa di Reclusione di Rossano Calabro
Contrada Ciminata
87067 Corigliano-Rossano (Cs)

Dal giorno 11.03.2019 e nel corso del mese di marzo il compagno era in sciopero della fame perché la nuova direttrice del carcere di Augusta (Angela Lantieri) appena arrivata aveva da subito revocato il permesso di colloquio che Davide fa con una compagna sarda (unico colloquio che attualmente ha possibilità di fare). Inoltre aveva accompagnato lo sciopero con mancati rientri in cella varibili tra i 30 e i 60 minuti e battiture quotidiane in cella.

Solidarietà con l’anarchico Davide Delogu!

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Davide Delogu transferred from Augusta to Rossano Calabro prison (Italy)

The anarchist sardinian comrade Davide Delogu was transferred from the Augusta prison (province of Syracuse, in Sicily) to that of Rossano Calabro (province of Cosenza, in Calabria). The address to which letters, telegrams, books, etc., can be sent is as follows:

Davide Delogu
c/o Casa di Reclusione di Rossano Calabro
Contrada Ciminata
87067 Corigliano-Rossano (Cs)
Italia (Italy)

From 11.03.2019 and during the month of March the comrade was on a hunger strike because the new director of the Augusta prison (Angela Lantieri) who had just arrived had immediately revoked the meeting permit that Davide makes with a Sardinian comrade (the only meeting he can currently do). He had also accompanied the strike with missed returns in the cell varying between 30 and 60 minutes and daily keystrokes in the cell.

Solidarity with anarchist Davide Delogu!

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Davide Delogu trasladado desde la prisión de Augusta a la de Rossano Calabro

El compañero anarquista sardo Davide Delogu fue trasladado desde la prisión de Augusta (provincia de Siracusa, en Sicilia) a la de Rossano Calabro (provincia de Cosenza, en Calabria). La dirección a la que se pueden enviar cartas, telegramas, libros, etc. es la siguiente:

Davide Delogu
c/o Casa di Reclusione di Rossano Calabro
Contrada Ciminata
87067 Corigliano-Rossano (Cs)
Italia (Italy)

Desde el 11.03.2019 y durante el mes de marzo el compañero estuvo en huelga de hambre porque la nueva directora de la prisión de Augusta (Angela Lantieri) nada más llegar revocó inmediatamente el permiso de reunión que Davide tenía con un compañero sardo (el único encuentro que actualmente puede tener). Acompañó también la huelga con negativas a regresar a su celda variando entre 30 y 60 minutos y con “chapeos” diarios en la celda.

¡Solidaridad con el anarquista Davide Delogu!

[Traduccion de vozcomoarma.noblogs.org].

(it-en-es) Italia: Trasferite nel carcere de L’Aquila le compagne anarchiche detenute nella sezione AS2 del carcere di Roma Rebibbia

Trasferite nel carcere de L’Aquila le compagne anarchiche detenute nella sezione AS2 del carcere di Roma Rebibbia

Le compagne anarchiche detenute nella sezione AS2 (“Alta Sicurezza 2”) del carcere di Roma Rebibbia sono state trasferite nel carcere de L’Aquila. Si tratta di Anna (in carcere dal 6 settembre 2016 per l’operazione “Scripta manent”, di cui attualmente si sta svolgendo il a processo a Torino e che a breve arriverà alla sentenza di primo grado, per cui il pubblico ministero ha già fatto richiesta di condanna), Silvia (arrestata il 7 febbraio 2019 nel contesto dell’operazione “Scintilla” e dello sgombero dell’Asilo Occupato a Torino) e Agnese (arrestata il 19 febbraio 2019 per l’operazione “Renata” in Trentino). E’ stata istituita una sezione AS2 femminile nel carcere de L’Aquila. Qui di seguito gli indirizzi:

Anna Beniamino
C. C. de L’Aquila
via Amiternina 3
Località Costarelle di Preturo
67100 L’Aquila

Silvia Ruggeri
C. C. de L’Aquila
via Amiternina 3
Località Costarelle di Preturo
67100 L’Aquila

Agnese Trentin
C. C. de L’Aquila
via Amiternina 3
Località Costarelle di Preturo
67100 L’Aquila

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The anarchist comrades detained in the AS2 section of Rome Rebibbia prison were transferred to the prison of L’Aquila (Italy)

The anarchist comrades detained in the AS2 section (“High Security 2”) of the Roma Rebibbia prison were transferred to the prison of L’Aquila. They are Anna (in prison since 6 September 2016 for the “Scripta manent” operation, of which a trial is currently taking place in Turin and which will soon reach the first instance sentence, for which the prosecutor has already done conviction request), Silvia (arrested on 7 February 2019 in the context of the “Scintilla” operation and the eviction of Asilo Occupato in Turin) and Agnese (arrested on 19 February 2019 for the “Renata” operation in Trentino). A women’s AS2 section was established in the prison of L’Aquila. Here are the addresses:

Anna Beniamino
C. C. de L’Aquila
via Amiternina 3
Località Costarelle di Preturo
67100 L’Aquila
Italia (Italy)

Silvia Ruggeri
C. C. de L’Aquila
via Amiternina 3
Località Costarelle di Preturo
67100 L’Aquila
Italia (Italy)

Agnese Trentin
C. C. de L’Aquila
via Amiternina 3
Località Costarelle di Preturo
67100 L’Aquila
Italia (Italy)

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Las compañeras detenidas en la sección AS2 (Alta Seguridad 2) de la prisión de Rebibbia, en Roma, fueron trasladadas a L’Aquila

Las compañeras anarquistas detenidas en la sección AS2 (Alta Seguridad 2) de la prisión de Roma Rebibbia fueron trasladadas a la prisión de L’Aquila. Son Anna (en prisión desde el 6 de septiembre de 2016 por la Operación Scripta Manent, por la cual está teniendo lugar un juicio actualmente en Turín en el que pronto se alcanzará la sentencia de primera instancia, por la cual la fiscalía ya ha hecho una petición de condena), Silvia (arrestada el 7 de febrero de 2019 en el contexto de la Operación Chispa y el desalojo del Asilo Occupato en Turín) y Agnese (arrestada el 19 de febrero de 2019 por la Operación Renata en Trentino). Una sección AS2 de mujeres fue establecida en la cárcel de L’Aquila. Aquí van las direcciones:

Anna Beniamino
C. C. de L’Aquila
via Amiternina 3
Località Costarelle di Preturo
67100 L’Aquila
Italia

Silvia Ruggeri
C. C. de L’Aquila
via Amiternina 3
Località Costarelle di Preturo
67100 L’Aquila
Italia

Agnese Trentin
C. C. de L’Aquila
via Amiternina 3
Località Costarelle di Preturo
67100 L’Aquila
Italia

[Traduccion de vozcomoarma.noblogs.org].

(it-en) Aggiornamenti sui processi per la manifestazione del 7 maggio 2016 al Brennero

[Riportiamo un aggiornamento sui processi relativi alla manifestazione “Abbattere le frontiere” del 7 maggio 2016 al Brennero (Trentino)].

Aggiornamenti processo Brennero

L’ultima udienza di “Brennero1” (per intendersi, il primo troncone per i fatti del Brennero che vede imputate 64 persone generalmente per i reati di “travisamento”, “interruzione di pubblico servizio” e “radunata sediziosa”) del 25 gennaio è stata rinviata al 10 maggio per difetto di notifica. In questa udienza è probabile che venga fissato il calendario delle udienze di dibattimento.

Il 12 aprile invece, come da ultimo aggiornamento, ci sarà la prima udienza preliminare di “Brennero2” (che vede imputate 63 persone generalmente per “devastazione e saccheggio”, “radunata sediziosa”, “interruzione di pubblico servizio”, “resistenza”, “lesioni personali”, “violenza privata”, “porto di oggetti atti ad offendere”).

È stata creata una e-mail a cui scrivere per ricevere aggiornamenti specifici. Ad oggi però, non c’è molto più da aggiungere. La e-mail è: torniamoalbrennero[at]anche.no

[Tratto da roundrobin.info].

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[We report an update on the trials related to the “Abbattere le frontiere” demo (7 May 2016 at Brennero, in Trentino, Italy)].

Brennero trials updates

The last hearing of “Brennero1” (to be clear, the first branch for the Brennero events that sees 64 people generally charged for the crimes of “misrepresentation”, “interruption of public service” and “seditious gathering”) of January 25 was postponed as of May 10th due to lack of notification. In this hearing it is likely that the calendar of hearings of hearing will be fixed.

On April 12 instead, as from the last update, there will be the first preliminary hearing of “Brennero2” (which sees 63 people generally charged with “devastation and pillaging”, “seditious gathering”, “interruption of public service”, “resistance”, “personal injuries”, “private violence”, “port of objects suitable to offend”).

An e-mail has been created to write to receive specific updates. However, today there is not much more to add. The e-mail is: torniamoalbrennero[at]anche.no

(it-en) Operazione “Renata”: Un aggiornamento

[Below English translation].

Operazione “Renata”: Aggiornamento

Pubblichiamo, in ritardo per un disguido tecnico, questo aggiornamento ricevuto il 20/03 :

I giudici del riesame hanno considerato insussistenti le accuse di terrorismo, quindi il 270bis e le aggravanti. Il reato ipotizzato ora è quello di 270 ossia associazione sovversiva. Ad ogni modo le compagne e i compagni rimangono per ora in carcere.

Tutti liberi, tutte libere!

[Tratto da roundrobin.info].

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An update on “Renata” operation against anarchists in Trentino (Italy)

[Note of roundrobin.info website]: We are posting, delayed due to a technical problem, this update received on 20/03:

The judges of the review [“giudici del riesame”, in Italian] considered the accusations of terrorism to be non-existent, therefore the 270bis accuse and the aggravating ones. The alleged crime is now of 270 or rather “subversive association”. In any case, the comrades remain in prison for now.

All free!

(it-en) Italia: Operazione “Scintilla” – Niccolò trasferito nel carcere di Cuneo

https://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/tettoasilo.jpgItalia: Operazione “Scintilla” – Niccolò trasferito nel carcere di Cuneo

Niccolò Blasi, anarchico arrestato il 7.02.2019 nell’ambito dell’operazione repressiva “Scintilla” – che comportò lo sgombero dell’Asilo Occupato a Torino e l’arresto di sei persone (di cui due successivamente scarcerate a seguito del venire meno dell’accusa di “associazione sovversiva”) -, è stato nuovamente trasferito, questa volta dal carcere di Ivrea a quello di Cuneo. Di seguito l’indirizzo:

Niccolò Blasi
Casa Circondariale di Cuneo
via Roncata 75
12100 Cuneo Continue reading

(it) Repubblica Ceca: Processo contro gli accusati nell’operazione “Fenix 2”

r-c-repubblica-ceca-processo-contro-gli-accusati-n-1.pngProcesso contro gli accusati nell’operazione “Fenix 2”

8, 10 e 12 aprile 2019, con l’inizio alle ore 8:30, al tribunale distrettuale di Most, si svolgerà il processo contro 4 anarchici e un ambientalista, accusati nell’operazione Fenix 2.

Siate presenti per sostenerli al processo o con qualunque azione di solidarietà. Fate sapere loro che non siete indifferenti verso il loro futuro, come non lo siete verso la libertà di tutti noi.

Ogni forma di espressione di supporto è benvenuta!

[Tratto da anarhija.info].

(it) Genova, Italia: Presidio solidale e discussione sull’operazione “Panico” e sulla sorveglianza speciale

https://roundrobin.info/wp-content/uploads/2019/03/MANinternet1.jpgMartedì 26 marzo 2019: Presidio solidale e discussione sull’operazione “Panico” e sulla sorveglianza speciale

Ore 18.00, piazza S. Lorenzo, Genova: Presidio in solidarietà ai/alle compagni/e anarchici/che arrestati/e.

Ore 21.00, presso lo spazio di documentazione e discussione Chelinse (vico della Torre di S. Luca 6, Genova): Approfondimenti e discussione sull’operazione repressiva “Panico” e sulla sorveglianza speciale.

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Mercoledì 27 marzo presso il tribunale di sorveglianza di Genova si terrà la prima udienza per discutere l’applicazione di 15 misure di sorveglianza speciale nei confronti di altrettanti/e compagni/e, richieste dal pubblico ministero di La Spezia. Nel carcere di La Spezia un nostro compagno, Paska, è rinchiuso in regime di isolamento 14bis per non aver abbassato la testa di fronte all’istituzione carceraria. Dopo pestaggi ed isolamento a chi continua a ribellarsi dentro, fermi di polizia, fogli di via e richieste di sorveglianza speciale arrivano dalla questura e dalla procura di La Spezia a chi porta avanti percorsi di solidarietà fuori. La pericolosità sociale, parametro su cui si basa la richiesta di questa infame misura preventiva di origine fascista e altrettanto cara e utilizzata dalla democrazia, è una categoria repressiva applicata dallo Stato verso chi non si adegua o si ribella ad un mondo sempre più simile ad una galera a cielo aperto.

In un mondo fatto di telecamere, sbirri e frontiere rivendichiamo la pericolosa tensione di voler sovvertire questo esistente.

Solidali con tutt* prigionier* anarchic* e i/le ribelli di questa società.

(it) Operazione “Panico”: Paska trasferito nel carcere di Viterbo

https://anarhija.info/library/g-p-grecia-per-i-13-anni-di-carcere-a-irianna-14-0-1.jpgOperazione “Panico”: Paska trasferito nel carcere di Viterbo

Stamattina [22.03.2019, roundrobin.info] si è saputo che Paska, compagno anarchico attualmente imputato nel processo per la cosiddetta operazione “Panico” a Firenze, è stato trasferito dal carcere di La Spezia a quello di Viterbo. Non si sa se si tratta di un trasferimento in previsione di un medio-lungo periodo, non si conosce esattamente il motivo del trasferimento e non si sa se è ancora sotto regime di 14-bis. Seguiranno aggiornamenti. Per scrivere a Paska: Continue reading

(en-it) Update about anarchists imprisoned following “Scintilla” and “Renata” operations (Italy)

[Sotto c’è il testo in italiano. Below Italian version].

Update about anarchists imprisoned following “Scintilla” and “Renata” operations (Italy)

Some comrades arrested on 19.02.2019 in Trentino as part of the repressive operation called “Renata” were transferred to other prisons (Ferrara, Rome Rebibbia and Tolmezzo, where Giulio and Stecco were already located). We remind that the main accusations against them are “attack with the purpose of terrorism” (article 280 of the penal code) and, not for all the comrades, to have constituted or participated in a “subversive association with the purpose of terrorism or subversion of democratic order” (article 270 bis of the penal code). Here the updated addresses:

Agnese Trentin
C. C. di Rebibbia femminile
via Bartolo Longo 92
00156 Roma
Italia (Italy)

Roberto Bottamedi, Luca Dolce (“Stecco”), Giulio Berdusco
Casa Circondariale
via Paluzza 77
33028 Tolmezzo (Ud)
Italia (Italy)

Nicola Briganti, Andrea Parolari
C. C. di Ferrara
via Arginone 327
44122 Ferrara
Italia (Italy)

While Niccolò, arrested on 7.02.2019 in Turin as part of the “Scintilla” repressive operation, which for some days had not been in the AS2 (“high security 2”) section of the Ferrara prison but in a “normal” section, on 19.03.2019 was transferred to the Ivrea prison (in the province of Turin). We recall that they are no longer accused of having established or participated in a “subversive association” (article 270 of the penal code), but of crimes related to specific facts. Here the updated addresses:

Niccolo Blasi
Corso Vercelli 165
10015 Ivrea (To)
Italia (Italy)

Silvia Ruggeri
C. C. di Rebibbia femminile
via Bartolo Longo 92
00156 Roma
Italia (Italy)

Antonio Rizzo, Giuseppe de Salvatore
C. C. di Ferrara
via Arginone 327
44122 Ferrara
Italia (Italy)

***

Aggiornamento sugli anarchici prigionieri a seguito delle operazioni “Scintilla” e “Renata”

Alcuni compagni arrestati il 19.02.2019 in Trentino nell’ambito dell’operazione repressiva denominata “Renata” sono stati trasferiti in altre carceri (Ferrara, Roma Rebibbia femminile e Tolmezzo, dove già si trovavamo Giulio e Stecco). Ricordiamo che le principali accuse nei loro confronti sono di “attentato con finalità di terrorismo” (articolo 280 del codice penale) e, non per tutti i compagni, di aver costituito o partecipato ad una “associazione sovversiva con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico” (articolo 270 bis del codice penale). Gli indirizzi ora sono i seguenti:

Agnese Trentin
C. C. di Rebibbia femminile
via Bartolo Longo 92
00156 Roma

Roberto Bottamedi, Luca Dolce (“Stecco”), Giulio Berdusco
Casa Circondariale
via Paluzza 77
33028 Tolmezzo (Ud)

Nicola Briganti, Andrea Parolari
C. C. di Ferrara
via Arginone 327
44122 Ferrara

Mentre Niccolò, arrestato il 7.02.2019 a Torino nell’ambito dell’operazione repressiva “Scintilla”, che già da qualche giorno non si trovava più nella sezione AS2 (“alta sicurezza 2”) del carcere di Ferrara ma in una sezione “normale”, il 19.03.2019 è stato trasferito nel carcere di Ivrea (in provincia di Torino). Ricordiamo che non sono più accusati di aver costituito o partecipato ad una “associazione sovversiva” (articolo 270 del codice penale), ma di reati relativi a fatti specifici. Gli indirizzi ora sono i seguenti:

Niccolo Blasi
Corso Vercelli 165
10015 Ivrea (To)

Silvia Ruggeri
C. C. di Rebibbia femminile
via Bartolo Longo 92
00156 Roma

Antonio Rizzo, Giuseppe de Salvatore
C. C. di Ferrara
via Arginone 327
44122 Ferrara

[From 325.nostate.net].

(it) Italia: Trasferiti alcuni anarchici arrestati il 19.02.2019 in Trentino

Alcuni anarchici arrestati il 19 febbraio nel corso dell’operazione repressiva denominata “Renata” sono stati trasferiti in altre carceri: Roma Rebibbia femminile, Ferrara e Tolmezzo (Udine), dove già erano detenuti Stecco e Giulio.

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Indirizzi aggiornati:

Agnese Trentin
C. C. di Rebibbia femminile
Via Bartolo Longo 92
00156 Roma

Roberto Bottamedi, Luca Dolce, Giulio Berdusco
Via Paluzza 77
33028 Tolmezzo (Ud)

Nicola Briganti, Andrea Parolari
C. C. di Ferrara
Via Arginone 327
44122 Ferrara

[Indirizzi tratti da Croce Nera Anarchica].

(it) Liberx e pericolosx. Un testo di Elisa e Gabriel

Liberx e pericolosx

Ardire, Scripta Manent, Operation Buyo… Vi suonano? Queste sono solo alcune delle “operazioni” giuridico poliziesche che il nostro “clan” ha vissuto sulla propria pelle per il fatto di essere e rimanere anarchici fino alle estreme conseguenze.
Siamo un clan nomade che va di paese in paese alla ricerca di complici che pratichino l’anarchismo senza chiedere approvazione e consenso, che agiscano senza preoccuparsi del discorso “politicamente corretto” (tanto in voga nei nostri tempi) che oggi infesta le nostre botteghe. Non ci interessa neanche l’“estetica”, bensì l’“etica”, il pratico, il reale…
Cerchiamo un anarchismo che ci sporchi le mani, che ci mantenga sveglx e sempre in guardia (al contrario di ogni autocompiacimento); questo anarchismo che non garba e che disturba i servitori dello Stato, che non rinunciano ai loro sforzi per imprigionarci.
Non è facile andare da un posto all’altro. È ancora più difficile assieme a nostra figlia, quella piccola bellezza che abbiamo chiamato Iraultza, e ad una compagna canina che non rinunceremo mai a portare con noi, perché è parte integrante del nostro clan.
Apparentemente, lo Stato spagnolo non ha ancora smesso di volermi imprigionare per un “residuo di pena” che esiste solo nella sua mente marcia e nelle sue carte di merda.
Stando così le cose, abbiamo deciso di vivere nell’ombra, portando il nostro contributo invisibile in tutti quei progetti che sono per noi di interesse e con cui ci sentiamo complici.
Esprimiamo tutta la nostra solidarietà sovversiva per i/le compagnx DEGNX processatx in Italia e nel mondo. Non abbiamo dichiarazioni da offrire nelle aule dei “togati” perché ce ne infischiamo dei loro teatri e farse, delle loro accuse ed assoluzioni.
Il modo migliore per propagare l’Anarchia è vivendola intensamente, non rappresentandola. Non sono per noi la farsa o la commedia.
Non ci saranno più “comunicati” dal nostro clan: Siamo liberx e siamo pericolosx.

Per l’Anarchia!

Il clan nomade-anarchico.
Elisa-Gabriel-Iraultza e la quadrupede.

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[Qui il testo in spagnolo].

(it) Italia: Manifestazioni a Trento e a Torino

Corteo
Sabato 16 marzo 2019
Piazza Dante – Trento
Ore 15.00

Dopo l’operazione “Scripta Manent”, gli arresti a Firenze e a Torino, ora la repressione colpisce duro anche in Trentino.
Imprigionando alcuni anarchici, si vogliono mettere all’angolo le lotte, la solidarietà, l’azione diretta.
Di fronte alla violenza dello Stato e dei padroni devono rimanere solo il silenzio o gli applausi.
I rapporti di forza sono sproporzionati?
“Bisogna lottare e lottare perché la sproporzione sia stroncata”.
Che ognuno ci metta qualcosa, perché qualcuno non debba metterci tutto.

Libertà per i compagni arrestati.
Terrorista è lo Stato!

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Sabato 30 marzo 2019
Corteo a Torino

Di seguito i manifesti:

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(it) Zurigo, Svizzera: Dal carcere di Zurigo

Nota bene: La persona tratta in arresto a Zurigo il 29 gennaio 2019 per le accuse relative ad un attacco incendiario contro diversi veicoli dell’esercito svizzero a Hinwil (Zurigo) il 27 settembre 2015, per un attacco incendiario contro l’antenna radio per le comunicazioni della polizia a Waidberg (Zurigo) il 10 luglio 2016 e per l’inserimento di manifesti (la polizia crede di conoscere una data per questo, il 16 novembre 2017) nella vetrina della Biblioteca Anarchica Fermento che presumibilmente invitavano a causare “danni alla proprietà e violenza contro aziende e persone che fanno parte dello sviluppo del carcere Bässlergut a Basilea e alla costruzione del PJZ a Zurigo”, nel mese di settembre 2019 ha consapevolmente collaborato con la polizia svizzera redigendo e depositando presso l’ufficio della pubblica accusa una dichiarazione in cui rende affermazioni che potranno essere utilizzate dalle forze dell’ordine contro un compagno anarchico latitante e ricercato da luglio 2016 per le stesse azioni. Oltre a ciò, ha rivolto i sospetti verso alcuni amici e conoscenti. L’ex gruppo di solidarietà ha diffuso un testo su questa miserabile vicenda.

 


Nota:
Il testo che segue è una lettera dell’anarchico arrestato a Zurigo il 29 gennaio 2019. A questo link il testo riguardo l’arresto e le perquisizioni e a quest’altro link un aggiornamento riguardo l’imposizione di tre mesi di detenzione preventiva.


Dal carcere di Zurigo

Cari compagni, cari amici,

È ormai passato un mese da quando, il 29 gennaio, sono stato bloccato da alcuni poliziotti in borghese in auto e da altri due in bici che mi sono piombati addosso, mentre pedalavo in bicicletta dalla Langstrasse in direzione della Josefstrasse.
Tra gli agenti in borghese che erano in bici, ricordo una donna che deve avermi seguito fin da quando ho lasciato il mio appartamento. Successivamente, in compagnia di una quindicina di intrusi, hanno fatto un’ultima visita al mio appartamento, alla mia auto e alla biblioteca anarchica Fermento, dove hanno prelevato ogni disco rigido, materiale cartaceo e quant’altro.
Così ora sono atterrato in questa altra dimensione, costituita da spazi angusti, da mobili fatti in serie, da lunghi corridoi, da sbarre e ancora sbarre e porte d’acciaio, a cui il via vai di chiavi nelle serrature detta il ritmo quotidiano. A poche centinaia di metri da luoghi e persone che mi sono familiari ma lontano dalla violenza di un’intera società, che preferisce il regime dei muri e delle leggi al regno della libertà e della coscienza. All’esterno, è possibile sognare, sperimentare, ribellarci per la dignità negata davanti alle atrocità che sostengono questo mondo e a poco a poco le nostre esperienze e idee formano un tutt’uno e ci chiariscono, col pensiero e l’azione, le condizioni del dominio per liberarcene, rifiutando il catalogo di modelli prestabiliti, compresi quelli definiti anarchici. Un progetto rivoluzionario in cui la teoria e l’azione si intrecciano e si scontrano costantemente si sviluppa in noi e, come per magia, cresciamo arrivando quasi a credere di poter abbracciare il mondo e poi, crack!, in un attimo tutto si riduce a pochi metri quadrati! Ogni anarchico lo sa e lo ha sempre più o meno presente in un angolino della propria testa. E il fatto stesso che esista questa possibilità, che è emblematica e sta alla base di questo ordine sociale, costituisce più di una semplice ragione per non rendere la nostra vita una prigione già fuori dalle mura: quella delle convenzioni e dei pregiudizi, dei crescenti compromessi e delle soddisfazioni superficiali che il giorno dopo ci portano ad agire per costrizione e per la paura di sentirci minuscoli.
Questo progetto rivoluzionario che ogni anarchico sviluppa in sé, continua a progredire anche quando si finisce in prigione. Per favorire la solidarietà rivoluzionaria, e non soltanto antirepressiva o, com’è comprensibile, umana — che è quella che sento anche nei confronti di chiunque langue nelle galere dello Stato —, non dobbiamo sacrificare la nostra iniziativa ai diktat della repressione.
Potremmo essere tentati a concentrarci solo sul manganello e sul carcere. Ma in fondo, repressione è anche sottomettersi a contenuti e rituali simbolici che ci rinchiudono in un ghetto culturale, è rimanere al di fuori della realtà della guerra sociale, offrire soluzioni partecipative per piccoli compromessi, rimproverare e assillare in generale con riprovazioni e informazioni che hanno un’importanza sempre meno reale, perdere il linguaggio con cui formuliamo le nostre idee per renderle più comprensibili a noi stessi e agli altri. Tutto ciò d’altronde contribuisce forse molto più a reprimere una rivolta contro l’ordine vigente e le relazioni instaurate. Penso che dovremmo quanto meno intravedere un legame fra questi problemi.
Per quanto mi riguarda, considerate le circostanze, posso dire di stare bene. Mi rattrista essere stato strappato all’improvviso dai miei cari e dai miei amati sogni. Ma riesco perfettamente a trovare una dimensione dentro di me e attorno a me. Uso il mio tempo anche libero per leggere e scrivere, imparare e studiare. Ci sono alcune persone, qui, con le quali riesco a intendermi. Avrei davvero piacere di ricevere notizie e analisi sugli accadimenti in tutto il mondo, pubblicazioni anarchiche (in buste appropriate) e naturalmente lettere di amici e compagni.
Capisco il tedesco, il francese, l’italiano, l’inglese e un po’ lo spagnolo e il turco. Ovviamente, i miei accusatori partecipano anch’essi alla lettura di ciò che mi viene inviato. Infine, vorrei ringraziare calorosamente tutti coloro che mi sostengono con i mezzi che hanno a disposizione.
Auguro forza e coraggio a voi che siete fuori — ce n’è più bisogno che dentro.
La salute è in voi, come si diceva una volta. Vi abbraccio con tutto il cuore!

1 marzo 2019, prigione di Zurigo

[13/3/19]

Per scrivergli utilizzare come tramite la Biblioteca anarchica Fermento di Zurigo:

Anarchistische Bibliothek Fermento
Zweierstrasse 42
8005 Zürich
[Switzerland]

e-mail: bibliothek-fermento[ät]riseup.net

[Tratto da finimondo.org].

(it) Dichiarazione finale al tribunale di Torino

Nota:
Ricordiamo che al termine della propria requisitoria nel corso del processo per l’operazione “Scripta manent” il P. M. Roberto Sparagna ha esposto le richieste di condanna per una ventina di anarchici imputati nel processo (complessivamente circa 200 anni di carcere). A questo link maggiori informazioni.

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Dichiarazione finale al tribunale di Torino

Oggi più che mai, dopo due anni dall’inizio di questo processo che mi vede imputato insieme agli altri miei compagni, fratelli e sorelle anarchici e dopo aver lasciato parlare e raccontare con una non sorprendente fantasia malata il qui presente pubblico ministero, riaffermo con più forza di prima il mio essere anarchico, individualista e per l’insurrezione.
L’aver letto migliaia di pagine di atti giudiziari, scritte a più mani dai vari inquisitori napoletani e torinesi, ha fatto crescere in me, ancor più di prima, la convinzione che ogni tanto è meglio passare un guaio giudiziario che pensarla come voi.
Mi tengo stretto le mie idee che a voi non piacciono perché mirano alla distruzione di tutto ciò che ha a che fare con il vostro miserabile mondo.
Fosse stato per me non sarei mai nato, ma altri hanno deciso per me e allora a questo mondo non mi resta che starci a modo mio.
Non farò mai parte del gregge a cui voi assegnate il tragitto per il pascolo…
Io sono diverso, preferisco eludere i sentieri e camminare con i lupi.

Colpevole o innocente?
No, grazie. Lascio a voi questo lurido giochetto.
Sono anarchico e quindi sarò sempre vostro nemico!
Io sto con i miei fratelli e le mie sorelle che tutt’ora tenete rinchiusi nei vostri lager di Stato.
Sono solidale e complice con Alfredo, Nicola, Alessandro, Danilo, Marco, Anna, Valentina e tutti i compagni anarchici detenuti anche per altre inchieste in tutto il mondo… dal Sud America alla Grecia!
Non sarà la minaccia della lama di una condanna che mi pende sulla testa a farmi allontanare da loro.
Mi ha fatto male non potergli scrivere in questi due anni, ma avevo deciso di non regalare più perle ai porci…e sia chiaro che i porci non sono i miei fratelli e le mie sorelle prigioniere ma quelli che mi hanno pedinato per sei anni; quelli che hanno ordinato di posizionarmi una microspia in camera da letto e quelli che ascoltavano ogni cosa avvenisse nella mia camera da letto.
Fortunatamente avevo tappato gli occhi al vostro caro e fottutissimo “Agente Elena” che tutt’oggi vegeta nel mio computer.
Spero di avervi regalato solo materiale per farvi fare “seghe mentali” e non per altro…

Lo ritengo un complimento l’essere definito “terrorista” da parte di uno Stato che, attraverso il suo braccio armato, uccide nelle sue questure, nelle sue caserme e nelle sue carceri; che da sempre è la facciata istituzionale della Mafia, della Camorra, della ‘Ndrangheta e della Sacra Corona Unita, nonché autore di stragi di piazza, sui treni, sugli aerei ed ultimamente affonda barconi carichi di persone che scappano dai loro territori natii a causa delle guerre che l’occidente ha portato nei loro paesi.
Ebbene si, voglio sovvertire tutto questo!

Così come ho dichiarato ad inizio processo, rivendico come mio e solo mio il progetto di RadioAzione sul cui sito è stato pubblicato tutto ciò a cui mi sento affine, complice e solidale.
Rivendico i testi a firma “RadioAzione” come testi scritti di mano mia, ribadendo che quello che pensavo allora lo penso ancora oggi. Rivendico ogni singola parola detta in radio.
Rivendico la volontà di aver voluto tradurre testi di rivendicazione di azioni dirette compiute dai compagni anarchici in tutto il mondo. Perché io sono per l’azione diretta!
Rivendico di aver tradotto i testi dei compagni anarchici rinchiusi nei lager di tutto il mondo.
Rivendico l’aver appoggiato, aver collaborato ed aver organizzato iniziative per Croce Nera Anarchica.
Rivendico l’aver sempre sostenuto i compagni detenuti anche attraverso iniziative finalizzate al loro sostegno economico.
Rivendico il mio essere antiautoritario, individualista, per l’insurrezione e per la distruzione di questo lurido e fetido esistente e dello Stato-Capitale!
Per sempre nemico vostro!
Per l’Anarchia!

Gioacchino Somma

[Tratto da anarhija.info].

(it) Verona, Italia: Sulla sorveglianza speciale, repressione e proposte di collaborazione

Sulla sorveglianza speciale, repressione e proposte di collaborazione

Nel gennaio dello scorso anno mi è stata notificata la misura preventiva della sorveglianza speciale con obbligo di dimora della durata di un anno. Da qualche mese avevo spostato la mia residenza da Verona a un piccolo paese della provincia, dove probabilmente degli anarchici ne avevano solo sentito parlare in tivvù. Sarà per questo che i birri incaricati di controllarmi si sono fin da subito dedicati a questo compito con particolare costanza e impegno. Scampanellando nel cuore della notte 4, 5 volte a settimana, anche più volte nella stessa notte, ben sapendo di buttare giù dal letto chi all’alba si svegliava per andare a scuola o al lavoro. Spesso presentandosi alla porta con atteggiamento arrogante e provocatorio, a volte pure cercando di entrare di forza. Irrompendo nel bel mezzo di un pranzo o una cena tra amici chiedendo i documenti a tutti i presenti e, di fronte al loro diniego, identificandoli tramite le targhe delle macchine e facendoli convocare dalle questure delle loro città. Inviando segnalazioni al tribunale sull’atteggiamento aggressivo nei loro riguardi e dichiarando di non avermi trovato a casa in un paio di occasioni in cui ero polleggiato sul divano davanti a un film. Fermandomi a 500 metri da casa per chiedermi i documenti…

Tutte queste cosucce che elenco rientrano più o meno nelle loro prerogative, poi si sa, a loro un po’ di elasticità è sempre concessa. Poco prima che mi affibbiassero la sorveglianza avevo iniziato un corso della regione per operatore socio-sanitario (a pagamento) organizzato da una cooperativa a Verona. Avendo l’obbligo di dimora al paesello, per poter continuare a frequentare ho dovuto attendere un’autorizzazione del giudice di Catania (città da cui è partita la richiesta di sorveglianza speciale). Così anche per ogni tirocinio, spostamento di orario o sede. Tempo medio di risposta 20 giorni, più i giorni di permanenza sulla scrivania dei carabinieri di paese. Con disagi immaginabili. I miei instancabili controllori si presentavano in classe in divisa, interrompendo le lezioni per chiedere il registro presenze, facendo pressioni sugli organizzatori del corso perché fossi espulso informando loro e gli insegnanti dei miei precedenti penali e della mia pericolosità sociale. A questo in realtà aveva già provveduto una corsista che (per inclinazione personale alla sbirritudine o per incarico ricevuto in virtù di questa) tra l’altro mi ha procurato delle denunce apponendo sua manu delle correzioni ai miei orari sul registro ufficiale. Per farla breve: per poter continuare a seguire questo corso senza essere discriminato, ostacolato o addirittura espulso con pretesti assurdi, ho dovuto ricorrere all’intervento di un avvocato.

Ci sarebbero tante altre storielle da raccontare… mi sto dilungando sui particolari per far capire come la sorveglianza speciale sia un’ottima occasione per i nostri nemici per sabotare da dietro le quinte la vita di una persona in ogni suo aspetto e portare all’esaurimento chi non è fortemente determinato e preparato a tutto questo o chi non ha una solida rete di supporto. Ora, come ben sappiamo, i tutori dell’ordine agiscono sempre su diversi piani: quello “pubblico” con fermi, denunce, provvedimenti, arresti e quello “occulto” con pedinamenti, intercettazioni, infiltrazioni, ricatti e/o richieste particolari alla persona direttamente interessata o ai suoi conoscenti. E questo è proprio ciò che è successo nel mio caso. Sul finire della sorveglianza speciale, un’operatrice della struttura dove stavo svolgendo tirocinio (con cui avevo stretto un buon rapporto di amicizia) viene in un primo momento fermata per strada dalla digos e interrogata informalmente sulla sua conoscenza con me. Successivamente viene avvicinata da un’altra digossina che le menziona amicizie in comune e, con fare amichevole e sinceramente preoccupata, la mette in guardia dal sottoscritto: terrorista, bombarolo, criminale, pazzo a tal punto da rappresentare un serio pericolo non solo per lei ma anche per i suoi figli e sua madre. A suo dire sarei capace di metterle microspie in casa (!!!) piazzare bombe nella sua macchina o nella sua abitazione. Ma subito dopo la rassicura (ci siamo noi a proteggerti!) e le offre un lauto compenso in denaro per starmi appresso, farmi parlare ed estrapolarmi tutte le informazioni possibili. La mia collega fortunatamente rifiuta la proposta e qualche giorno dopo mi informa dell’accaduto. Tuttora viene avvicinata per strada e al lavoro da strani personaggi con telefono in mano e domande improbabili e, pur non essendo anarchica, sta subendo conseguenze per non essersi prestata ad uno sporco gioco e per aver mantenuto i rapporti con me. Per pura casualità scopro nome cognome e che faccia ha quella serpe digossina.

Ma non finisce qui… Una settimana dopo, finito il turno in struttura, chiedo ai colleghi se qualcuno può darmi un passaggio verso casa e una di loro, che si faceva chiamare Franca, mi dice “non c’è problema Peppe, ti accompagno io!”. Avevo conosciuto Franca qualche mese prima, era una “jolly” quindi lavorava un po’ in tutti i reparti, e durante i tirocini mi aveva affiancato parecchie volte. Una tipa amichevole e simpatica. Insosopettabile. Una volta partiti in macchina, dal modo confidenziale di un attimo prima passa ad un freddo e impersonale “lei”, chiamandomi per cognome mi indica una donna ferma fuori da un bar poco distante da noi. Chi sarà mai? La guardo bene ed è proprio lei, la serpe digossina! (la stessa persona che ha cercato di spaventare e trasformare in una spia prezzolata la mia collega ha un ruolo anche qui). Poi mi informa di non appartenere alla digos ma a qualcosa più in alto, mi dice di calmarmi, visto che ovviamente mi stavo innervosendo parecchio… Le dico di farmi scendere immediatamente dalla macchina, che con gente come lei non ho nulla di cui parlare. Mi dice che non vogliono niente da me, che hanno già tutto scritto… (cosa? e da chi?) al che le urlo sul muso che sarà una delle loro infami montature, che facciano il loro lavoro di merda ma che non provino mai più ad avvicinarsi né a me né alle persone a me più care… Visto che dal mio atteggiamento non si intravvedeva nessuna possibilità di dialogo, anzi un’aperta ostilità, accosta e mi fa scendere. Nei minuti e nelle ore successive mille emozioni e pensieri dentro di me, uno su tutti… ma perché proprio io? Posso aver commesso molti errori nella mia vita ma non credo di aver mai dato modo di pensare di poter collaborare con chi da sempre è mio nemico… Speriamo che in eventuali casi futuri questi esseri viscidi e striscianti possano ricevere sempre la stessa risposta, un invito più o meno cortese a dirigersi verso la tazza del cesso.

A fine dicembre mi viene revocata la sorveglianza: dopo 10 mesi si sono accorti che per la sua applicazione mancava il presupposto dell’attualità… Ma nonostante ciò i fermi per strada e le provocazioni sbirresche sono all’ordine del giorno. Dimenticavo di dire che qualche mese prima dell’inizio della sorveglianza abbiamo trovato la porta del garage forzata dall’esterno e richiusa male e in un’altra occasione, tornando a casa ad un orario insolito, la macchina aperta con i fari accesi e dei fili penzolanti sotto il volante… Forse lorsignori pensano che controllo, sorveglianza e repressione bastino per farmi paura, per farmi abbassare la testa, per farmi cambiare direzione… ma si sbagliano di grosso!!! Più mi stanno appresso e più mi sale l’odio verso di loro: cani ammaestrati, servi in divisa, in borghese, in toga o in doppiopetto… non mi avrete mai docile e sottomesso!

Niente potrà mai farmi dimenticare chi è il mio nemico: lo Stato-capitale, qualunque esso sia, criminale e terrorista, diretto responsabile della miseria, dell’oppressione e dello sfruttamento, della privazione della libertà di molti, moltissimi, delle missioni di pace a suon di bombe, dei migranti affondati in mare, della devastazione dei territori, della guerra ai poveri in ogni angolo del mondo.
E per questo cercherò sempre, con ogni mezzo possibile, di mettere bastoni tra le tante ruote degli infiniti ingranaggi di questa macchina nefanda. Se questo fa di me un individuo socialmente pericoloso, un sovversivo, ebbene sì, lo sono!E se alcuni dei suoi rappresentanti o servitori si sono occupati di me… significa che negli anni gli ho portato davvero fastidio e di questo non posso che rallegrarmi. Recentemente io e la mia compagna abbiamo fatto visita ai compagni in varie città per raccontare queste storie e per organizzare un’iniziativa qui a Verona per la fine di marzo, contro la sorveglianza speciale e l’accanimento dei servi dello stato e per rendere pubbliche le loro sporche manovre. Ma tante cose sono successe nel frattempo e, anche se la sorveglianza resta purtroppo un problema più che mai attuale, in questo momento la testa e il cuore, le energie nostre e di tutti sono altrove, vicino ai compagni arrestati nelle ultime operazioni repressive… Per questo abbiamo deciso di rimandare l’iniziativa a data da destinarsi.

Sempre per la libertà, per l’anarchia!

Peppe

[Tratto da roundrobin.info].

(it) Firenze, Italia: Processo per l’operazione “Panico”: Presidio spostato al 20 aprile 2019

https://anarhija.info/library/g-p-grecia-per-i-13-anni-di-carcere-a-irianna-14-0-1.jpgPresidio a Firenze spostato al 20 aprile 2019

Siccome la sentenza per l’operazione panico è slittata al 18 aprile [2019], il presidio “Senza Tregua per l’Anarchia” chiamato a Firenze il 23 marzo viene rimandato al 20 aprile. Se la data dell’udienza dovesse nuovamente slittare, il presidio comunque rimarrà fissato per quella data.

Fate girare la voce. Seguiranno aggiornamenti! Continue reading

(it-en-fr) Italia: Richieste di condanne del P. M. al processo “Scripta Manent”

https://anarhija.info/library/i-u-italija-uvijek-visoko-uzdignute-glave-poziv-na-1.jpg[Below English and French translations].

Scripta Manent: Richieste di condanna del P. M.

Le richieste di condanna fatte dal P.M. Roberto Maria Sparagna della procura di Torino per gli imputati del processo Scripta Manent sono:

Alfredo Cospito: 30 anni.
Anna Beniamino: 29 anni.
Gioacchino Somma: 7 anni e 6 mesi.
Valentina Speziale, Marco Bisesti, Pasquale Valitutti, Omar Nioi, Erika Preden, Alessandro Mercogliano, Daniele, Stefano, Claudia, Sergio: 6 anni e 6 mesi.
Alessandro A., Francesca G.: 8 anni.
Nicola Gai: 10 anni.
Danilo Cremonese: 10 anni.
Patrizia Marino: 7 anni e 3 mesi.
Carlo Tesseri: 8 anni e 3 mesi.
Gabriel Pombo Da Silva, Stefano Fosco, Elisa Di Bernardo: 7 anni. Continue reading

(it) Napoli, Italia: Aggiornamento sul processo contro una ventina di anarchici

Notizie da Napoli

Giovedì 14 febbraio [2019], dopo innumerevoli rinvii, si è tenuta l’udienza presso il tribunale del riesame di Napoli che doveva decidere sulle misure cautelari per una ventina di compagni e compagne e sul sequestro del C.S.L. “Louise Michel” e dello spazio 76°.
All’inizio dell’udienza la Corte stessa ha posto la questione dell’inammissibilità dell’appello presentato dal P.M. Catello Maresca. Dopo aver ascoltato le parti in merito alla questione specifica, si è riservata di pronunciarsi entro cinque giorni. Stamattina 15 febbraio la Corte ha dichiarato l’inammissibilità dell’appello.

Anarchici e Anarchiche a Napoli

[Tratto da Croce Nera Anarchica].

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Precedenti aggiornamenti e scritti:

[Napoli] Operazione repressiva legata alla Fai/Fri

Il p.m. della procura di Napoli Catello Maresca, titolare di un’inchiesta per associazione sovversiva legata alla FAI/FRI, ha chiesto l’arresto di venti compagni anarchici e il sequestro del Centro Studi Libertari, sede del gruppo anarchico Louise Michel, e dello spazio anarchico 76/A.

In seguito al rigetto del g.i.p., il p.m. è ricorso in appello, pertanto i l 14 dicembre [2017] è stata fissata la data dell’udienza di appello presso la camera di consiglio del tribunale del riesame di Napoli.

Anarchici napoletani

 

[Napoli] Aggiornamenti sull’operazione repressiva del p. m. Catello Maresca

L’udienza di appello prevista per oggi 14 dicembre [2017] presso la camera di consiglio del tribunale del riesame di Napoli, a seguito del rigetto della richiesta di 20 ordinanze di custodia cautelare ai danni di altrettanti compagni anarchici per l’operazione repressiva legata alla FAI/FRI a firma di Catello Maresca, è stata rinviata al 22 febbraio 2018.

 

Sui fatti di Napoli

La pacificazione dei movimenti politici ha provocato la scomparsa pressoché totale dalla nostra società di qualsiasi anelito rivoluzionario, sostituito da una corsa frenetica per occupare le comode e calde poltrone che il potere offre. Ciò ha determinato una strenua lotta, spesso senza quartiere, per accodarsi al politico di turno, che per beceri interessi di potere viene innalzato al rango di rivoluzionario allo scopo di garantire ai politicanti “antagonisti” uno spazio di agibilità politica all’interno delle istituzioni. Come risultato assistiamo all’annullamento volontario di qualsiasi forma di opposizione in favore della concertazione e spesso della collaborazione con un sistema politico che fino a poco tempo fa era considerato ostile. Tutti questi elementi rappresentano dati di fatto tangibili che hanno delle ricadute negative su ciò che rimane del movimento rivoluzionario o insurrezionale che dir si voglia.

In un contesto simile le ultime sacche di resistenza, coloro che si ostinano a considerare ineluttabile la distruzione di questo sistema politico ed economico, sono molto più facilmente individuabili e attaccabili da parte dell’apparato repressivo statale.

L’enorme quantità di risorse che polizia e magistratura hanno a disposizione può essere utilizzata interamente e con una resistenza ridotta ai minimi termini per annientare un nemico sociale che di fatto possiede spazi di manovra sempre più ridotti.

Nello specifico il movimento anarchico è quello più duramente colpito dall’attacco repressivo scatenato dallo stato. Tutto ciò è reso possibile anche dall’uso massiccio dei cosiddetti reati associativi che si sono adeguati costantemente all’assetto socio politico della società.

Al momento decine di compagni si trovano a scontare pene detentive in carcere, ai domiciliari o costretti alla latitanza, altrettanti sono sottoposti a varie forme di misure cautelari quali firme, obblighi di dimora, sorveglianza speciale ecc. e un numero imprecisato, sicuramente altissimo, risulta indagato dalle varie procure sparse sul territorio italiano. Fra queste la procura di Napoli, che da anni scalpita senza molto successo per dare il suo infame contributo, ha fatto sentire la sua voce agli inizi di dicembre.

A seguito di due inchieste riunite in un unico procedimento, una del 2010 e l’altra del 2011, è stato chiesto l’arresto di venti compagne e compagni anarchici. Gli inquirenti ipotizzano l’esistenza di una cellula, attiva a Napoli e con collegamenti con Grecia e Spagna, legata alla FAI/FRI e che le riviste La Miccia, Invece, Blasphemia e il blog Arraggia sono gli strumenti di propaganda che l’organizzazione utilizza per divulgare i propri comunicati e le proprie rivendicazioni.

L’accusa per tutti è di associazione sovversiva (270 bis) e, per una compagna, di reati specifici riguardanti la detenzione e l’utilizzo di esplosivi. Inoltre è stato richiesto il sequestro cautelativo del Centro Studi libertari, che dagli anni ’70 ospita il gruppo anarchico Louise Michel, e dello spazio anarchico 76A, ritenuti le basi logistiche della cellula napoletana.

Il titolare dell’inchiesta è il P.M. Catello Maresca proveniente dalla DDA, nella quale è diventato famoso per aver fatto arrestare parecchi boss legati al clan dei Casalesi. Adesso, dopo gli otto anni canonici di permanenza nell’antimafia, è stato spostato all’antiterrorismo e quindi ha pensato bene, per mantenere un certo stile, di perseguire gli anarchici.

Anche lui, come altri magistrati, si diletta a scrivere libri nei quali illustra a noi comuni mortali le “importantissime” operazioni che ha portato a termine. In uno di questi ha collaborato con Leandro Del Gaudio, a noi noto perché spesso ha utilizzato il giornale su cui scrive, Il Mattino, per buttare un po’ di fango sugli anarchici napoletani. E che non ha lesinato nel divulgare la notizia del procedimento a danno degli anarchici, evidentemente imbeccato dal suo amichetto Catello in cerca di un minimo di visibilità mediatica.

L’indagine è ancora aperta per cui al momento non abbiamo ancora avuto la possibilità di leggere la cospicua mole di carte che riguarda il procedimento aperto nei nostri confronti (la sola richiesta del P.M. conta più di 1500 pagine). Non conosciamo, ad esempio, la vera entità dell’intera operazione. Nello specifico non conosciamo il numero totale di indagati visto che è plausibile che per altri compagni non sono state richieste misure cautelari. Inoltre non sappiamo su quali basi si poggia l’ipotesi investigativa del nostro zelante magistrato.

Una delle poche cose che sappiamo è che in prima battuta la richiesta è stata rigettata da un G.I.P. che non ha ritenuto validi gli elementi in suo possesso per convalidare gli arresti. Mai domo l’integerrimo pubblico ministero è ricorso in appello perché non può accettare che qualcuno si permetta di vanificare il lavoro che così diligentemente ha portato a compimento. Una delle stelle più brillanti del firmamento degli inquisitori nostrani non tollera sconfitte per cui, a quanto sembra, non mollerà la presa fino alla fine.

A monte di tutti i ragionamenti, l’esperienza ci insegna che uno degli obiettivi principali di simili operazioni è quello di disgregare, se non addirittura estirpare, un gruppo di compagni attivi dal territorio su cui agisce.

Nel nostro caso hanno sbagliato a fare i calcoli. Non abbiamo intenzione di arretrare di un solo passo. Continueremo il nostro percorso politico ed esistenziale alla faccia di chi ci vorrebbe muti e sottomessi.

La data dell’udienza d’appello era stata fissata il 14 dicembre e spostata poi al 22 febbraio per vizio di notifiche.

Aggiornamenti seguiranno appena avremo la possibilità di avere informazioni più dettagliate.

Alcuni anarchici a Napoli

 

Sull’udienza per l’arresto di 20 compagni e il sequestro di due spazi anarchici

Oggi 22 novembre 2018, si è tenuta l’udienza del riesame per l’arresto preventivo di 20 compagni e per il sequestro del centro studi libertari e dello spazio anarchico 76A.
L’udienza è stata rinviata per la quinta volta al 14 febbraio 2019, ufficialmente per un nuovo vizio di notifica.
Seguiranno aggiornamenti.

(it) Italia: Aggiornamenti sull’operazione “Scintilla” di Torino

Il 2 marzo 2019 è caduta l’accusa di associazione sovversiva (art. 270 del codice penale) per gli anarchici arrestati il 7 febbraio a seguito della cosidetta operazione “Scintilla” e dello sgombero dell’Asilo Occupato a Torino. Lorenzo Salvato (“Larry”) e Giada Volpacchio sono stati/e scarcerati/e, mentre le altre persone restano in carcere con accuse relative a reati specifici.

A questo link maggiori informazioni e gli indirizzi degli anarchici ancora prigionieri per l’operazione “Scintilla”.

(it) Italia: Arrestato l’anarchico Leonardo Landi

E’ stato arrestato l’anarchico Leonardo Landi a seguito di una sentenza della Cassazione che lo ha condannato a scontare un residuo di pena di 2 anni e 8 mesi. Di seguito riportiamo le righe divulgate dalla Cassa AntiRepressione delle Alpi Occidentali.

L’indirizzo del compagno è il seguente:

Leonardo Landi
Casa circondariale di Lucca
via San Giorgio 108
55100 Lucca

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Arresto e aggiornamenti sulla carcerazione di Leo

Martedì 26 Febbraio è stato arrestato il nostro amico e compagno Leonardo Landi per un residuo di pena di 2 anni e 8 mesi. In questi giorni infatti la Cassazione ha confermato la sentenza del 2012 relativa ad una rapina avvenuta nel 2007, rendendo esecutiva la pena. Ora Leo si trova nel carcere di Lucca. Ribadiamo la nostra vicinanza e solidarietà a Leo.

Cassa AntiRepressione delle Alpi Occidentali

[Pubblicato anche in roundrobin.info].

(it) Firenze, Italia: Aggiornamenti udienze e nuova calendarizzazione del processo per l’operazione “Panico”

https://anarhija.info/library/g-p-grecia-per-i-13-anni-di-carcere-a-irianna-14-0-1.jpgAggiornamenti udienze e nuova calendarizzazione del processo per l’operazione “Panico”

12 febbraio: è iniziata la trattazione dello specifico di Capodanno. Hanno deposto i testi dell’accusa (digos) e della difesa (digos e artificiere) sulla ricostruzione dei fatti.

14 febbraio: udienza sul DNA. Hanno deposto i consulenti dell’accusa e della difesa (genetisti). Se vi interessa un riassunto dettagliato di quest’udienza, contattate la mail del panico [panico2 – chiocciola – inventati.org]. Continue reading

(it) Trentino, Italia: Che si sappia

Che si sappia

Durante la maxi-operazione antianarchica del 19 febbraio e nei giorni successivi, sono accadute alcune cose che, fuori da ogni piagnisteo o vittimismo, è importante rendere pubbliche.

Nel corso delle perquisizioni di martedì scorso, uno dei compagni arrestati è stato fatto inginocchiare da un carabiniere o poliziotto che gli ha puntato la pistola alla tempia.

Durante un’altra perquisizione, degli agenti hanno cercato di entrare in cantina prima di svegliare i compagni in casa, lamentandosi poi di nascosto di non essere riusciti a nascondere quello che volevano nascondere.

A perquisizione già finita, con una compagna arrestata e i compagni in commissariato, agenti in borghese vengono trovati ancora in casa dei perquisiti da altri compagni rilasciati un po’ prima. Anche la porta dello spazio anarchico “El Tavan”, chiusa dai compagni a fine perquisizione, viene trovata aperta un’ora dopo.

In concomitanza con l’assemblea pubblica in solidarietà agli arrestati, la casa di Bosco di Civezzano – dove viveva, oltre ai quattro compagni arrestati, un altro compagno – è stata posta sotto sequestro giudiziario. Di conseguenza Digos e Ros possono entrare e uscire senza alcun controllo. Sempre venerdì 22 febbraio, un’altra casa è stata perquisita senza che nessun compagno fosse presente. Alcuni proprietari delle case dove vivono degli indagati sono stati minacciati da Digos e Ros al fine di sfrattare i compagni.

A buon intenditor poche parole.

25 febbraio 2019
anarchiche e anarchici di Trento e Rovereto

(it) Napoli, Italia: Testo in solidarietà con gli anarchici arrestati

Immineee…immaneee…inmanette!

Qualcuno afferma che l’aumento della repressione è dovuto agli attacchi che vengono effettuati contro quegli obiettivi che rappresentano il potere in tutte le sue forme: politiche, economiche, culturali.

Se ciò fosse vero significherebbe che l’unico modo per evitare di cadere nelle mani dell’apparato repressivo sia quello di obbedire ciecamente alle leggi; significherebbe essere ciechi e muti di fronte agli abomini che, proprio nel nome di quelle leggi, vengono perpetrati nei confronti degli esseri umani, della natura. Significherebbe insomma abbandonare qualsiasi sogno di trasformazione radicale della società.

Fortunatamente non è così. Esistono ancora individui che lottano senza quartiere contro un apparato statale che ha l’unico scopo di garantire e difendere gli interessi di un branco di sfruttatori, parassiti ed assassini che detengono le sorti politiche ed economiche della società.

Dalle parole del questore di Torino si evince che lo Stato ha dichiarato guerra agli anarchici. Egli infatti ha definito i 6 compagni arrestati in seguito allo sgombero dell’”Asilo Occupato” prigionieri anziché detenuti. A distanza di una settimana si è palesata un’ennesima operazione repressiva contro gli anarchici, chiamata “Renata”, che ha portato all’arresto di 7 nostri compagni e compagne in Trentino e a decine di perquisizioni. Al momento non è ancora chiaro quanti compagni sono indagati a piede libero e quali reati vengono loro attribuiti.

Le accuse per gli arrestati sono associazione sovversiva e attentato con finalità di terrorismo. Tra gli attacchi imputati ai compagni vi sono azioni contro laboratori universitari, contro mezzi della polizia locale, antenne e ripetitori in uso alle forze dell’ordine. Non crediamo a una sola parola detta o scritta da magistrati, sbirri o giornalisti, né tantomeno vogliamo sapere se i nostri compagni sono colpevoli o innocenti. Questi sono concetti che non ci appartengono. Quello invece di cui siamo certi è che gli attacchi contestati dall’apparato giudiziario sono tutti a danno di strutture direttamente responsabili del funzionamento e della legittimazione dello stato di potere attuale. Un esempio su tutti è l’attacco contro il laboratorio di matematica industriale e crittografia dell’università di Trento. È da tempo risaputo che le università trentine e quelle italiane in generale sono delle avanguardie, spesso in collaborazione con l’accademia israeliana, in materia di ricerca e sviluppo di tecnologie per l’industria bellica finalizzata allo sterminio e alla distruzione.
Per questo riteniamo che chiunque abbia un po’ di umanità nel cuore e nella testa non può non pensare che sia giusto attaccare o quantomeno contrastare chi si nutre della morte e dello sfruttamento altrui con la naturalezza di chi ha ragione e la sera va a dormire tranquillo. Attaccare le forze dell’ordine è giusto perché sono loro il braccio armato di quel potere che si è scelto di combattere. Ed è giusto attaccare le banche, che ne rappresentano il braccio economico.

L’accusa di associazione sovversiva e la conseguente magniloquenza mediatica sono la dimostrazione della debolezza dell’impianto accusatorio, ma allo stesso tempo sono finalizzate alla ricerca di una legittimazione democratica per punire le idee di un gruppo di persone che non ha consacrato la propria vita all’assolutezza dell’autorità e delle sue leggi, alla certezza che il mondo è e deve rimanere come lo abbiamo trovato nascendo, con le sue scale gerarchiche e con i suoi privilegi.

Allo stato ed ai suoi boia “gentili” e “colti” il compito di dare forma e sostanza alla repressione, a noi e a tutti i nostri compagni il compito di rivolgere quotidianamente gli sforzi contro tutto ciò che ci priva della possibilità di una vita degna e di maturare sempre più percorsi che ci permettano di difenderci dalla repressione. La nostra complicità e solidarietà alle compagne e compagni arrestati a Torino e in Trentino e a tutti i prigionieri anarchici.

Anarchici e Anarchiche a Napoli

[Tratto da roundrobin.info].

(it) Lugano, Svizzera: Spazio Edo – Comunicato in solidarietà con la Biblioteca anarchica Fermento

Nota bene: La persona tratta in arresto a Zurigo il 29 gennaio 2019 per le accuse relative ad un attacco incendiario contro diversi veicoli dell’esercito svizzero a Hinwil (Zurigo) il 27 settembre 2015, per un attacco incendiario contro l’antenna radio per le comunicazioni della polizia a Waidberg (Zurigo) il 10 luglio 2016 e per l’inserimento di manifesti (la polizia crede di conoscere una data per questo, il 16 novembre 2017) nella vetrina della Biblioteca Anarchica Fermento che presumibilmente invitavano a causare “danni alla proprietà e violenza contro aziende e persone che fanno parte dello sviluppo del carcere Bässlergut a Basilea e alla costruzione del PJZ a Zurigo”, nel mese di settembre 2019 ha consapevolmente collaborato con la polizia svizzera redigendo e depositando presso l’ufficio della pubblica accusa una dichiarazione in cui rende affermazioni che potranno essere utilizzate dalle forze dell’ordine contro un compagno anarchico latitante e ricercato da luglio 2016 per le stesse azioni. Oltre a ciò, ha rivolto i sospetti verso alcuni amici e conoscenti. L’ex gruppo di solidarietà ha diffuso un testo su questa miserabile vicenda.


La bella e perfetta Svizzera, fatta di controllo e pace sociale, cuore della fortezza Europa passaggio chiave nel continente per le merci che passano attraverso l’asse autostradale e ferroviario. Culla di grosse multinazionali che saccheggiano e devastano il resto del mondo come il colosso Glencore o la famigerata Syngenta, solo per fare alcuni esempi.

Casa madre di grosse aziende farmaceutiche, grandi centri finanziari, banche e istituzioni umanitarie. La Svizzera, dove viene lavorato il 60% dell’oro mondiale, è sempre molto attenta e al passo con i tempi a livello tecnologico e militare lavorando a stretto contatto con lo stato di Israele e altre grandi potenze. Si pensi per esempio alla Ruag, importante azienda di armamenti esportatrice di materiale bellico in ogni angolo del pianeta, come in Nigeria, Libia, Arabia Saudita, Siria,..

Quando le idee prendono forma criticando alla radice tutto questo, lo Stato e il potere economico interviene con una sola reazione: repressione!

Così è successo alla biblioteca anarchica “Fermento” di Zurigo, attaccata con l’arresto di un compagno, uno dei suoi bibliotecari.

Questa operazione repressiva fa parte dell’agire quotidiano dello Stato contro chi vuole sovvertire questo sistema. Consapevoli di ciò affermiamo, che tutte e tutti siamo colpite/i, ma le idee non si arrestano e non si possono isolare!

Esprimiamo vicinanza, solidarietà e complicità alle compagne e ai compagni del Fermento in questo modo: continuando con la diffusione di idee e pratiche sovversive e rivoluzionarie che spazi come la biblioteca zurighese promuovono da anni.

Contro l’attacco al “Fermento” e contro l’arresto del compagno,

Per la libertà di tutte e tutti!

SPAZIO EDO – Lugano

[Tratto da frecciaspezzata.noblogs.org].

(it) Italia: 2 e 3 marzo – Presidi solidali con gli anarchici arrestati a Torino e in Trentino

Visto che lo Stato disperde compagni e compagne nelle cartceri di mezza Italia per sfilacciare la solidarietà, ci muoveremo noi per salutarli. E per ribadire che, chiunque sia stato

è giusto attaccare i lager della democrazia e chi li gestisce
è giusto attaccare chi fa la guerra e chi vi collabora
è giusto attaccare chi prepara l’apocalisse nucleare
è giusto attaccare gli strumenti del controllo sociale
è giusto attaccare chi rastrella, deporta, rinchiude
è giusto attaccare le agenzie dello sfruttamento
è giusto attaccare chi si arricchisce finanziando il boia Erdogan
è giusto attaccare le sedi del razzismo di Stato

Presidi presso le carceri di:

2 marzo

Tolmezzo, via Paluzza 77. Ore 14.00.

3 marzo

Brescia (Casa Circondariale di Canton Mombello), via spalto S. Marco 20. Ore 15.00.
Brescia (Casa di Reclusione di Verziano), via Flero 157. Ore 18.00.
Vicenza, via Basilio Dalla Scola 150. Ore 15.00.
Ferrara, via Arginone 327. Ore 16.30.
Torino, via M. A. Aglietta 35. Ore 18.00.
Verona (C. C. di Montorio), via S. Michele 15. Ore 18.00.

Libertà per Silvia, Giada, Antonio, Lorenzo, Beppe, Nicco, Stecco, Agnese, Rupert, Sasha, Nico, Giulio, Poza.

[Tratto da csakavarna.org].

(it) Firenze, Italia: Presidio di solidarietà con gli anarchici prigionieri per l'”operazione Panico” (23/03/2019)

Senza tregua per l’anarchia

A marzo verrà pronunciata la sentenza contro i/le nostr* compagn* inquisit* per l'”operazione Panico”. Disertiamo il tribunale!

Sabato 23 marzo: Presidio in solidarietà a tutt* i/le prigionier* anarchic*.
Ore 16.00 a Firenze.

A breve uscirà il testo di chiamata e le informazioni più precise.

[Tratto da anarhija.info].

(it) Madrid, Spagna: Aggiornamento su Lisa

Dopo il suo trasferimento dal carcere di Willich [in Germania] a quello di Madrid, Lisa era stata messa in isolamento [regime FIES]. In una recente lettera ci dice che è passata al regime di detenzione ordinario e che le restrizioni sulla posta sono state revocate [può scrivere solo due lettere a settimana]. Sta bene e rimane forte.

Per scriverle:
Lisa Dorfer
C.P. Madrid V
Módulo 13
Carretera M609, km 3,5
28971 Soto del Real (Spagna)

[Tratto da anarhija.info].

(it) Italia: Solidarietà con gli anarchici arrestati a Torino

Il 7 febbraio 2019 a Torino è avvenuta una operazione repressiva (denominata “operazione Scintilla”) che ha comportato, dalla prima mattinata, l’arresto di sei anarchici, alcune perquisizioni a Torino e altrove e lo sgombero dell’Asilo Occupato di via Alessandria, occupazione anarchica esistente dal 1995. L’accusa principale è di aver costituito o partecipato ad una “associazione sovversiva” (articolo 270 del codice penale) e di aver compiuto alcune azioni dirette inerenti la lotta contro i Cie ed i Cpr, carceri per persone migranti

Il 9 febbraio un corteo in risposta all’operazione repressiva si è mosso per le vie di Torino, cercando anche di avvicinarsi all’Asilo (completamente cinto da polizia e carabinieri, e nel frattempo devastato dalle forze dell’ordine e dagli operai addetti alla chiusura dell’edificio), per poi volgersi conflittualmente contro la città e ciò che quotidianamente fa da cornice all’esistenza degli oppressi. Durante il corteo alcune persone sono state arrestate e successivamente imprigionate, per poi essere scarcerate alcuni giorni seguenti.

Gli indirizzi:

Antonio Rizzo, Giuseppe De Salvatore, Lorenzo Salvato e Niccolò Blasi
Casa Circondariale di Ferrara
via Arginone 327
44122 Ferrara

Silvia Ruggeri e Giada Volpacchio
C. C. Lo Russo e Cutugno
via M.A. Aglietta 35
10151 Torino

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Qui di seguito alcuni testi in solidarietà con gli anarchici arrestati e contro lo sgombero dell’Asilo.

Solidarietà all’Asilo di Torino da Lecco

Da Lecco vogliamo esprimere vicinanza e solidarietà a* compagn* dell’Asilo occupato di Torino e a* arrestat* per associazione sovversiva dei giorni scorsi.

Questa azione repressiva è un ulteriore tassello dell’agire quotidiano dello Stato, che per sua natura attacca chi lotta per distruggerlo; non è la prima e non sarà l’ultima. Forti di questa consapevolezza, riteniamo che ogni volta valga la pena riaffermare con forza – a parole e con i fatti – che tutt* siamo colpit* e nessuno ha intenzione di fare un passo indietro.

La nostra complicità va anche a tutt* quell* che – a Torino e non solo – hanno dato una risposta, dimostrando che ci vuol ben altro per spegnere le fiamme di rivolta.

PER L’ANARCHIA, CON IL COLTELLO TRA I DENTI!

Brickoncelle e Brickoncelli

 

Bologna. Corteino in solidarietà con gli arrestati a Torino

Nella serata di giovedi 7 Febbraio un corteino composto da una trentina di “solidali con gli arrestati a Torino e con l’Asilo sotto sgombero” (questo il testo dello striscione d’apertura) ha attraversato le strade del quartiere Bolognina con interventi al megafono, scritte sui muri e attacchinaggio di manifesti sui fatti della giornata.
Infranti vetrate e bancomat di una BPM lungo il percorso.
La Banca Popolare di Milano è una delle banche azioniste di Alba Leasing, proprietaria dell’edificio del futuro CPR di Modena.

 

Savona. Solidarietà all’Asilo Occupato e ai compagni di Torino

Ancora un’operazione repressiva contro chi mette i bastoni tra le ruote alla macchina devastante dello stato e del capitalismo. Solo chiacchiere senza sostanza sono ammesse per esprimere un dissenso che deve rimanere “d’opinione”… Questo è il sistema democratico.

Gli anarchici, spina nel fianco del sistema, devono essere criminalizzati e attaccati con azione congiunta sbirri/media/politici… E’ una vecchia triste storia che ritorna!

Stroncare le relazioni sociali autentiche nella realtà per lasciare dilagare la merda propagandata dal regime mentre i servi volontari sbavano di fronte al manganello sventagliato e alle veline della questura!

Che crepi la vostra legalità con cui vi sbrodolate! Democratici, nazi-leghisti, arrivisti pentastellati che possiate sprofondare!

Solidarietà ai compagni: arrestati, caricati, oppressi… sui tetti,nelle strade e ovunque! Complicità in tutte le lotte!

Anarchici a Savona e dintorni

(it) Italia: Solidarietà agli arrestati in Trentino

Canzone arrabbiata

Provano rabbia per questo mondo di sfruttamento e di autorità. Questa fondamentalmente la colpa degli anarchici, di tutte le epoche. Ed è per questo che lottano, con o senza violenza, perché la violenza è parte di questo mondo. Non possono sopportare che la gente muoia in mare, nell’indifferenza generale. Non sopportano che si alzino muri, frontiere, galere e filo spinato, che il mondo sia dominato dall’ideologia militare. Non tollerano che si aizzi la guerra tra poveri e il razzismo, che personaggi insulsi e inutili fomentino tutto questo, come fa il ducetto Salvini e tutto il partito che rappresenta. Non sopportano che la natura, quella dove si è cresciuti fino a quella più lontana, venga devastata e annientata. Non possono ancora consentire che la morale, religiosa e non, ci schiacci e decida del nostro corpo, così come della nostra esistenza. Non accettano la schiavitù, quella salariata come quella tecnologica. Desiderano tutto, sono innamorati della poesia. Per questo i compagni anarchici del Trentino sono stati arrestati, per questo siamo a loro fianco.
Tra chi si rassegna e chi apre orizzonti, abbiamo da tempo scelto con chi parteggiare. In pochi giorni due ondate repressive contro gli anarchici, hanno coinvolto Torino, Trento e Rovereto. E la solita macchina mediatica si è messa in moto. Questo, forse, sarà servito a trovare dei facili nemici interni su cui scagliare il perbenismo democratico, o ad occultare il peggioramento delle condizioni di tutti. Oppure servirà a nascondere quanto il controllo sia parte dell’esistenza e quanto l’addomesticamento sia il pilastro del presente e futuro consenso, ma non potrà certo bastare a renderci completamente muti.
Camminiamo e cantiamo, per questo tentiamo di distruggere le catene, non solo le nostre. E siamo scintille, fuochi, semi, alberi, onde, montagne, farfalle. Il nostro pensiero ai compagni arrestati a Trento e Rovereto.

Solidarietà complice e arrabbiata. TERRORISTA È LO STATO!

Biblioteca anarchica occupata Disordine [Lecce]