Category Archives: Anarchici prigionieri

(it-en) Aggiornamenti riguardo l’operazione “Renata”

Aggiornamenti riguardo l’operazione “Renata”

Il 7 maggio, a Trento, si è svolta l’udienza di “appello cautelare” (una specie di appello del Riesame) per i compagni e le compagne arrestati il 19 febbraio [2019]. I compagni in carcere – a parte Stecco, che rimane detenuto per un altro definitivo di pena – sono ora ai domiciliari (con tutte le restrizioni). Sasha, che era già ai domiciliari, ha l’obbligo di dimora a Rovereto e il rientro a casa fra le 21 e le 7. Continua la mobilitazione in vista del processo. E la solidarietà per i compagni ancora in carcere, soprattutto per le compagne a L’Aquila, a cui deve andare tutto il nostro sostegno. Un pensiero particolare anche ai compagni dell’operazione “Scripta manent” colpiti da pesanti condanne, solidarietà e forza!

compagne e compagni del Trentino

[Tratto da romperelerighe.noblogs.org].

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Updates regarding the “Renata” operation

On 7 May, in Trento, a “precautionary appeal” hearing was held (a kind of appeal by the Review) for the comrades arrested on 19 February [2019]. Apart for Stecco, who remains detained for another definitive sentence, the comrades in prison are now under house arrest (with all the restrictions). Sasha, who was already under house arrest, has an obligation to stay in Rovereto and return home between 9.00 pm and 7.00 am. Mobilization in view of the trial continues. And the solidarity for the comrades still in prison, especially for the companions at L’Aquila, to whom all our support must go. A special thought also to the companions of the operation “Scripta manent” hit by heavy sentences, solidarity and strength!

comrades of Trentino

(it-en) Aggiornamento sull’operazione “Renata”: trasferiti/e agli arresti domiciliari cinque compagni/e

Aggiornamento sull’operazione “Renata”: trasferiti/e agli arresti domiciliari cinque compagni/e

Il 9 maggio sono stati trasferiti/e agli arresti domiciliari cinque compagni/e anarchici/e prigionieri/e dal 19 febbraio 2019 a seguito dell’operazione “Renata”. Sono Agnese Trentin (che da poco era stata trasferita nella sezione AS2 carcere de L’Aquila), Giulio Berdusco, Roberto Bottamedi (che erano detenuti a Tolmezzo), Andrea Parolari e Nicola Briganti (che erano detenuti a Ferrara). Resta in carcere, a causa di altre condanne definitive, il compagno Luca Dolce (detto “Stecco”). Mentre un’altra compagna, Sasha, anch’essa arrestata il 19 febbraio e posta fin da subito agli arresti domiciliari, ha avuto quest’ultima “misura cautelare” trasformata in obbligo di dimora e rientro a casa dalle ore 21.00 alle 7.00 del mattino. I/le compagni/e erano inizialmente accusati/e di “associazione sovversiva con la finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico” (art. 270bis c. p., in quattro persone) e di “attentato con finalità di terrorismo” (art. 280, tutti), più altri reati correlati (“interruzione di pubblico servizio”, “danneggiamento”, “sabotaggio di apparecchi telematici”, “incendio” e “trasporto di materiale esplodente”), perché ritenuti/e responsabili di alcune azioni dirette avvenute in Trentino negli ultimi due anni. Successivamente è caduta l’aggravante di terrorismo, quindi l’accusa principale è divenuta di “associazione sovversiva” (art. 270 c. p.).

Ecco l’indirizzo di Stecco:

Luca Dolce
Casa Circondariale di Tolmezzo
via Paluzza 77
33028 Tolmezzo (Ud)

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Update about “Renata” operation: five comrades were transferred to house arrest

On May 9, five anarchist prisoners from February 19, 2019 following “Renata” repressive operation were transferred under house arrest. They are Agnese Trentin (who had recently been transferred to the AS2 prison section of L’Aquila), Giulio Berdusco, Roberto Bottamedi (who were detained in Tolmezzo), Andrea Parolari and Nicola Briganti (who were detained in Ferrara). Comrade Luca Dolce (known as “Stecco”) remains in prison because of other final sentences. While another comrade, Sasha, who was also arrested on 19 February and immediately placed under house arrest, had this last “precautionary measure” transformed into an obligation to stay and return home from 9.00 pm to 7.00 am, with the obligation to stay in the municipality of residence. The comrades were initially accused of “subversive association with the purpose of terrorism and subversion of the democratic order” (art. 270bis c. p., in four persons) and of “terrorist attack” (art. 280 c. p., all), plus other related crimes (“interruption of public service”, “damage”, “sabotage of telematic devices”, “fire” and “transport of explosive material”), because they are considered responsible for some direct actions taken in Trentino in the last two years. Subsequently the aggravating circumstance of terrorism fell, therefore the main accusation became of “subversive association” (art. 270 c. p.).

Here the address of Stecco:

Luca Dolce
Casa Circondariale di Tolmezzo
via Paluzza 77
33028 Tolmezzo (Ud)
Italia [Italy]

(it) Uno scritto di Stecco dal carcere di Tolmezzo

Nota: Il compagno anarchico Stecco è stato arrestato il 19 febbario 2019 nell’ambito dell’operazione repressiva “Renata”, in cui sono stati arrestati sette anarchici (una tra queste posta immediatamente agli arresti domiciliari) accusati degli articoli 270bis (in quattro) e 280 del codice penale (tutti), più altri reati correlati, in riferimento ad alcune azioni dirette avvenute negli ultimi due anni in Trentino. Nel mese di marzo i giudici del riesame hanno ritenuto insussistenti le accuse mosse inizialmente, rimuovendo l’aggravante di “terrorismo”. I compagni e la compagna in carcere sono detenuti in sezioni AS2 nelle carceri di Ferrara, Tolmezzo e L’Aquila.

Uno scritto di Stecco dal carcere di Tolmezzo

Cari compagni e compagne,
è giunta l’ora di dire qualcosa riguardo a quello che è successo in febbraio.
Sono passati poco più di due mesi dal nostro arresto con l’operazione “Renata”, e posso dire di essere sereno e forte, sicuro come non mai che la lotta prosegue nonostante i colpi inferti dallo Stato.

Il mio arresto a Torino, nelle vicinanze di corso Giulio, è avvenuto intorno alle 17,00 in modo tranquillo. Mentre stavo lasciando il compagno con cui mi trovavo, avevo notato il tipico poliziotto in borghese davanti a me alla fermata del tram, pochi secondi dopo mi sono trovato circondato. Posso dire che tutto si è svolto con molta tranquillità, e mi vien da dire con una fastidiosa “gentilezza”, al contrario di come sono stati trattati i miei compagni e compagne in Trentino.
Prima di partire per Trento pensavo ancora che il mio fermo fosse legato a dei definitivi che aspettavo da tempo. Qualcosa di strano lo percepivo: troppa gente con stellette in quei corridoi della caserma di Torino. Solo alla prima visita dell’avvocato ho scoperto che il giorno stesso dell’arresto mi sono state confermate le misure alternative al carcere. Una casualità? Sta di fatto che attorno alle 20,00 mi consegnano alcune carte riguardo ad una perquisizione nei miei confronti e nella casa in cui vivo. Ovviamente ho notato i “nostri” fatidici 270 bis, 280 bis ed una sfilza di altri reati. Sul momento, date e luoghi elencati non erano comprensibili, ma comprensibile era la mia reazione. Mentre leggevo, non mi sono sorpreso di quello che stava accadendo; niente agitazione né batticuore, ma la semplice certezza delle mie idee e convinzioni, certezza di aver sempre lottato per degli ideali di giustizia, di libertà, di uguaglianza tra tutti gli uomini e le donne.
Così, con questa strana tranquillità, ho affrontato il viaggio ai 70 km all’ora fino a Trento con quattro Ros. Arrivati alla caserma di Trento intorno alle 2,00 di notte, ho capito subito la vastità dell’operazione. La caserma era un formicaio di uomini e donne in divisa e non, valigioni, carte e cartacce.
È la terza volta in 8 anni che lo Stato mi accusa di “terrorismo” assieme a tanti miei compagni e compagne, ed un po’ la trafila la conosco, anche se ’sta volta sono anch’io uno di quelli a finire in gattabuia. Quando ci hanno fatto uscire dalla caserma, tutto era preparato per bene: sirene e lampeggianti spiegati per le foto dei miseri giornalisti appostati lungo la strada. Ho capito che la caccia agli anarchici era studiata nei particolari più infami, in modo da far da grancassa a chi sta in alto, i cui discorsi contro la libertà – oggi tristemente appoggiati da gran parte degli sfruttati – vengono rafforzati e propagandati sotto la luce dei riflettori.
Un’altra convinzione che mi ha tenuto, e mi tiene, tranquillo, è che qualsiasi cosa mi fosse successo o mi succeda i miei compagni non solo ci sono, ma hanno la forza di reagire a questo nuovo attacco. Respirare, anche se per poco, l’aria di Torino mi ha dato forza. Quella forza che dai compagni e solidali di quella città si è trasmessa in tanti luoghi. Sentire un clima coeso, determinato, non può che far bene a tutti e tutte, nonostante le difficoltà degli ultimi tempi. La cascata di telegrammi e lettere arrivataci ha confermato quelle mie sensazioni.
Da tanti anni pensavo quello che ha scritto il mio compagno Roberto: “L’ho sempre saputo, lottare per la libertà significa anche poterla perdere”. Parole semplici, chiare e soprattutto veritiere. Ora che in carcere ci sono, vedo e sento cose che a volte mi sono sfuggite (le due mie prime e brevi esperienze di carcere erano un assaggio di quello che vivo ora). Ora tocco con mano tanti miei ragionamenti fatti in questi anni di lotta. Stare qui a Tolmezzo vuol dire percepire come lo Stato e il suo apparato repressivo siano in costante lavoro e aggiornamento sui modi di isolare chi si ostina a lottargli contro. E ancor più dure sono le condizioni in cui si trovano le nostre compagne a L’Aquila, in quell’ibrido fra AS2 e 41 bis.
Vogliono togliere a questo carcere la fama di posto di aguzzini e picchiatori meritata all’epoca dell’ex direttrice Silvia Dalla Barca, anche se quelle mani pesanti sono ancora qui. Solo che ora i detenuti sono per la maggior parte in AS e provenienti dal sud Italia, non stranieri isolati a cui si può fare tutto quello che si vuole senza che nessuno lo sappia. La tattica ora è diversa. Il carcere è tutto spezzettato nelle varie categorie: mafia qui, mafia là, 41 bis, comuni, islamici, anarchici ecc. Tattica che sembra funzionare, se si pensa che tra i pochi “comuni” che ci sono alcuni si sono menati per insulti razzisti e pregiudizi vari, con gran favore per la Direzione. Penso che comprendere l’evoluzione delle carceri, la loro storia, i cambiamenti nel codice penale, il modo in cui vengono condotte le inchieste, non solo contro noi anarchici, sia molto utile per capire cosa dire e fare oggi sia fuori che dentro.

Oggi è il 25 aprile. Alcuni detenuti mi hanno chiesto se festeggiavo ed è stato interessante come in pochi minuti si convenisse che non c’è stata alcuna liberazione. La storia del movimento partigiano è molto complessa. Posso portare rispetto per quella lotta, ma anch’io parteggio. Se penso a quella lotta, penso a compagni come Pedrini, Tommasini, Mariga, Mariani e tanti altri, che il fascismo e lo Stato li hanno combattuti ben prima dell’8 settembre e ben dopo il 25 aprile. Soprattutto non hanno combattuto per fini politici e di potere, non hanno tradito gli scopi che tanti giovani, uomini e donne, si prospettavano con i loro sacrifici. È anche grazie a quei compagni, alle loro esperienze, ai loro racconti che io ora ho le conoscenze per affrontare il carcere con forza e dignità. Per me esiste un filo sotterraneo che mi unisce a quei compagni, non perché io abbia lo stesso coraggio – tante cose che loro hanno vissuto io non le ho provate sulla mia pelle –, ma perché cerco umilmente di portare avanti le stesse lotte e idee. Trovo ipocrita che, come ogni anno, su giornali quali il “Corriere della Sera” venga ricordato un grande fotografo come Robert Doisneau, il quale durante la guerra falsificò documento per il movimento francese della Resistenza, e allo stesso tempo si condanni e criminalizzi chi oggi scappa dai lager finanziati dall’Occidente dove è rinchiuso perché senza documenti e che solo tramite la fuga e la falsificazione dei documenti può cercare di sottrarsi alle autorità e rimanere libero. Questa giornata rispecchia l’ipocrisia della società in cui viviamo, in cui tutto può essere il contrario di tutto.
Questi sono tempi tristi. Le notizie di massacri indiscriminati si susseguono in modo angosciante. I fatti in Libia, Sri Lanka, Nuova Zelanda, Venezuela e tutti quelli tenuti nascosti fanno parte dello stesso lato della medaglia di altri massacri compiuti dai vari eserciti in giro per il mondo.
Tutti questi avvenimenti parlano di morti indiscriminate, sommarie, barbare, compiute non per scopi di emancipazione, ma che mirano a brutalizzare la vita per la sopraffazione e il potere.
In questo contesto di guerre e cambiamenti sociali di varia natura per l’ennesima volta il movimento anarchico nella sua storia viene accusato di “terrorismo”. Questa accusa è una grave offesa, la quale ha come scopo di denigrare le nostre idee e i nostri metodi. Lo Stato, che usa i metodi più sporchi e infami, quando ha paura o necessità va a colpire gli sfruttati più coscienti che lottano. In tanti modi gli anarchici si sono difesi da questi attacchi ribadendo la giustezza delle loro idee e pratiche nel tempo.
Anch’io ora voglio dire la mia. L’isolamento e questa cella non possono riuscire a tenermi zitto. Non mi passerà mai la voglia di portare chiarezza dove c’è la peggior confusione. Per farlo citerò dei fatti e delle parole di alcuni anarchici.
Da tanti anni in Russia, gli anarchici e non solo vengono uccisi, torturati, la propaganda imbavagliata, i familiari arrestati. Nel 2001 il giovane anarco-sindacalista Nikita Kalin viene ucciso con un colpo di pistola alla testa per via della sua attività nella fabbrica dove lavorava. Tanti altri sono stati colpiti da una feroce repressione dello Stato e dei suoi servi fascisti che negli ultimi anni non ha fatto che aumentare. Il 31 ottobre 2018, alle ore 8,52, ad Arkhangelsk, un giovane anarchico, Mikhail Zhlobitsky, muore dilaniato dalla sua bomba all’interno della Direzione regionale del FSB (il servizio segreto russo). Tre agenti vengono feriti e l’edificio viene danneggiato. Questo fatto drammatico ci fa capire che da una parte abbiamo perso un coraggioso compagno e che dall’altra la colpa di quanto successo è dello Stato. Se si mettono all’angolo le idee e la libertà, esse reagiranno con gli uomini e le donne più coraggiosi e determinati. Sono le condizioni sociali che fanno sì che simili episodi avvengano. E questo fatto non è “terrorismo”. Noi ora possiamo piangere il compagno scomparso, ma ancor più capire che la lotta debba andare avanti finché fatti come questi non siano più necessari.

Il 20 settembre 1953 uscì un articolo di Mario Barbari sul giornale anarchico “Umanità nova”, in cui quel compagno così commentava il libro di Giuseppe Mariani a proposito dei fatti del Diana del 1921:
E il tiranno non è forse un leone famelico – sempre in cerca di brame conquistatrici – quando nella sua dispotica brutalità non esclude nessun mezzo ai danni di chi tenta di liberarsi dalla tirannia stessa nel timore che altri siano resi edotti della realtà che li schiaccia? Il tiranno è dunque l’espressione genuina della violenza e chi lo combatte, combatte la violenza”.

Noi anarchici dobbiamo tenere una bussola che ci distingua sempre da chi usa la violenza per i suoi scopi cattivi. Malatesta la chiamava “ginnastica morale”, grazie alla quale il senso della violenza rivoluzionaria sia diverso da quello della violenza utilizzato dallo Stato tramite i suoi mezzi e servi. Uno dei nostri compiti è portare chiarezza in questa società basata sulla violenza, lottare perché finalmente la brutalità venga sostituita con la fratellanza e la solidarietà per tutto il genere umano. Forse oggi quella per rimanere umani è la battaglia più difficile, sottrarsi all’odio che ci circonda lo è ancora di più. Se ci riusciamo i nostri scopi potranno emergere con forza e lucidità.
Con le loro accuse ci vogliono buttare in un paniere il cui contenuto è più che marcio; noi invece dobbiamo rimanere incorrotti davanti alla barbarie.

Continuava Barbani:
Non si tratta quindi più di violenza o non-violenza; di amare od odiare; di comprendere o compatire; ma di lottare strenuamente con tutte le nostre energie di uomini coscienti per estirpare la tirannia ed eliminare il giogo della schiavitù materiale e spirituale; e per questo, incitiamo ciascuno a comprendere se stesso per comprendere nel pari tempo gli altri. Se domani una nuova aurora ci trovasse presenti alla realtà d’una rivolta di oppressi e di relitti umani, non disdegneremo di essere presenti nel fragore delle barricate ed anche allora saremo certi di non commettere alcuna violenza, ma di combattere la violenza!”.

Il libro “Memorie di un anarchico” di Giuseppe Mariani mi ha fatto più volte fare profonde riflessioni che mi hanno aiutato ad avere chiarezza su pratiche e metodi. Finisco questo discorso con le parole di Gigi Damiani presenti nell’introduzione al libro di Mariani:
“… Ma la storia ci insegna che vi sono momenti in cui la violenza diventa una necessità sociale. Solo è necessario, per quanto possibile, che essa non colpisca alla cieca e che non faccia pagare agli umili le colpe dei grandi”.

Penso che in questo momento, grazie purtroppo anche agli attacchi dello Stato contro il nostro movimento, abbiamo l’occasione di tornare con ancora più forza a parlare delle nostre idee, pratiche e sogni. Degli spazi, se pur piccoli, si stanno aprendo e noi dobbiamo criticare i movimenti riformisti e in malafede. Negli ultimi mesi tante persone si pongono diversi quesiti rispetto alla direzione che sta prendendo questa società, soprattutto con cortei di opinione che purtroppo hanno un carattere difensivo, riformista e non condivisibile. Tocca a noi, con chi ci sta, creare rotture e stimolare la realtà in modo tale che questa tenue ripresa di coscienza vada alla radice dei problemi sociali e non si faccia incantare da parole come democrazia-diritti-progresso-civiltà. La chiarezza e le nostre pratiche siano ora fondamentali per riuscire a creare un rapporto di forza necessario a far arretrare lo Stato e i padroni dai loro intenti. Anche qui ci vuole una sana ginnastica.
E se procuratori al di sotto di ogni sospetto come Raimondi e i questori di Torino e di Trento si sorprendono della solidarietà espressa a noi anarchici invitando la cosiddetta società civile a starci lontano, vuol dire che la strada è giusta, e non possono che farmi felice. Le nostre lotte, la nostra propaganda, le nostre pratiche, anche se in piccolo, spaventano in qualche modo chi di dovere.

Ringrazio di tutto cuore tutti i compagni e compagne che in questi mesi si stanno caricando di tante fatiche per portare avanti le lotte e la solidarietà a tutti noi in galera. Ringrazio tutti quelli che tramite assemblee, riviste, approfondimenti portano avanti il dibattito e la crescita delle nostre idee.
La mia sincera vicinanza va ai compagni e compagne indagati e rinchiusi in prigione per i processi “Scripta Manent”, “Panico”, “Scintilla” e tutti i compagni e compagne detenuti nelle galere di ogni dove.
La mia più viva preoccupazione va alla compagna anarchica Anahi Salcedo rinchiusa in Argentina in condizioni fisiche precarie e con mancanza di cure appropriate.
Un saluto fraterno vada a tutti i compagni latitanti che camminano sulle strade del mondo.
Ancora una volta:
Per la Rivoluzione sociale, per l’Anarchia

carcere di Tolmezzo, 25 aprile 2019
Luca Dolce detto Stecco

[Tratto da anarhija.info].

(it-fr) Saluti ardenti da qualche parte

Saluti ardenti da qualche parte

Pubblichiamo una lettera del compagno latitante accusato dell’incendio dell’antenna-radio della polizia a Zurigo, avvenuto l’11 luglio 2016. La lettera è apparsa sul giornale anarchico Feuer der Knästen (Fuoco alle carceri). Il compagno era entrato in clandestinità qualche ora dopo quel sabotaggio incendiario, mentre gli sbirri bussavano già alle porte dei compagni in Svizzera. Al riguardo è stata realizzata una «raccolta di testi a proposito di sabotaggio, repressione e segnali di fumo dalla clandestinità» — Silenzio radio. Attualmente un altro compagno, anch’egli accusato di quell’attacco, si trova in carcere in detenzione preventiva dalla fine di gennaio 2019.

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Maggio 2019

A voi che siete fuori, a te che sei dentro,

La lingua è sempre poco chiara e, in questo caso, non esiste un vocabolario adatto per riuscire ad esprimere quanto mi mancate tutti. Voi che siete fuori, e tu che sei dentro. Quanto le vostre parole di solidarietà e le vostre azioni determinate mi danno coraggio. Fuori come dentro. Quanto il mio acceso odio contro gli schifosi guardiani della legge in uniforme, in borghese o in divisa, sia simile al vostro. Ancora una volta, hanno sequestrato un compagno vicino, questa volta da Zurigo, con la faccia tosta e la protervia di sottrargli la libertà grazie ai loro freddi articoli del codice penale che proteggono il loro potere. Ma tu non sei solo, proprio come me che sono sulla strada poco praticabile della clandestinità. Perché siamo legati dalla forza delle nostre idee e dei nostri desideri.

«Compagni per il suo viaggio cerca il creatore e non cadaveri, e neppure greggi e fedeli. Compagni nella creazione cerca il creatore, che scrivano nuovi valori su tavole nuove»
Così parlò Zarathustra, F. Nietzsche

Voi che siete fuori, tu che sei dentro ed io che sono in mezzo a nessun luogo. Ciascuno di noi è esposto a condizioni diverse, ma la volontà di preservare la nostra dignità ci lega insieme e, a dispetto di tutte le privazioni, continuiamo a tenere gli occhi fissi sull’orizzonte. Non per piombare in una veglia trasognata, né per guardare con aria malinconica attraverso la finestra come autentici «eroi» di un film kitsch di gangster, ma per affinare concretamente le nostre prospettive antiautoritarie e sovversive. Affinché, attraverso il nostro reciproco operare, possiamo avvicinarci al giorno in cui tutti potremo essere liberi, su una terra e sotto un cielo liberi.

In solidarietà per sempre.

Il vostro compagno e co-creatore da qualche parte

[Tratto da finimondo.org].

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Lettre du compagnon en cavale depuis juillet 2016 [affaire de l’incendie d’antenne de police à Zurich]

Ci-dessous une lettre du compagnon depuis la clandestinité qui vient de paraître dans le journal anarchiste « Feuer der Knästen ». Il est inculpé de l’incendie de l’antenne de police municipale à Zurich le 11 juillet 2016. Il a rejoint la clandestinité quelques heures après ce sabotage incendiaire, alors que les flics frappaient déjà aux portes des compagnons en Suisse. On pourra relire la brochure « Silence radio – Recueil de textes à propos de sabotage, de répression et de signaux de fumée depuis la clandestinité, Zurich, 2016 ». Un autre compagnon, inculpé en partie pour cette même attaque, est incarcéré en détention préventive depuis fin janvier 2019.

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Salutations ardentes de quelque part

Mai 2019

A vous qui êtes dehors, à toi qui es à l’intérieur,

La langue est toujours floue et dans ce cas, il n’existe aucun vocabulaire adapté pour parvenir à exprimer à quel point vous me manquer tous. A vous qui êtes dehors, à toi qui es à l’intérieur. A quel point vos mots de solidarité et vos actes déterminés me donnent des ailes. Dehors comme dedans. A quel point ma haine enflammée à l’encontre des sales gardiens de la loi en uniforme, en robe ou en costume, est semblable à la vôtre. Une fois de plus, ils ont kidnappé un compagnon proche, qui cette fois-ci vient de Zurich, en ayant le culot et l’audace de lui retirer sa liberté grâce à leurs articles froids du code pénal qui maintiennent leur pouvoir. Mais tu n’es pas seul, tout comme moi qui suis sur le chemin peu praticable de la clandestinité. Car nous sommes reliés par la force de nos idées et de nos désirs.

« Des compagnons, voilà ce que cherche le créateur et non des cadavres, des troupeaux ou des croyants. Des créateurs comme lui, voilà ce que cherche le créateur, de ceux qui inscrivent des valeurs nouvelles sur des tables nouvelles ».
Ainsi parlait Zarathoustra, F. Nietzsche

A vous qui êtes dehors, à toi qui es dedans et moi qui suis au milieu de nulle part. En effet, nous sommes tous exposés à des conditions différentes mais la volonté de préserver notre dignité nous relie et en dépit de toutes les privations, nous continuons à garder nos yeux rivés sur l’horizon. Non pas pour sombrer dans une rêverie éveillée, ni pour regarder d’un air mélancolique par la fenêtre comme le véritable « héros » d’un film kitsch de gangster, mais pour peaufiner concrètement nos perspectives anti-autoritaires et subversives. Pour que, grâce à notre coopération, nous puissions nous rapprocher du jour où nous pourrons tous nous retrouver en liberté, sur une terre et sous un ciel libres.

En solidarité pour toujours.

Votre compagnon et co-créateur de quelque part.

[Depuis sansattendre.noblogs.org].

(it-es) Cile: “Meravigliosamente violento. Conversazioni, memoria e tensioni. A dieci anni dalla morte di Mauricio Morales”

21 maggio. Meravigliosamente violento.
Conversazioni, memoria e tensioni.
A dieci anni dalla morte di Mauricio Morales.

Martedì 21 maggio 2019, ore 16:00, av. Brasil #658, Santiago Centro [Cile].

Questa iniziativa è gestita con l’intenzione di valutare e sottolineare ciò che sono stati questi 10 anni di memoria e conflitto, vedendo nell’ampiezza della lotta di diverse generazioni di compagni i modi di ricordare i/le nostri/e morti, le esperienze individuali e collettive, le critiche e l’equilibrio nella memoria che stiamo generando tra tutti/e noi, così come i differenti modi di vedere e/o formare una “comunità in lotta” e le sue prospettive.

Durante la giornata ci sarà cibo solidale con i/le compagni/e in prigione e musica per ravvivare, oltre al lancio della rivista “Hermosamente Violento”, ma soprattutto vogliamo che questa giornata sia uno spazio per parlare, valutare e progettare tra tutti/e.

Per un maggio nero!
La nostra memoria è nera, il nostro cuore anche!

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CONVERSA MAURI21 de mayo. Hermosamente Violento.
Conversaciones, memoria y tensiones.
A 10 años de la muerte de Mauricio Morales.

21 de Mayo/16:00hrs. Av. Brasil #658. Santiago Centro.

Esta actividad se gesta con la intención de evaluar y tensionar lo que han sido estos 10 años de memoria y combate, ver en la amplitud de la lucha de varias generaciones de compañerxs las formas de recuerdo a
nuestrxs muertxs, las experiencias individuales y colectivas, las críticas y el balance en la memoria que hemos ido generando entre todxs, como también las distintas formas del como ver y/o formar una “comunidad de lucha” y sus proyecciones.

Durante la jornada habrá comida en solidaridad con lxs compañerxs en prisión, música para amenizar, además del lanzamiento de la revista “Hermosamente Violento”, pero sobre todo buscamos que sea un espacio para conversar, evaluar y proyectar entre todxs.

¡Por un Mayo negro!
¡Nuestra memoria es negra, nuestro corazón también!

[Tomado de 325.nostate.net].

(it-en) Iran: L’anarchico Soheil Arabi gravemente picchiato dalle guardie del carcere

Iran: L’anarchico Soheil Arabi gravemente picchiato dalle guardie del carcere

Lunedì 29 maggio 2019: il prigioniero politico anarchico Soheil Arabi, detenuto a Fashafoyeh (il carcere di Teheran), è stato inviato all’ospedale di Firoozabadi dopo essere stato ferito fisicamente da delle percosse ma è stato poi riportato al carcere senza cure mediche.

La ragione per cui l’anarchico prigioniero fu mandato all’ospedale era una ferita nella sua area testicolare, causata dalle guardie di sicurezza che lo picchiavano.

Alla fine del mese di Farvardin (12 marzo – 20 aprile), il compagno Sohail Arabi è stato convocato, interrogato e picchiato duramente per il suo legame con la lettera che scrisse dal carcere di Teheran riguardo le condizioni dei prigionieri nel carcere della “Grande Teheran” Fashafoyeh.

Ieri, malgrado l’invio di Soheil Arabi all’ospedale, e a causa di una mancanza di coordinamento tra il carcere e l’ospedale di Firoozabadi, ha atteso a lungo senza essere curato perché all’ospedale mancava un letto vuoto per sua ammissione. Alla fine è tornato in prigione senza alcun trattamento medico.

Soheil Arabi fu trasferito al capo della sicurezza del carcere a causa del suo legame con una lettera di protesta scritta sulle condizioni dei prigionieri nel carcere di Teheran e fu interrogato con delle percosse. Per aver attirato l’attenzione sui casi di violazioni dei diritti umani e sulla diffusa privazione e tortura dei detenuti nel carcere di Teheran è stato picchiato e gli è stato negato l’accesso al telefono e alle riunioni.

Soheil è stato arrestato a Teheran il 4 novembre 2013 dagli agenti della Guardia Rivoluzionaria Islamica e non è ancora stato rilasciato.

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Iran: Anarchist Prisoner Soheil Arabi Severely Beaten by Prison Guards

Monday, May 29 2019: Anarchist political prisoner Soheil Arabi, detained in Fashafoyeh (the Greater Tehran Prison), was sent to Firoozabadi Hospital after being physically injured from beatings but was returned to the prison without treatment.

The reason for sending this anarchist prisoner to the hospital was because of an injury to his testicular area, which was caused by security guards beating him.

At the end of the month of Farvardin (March 12 – April 20), comrade Sohail Arabi was summoned, interrogated and severely beaten for his connection with the letter he wrote from the Greater Tehran Prison about the condition of the prisoners in Fashafoyeh “Greater Tehran” Prison.

Yesterday, despite Soheil Arabi being sent to the hospital, and due to a lack of coordination between the prison and Firoozabadi Hospital, he waited for a long time without being treated because the hospital lacked a vacant bed for his admission. He eventually returned to the prison without any medical treatment.

Soheil Arabi was transferred to the head of security of the prison due to his connection with a protest letter written about the conditions of prisoners in the Greater Tehran Prison and he was interrogated with beatings. For bringing attention to cases of human rights abuses and the widespread deprivation and torture of prisoners held in Greater Tehran Prison, he was beaten and it was ordered that he was denied access to the telephone and to meetings.

Soheil was arrested in Tehran on November 4, 2013 by Islamic Revolutionary Guard Corps agents and has yet to be released.

[From mpalothia.net].

(it) Cronache di viaggio e atterraggio nel regno dell’Aquila

Cronache di viaggio e atterraggio nel regno dell’Aquila

Sveglia anticipata sabato 6 aprile: trasferimento in 3 dall’AS2 di Roma Rebibbia con destinazione L’Aquila. In pratica la sezione AS2 a Rebibbia è stata chiusa nei giorni successivi al nostro trasferimento, e si può ipotizzare un suo cambio d’uso in AS3, visto il sopraffollamento in cui vivevano le detenute accusate e/o condannate per 416 c.p. (una cosa analoga era avvenuta nel marzo 2017 quando l’intera AS2 femminile – comuniste e anarchiche – di Latina era stata spostata a Rebibbia, convertendola poi in AS3). Quella in cui ci troviamo ora l’AS2 abruzzese, che ha il triste primato di essere ormai l’unica sezione di Alta Sicurezza femminile, classificata AS2, sull’italico suolo. Si tratta di una microsezione di 4 celle singole, chiamata “sezione gialla”, uno spazio configurato e utilizzato in passato come 41bis femminile, e che ora ospita oltre a noi “nuove giunte” (mi si perdonino gli eccessi di terminologia galeotta, ma questo è), anche una prigioniera di religione musulmana classificata AS2: quest’ultima, dopo la liberazione a febbraio delle altre 2 recluse nella sezione, è stata più di 20 giorni in isolamento, per cui si può presumere che il nostro arrivo sia servito a togliere dall’imbarazzo il DAP per questa sua condizione. Sin dall’inizio è risultata evidente una gestione militaresca e demenziale da parte dei GOM (è loro, qui a L’Aquila, la gestione della sezione), che vorrebbero applicare il rigore e il controllo propri del 41bis. D’altra parte la galera aquilana ospita 41bis maschile e femminile (dove è murata viva da anni l’unica prigioniera comunista classificata in questo regime), una REMS, sezioni di AS3, la nostra di AS2 e una sezione di “comuni”, una ventina, che fungono da lavoranti visto che il resto del carcere è blindato. La prima mossa della direzione è stata il tentativo di una barocca applicazione dell’articolo 18 o.p. sulla censura della corrispondenza e della stampa, spiegata da un’ispirata ispettrice GOM e giustificata dal fatto che l’AS2 preveda in automatico la censura (questione che spetta invece non al carcere, ma all’autorità giudiziaria di competenza di ognuna di noi), arrivando anche all’assurdo di un’eventuale valutazione di applicazione di 41bis per qualcuna di noi. Le motivazioni che ci sono state fornite sono sintomo di una (patologica) mania di onnipotenza, di potere, che coinvolge tutta la scala gerarchica, dalla direttrice all’ultima agente.

Dopo una settimana di blocco effettivo della corrispondenza in entrata e uscita, contornato da discussioni con divise di ogni ordine e grado, è emerso che la c.c. de L’Aquila, più realista del re, aveva chiesto ai vari tribunali di competenza suddetta censura di quotidiani “per evitare contatti con la zona di provenienza criminale”, e della corrispondenza vista l’allerta dei “superiori uffici del DAP ad estendere un maggior controllo e monitoraggio sulla corrispondenza della detenuta in oggetto, soprattutto in questo momento storico che vede coinvolta l’Europa tutta in una serie di attentati terroristici”: è insomma censurabile sia la stampa della zona di provenienza (sic) che qualsiasi scritto dell’universo mondo. Dopo richieste di delucidazioni, il capolavoro della logica è stato svelato: era una semplice richiesta prestampata. Peccato che appunto i criteri valutativi della censura siano quelli del 41bis, secondo i quali fra l’altro, è previsto il concreto ritaglio degli articoli del quotidiano, che viene mondato dalle notizie pericolose.

Sono continuate nei giorni successivi a emergere altre usanze tipiche del 41bis, la cui continua contestazione provoca una manciata di rapporti disciplinari, pratica locale molto in voga: ne abbiamo totalizzati 9 nella prima settimana, 6 nella seconda, per futili motivazioni e arbitrarie, se non inventate, interpretazioni. Tali usanze riguardano l’uso maniacale del metal-detector ad ogni ingresso e uscita dalla cella, dal passeggio, dalla socialità, senza dimenticare quelli della doccia – se ne contano dalle 12 alle 16 volte; l’impossibilità di avere CD e lettore e di ascoltare musica (sono utilizzabili solo per misteriosi e non meglio specificati “motivi di studio”); il numero di libri permessi in cella, solo 4, con l’aggiunta del Corano o altro testo religioso e Codice Penale (alla richiesta di sostituire breviari religiosi o penali con qualcosa di più consono… i GOM dimostrano scarso senso dell’umorismo); il numero contingentato di vestiario in cella, oltre che di generi di uso e consumo, quel poco d’altro che si può avere, viene tenuto in un armadietto esterno a cui si accede sotto controllo visivo e conteggio da parte delle guardie tramite apposita tabella; l’impossibilità di portare all’aria carta e penna; l’ordine, il controllo, la conta da parte delle GOM, che contano minuziosamente ogni cosa e aggiornano le loro debite liste di tutti gli oggetti tenuti in cella e nel magazzino, e verificati nelle due perquisizioni settimanali. Il passeggio dell’aria è di pochi metri (8×10), e la cosiddetta “socialità” è una barzelletta di cattivo gusto che dovrebbe assolvere negli stessi orari e nella stessa stanzetta spoglia (una ex sala colloqui) le funzioni di socialità (c’è solo un tavolino con 4 sedie), palestra (c’è solo una cyclette), e luogo di preghiera. Lo spezzettamento della giornata imposto (ore 7 apertura blindo, 7:15 ritiro posta, 7:30 carrello colazione, 8 battitura, 9/11 aria, 11:30 vitto, 12/13 condivisione pranzo, 13/15 socialità, 15 battitura, 15:30/17:30 aria, 17:30 vitto) assieme al controllo visivo pressoché continuo, dato l’obbligo del blindato aperto fino alla chiusura alle 20, tranne un’ora e mezza un cui è consentito accostarlo dopo pranzo, sono tipici di un carcere caserma. Insomma, se la sezione AS2 risulta non avere un regolamento vero e proprio, ha di fatto adottato norme da 41bis con le relative pressioni, ovviamente senza chiamarlo come tale (l’unico regolamento interno della gabbia aquilana risale al 2002, periodo fra l’altro in cui i circuiti di AS non erano ancora stati istituiti), ma modificandone solo alcuni aspetti, come ad esempio poter tenere in cella il fornelletto anche dopo le 20, o poter condividere il pranzo.

Per quel che riguarda la convivenza, dopo qualche giorno “blasfemia”, o meglio ateismo anarchico e religione sono parsi ben poco compatibili per la detenuta musulmana, che ha chiesto il trasferimento per “incompatibilità”, per cui la direzione se la risolve per ora con un divieto d’incontro particolarmente odioso e ridicolo viste le ridotte dimensioni della sezione, che cerchiamo di contrastare vista la condizione di isolamento di fatto. Il tentativo di sperimentazione carceraria applicato dal DAP pare traballare, vista l’ingestibilità ammessa dalle stesse guardie locali.

Ultima nota di colore: non riuscendo ad applicare la censura, almeno a chi non l’aveva già, la direzione ha comunque disposto il trattenimento del temutissimo, a quanto pare, libro “Cucinare in Massima Sicurezza”. Viene da chiedersi cosa mai disporrà la “competente” Autorità Giudiziaria.

Non c’è comunque da stupirsi della brutale stupidità dell’istituzione totale, soprattutto quando questa si manifesta chiara, palese nella sua ottusità.

Quello che però abbiamo avuto modo di tastare con mano è quanto sia sempre utile gridarglielo in faccia.

Dalla sezione AS2 aquilana.

Testo datato 26 aprile 2019 (n. d. r.).

[Tratto da roundrobin.info].

(it-fr-en) Russia: Aggiornamenti dal processo contro gli anarchici

Russia: Aggiornamenti dal processo contro gli anarchici

Il 19 aprile l’anarchico Evgenij Karakašev di Eupatoria [Crimea, ndt] è stato condannato dal tribunale distrettuale militare della Ciscaucasia, a Rostov sul Don, per istigazione al terrorismo attraverso il social network russo “Vkontakte”.

Il tribunale lo ha condannato a 6 anni di carcere. Gli è anche stato vietato di gestire siti internet per 2 anni. Evgenij Karakašev ha reagito tranquillamente al verdetto. La procura russa aveva chiesto 9 anni di carcere per Karakašev. Il suo avvocato presenterà ricorso contro la decisione del Tribunale militare.

Questa è sola l’ultimo di una serie di episodi nei quali FSB [Servizio Sicurezza Federale, ntd] ha fatto uso sistematico della tortura per costringere gli arrestati a firmare confessioni false in modo da fabbricare “cospirazioni terroriste” coinvolgendo gli attivisti.

Il 1° febbraio 2019 gli agenti del FSB, l’apparato russo per la sicurezza statale, discendente dal KGB, hanno arrestato una dozzina di persone in tutto il paese, nell’ultima ondata della loro campagna repressiva contro gli anarchici accusati. Dopo averli brutalmente torturati nel corso delle successive 24 ore, per costringerli ad accettare le dichiarazioni incriminanti, ne hanno rilasciati 11. Il dodicesimo arrestato, Azat Miftakhov, era temporaneamente scomparso all’interno del sistema legale, mentre il FSB aveva continuato a torturarlo e impedendo l’accesso del suo avvocato.

[NdT: per informazioni e/o sostegno scrivere a Croce Nera Anarchica Mosca, e-mail: abc-msk at riseup.net]

Pubblicato in avtonom.org.

[Tratto da anarhija.info].

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Russie : Des nouvelles des procès contre des anarchistes

Le 19 avril, l’anarchiste Yevgeny Karakashev, d’Yevpatoria [en Crimée; NdAtt.], a été reconnu coupable par le tribunal militaire du district du Caucase du Nord, à Rostov-sur-le-Don, dans une affaire pour “incitation à la perpétration d’activités terroristes” via le réseau social russe « Vkontakte ».

Le tribunal l’a condamné à 6 ans de colonie pénitentiaire. Il a aussi l’interdiction de gérer des sites web pendant 2 ans. Yevgeny Karakashev a réagi calmement à la lecture du verdict. Le bureau du Procureur russe avait initialement demandé pour Karakashev 9 ans de colonie pénitentiaire. Son avocat fera appel de la décision du Tribunal militaire.

Ceci n’est que le dernier d’une série de cas au cours desquels le FSB a systématiquement utilisé la torture pour forcer les personnes arrêtées à signer des faux aveux, afin de fabriquer des « complots terroristes » impliquant des activistes.

Le 1er février 2019, les policiers du FSB, l’appareil de sécurité de l’État russe héritier du KGB, ont arrêté une douzaine de personnes au cours de la dernière vague de leur campagne de répression contre les anarchistes, à travers tout le pays.
Après les avoir brutalement torturés pendant les 24 heures qui ont suivi, afin de les forcer
à accepter des déclarations qui les incriminent, 11 d’entre eux ont été libérés. Le douzième arrêté, Azat Miftakhov, a disparu pendant un moment dans les méandres du le système judiciaire, pendant que le FSB continuait à le torturer et refusait que son avocat lui rende visite. […]

[Depuis attaque.noblogs.org].

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Update on the Trials of Russian Anarchists

On April 19, the anarchist Yevgeny Karakashev from Evpatoria was convicted by the North Caucasian District Military Court in Rostov-on-Don in the case of Calls for Committing of Terrorist Activity in the Russian social network “Vkontakte”.

The court sentenced him to 6 years in a penal colony. He also has a 2-years ban for management of web-sites. Yevgeny Karakashev calmly reacted to the verdict. The Russian prosecutor’s office had originally requested for Karakashev 9 years in a penal colony. His lawyer will appeal against the decision of the Military Court.

This is just the latest in a series of events in which the FSB have systematically employed torture to force arrestees to sign false confessions in order to fabricate “terrorist conspiracies” involving activists.

On February 1, 2019, officers of the FSB, the Russian state security apparatus descended from the KGB, arrested a dozen people in the latest wave of their campaign of repression against accused anarchists throughout the country. After brutally torturing them over the following 24 hours in order to force them to agree to incriminating statements, they released 11 of them. The twelfth arrestee, Azat Miftakhov, temporarily disappeared within the legal system while the FSB continued torturing him and refusing his lawyer access to him. This is just the latest in a series of events in which the FSB have systematically employed torture to force arrestees to sign false confessions in order to fabricate “terrorist conspiracies” involving activists.

How to help: Comrades are collecting money for Yevgeny’s lawyer work on the appeal and to support Yevgeny in prison. Transfer money on Paypal – abc-msk@riseup.net – please mention “for Yevgeny Karakashev”

From https://avtonom.org.

[English text from www.amwenglish.com].

(it-en) 10 anni: Chiamata internazionale per l’agitazione e l’azione – Per una memoria offensiva e un Maggio Nero in memoria di Mauricio Morales

10 anni: Chiamata internazionale per l’agitazione e l’azione – Per una memoria offensiva e un Maggio Nero in memoria di Mauricio Morales

“Cercherò a rischio della mia vita, la migliore, l’autentica libertà…”.
Mauricio Morales

Dieci anni fa, il 22 maggio 2009, un ordigno esplosivo trasportato dal compagno anarchico Mauricio Morales esplodeva accidentalmente prima di essere stato collocato nella Scuola di Gendarmeria a Santiago, in Cile, facendosi sentire nei cuori neri. Ha reso questa istituzione e coloro che la compongono visibili come un obiettivo da colpire, generando così uno stretto rapporto di solidarietà tra prigionieri e azione. Ma quella volta il nemico non era stato colpito, quella volta il boato non aveva scosso l’infrastruttura dei carcerieri; quella volta, durante le prime ore del mattino, la potente esplosione aveva tolto la vita a Mauri.

Velocemente gli avvoltoi delle varie polizie, magistrati, giornalisti e ministri arrivarono a rovistare e a banchettare nel sangue e sul corpo di Mauri. In quella occasione la morte di un anarchico era un pretesto per sviluppare nuovi attacchi nella caccia reperessiva agli ambienti anti-autoritari.

Da allora il ricordo ha percorso diversi sentieri in lingue differenti, continenti, dalle strade alle parole, azioni e incendi. Il suo ricordo è rimasto vivo nell’azione multiforme che ci tiene legati ai nostri morti. E’ con questi gesti che l’ingranaggio dell’oblio, del silenzio e del pentimento è stato continuamente attaccato e sabotato, impedendo che le decisioni del compagno Mauricio Morales fossero divorate dal tempo o dal vortice dell’eccessiva informazione.

Sono trascorsi 10 anni, è vero che talvolta sembra un’eternità e a volte solo una manciata di secondi. Oggi ritorniamo con fermezza ai gesti che sono diventati permanenti durante questi anni, cercando di infondere nuove energie e trasformarle in un ottimo motivo per affilare il nostro rifiuto di questo mondo: oggi come ieri, la memoria è attacco. Non stiamo cercando di contribuire ad una esasperante, spettacolare e super-eroica immagine del nostro compagno. Come sempre, Mauri era una delle persone che rifiutano questo mondo, un compagno, non un’icona, che usando il proprio ingegno e la propria volontà ha deciso di realizzare l’azione scontrandosi con questa realtà imposta. Quella notte avrebbe potuto essere lui o un altro/a compagno/a ad aver deciso di armarsi con le proprie negazioni.

Solleviamo una memoria anarchica e iconoclasta, che lontana dal ricercare una continua riaffermazione o una disputa amara attorno alla proprietà del ricordo, è diretta in maniera offensiva contro questo mondo.

Invitiamo i vari compagni sparsi per il mondo – la tendenza che è sempre in minoranza, che cerca la distruzione di ciò che ci rende schiavi, le menti irrequiete – che contribuiscono ad una memoria di azione contro il dominio. Questo maggio siamo coscienti dell’esistenza di una doppia dimensione; da una parte il pretesto per la lotta anarchica, e dall’altra il sincero dolore per la perdita di un compagno amato. Noi crediamo che in maniera complementare possiamo moltiplicare e riprodurre i gesti della memoria: attività, pubblicazioni, scritte, azioni, incendi, scontri di strada. Tutto funziona, perché nulla viene lasciato in disparte.

Questa chiamata è per riprenderci quello che non è mai stato dimenticato, dando vita a questa continuità della prassi nell’attuale contesto, contribuendo così che le nostre morti rimangano pericolose alle orecchie dei potenti, azioni impossibili da recuperare da parte dei “cittadini progressisti” che ci separano e rigettando ogni espressione vittimista che intenda imporre un’immagine distorta del nostro compagno.

Queste parole sono un invito all’azione e alla propaganda, a moltiplicare i gesti contro il potere, gesti che distruggono la porta dell’oblio che si cerca di chiudere dietro Mauri, ma sono anche un invito a rafforzare le nostre capacità, a moltiplicare le occasioni di memoria, a riprodurre la lotta e generare un conflitto attuale contro il dominio.

Ai 10 anni: Per la memoria offensiva e un Maggio Nero in memoria di Mauricio Morales.

La nostra memoria nera continuerà a risuonare nelle fratture di questa cara pace sociale.

Nulla è finito, tutto continua!
La memoria è attacco.
-2019-

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https://325.nostate.net/wp-content/uploads/2019/04/llamado-MM-ingles.jpg10 Years: International call for agitation and action – For an offensive memory and a black May in memory of Mauricio Morales

“I will seek at the risk of my life, the best, the authentic freedom…”.
Mauricio Morales

Ten years ago, on May 22, 2009, an explosive device transported by anarchist comrade Mauricio Morales accidentally exploded before it could be installed in the Gendarmerie School in Santiago, Chile, making itself felt in black hearts. He made that institution and those who compose it visible as an objective to attack, thus generating a close relationship of solidarity between prisoners and action. But at that time the enemy did not receive a blow, this time the roar did not shake the jailers’ infrastructure; at that time the powerful explosion took Mauri’s life during that early morning.

Quickly the vultures of the different police, prosecutors, journalists and ministers came to scavenge and feast on the blood and body of Mauri. On this occasion, the death of an anarchist was the excuse to develop new thrusts in hunts against anti-authoritarian environments.

Since then memory has crossed different paths in different languages, continents, from the street, to words, actions and fire. His memory has remained alive in the multiform action that keeps us united with our dead. It is with these gestures that the machinery of oblivion, silence and repentance has been continuously attacked and sabotaged, preventing the decisions of comrade Mauricio Morales to be consumed in time or in the vortex of over-information.

It’s been 10 years, it’s true sometimes it seems like an eternity and sometimes it’s just a couple of seconds. Today we return strongly to the gestures that have been made permanent during this time, seeking to imbue new energies and transform them into an excellent reason to sharpen our denials of this world: Memory today as yesterday is attack. We do not seek to collaborate in exacerbating a distant, spectacular and superheroic image of our comrade; As always, Mauri was one of those who rejected this world, a companion, not an icon, who, using his ingenuity and will, decided to take action by the confrontation against this imposed reality. That night it could have been him or another compañerx that decided to arm himself with their denials.

We raise an anarchic and iconoclastic memory, that far from seeking the continuous reaffirmation or the bitter dispute over the property of memory, is directed offensively against this world.

We call the various companions scattered throughout the world, the tendency which is always a minority, that seeks the destruction of what makes us slaves, the restless minds that contribute to a memory of action against domination. This May, we are aware of the existence of a double dimension , on the one hand, the pretext for anarchic combat and on the other hand the honest sadness for the loss of a beloved companion. We believe that in a complementary way we can multiply and reproduce the gestures of memory: Activities, publications, murals, actions, fires, combat in the streets. Everything works, because nothing is left aside.

This call is to take back what has never been left behind, giving life to that continuity of practice in the current scenario, contributing so that our deaths remain dangerous to the ears of the powerful, actions which are impossible to recuperate by the “progressive citizens” that separate us and rejecting any victimizing expression that seeks to impose a distorted image of our comrade.

These words are a call to action and propaganda, to multiply the gestures against Power, gestures that destroy the door of forgetfulness that is sought to put on Mauri, but it is also an invitation to strengthen our capacities, to multiply the instances of memory, to reproduce the combat and generate a contemporary fight against dominion.

To 10 years: For the offensive memory and a black May in memory of Mauricio Morales.

Our black memory will continue to resonate in the ruptures of this precious social peace.

Nothing has finished, everything continues!
Memory is attack.
-2019-

[Text from 325.nostate.net].

(it-es) Santiago de Chile, Chile: Fiera della memoria anti-carceraria, in ricordo del compagno Mauricio Morales

Fiera della memoria anti-carceraria, in ricordo del compagno Mauricio Morales

Compagni/e, vi invitiamo a partecipare alla Fiera della memoria anti-carceraria in memoria di Mauricio Morales e degli 81 prigionieri assassinati dallo Stato, domenica prossima, 5 maggio, dalle ore 16:00, davanti alla prigione di San Miguel [a Santiago de Chile].

Ricordando un compagno anarchico che ha combattuto contro tutte le gabbie e la società carceraria fino all’ultimo giorno della sua vita, proprio di fronte alla prigione dove lo Stato e la Gendarmeria hanno ucciso 81 prigionieri l’8 dicembre 2010 ha un significato e un valore speciale.

Rivendichiamo una memoria storica di combattimento piena di esperienze che sfidano il dominio, in ogni possibile scenario e in qualsiasi momento; il disegno utilizzato nel poster era la copertina del bollettino numero 4 (1998) della pubblicazione “Libelo” fatta dal collettivo KaminaLibre della prigione di Alta Sicurezza.

L’appello è di incontrarsi di fronte alla prigione, uno spazio di memoria che le famiglie dei prigionieri assassinati stanno vincendo mese dopo mese, con determinazione, alimentando una fiamma che non si spegne.

Ti invitiamo a portare le tue fiere di propaganda con materiale anti-autoritario o autoproduzioni, per continuare a diffondere la peste nera. Durante il giorno ci saranno cibo vegano, informazioni sui/sulle compagni/e prigionieri/e e alcuni compagni condivideranno della musica.

La nostra memoria è nera,
il nostro cuore anche.

Biblioteca Antiautoritaria “Sacco e Vanzetti”

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https://325.nostate.net/wp-content/uploads/2019/04/5demayo.jpgFeria por la memoria anticarcelaria, en recuerdo del compañero Mauricio Morales

Compañerxs, lxs invitamos a hacerse parte de la Feria por la Memoria Anticarcelaria en recuerdo de Mauricio Morales y los 81 presos asesinados por el Estado, el próximo domingo 5 de mayo, desde las 16 hrs, frente a la cárcel de San Miguel [Santiago de Chile].

Recordar a un compañero anárquico que luchó contra todas las jaulas y la sociedad carcelaria hasta el último día de su vida, justo frente a la prisión donde el Estado y Gendarmería asesinaron a 81 presos el 8 de diciembre de 2010 tiene un especial significado y valor.

Reivindicamos una memoria histórica de combate repleta de experiencias que desafían al dominio, en todo escenario posible y en cualquier época, el dibujo utilizado en el afiche fue la portada del boletín número 4 (1998) de la publicación LIBELO que era realizada por el colectivo KaminaLibre desde la Cárcel de Alta Seguridad.

El llamado es a reunirnos frente a la cárcel, espacio de memoria que las familias de los presos asesinados han ido ganando mes a mes, con constancias alimentando una llama que no se apaga.

Lxs invitamos a llevar sus ferias de propaganda con material antiautoritario u oficios, a seguir propagando la peste negra. Durante la jornada habrá comida vegana, info de compañerxs presxs, butoh y algunxs compañerxs compartirán música.

NUESTRA MEMORIA ES NEGRA,
NUESTRO CORAZÓN TAMBIÉN.

Biblioteca Antiautoritaria Sacco y Vanzetti

[Text from 325.nostate.net].

(it-fr-es) Miserabili!

Miserabili!

Era tutto pronto fin dal mattino: giornalisti e dirette tv sulla tv nazionale…

Non si è fatto mancare nulla il miserabile magistrato di Torino, Roberto Sparagna, per mettere pressione su una banda di altrettanti miserabili (o giuria popolare capitanata dal giudice Alessandra Salvadori).

Un povero demente in cerca di visibilità che dopo aver traslocato dalla procura antimafia a quella per terrorismo, è riuscito ad arrivare dove per decine di anni altri miserabili dei suoi colleghi hanno fallito: associazione sovversiva con finalità di terrorismo.

Già me lo vedo tra qualche giorno seduto sulle poltrone di casa Vespa a “Porta a Porta”, in compagnia di qualche criminologa fallita a raccontare cosa sia l’anarchismo e come si divide in gruppi, gruppetti, buoni e cattivi e le sue gesta eroiche contro la F.A.I.-F.R.I.

Vorrei ricordare al miserabile sostituto procuratore che nonostante le pene elevate che hai ottenuto contro i nostri compagni, fratelli e sorelle Alfredo, Nicola, Anna, Marco e Alessandro, hai vinto una piccola battaglia… la guerra contro lo Stato ed i miserabili come te sarà lunga.

Sono cosciente che queste poche righe andranno ad aggiungersi ad un’altra quantità di merda che vomiterai sui prossimi atti giudiziari in corte d’appello, ma non è mio problema…

Non pensare mai che mi togli il sonno con le tue minacce perché già c’hanno provato i tuoi colleghi inquisitori in passato, e se oggi tu parli di me vuol dire che resto sempre in piedi e non arretro di mezzo millimetro. Inoltre continuerò a fare quello che so fare di meglio: prendere il tuo bel piano di merda e ribaltartelo contro.

Alfredo, Nicola, Anna, Marco e Alessandro non li vedrete mai seppelliti nei vostri lager!
Loro sono con noi ogni giorno, ora, minuti e istanti, e non mancheremo mai di fargli sentire il nostro calore, la nostra solidarietà e la nostra complicità fino a quando non li avremo di nuovo tra noi.

Questo sarà per loro e per tantissimi altri compagni anarchici detenuti in ogni lager del mondo.
Questo sarà fino a quando delle vostre istituzioni e delle vostre carceri non rimarranno che le ceneri.

Per sempre nemico vostro!
Per l’insurrezione, per l’Anarchia.

25/04/19
Gioacchino Somma

[Tratto da anarhija.info].

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Minables!

Tout était prêt depuis le matin : journalistes et directe télé sur les chaînes nationales…

Le minable Proc’ de Turin, Roberto Sparagna, ne manquait de rien, afin de mettre la pression sur une bande de minables comme lui (le jury populaire, guidé par la juge Alessandra Salvadori).

Un pauvre dément à la recherche de notoriété qui, après son déménagement du parquet anti-mafia à celui antiterrorisme, a réussi à arriver là où, pendant des dizaines d’années, d’autres minables collègues à lui ne sont pas parvenus : association subversive avec finalité de terrorisme.

Je le vois déjà, dans quelques jours, chez Vespa sur « Porta a Porta » [émission télé d’« information », très connue, menée par le journaflic Bruno Vespa], avec une quelconque criminologue ratée, en train de raconter qu’est ce qu’est l’anarchisme, comme il se divise en groupes, bandes, gentils et méchants, ainsi que ses propres actes d’héroïsme contre la FAI/FRI.

Je voudrais rappeler au minable Procurateur adjoint que, malgré les dures peines que t’as obtenu contre nos compagnons, frères et sœurs Alfredo, Nicola, Anna, Marco et Alessandro, tu n’a gagné qu’une petite bataille… la guerre contre l’État et ses minables serviteurs, comme toi, sera longue.

Je sais que ces quelques lignes iront s’ajouter au tas de merde que tu vomira dans les prochains dossiers judiciaires en Appel, mais ce n’est pas mon problème…

Ne pense pas que tu me fais peur avec tes menaces, tes collègues inquisiteurs y ont déjà essayé par le passé et si aujourd’hui encore tu parle de moi, cela signifie que je suis encore débout et que je ne recule pas, ne serait que d’une demi-millimètre. En plus, je continuerai à faire ce que je sais faire de mieux : prendre ton joli tas de merde et te le renvoyer.

Alfredo, Nicola, Anna, Marco et Alessandro, toi et tes semblables vous ne les verrez pas enterrés dans vos bagnes !
Ils sont avec nous chaque jour, à chaque heure, à chaque minute, à chaque instant et nous ne manquerons pas de leur faire sentir notre chaleur, notre solidarité et notre complicité, jusqu’à quand on les reverra à nouveaux parmi nous.

Cela vaut pour eux et pour les très nombreux compagnons anarchistes prisonnier dans toutes les prisons du monde.
Cela vaut jusqu’à quand, de vos institutions et de vos prisons, ne resteront que des cendres.

Toujours votre ennemi !
Pour l’insurrection, pour l’Anarchie !

25/04/2019
Gioacchino Somma

[Depuis attaque.noblogs.org].

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Miserables!

Todo estaba listo por la mañana: periodistas y señal en vivo en la televisión nacional…

El miserable magistrado de Turín, Roberto Sparagna, no perdió nada para presionar a una banda de hombres miserables (o jurado popular encabezado por la jueza Alessandra Salvadori).

Un pobre demente en busca de visibilidad que, después de pasar de la oficina del fiscal antimafia a la de terrorismo, logró llegar a donde fallaron durante décadas otrxs miserables colegas: una asociación subversiva con objetivos terroristas.

Ya lo veo en unos pocos días sentado en los sillones de la casa Vespa en «Porta a Porta», en compañía de algunxs criminólogxs explicando qué es el anarquismo y cómo se divide en grupos, grupos pequeños y bueno sobre sus hazañas heroicas contra la FAI-FRI.

Me gustaría recordarle al miserable fiscal adjunto que a pesar de las altas sanciones que han recibido nuestrxs compañerxs, hermanos y hermanas Alfredo, Nicola, Anna, Marco y Alessandro, ha ganado una pequeña batalla… la guerra contra el Estado y los miserables como tu será algo largo.

Soy consciente de que estas pocas líneas se agregarán a otra cantidad de mierda que vomitará en los próximos actos judiciales en el tribunal de apelación, pero no es mi problema…

Nunca pienses que nos quitas el sueño con tus amenazas porque tus compañerxs inquisidores en el pasado ya lo han intentado, y si hoy hablas de mí, significa que siempre estoy en pie y no medio milímetro detrás. También continuaré haciendo lo que mejor hago: toma tu hermoso plan de mierda y ponlo en tu contra.

¡Alfredo, Nicola, Anna, Marco y Alessandro nunca lxs verán enterradxs en tus prisiones!

Están con nosotrxs cada día, hora, minuto e instante, y nunca dejaremos de hacerles sentir nuestro calor, nuestra solidaridad y complicidad hasta que lxs tengamos nuevamente entre nosotrxs.

Esto será por ellxs y por muchxs otrxs compañerxs anarquistas en cada campo de concentración del mundo.

Esto será hasta que sus instituciones y sus prisiones queden en cenizas.

¡Por siempre vuestro enemigo!
Por la insurrección, por la anarquía!.

04.25.19
Gioacchino Somma

[Traducción: anarquia.info].

(it-en) Italia: Condanne per il processo “Scripta manent”

https://anarhija.info/library/i-u-italija-uvijek-visoko-uzdignute-glave-poziv-na-1.jpgCondanne per il processo “Scripta manent”

E’ stata emessa la sentenza di primo grado nel processo iniziato a giugno 2017 riguardante l’operazione “Scripta manent”, che il 6 settembre 2016 comportò l’arresto di cinque compagni anarchici e la notifica della custodia cautelare in carcere ad altri due compagni già prigionieri (Alfredo e Nicola). Le richieste di condanna proposte dal pubblico ministero R. Sparagna per 22 compagni anarchici imputati superavano i 200 anni.

Il 24 aprile, come riportato in Croce Nera Anarchica, sono state emesse le condanne:

Condannati i compagni anarchici Alfredo Cospito ad anni 20, Anna Beniamino ad anni 17, Nicola Gai ad anni 9, Alessandro Mercogliano e Marco Bisesti ad anni 5. Assolti gli altri imputati.

LA SALUTE E’ IN VOI! Continue reading

(it-en-fr) Italia: “Lo spirito continua” – Incendiato un ripetitore nei pressi di Rovereto

Tratto da roundrobin.info:

“Lo spirito continua” – Incendiato un ripetitore nei pressi di Rovereto

Apprendiamo dai media locali che nella notte fra il 15 e il 16 aprile a Terragnolo, vicino a Rovereto, ignoti hanno incendiato un ripetitore della RAI e della telefonia mobile. Lasciate le scritte: “Solidarietà con anarchici in galera”, “Contro videoconferenza e blocco posta”, “Lo spirito continua”.

Qui il link ad uno degli articoli dei media di regime.

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From 325.nostate.net:

Trentino, Italy: TV & Mobile Phone Tower Torched in Solidarity with Anarchist Prisoners

Local newspapers have reported that a TV and mobile phone tower was set on fire in Terragnolo, in the Potrich (Trentino) area on April 16th at around 10PM. Painted slogans reading “Solidarity With Anarchist Prisoners”, “Stop Video Conferencing” (which replaces prisoner transfers to court hearings), “Stop Blocking Mail” and “The Spirit Continues” were found at the site.

Of the four incendiary bottles used to start the fire, only one managed to ignite the cables, the other three that were located inside the electrical transformers failed to ignite due to ‘lack of oxygen’ according to the carabiniers [paramilitary police] in charge of the investigation. A person who lived nearby spotted the flames from the street and notified the fire brigade, however they arrived to late to prevent many of the cables from burning. This location is also part of a region that has been selected to experience the 5G network in the near future.

Technicians were able to restore TV service during the night, however mobile phone reception is still not properly restored.

Freedom For All,
Fire To The Prisons

Source and some good photos:

https://sansattendre.noblogs.org/post/2019/04/19/terragnolo-trentin-italie-incendie-dune-antenne-relais-en-solidarite-avec-les-anarchistes-incarceres-16-avril-2019/

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Depuis sansattendre.noblogs.org:

Terragnolo (Trentin), Italie : Incendie d’une antenne relais en solidarité avec les anarchistes incarcérés – 16 avril 2019

On apprend par les journaux locaux qu’un relais de téléphonie et de télévision a été incendié à Terragnolo, dans la zone de Potrich (Trentin) le 16 avril vers 22h. Les tags « Solidaires avec les anarchistes en prison, contre la visioconférence (qui remplace les transferts aux audiences) et le blocage du courrier » et « l’esprit continue » ont été retrouvés sur place.

Sur les quatre bouteilles incendiaires utilisées, une seule aurait pris contre les câbles, les trois autres situées à l’intérieur des transformateurs électriques ayant fait long feu, « faute d’oxygène » selon les carabiniers chargés de l’enquête. C’est un voisin apercevant les flammes depuis la route qui a prévenu les pompiers, arrivés trop tard pour empêcher de nombreux câbles de se consumer. Cet emplacement fait par ailleurs partie de ceux retenus pour expérimenter la 5G dans le coin.

Les techniciens ont réussi à remettre la télévision au cours de la nuit, mais la téléphonie mobile restait, elle, très perturbée.

Liberté pour toutes et tous,
feu aux prisons !

(it) Italia: Presidi alle carceri di Ferrara, Tolmezzo e L’Aquila (28/04/2019)

Domenica 28 aprile 2019
Presidi alle carceri di Ferrara, Tolmezzo e L’Aquila
In solidarietà agli anarchici e alle anarchiche prigionieri/e

Carcere di Tolmezzo (via Paluzza 77): Ore 14.00.
Carcere di Ferrara (via Arginone 327): Ore 13.00.
Carcere de L’Aquila (via Amiternina 3, località Costarelle di Preturo): Ore 13.00.

[Tratto da paginecontrolatortura.noblogs.org: qui e qui].

(en-it) Athens, Greece, 22.03.19: Grenade Attack Against the Russian Consulate by FAI / FRI Revenge Cell “Mikhail Zhlobitsky”

From 325.nostate.net and mpalothia.net:

Athens, Greece: Grenade Attack Against the Russian Consulate by FAI / FRI Revenge Cell “Mikhail Zhlobitsky”.

We assume responsibility for the grenade assault on the Russian Consulate on Tzavella Street in Chalandri [suburb in Northern Athens] on March 22.

Each state seeks continuity, which is of particular importance both for its existence and for the preservation and expansion of its vital space. We define the vital space of a state structure as a concept that raises every economic and spatial interest. Applying this policy to us is what we commonly call imperialism. This policy is not a strategic choice of a state, but it is indistinguishable from its very existence. Automatically, each state applies or follows the imperialist policy of an alliance in that country. This position comes to overthrow the rhetoric of the holy fellowship of the smaller ones in dynamic states towards the more powerful ones, which the left has been trying to make for years and parts of the anarchist space embraces. Over the years, many alliances have been built up and, as a result, many skirmishes, depending on the interests at stake. Under the veil of these inter-axiomatic contrasts in combination with the economic and political conjuncture, discrepancies in the dynamics of each state are created or adjusted. Relationships between states have always been a dynamic condition that is modified on the subject rather than a static situation.

On the basis of the above parameters, since the middle of the last century, there are two states that have predominantly dominated the world chessboard, the US state and the state of Russia (up to 1991 as the USSR). A common mistake we find in leftist approaches is that these two states are two poles of continual conflict, deliberately disregarding the synthetic (geo) political strategies they have drawn over the years from the division of political influence zones into the Yalta conference in February 1945, as well as political support for military interventions inside Syria. A piece of the same narrative carries a highly unilateral critique of so-called “American imperialism,” while turning a blind eye to Russia’s expansive politics by burying many of the war crimes it has committed. We do not make any distinction between these two states, as we consider our policies equally hostile.

Recalling the ghosts of the past

Bourgeois democracy in Russia was established in 1991 after the fall of the communist regime. For so many years, we have perceived a pervasive nostalgia for the political management of the Soviet Union, which seems totally stupid to us because, with the justification of any political changes to the regimes, some seem to consciously ignore the same power of authority that governs the existence of the state itself. These nostalgists also ignore and often defend the USSR’s expansive aspirations by flushing this strategic choice of a state-friendly country, since they consider it a “red” war to enforce the socialist regime. They have attempted to break the criminal policy of the 1979 military intervention in Afghanistan, the long-suffering repression of the 1956 rebellion of Hungary, the violent interference and enforcement of Czechoslovakia (1968), and especially the invasion of Poland 1939, where millions of people were massacred in collaboration with Nazi Germany. Somewhere here we want to point out that when we talk about military tactics and military interventions, we mean the constant strategy of terrorizing and murdering the civilized people for the more effective enforcement of the occupying army. It is obvious to us that an army invading another country, apart from the direct frontal confrontation with the rival troops, has the political choice to diffuse the feeling of fear and insecurity in the civilian population. This is achieved through multiple bombings in various parts of the public domain (often in schools and hospitals), while at the same time destroying production structures with the ultimate goal of physically depriving citizens. It seems ridiculous and hypocritical to read tearful analyzes of the bombing of the US state, while ignoring Russian crimes.

Another tangible example of the practices of this troubled state was the management of relations with Ukraine’s anarchist black army of Nestor Machno. The then Communist leadership took advantage of the dynamics and the fighting skills of this army by doing joint ventures against the White Army Nationalists. Then, when it felt that it had nothing more to gain from this partnership, it realized that the ideological and political interests of the two sides were in conflict, since the anarchists of Ukraine did not support the communist model, and the Bolsheviks decided to exterminate them politically, of course. The Communists did not want to allow the existence of an anarchist structure in such a near-spatial field, as they had to deal with their own internal political opponents. The regime itself had mobilized, for the domestic repression of political opponents of every political origin, the Cheka (an identical organization of the Greek Communist Party’s GUN), which initially assassinated nationalists and defenders of the Tsarist regime and later anarchists, Trotskyists, and even Stalinists who chose to disagree with any decisions of the central political line in the name of sociopolitical uniformity and totalitarianism.

Power is “regenerated”, rot is perpetuated

Russia, after the restoration of the free market system in the country and the fall of communist totalitarianism, has evolved into a new type of autocracy with a democratic mantle. To rebuild its economic and political prestige, as expected, it has continued and continues to date geopolitical demands and defending its interests in transnational skirmishes. At the top of the political leadership, the same president, who is faithful to the tradition of Russia, has been steadfastly committed to creating for himself a profile as a leader who is something of a glorious tsar and a robust general secretary. At the top of the economic elite, there is a powerful class of wealthy oligarchs, which is a new version of the aristocracy. Orthodoxy, conservatism and old traditions have remained unchanged in time, despite the change of regimes and are the pillars of the new seemingly reborn Russia. These pillars have been well established since socialist times and have been preserved in a suffocating environment of very intense governmental autarchism. The above concepts compose the puzzles of an incomparable social ethics, resulting in the disciplining, apathy and inactivation of the most deprived social groups to date. While nationalism and chauvinism dominate the social sphere of Russia; at the same time, every sign of opposition to the dominant norms, every radical expression, every kind of activism, any aggressive mood for power is mercilessly hit by a powerful state mechanism that retains the reflexes of socialist repression. In particular, in February 2018, several anarchists were arrested, tortured and jailed for hanging banners saying “The FSB is the main terrorist” and for participation in Narodnaya Samooborona. A few months earlier, FSB arrested and tortured 8 anarchists to confess that they were part of the Network. The craze of state repression to eliminate anarchist action did not stop there. Last February, 10 comrades were put in state hostage, during which they were beaten and electric shocked to confess their guilt and “give up” their companions. Azat Miftahov, who is accused of building explosives and joining Narodnaya Samooborona, remained in the hands of the state in opposition to his comrades, who were eventually tortured and released.

On Oct. 31, 17-year-old anarchist Mikhail Zhlobitsky invaded the offices of the FSB (Federal Security Office and successor to the KGB) in Arkhangelsk, triggering an explosive device, causing serious damage to the building, injuring three officials and losing his own life. When the news came to our ears, there was a feeling of deep sorrow in the death of our brother who we may never have known, but we feel we’ve known for years because our choices are common to the same hateful enemies. Our feelings about Mikhail made these words, words that are not just hollow and wooden, words that are soaked and charged with rage, words that when spilled on the paper flew sparks and triggered our desire to pull the fork from the grenade and send it to the Russian Consulate’s office, giving shape to our most rabid need for revenge. The nightmare that the comrade gave birth to FSB federal cops, will be revived every time we or some other comrade decides to attack. Mikhail, like any comrade who gave his life for Anarchy, will again take flesh and bones through retaliatory actions and sow terror into the pathetic journalists and the worried cops and judges. As a minimum sign of respect for our deceased partner, we chose to give his name to the attack we made.

Strength and solidarity to the anarchists Yuliy Boyarshinov, Vasiliy Kuksov, Dmitriy Pchelintsev, Arman Sagynbaev, Andrey Chernov, Ilya Shakurskiy, Igor Shishkin, Viktor Filinkov, those arrested on February 1, 2019 and Azat Miftahov.

Do you hear the noise coming from far away? They are desperate screams from torture rooms. The harsh blows of the bullets in body. The creepy sound made by the body when the current passes through it during the electric shock. They are nearby, asking for their lost comrades and wondering if they are still alive or if they are in a secret detention center. It is mourning, angry, but also numb for the little one who took revenge by giving his own life. They are our comrades and they suffer. Listen carefully…

FAI / FRI Revenge Cell ‘Mikhail Zhlobitsky’

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Tratto da roundrobin.info:

Atene, Grecia, 22.03.2019: Attacco contro il consolato russo

Nei vostri incubi, i nostri morti vengono per primi

Ci assumiamo la responsabilità dell’attacco con una granata al consolato russo in Via Tzavella a Halandri (nord di Atene) il 22 marzo.

Ogni stato cerca la continuità, che è di particolare importanza sia per la sua esistenza che per la conservazione e l’espansione del suo spazio vitale. Definiamo lo spazio vitale di una struttura statale come un concetto che riunisce ogni interesse economico e spaziale. L’attuazione di questa politica è per noi ciò che comunemente chiamiamo imperialismo. Questa politica non è una scelta strategica di uno stato, ma è inseparabile dalla sua stessa esistenza. Ogni stato attua o segue automaticamente la politica imperialista di un paese alleato in quel paese. Questa posizione viene a mettere da parte la retorica di santificare gli stati più piccoli contro gli stati più forti, che la sinistra cerca di vendere da anni ed è abbracciata da frammenti del movimento anarchico. Nel corso degli anni sono state costruite molte alleanze e, di conseguenza, sono state combattute molte battaglie, a seconda degli interessi in gioco. Sotto il velo di questi contrasti interautoritari, combinati con il contesto economico-politico, si creano o si aggiustano divergenze nelle dinamiche di ogni stato. Le relazioni tra gli stati membri sono sempre state una condizione dinamica che si è modificata su queste basi e non una situazione statica.

Sulla base dei parametri sopra riportati, dalla metà del secolo scorso, ci sono due stati che hanno dominato in maniera predominante la scacchiera mondiale, lo stato degli Stati Uniti e lo stato della Russia (fino al 1991 come URSS). Un errore comune che troviamo negli approcci di sinistra è che questi due stati sono i due poli di un conflitto continuo, ignorando deliberatamente le strategie (geo)politiche sintetiche che sono state portate avanti negli anni, dalla divisione delle zone di influenza politica nella conferenza di Yalta nel febbraio del 1945, fino al supporto politico agli interventi militari in Siria. Parte della stessa narrazione porta avanti una critica fortemente unilaterale al cosiddetto “imperialismo americano”, chiudendo un occhio sulla politica espansionista della Russia e seppellendo molti dei crimini di guerra che ha commesso. Non facciamo alcuna distinzione tra questi due stati, in quanto consideriamo le loro politiche altrettanto ostili.

Ricordare i fantasmi del passato

La democrazia borghese in Russia è stata fondata nel 1991 dopo la caduta del regime comunista. Per molti anni, abbiamo visto una nostalgia pervasiva per la gestione politica dell’Unione Sovietica, che riteniamo totalmente stupida perché, con la giustificazione di qualsiasi cambiamento politico dei regimi, alcuni sembrano ignorare consapevolmente la stessa continuità autoritaria che governa l’esistenza di ciascuno stato.
Questi nostalgici, inoltre, ignorano e molte volte difendono le ambizioni espansioniste dell’URSS riproponendo la scelta strategica di uno stato amico, poiché le considerano una guerra “rossa” per l’imposizione del regime socialista.

Hanno tentato di salvare la politica criminale dell’intervento militare in Afghanistan nel 1979, la repressione omicida della rivolta in Ungheria (1956), la violenta interferenza e implicazione negli affari interni della Cecoslovacchia (1968) e, soprattutto, l’invasione della Polonia nel 1939, dove milioni di persone sono state massacrate in collaborazione con la Germania nazista. Da qualche parte qui vogliamo sottolineare che quando parliamo di tattiche di guerra e di interventi militari, intendiamo la costante strategia di terrorizzare ed uccidere la popolazione civile per un più efficace rafforzamento dell’esercito di occupazione. Va da sé che un esercito che invade un altro paese, oltre a confrontarsi direttamente con le truppe avversarie, fa la scelta politica di diffondere paura e insicurezza tra la popolazione civile.

Ciò si ottiene attraverso numerosi bombardamenti in vari luoghi pubblici (molte volte scuole e ospedali), mentre si distruggono le strutture produttive con l’obiettivo ultimo di un impoverimento fisico dei cittadini. A noi sembra ridicolo e ipocrita leggere comunicati strappalacrime a seguito dei bombardamenti degli Stati Uniti, mentre si ignorano i corrispondenti crimini della Russia.

Un altro esempio eclatante delle pratiche di questo stato disgustoso è stata la gestione dei rapporti con l’armata nera anarchica ucraina di Nestor Mahno. L’allora leadership comunista ha approfittato delle capacità dinamiche e militari di questo esercito organizzando operazioni congiunte contro i nazionalisti dell’”Esercito bianco”. In seguito, quando valutò che non poteva ottenere nulla di più da questa alleanza, si rese conto che gli interessi ideologici e politici delle due parti erano in conflitto, siccome gli anarchici dell’Ucraina non supportavano il modello comunista, e i Bolscevichi decisero di distruggerli politicamente e fisicamente. I comunisti non volevano permettere l’esistenza di una struttura anarchica in un’area così vicina dal punto di vista spaziale, siccome dovevano gestire i loro oppositori politici interni.

Il regime stesso aveva mobilitato, per la repressione interna dell’opposizione politica di qualsiasi tipo, la CECA (un’organizzazione identica al GUN del Partito Comunista Greco), che ha assassinato inizialmente nazionalisti e difensori del regime zarista e, successivamente, anarchici, trozkisti ma anche stalinisti che non condividevano tutte le decisioni della linea politica centrale, in nome dell’uniformità socio-politica e del totalitarismo.

Il potere viene “rigenerato”, il marcio perpetuato

La Russia, dopo il ripristino del sistema del libero mercato nel paese e la caduta del totalitarismo comunista, si è trasformata in un nuovo tipo di autocrazia con un mantello democratico. Per ricostruire il suo prestigio economico e politico, come previsto, ha continuato e continua ancora oggi ad avanzare rivendicazioni geopolitiche e a difendere i suoi interessi nelle scaramucce transnazionali. In cima alla leadership politica rimane saldamente lo stesso presidente, che, fedele alla tradizione della Russia, si è preso cura di crearsi un profilo da leader che ha allo stesso tempo qualcosa di un glorioso zar e di un robusto segretario generale. Al vertice dell’élite economica c’è una potente classe di ricchi oligarchi, che è una nuova versione dell’aristocrazia.

Ortodossia, conservatorismo e vecchie tradizioni sono rimaste intatte nel tempo, nonostante il cambiamento di regimi, e sono i pilastri della Nuova Russia, apparentemente rinata. Questi pilastri sono stati gettati fin dai tempi del socialismo e sono stati preservati in un ambiente soffocante di autarchia statale molto intensa. Questi concetti costituiscono il puzzle di un’etica sociale fittizia, che porta alla repressione, l’apatia e la passivizzazione della maggior parte dei gruppi sociali più disagiati fino ad oggi. Mentre il nazionalismo e lo sciovinismo dominano la sfera sociale della Russia, allo stesso tempo ogni segno di opposizione alle norme dominanti, ogni espressione radicale, ogni tipo di attivismo, ogni atteggiamento aggressivo verso l’autorità viene colpito senza pietà da un potente apparato statale, che conserva i riflessi della repressione socialista.

Più precisamente, nel febbraio 2018 diversi anarchici sono stati arrestati, torturati e messi in prigione per aver appeso striscioni che dicevano “L’FSB è il principale terrorista” e per aver fatto parte dell’organizzazione Narodnaya Samooborona. Pochi mesi prima L’FSB arrestò e torturò 8 anarchici per far loro ammettere che facevano parte dell’organizzazione “Network”. La furia della repressione statale per eliminare l’azione anarchica non si è fermata lì. Lo scorso febbraio, 10 compagni sono stati presi in ostaggio, durante quel tempo hanno ricevuto pestaggi e scosse elettriche per confessare le loro colpe, e per infamare i loro compagni. Azat Miftahov, accusato di costruire esplosivi e di partecipare a Narodnaya Samooborona, è rimasto nelle mani dello stato, a differenza dei suoi compagni, che furono torturati e alla fine rilasciati.

Il 31 ottobre, il 17enne anarchico Mikhail Zhlobitsky entra negli uffici dell’FSB (Agenzia federale di sicurezza e successore del KGB) di Archangelsk, innescando un ordigno esplosivo, causando gravi danni all’edificio, ferendo tre funzionari e perdendo la vita lui stesso. Quando la notizia è arrivata alle nostre orecchie, è nato in noi un sentimento di profondo dolore per la morte di nostro fratello che potremmo non aver mai conosciuto, ma che sentiamo di conoscere da anni, perché facciamo le stesse scelte contro gli stessi odiati nemici. I nostri sentimenti per Mikhail hanno modellato queste parole, parole che non sono solo vuote e di legno, parole che sono impregnate e cariche di rabbia, parole che quando versate sulla carta hanno gettato scintille e acceso il nostro desiderio di estrarre la sicura della granata e lanciarla agli uffici del consolato russo, dando forma al nostro più furioso bisogno di vendetta.

L’incubo che il compagno, con la sua azione, ha fatto nascere nei poliziotti federali dell’FSB tornerà a prendere vita ogni volta che noi o un altro compagno decidiamo di attaccare armati. Mikhail, come ogni compagno che ha dato la sua vita per l’Anarchia, tornerà in carne e ossa attraverso azioni di guerriglia e seminerà terrore tra i patetici giornalisti di news 8 e tra i preoccupati sbirri e giudici. Come minimo segno di rispetto per il nostro compagno morto, abbiamo scelto di dare il suo nome all’attacco che abbiamo effettuato.

Forza e solidarietà agli anarchici Yuliy Boyarshinov, Vasiliy Kuksov, Dmitriy Pchelintsev, Arman Sagynbaev, Andrey Chernov, Ilya Shakurskiy, Igor Shishkin, Viktor Filinkov, ai detenuti del 1 ° febbraio 2019 e Azat Miftahov.

Senti il rumore che arriva da lontano? Sono le urla disperate dalle stanze delle torture. I duri colpi delle pallottole nei corpi. Il suono inquietante che fa il corpo quando la corrente lo attraversa durante l’elettroshock. Sono vicini, chiedendo dove sono i loro compagni scomparsi e domandando se sono ancora vivi o se sono in qualche cella segreta. È lutto, arrabbiato ma anche intorpidito per il ragazzo che si è vendicato dando la propria vita. Sono i nostri compagni e stanno soffrendo. Ascolta attentamente…

Cellula di vendetta FAI / FRI
Nucleo” Mikhail Zhlobitsky”

(it-fr) Firenze, Italia: Processo per l’operazione “Panico” – Resoconto dell’udienza del 18 aprile 2019 ed ennesima nuova calendarizzazione

https://anarhija.info/library/g-p-grecia-per-i-13-anni-di-carcere-a-irianna-14-0-1.jpgResoconto dell’udienza del 18 aprile 2019 ed ennesima nuova calendarizzazione

Oggi è iniziata con l’inghippo iniziale: le trascrizioni peritali delle intercettazioni ambientali, manco complete (cioè mancavano alcune di quelle richieste dai PM perché hanno sbagliato a far le fotocopie delle richieste) erano state depositate settimana scorsa, in particolare quella che per l’accusa è considerata più “incriminante” per Paska. Invece che “gli ho messo un bombone in bocca a casapound” però, il perito ha sentito e trascritto “è venuto a mettere un bombone ecc.” L’accusa si dev’essere risentita, perchè ha insistito affinché il perito riascoltasse l’audio e si avvalesse dell’aiuto di uno studio di registrazione per “pulire” il suono. Dopo queste pressioni, il perito ha infine ritrascritto quest’intercettazione con l’interpretazione dell’accusa, solo che poi l’ha depositata solo ieri alle 17:00, e quindi non era stato possibile per la difesa ritirarne copia prima di stamattina.
La difesa ha dunque chiesto il rinvio per l’impossibilità di condurre il controesame sul perito. Il giudice lì per lì ha detto qualcosa tipo “non c’è tempo”, senza rispondere formalmente alla richiesta e ha fatto iniziare l’udienza.
Ha deposto Monti, il perito in questione; su richiesta del giudice si è ascoltato il famoso audio. Non si sentiva granché, voci sovrapposte indistinguibili, sia nell’audio originale, quasi peggio in quello “pulito”. E’ stato ascoltato diverse volte. Al che Monti ha descritto i passaggi detti prima, e quando ha detto la sua conclusione, cioò che riteneva di doversi correggere perché effettivamente aveva detto “ho messo un bombone”, dal pubblico si è levato un sarcastico applauso e delle voci meno sarcastiche, al che il giudice ha fatto sgomberare l’aula dai compagni presenti tra il pubblico, che sono stati poi fermati dalla digos nella zona fumatori, mentre la celere è stata fatta entrare in tribunale ed aspettava poco lontano.
In assenza del suo avvocato, Paska ha deciso di autodifendersi, e in questa circostanza ha preso la parola per dichiarare che riconosce la voce intercettata come sua, ma che le parole che gli vengono attribuite non sono mai state pronunciate.
Sono stati poi nominati dei nuovi periti per le intercettazioni, che però hanno espresso delle perplessità sul riuscire a finire il lavoro in periodo di festività sotto pasqua.
L’udienza è proseguita parlando della macchina della madre di Paska, che la digos, nella sua testimonianza, sostiene di aver notato parcheggiata sotto il Panico il 2 e 3 gennaio, mentre il suo telefono risultava altrove. La difesa ha chiesto che si rinviasse l’argomento a una data in cui fossero presenti i legali di Paska, il giudice ha negato e ha fatto proseguire. Anche qui quindi Paska si è dovuto difendere da solo, e ha dichiarato che lui dal 31 in poi era a festeggiare altrove, assieme al suo telefono, e che la macchina l’aveva con sé e quindi la digos si dev’essere sbagliata.
Ha testimoniato pure un altro digos su un controllo di Ghespe effettuato in strada il 30/12, questo al fine di controbattere l’elemento difensivo della cartella clinica di Ghespe e la radiografia del suo piede fratturato a fine dicembre ’17. Il digos ha ovviamente detto che durante il fermo ghespe stava in piedi, senza gesso e non ha notato alcuna anomalia nella sua andatura. Continue reading

(it-en) Grecia: Il compagno anarchico Panagiotis Argyrou è stato scarcerato

Grecia: Il compagno anarchico Panagiotis Argyrou è stato scarcerato

Panagiotis Argyrou era stato arrestato il 1° novembre 2010, dopo un anno di vita in clandestinità durante una campagna della Cospirazione delle Cellule di Fuoco per inviare pacchi-bomba ai leader europei, agli uffici delle istituzioni europee e alle ambasciate di paesi stranieri.

Lui ha immediatamente rivendicato la piena responsabilità politica per la sua partecipazione nella Cospirazione delle Cellule di Fuoco, ed è rimasto in carcere 8 anni e 5 mesi con condanne pesanti che avevano raggiunto un totale di 220 anni, prima del secondo grado (prima sentenza: “Caso Halandri” 37 anni, “Caso Bombe” 10 anni, “Caso Progetto Fenice” 21 anni, caso che includeva tutte le azioni della Cospirazione delle Cellule di Fuoco 23 anni, “Caso Piano di fuga” 115 anni, caso per l’incendio dell’autobus cittadino 7 anni). Dopo aver scontato 1/2 e 1/3 della sua sentenza accorpata (25 anni), il compagno è stata rilasciato l’8 aprile 2019.

Libertà per tutti!
Finché l’ultima prigione sarà distrutta!
Sosteniamo moralmente, materialmente e politicamente i combattenti detenuti…

Fondo solidale per combattenti imprigionati e perseguitati

[Tratto da anarhija.info].

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Greece: Anarchist Comrade Panagiotis Argyrou Released from Prison

Panagiotis Argyrou was arrested on November 1st, 2010, following over a year of living in illegality during a campaign by the Conspiracy of Cells of Fire to send parcel bombs to European leaders, offices of European institutions and embassies of foreign countries.

He immediately claimed full political responsibility for his involvement in the Conspiracy of Cells of Fire and remained in prison for 8 years and 5 months with several convictions against him that reached a total of 220 years before the second instance (initial sentences: Halandri Case 37 years, Bombs Case 10 years, Phoenix Project Case 21 years, case involving all actions by Conspiracy of Cells of Fire 23 years, Escape Plan Case 115 years, City Bus Arson Case 7 years). After serving 1/2 and 1/3 of his merged sentence (25 years under the sentence cap), the comrade was released on the 8th of April, 2019.

Freedom to all!
Until the last prison has been destroyed!
We support the imprisoned fighters morally, materially and politically…

Solidarity Fund for Imprisoned and Persecuted Fighters

[From mpalothia.net].

(it) Firenze, Italia: Senza tregua per l’anarchia (20/04/2019)

Senza tregua per l’anarchia

Testo d’indizione del presidio solidale con gli anarchici prigionieri ed imputati a seguito dell’operazione “Panico” (di cui il 9 maggio vi sarà la sentenza) e delle altre operazioni e vicende repressive.

Sabato 20 aprile 2019 – Presidio di solidarietà – Ore 16.00
Piazza dell’unità – zona Santa Maria Novella – Firenze

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(it-fr) Cremona, Italia: Quello che non vi dicono. Libertà per Tommy

Quello che non vi dicono. Libertà per Tommy

Nella mattinata di mercoledì 10 aprile si è svolto il processo a carico di Tommy, un nostro compagno che ha tentato di resistere ad un fermo di polizia sotto casa di un fascista (che nei giorni precedenti si era messo in mostra con alcune provocazioni vigliacche) nel pomeriggio di venerdì 5 aprile. Fuori da un tribunale militarizzato, un gruppo di compagne e compagni ha espresso la propria solidarietà ribadendo che è giusto attaccare polizia e fascisti. Durante il presidio alcuni giornalisti hanno cercato di rendere omaggio al loro lavoro di infami (ben protetti dalla polizia) ed è volato qualche insulto nei loro confronti, soprattutto alla nota giornalista de ”La Provincia” Francesca Morandi, confermandosi avanguardia dei pennivendoli di regime nostrani.

Dopo circa un’ora è uscita la sentenza: un anno, otto mesi e dieci giorni di reclusione per Tommy per le accuse di resistenza, danneggiamento aggravato, lesioni, minacce e oltraggio. Nelle prossime ore capiremo se verrà accolta la richiesta di scarcerazione, se dovrà scontare la detenzione domiciliare o rimarrà in carcere.

Dopo la sentenza alcuni refrattari all’autorità hanno passeggiato nelle vie del mercato, volantinando e passando a trovare l’amato Sindaco Galimberti davanti alla sua sede elettorale insieme ad una soave musica di protesta. Ci si è fermati inoltre nel luogo dove è stato arrestato Tommy ribadendo la propria complicità con il compagno e l’odio per i fascisti, senza dimenticarsi qualche regalino sul portone di casa della merda fascista (luogo trasformatosi magicamente in bar per la stampa locale).

Nel ringraziare tutte le amiche e gli amici, i compagni e le compagne che hanno portato la loro preziosissima solidarietà a Tommy, non resta che ribadire: «… Contro sbirri e fascisti, più vetri rotti! Ribaltiamo questo mondo… Tommy libero! Tutte e tutti liberi!».

Aggiornamento:

Il giudice ha respinto la richiesta di scarcerazione per Tommy.

Per scrivergli:

Tommaso Fontana 
C. C. Cà del Ferro
via Palosca 2
26100 Cremona

Tommy libero! Tutte e tutti liberi!

[Tratto da csakavarna.org].

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Ce qu’ils ne vous disent pas. Liberté pour Tommy

Dans la matinée du mercredi 10 avril, a eu lieu le procès contre Tommy, l’un de nos compagnons qui a tenté de résister à une arrestation policière sous la maison d’un fasciste (qui, les jours précédents, avait fait preuve de quelques lâches provocations) vendredi 5 avril dans l’après-midi. Devant un tribunal militarisé, un groupe de compagnons a exprimé sa solidarité en réaffirmant qu’il est juste d’attaquer la police et les fascistes. Pendant le rassemblement, quelques journalistes ont essayé de rendre hommage à leur travail d’infâmes (bien protégé par la police) et quelques insultes ont volé, surtout pour la célèbre journaliste de « La Provincia » Francesca Morandi, se confirmant comme l’avant-garde des pennivendoli* de notre régime.

Au bout d’une heure environ, la sentence a été prononcée : un an, huit mois et dix jours d’emprisonnement pour Tommy pour des accusations de résistance, dommages aggravés, blessures, menaces et outrage. Dans les prochaines heures, nous verrons si la demande de libération sera accordée, s’il purgera sa peine à domicile ou s’il restera en prison.

Après la sentence, quelques réfractaires de l’autorité ont marché dans les rues du marché, en tractant et en allant trouver le bien-aimé maire Galimberti devant son siège électoral avec une douce musique de protestation. Nous nous sommes également arrêtés à l’endroit où Tommy a été arrêté, réitérant notre complicité avec le compagnon et notre haine pour les fascistes, sans oublier quelques petits cadeaux sur la porte d’entrée de la merde fasciste (un lieu qui s’est magiquement transformé en bar pour la presse locale).

En remerciant tous les amis, compagnons et compagnonnes qui ont apporté leur précieuse solidarité à Tommy, il ne reste plus qu’à réitérer : « …contre les flics et les fascistes, plus de vitres cassées ! Renversons ce monde..Tommy libre ! Tous  et toutes libres ! ».

* Pennivendoli : écrivains-vendus, personne qui se met au service de qui lui procurera le plus d’avantages économiques et autres.

Mise à jour :

Le juge a rejeté la demande de libération de Tommy.

Pour lui écrire :

Tommaso Fontana 
C. C. Cà del Ferro
via Palosca 2
26100 Cremona
Italia

Tommy libre ! Liberté pour tous !

[Depuis cracherdanslasoupe.noblogs.org].

(it-fr) Firenze, processo per l’operazione “Panico”: Aggiornamenti dall’udienza del 4 aprile 2019 e nuova calendarizzazione delle udienze

https://anarhija.info/library/g-p-grecia-per-i-13-anni-di-carcere-a-irianna-14-0-1.jpgAggiornamenti dall’udienza del 4 aprile e nuova calendarizzazione delle udienze

All’udienza era presente Paska ed una decina di compagni. All’inizio Paska ha fatto una breve dichiarazione per mettere a conoscenza del fatto che gli sta venendo fotocopiata la corrispondenza nonostante non sia sottoposto a censura da parte dell’autorità giudiziaria. Per questo, vista la persistenza di una fastidiosa ulteriore sorveglianza nei suoi confronti, è rinnovata l’importanza di scrivergli per mostrare la nostra solidarietà per lui, e la nostra ostilità nei loro confronti. Successivamente ha deposto la Digos in merito all’attribuzione di identità dei conversanti in alcune intercettazioni ambientali. Continue reading

(it) Cosa vogliono gli anarchici?

Nota bene: La persona tratta in arresto a Zurigo il 29 gennaio 2019 per le accuse relative ad un attacco incendiario contro diversi veicoli dell’esercito svizzero a Hinwil (Zurigo) il 27 settembre 2015, per un attacco incendiario contro l’antenna radio per le comunicazioni della polizia a Waidberg (Zurigo) il 10 luglio 2016 e per l’inserimento di manifesti (la polizia crede di conoscere una data per questo, il 16 novembre 2017) nella vetrina della Biblioteca Anarchica Fermento che presumibilmente invitavano a causare “danni alla proprietà e violenza contro aziende e persone che fanno parte dello sviluppo del carcere Bässlergut a Basilea e alla costruzione del PJZ a Zurigo”, nel mese di settembre 2019 ha consapevolmente collaborato con la polizia svizzera redigendo e depositando presso l’ufficio della pubblica accusa una dichiarazione in cui rende affermazioni che potranno essere utilizzate dalle forze dell’ordine contro un compagno anarchico latitante e ricercato da luglio 2016 per le stesse azioni. Oltre a ciò, ha rivolto i sospetti verso alcuni amici e conoscenti. L’ex gruppo di solidarietà ha diffuso un testo su questa miserabile vicenda.


Quello che segue è un contributo inviato da un compagno detenuto nel carcere di Zurigo (Svizzera) alla discussione pubblica Cosa vogliono gli anarchici?, tenutasi presso la biblioteca anarchica Fermento il 9 febbraio.
Il compagno in questione è stato arrestato il 29 gennaio scorso, accusato dell’incendio di una decina di veicoli dell’esercito nella base militare di Hinwil avvenuto nel settembre 2015, e di quello di una antenna-radio della polizia a Zurigo nel luglio 2016, oltre ad essere accusato di istigazione a delinquere – tramite l’affissione di un manifesto all’interno della biblioteca – ai danni del centro per immigrati di Bässlergut attualmente in costruzione a Basilea e del centro di Polizia e Giustizia a Zurigo.
In Svizzera, la carcerazione preventiva viene prorogata di tre mesi in tre mesi… e può durare diversi anni nell’attesa di un processo.


 

Cari compagni
In occasione della discussione attorno alla questione “Cosa vogliono gli anarchici?” voglio sedermi e mettere su carta alcune riflessioni che sicuramente vi arriveranno con un po’ di ritardo, dato che qui tutto deve passare attraverso la censura.
Cosa vogliono gli anarchici? Non stare in carcere. È questa la prima cosa che mi viene in mente. Ma ciò dimostra chiaramente, proprio come le porte blindate che ho davanti agli occhi, che volere qualcosa non è sufficiente. Senza le condizioni che permettano di afferrare l’oggetto della volontà nella realtà e di superarla con l’azione, ciò rimane la mera espressione di un desiderio, come capita a coloro che ancora credono in Babbo Natale o che, ormai adulti, credono in una forza oggettiva che influenza il mondo e che un giorno ci libererà. Si chiami essa Dio, Ragione, Dialettica o Progresso. Niente di simile.
Per gli anarchici, ognuno di questi principi astratti rappresenta lo stesso inganno. E può darsi che abbiamo riflettuto troppo poco sul fatto che presso gli antichi greci, prima di diventare sinonimo di dominio, archê designava il principio primario, alla base di tutto. È a partire da questo elemento religioso originario che si è sviluppata la giustificazione dell’autorità e infine del mostro dello Stato.
Quindi, in mancanza di Weltgeist [spirito del mondo], come lo chiamava Hegel, o di materialismo dialettico nella variante diretta di Marx, dobbiamo liberarci da soli. E perché questo accada, bisogna ovviamente volerlo. Ma la volontà può anche essere una prigione per noi. Per esempio, in certi momenti le atrocità che abbiamo attorno mi hanno fatto sentire più prigioniero fuori che dentro. Qui, la volontà viene necessariamente ridotta in un perimetro. Ma fuori si scontra con altri muri, meno evidenti e per questo motivo ancora più insidiosi. Sono questi che dobbiamo prima di tutto identificare e demolire pietra su pietra, affinché un giorno possano crollare i muri materiali delle prigioni.
Ecco perché non desidero parlare qui della bellezza dell’anarchia, della purezza dei principi anarchici. Si tratta di cose nobili a proposito delle quali possiamo fare riferimento a un intero secolo di propaganda anarchica. Intendo concentrare la mia attenzione meno sul problema del «Cosa» che su quello del «Volere».
Noi possiamo volere solo ciò che in un modo o nell’altro comprendiamo e che quindi riusciamo ad immaginare, foss’anche la più singolare delle utopie. Ciò significa che il nostro volere non è assolutamente libero come quelli su cui per molto tempo si è basata la tradizione volontaristica di tanti anarchici. Dipende dal nostro immaginario, dalla nostra cultura nel senso più ampio del termine. Questi non implicano soltanto la tradizione letteraria e l’istruzione generale, ma anche ciò che mangiamo e come, il modo in cui ci vestiamo, ci relazioniamo, comunichiamo, amiamo, in pratica tutti gli aspetti della vita quotidiana. In una società in procinto di far rientrare tutti questi aspetti in un cerchio chiuso amministrato dalla tecnologia, il potere si dà la possibilità di separare sempre più la cultura dalla realtà. Ciò non riguarda solo la massa maggioritaria degli esclusi, amministrati passivamente, ma anche coloro che occupano posti amministrativi. In tal senso, si può dire che la tecnologia abbia progressivamente incorporato lo Stato, le vecchie strutture di dominio politiche ed economiche.
Alcuni hanno usato il concetto di derealizzazione in un tentativo ancora stentato di comprendere questa evoluzione che ingloba tutto e che richiede tutti i nostri sforzi. Non bisogna intendere la tecnologia unicamente come un insieme di apparati, ma prima di tutto come un velo inconsistente di forme e contenuti che ricopre vieppiù la realtà, cercando di sostituirla come riferimento. Una volta sigillatosi questo cerchio, i contenuti culturali e il nostro immaginario non potranno più offrire sbocchi di azione liberatrice alla nostra volontà, che ha bisogno di avere almeno un contatto con la sostanza reale del potere (in tutti i suoi aspetti) e dello sfruttamento. La volontà di liberarsi si trasformerà in un mero surrogato di azioni simboliche, rinchiuse nel loro universo culturale di schemi di pensiero separati. Con slogan e simboli pesanti, chiacchiere e rituali dilaganti. Inutile sottolineare che anche gli anarchici sono influenzati da questa evoluzione. E questo può essere dovuto al fatto che crediamo un po’ troppo di avere la verità o il rosario dei principi in tasca, e non riteniamo necessario insistere nell’approfondimento dei problemi che, alla fin fine, pongono pur sempre la questione dell’agire nella realtà.
Gli anarchici hanno un’idea di libertà che non può essere suddivisa in gradazioni o per settori, né racchiusa in parole. Dal momento che non vogliono né un semplice adeguamento del dominio esistente, né l’avvento di un nuovo dominio sotto altre forme, devono partire da una visione globale. Il nostro pensiero è costretto ad afferrare il mondo in concetti e situazioni separati per agevolare la comprensione. Tuttavia, il mondo nella sua totalità, così come l’idea di libertà, è unico e indivisibile e trova spazio solo nel nostro cuore. Altrimenti, risulterebbe incomprensibile l’affermazione di Bakunin, secondo cui non possiamo essere veramente liberi finché un solo essere umano nel mondo si trovi in catene. Oggi più che mai, penso che abbiamo bisogno di imparare a non prestare attenzione solo alle parole che spesso sono fuorvianti, ma più al cuore, a ciò che risuona tra le parole. Se a comunicare sono solo le parole, la ricerca dell’affinità alla fine può essere vana. Un giorno qualcuno ha detto che colui che ha una testa d’asino non può scoprirsi all’improvviso un cuor di leone.
Mi sembra che oggi la sola via d’uscita per la ribellione sia di mirare direttamente al cerchio sopra menzionato. E questo include anche l’appropriazione dei mezzi culturali di cui il potere cerca di privarci a tutti i livelli. Un elemento è certamente la conoscenza sull’oggetto della volontà, la quale potrebbe diventare persino un ostacolo e perdere il contatto con la realtà qualora avesse una pretesa esclusiva. Un altro elemento, ancora più importante, è costituito da alcune qualità che possono apparire assai poco moderne, ma che sono la base per il superamento della volontà nell’azione: in primo luogo il coraggio, la determinazione, ma anche, nient’affatto in opposizione, l’amore nel suo fondamento universale, l’apertura nei confronti degli altri, la sensibilità, la creatività.

Il libro, che fino a un certo momento sembrava essere al centro dell’evoluzione culturale, è diventato un oggetto fuori moda, con la sua pretesa di rinchiudere il mondo in una copertina. Ovviamente possiamo mandarlo all’inferno. Eppure, è un tesoro quasi inesauribile di stimoli divenuti rari al giorno d’oggi che potrebbe sfuggirci, come occasione di riflessione provvisoria per approfondire e radicare gli elementi che ho citato.
Per concludere, penso che gli anarchici vogliano la trasformazione rivoluzionaria dell’ordine statale basato sulla violenza, con tutta la sua storia di guerre, sfruttamento e miseria di massa per procurare privilegi ad un gruppo dominante. Una trasformazione nel senso di un’associazione senza Stato, decentralizzata e auto-organizzata, di individui, di gruppi, di comunità, ecc. Non tutti, ma la maggior parte delle persone sono dell’avviso che le attuali condizioni tecnologiche di produzione siano incompatibili con la prospettiva di un’autonomia in libertà. Gli anarchici vogliono organizzarsi nello specifico in minoranza rivoluzionaria per lottare in prima persona, oltre che per incoraggiare l’auto-organizzazione nelle lotte. Solo questa può essere la base di una trasformazione rivoluzionaria che non conduca al potere un nuovo gruppo politico. Non tutti, ma la maggior parte ritengono che una tale trasformazione non possa essere il risultato di una Grande sera o di un mero lavoro pedagogico, ma che possa realizzarsi solo attraverso una lunga e talvolta dolorosa serie di lotte intermedie e di tentativi insurrezionali degli oppressi. Ecco perché cercano di capire sufficientemente i mutamenti delle realtà e dei conflitti sociali in senso globale, per mettersi in gioco non come elementi estranei ma facendo proposte e prendendo l’iniziativa, laddove intravedano un potenziale sviluppo in tale direzione.
Certamente potrei sbagliarmi, ma è quello che penso nell’attingere dall’esperienza del movimento anarchico, e anche ciò che penso personalmente. Ritengo inoltre che stiano avvenendo dei cambiamenti globali del potere, il che potrebbe significare la nostra perdita senza che ce ne accorgiamo, se non ci apriremo al nuovo. E il nuovo arriva sempre attraverso l’azione.
Mi auguro che la serata darà luogo ad una vivace discussione, con nessun timore di contraddire e confrontarsi, e non per la volontà di avere ragione, ma per quella di meglio comprendere per meglio agire. In fin dei conti, teniamolo sempre a mente, è niente di meno che la nostra vita ad essere in gioco.

«Bisogna avere un caos dentro di sé, per generare una stella danzante»
F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra

8 febbraio 2019, carcere di Zurigo

[Tratto da finimondo.org].

(it-en-es) Italia: Davide Delogu trasferito dal carcere di Augusta a quello di Rossano Calabro

Davide Delogu trasferito dal carcere di Augusta a quello di Rossano Calabro

Il compagno anarchico sardo Davide Delogu è stato trasferito dal carcere di Augusta (provincia di Siracusa, in Sicilia) a quello di Rossano Calabro (provincia di Cosenza, in Calabria). L’indirizzo cui poter spedire lettere, telegrammi, libri, ecc., è il seguente:

Davide Delogu
c/o Casa di Reclusione di Rossano Calabro
Contrada Ciminata
87067 Corigliano-Rossano (Cs)

Dal giorno 11.03.2019 e nel corso del mese di marzo il compagno era in sciopero della fame perché la nuova direttrice del carcere di Augusta (Angela Lantieri) appena arrivata aveva da subito revocato il permesso di colloquio che Davide fa con una compagna sarda (unico colloquio che attualmente ha possibilità di fare). Inoltre aveva accompagnato lo sciopero con mancati rientri in cella varibili tra i 30 e i 60 minuti e battiture quotidiane in cella.

Solidarietà con l’anarchico Davide Delogu!

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Davide Delogu transferred from Augusta to Rossano Calabro prison (Italy)

The anarchist sardinian comrade Davide Delogu was transferred from the Augusta prison (province of Syracuse, in Sicily) to that of Rossano Calabro (province of Cosenza, in Calabria). The address to which letters, telegrams, books, etc., can be sent is as follows:

Davide Delogu
c/o Casa di Reclusione di Rossano Calabro
Contrada Ciminata
87067 Corigliano-Rossano (Cs)
Italia (Italy)

From 11.03.2019 and during the month of March the comrade was on a hunger strike because the new director of the Augusta prison (Angela Lantieri) who had just arrived had immediately revoked the meeting permit that Davide makes with a Sardinian comrade (the only meeting he can currently do). He had also accompanied the strike with missed returns in the cell varying between 30 and 60 minutes and daily keystrokes in the cell.

Solidarity with anarchist Davide Delogu!

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Davide Delogu trasladado desde la prisión de Augusta a la de Rossano Calabro

El compañero anarquista sardo Davide Delogu fue trasladado desde la prisión de Augusta (provincia de Siracusa, en Sicilia) a la de Rossano Calabro (provincia de Cosenza, en Calabria). La dirección a la que se pueden enviar cartas, telegramas, libros, etc. es la siguiente:

Davide Delogu
c/o Casa di Reclusione di Rossano Calabro
Contrada Ciminata
87067 Corigliano-Rossano (Cs)
Italia (Italy)

Desde el 11.03.2019 y durante el mes de marzo el compañero estuvo en huelga de hambre porque la nueva directora de la prisión de Augusta (Angela Lantieri) nada más llegar revocó inmediatamente el permiso de reunión que Davide tenía con un compañero sardo (el único encuentro que actualmente puede tener). Acompañó también la huelga con negativas a regresar a su celda variando entre 30 y 60 minutos y con “chapeos” diarios en la celda.

¡Solidaridad con el anarquista Davide Delogu!

[Traduccion de vozcomoarma.noblogs.org].

(it-en-es) Italia: Trasferite nel carcere de L’Aquila le compagne anarchiche detenute nella sezione AS2 del carcere di Roma Rebibbia

Trasferite nel carcere de L’Aquila le compagne anarchiche detenute nella sezione AS2 del carcere di Roma Rebibbia

Le compagne anarchiche detenute nella sezione AS2 (“Alta Sicurezza 2”) del carcere di Roma Rebibbia sono state trasferite nel carcere de L’Aquila. Si tratta di Anna (in carcere dal 6 settembre 2016 per l’operazione “Scripta manent”, di cui attualmente si sta svolgendo il a processo a Torino e che a breve arriverà alla sentenza di primo grado, per cui il pubblico ministero ha già fatto richiesta di condanna), Silvia (arrestata il 7 febbraio 2019 nel contesto dell’operazione “Scintilla” e dello sgombero dell’Asilo Occupato a Torino) e Agnese (arrestata il 19 febbraio 2019 per l’operazione “Renata” in Trentino). E’ stata istituita una sezione AS2 femminile nel carcere de L’Aquila. Qui di seguito gli indirizzi:

Anna Beniamino
C. C. de L’Aquila
via Amiternina 3
Località Costarelle di Preturo
67100 L’Aquila

Silvia Ruggeri
C. C. de L’Aquila
via Amiternina 3
Località Costarelle di Preturo
67100 L’Aquila

Agnese Trentin
C. C. de L’Aquila
via Amiternina 3
Località Costarelle di Preturo
67100 L’Aquila

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The anarchist comrades detained in the AS2 section of Rome Rebibbia prison were transferred to the prison of L’Aquila (Italy)

The anarchist comrades detained in the AS2 section (“High Security 2”) of the Roma Rebibbia prison were transferred to the prison of L’Aquila. They are Anna (in prison since 6 September 2016 for the “Scripta manent” operation, of which a trial is currently taking place in Turin and which will soon reach the first instance sentence, for which the prosecutor has already done conviction request), Silvia (arrested on 7 February 2019 in the context of the “Scintilla” operation and the eviction of Asilo Occupato in Turin) and Agnese (arrested on 19 February 2019 for the “Renata” operation in Trentino). A women’s AS2 section was established in the prison of L’Aquila. Here are the addresses:

Anna Beniamino
C. C. de L’Aquila
via Amiternina 3
Località Costarelle di Preturo
67100 L’Aquila
Italia (Italy)

Silvia Ruggeri
C. C. de L’Aquila
via Amiternina 3
Località Costarelle di Preturo
67100 L’Aquila
Italia (Italy)

Agnese Trentin
C. C. de L’Aquila
via Amiternina 3
Località Costarelle di Preturo
67100 L’Aquila
Italia (Italy)

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Las compañeras detenidas en la sección AS2 (Alta Seguridad 2) de la prisión de Rebibbia, en Roma, fueron trasladadas a L’Aquila

Las compañeras anarquistas detenidas en la sección AS2 (Alta Seguridad 2) de la prisión de Roma Rebibbia fueron trasladadas a la prisión de L’Aquila. Son Anna (en prisión desde el 6 de septiembre de 2016 por la Operación Scripta Manent, por la cual está teniendo lugar un juicio actualmente en Turín en el que pronto se alcanzará la sentencia de primera instancia, por la cual la fiscalía ya ha hecho una petición de condena), Silvia (arrestada el 7 de febrero de 2019 en el contexto de la Operación Chispa y el desalojo del Asilo Occupato en Turín) y Agnese (arrestada el 19 de febrero de 2019 por la Operación Renata en Trentino). Una sección AS2 de mujeres fue establecida en la cárcel de L’Aquila. Aquí van las direcciones:

Anna Beniamino
C. C. de L’Aquila
via Amiternina 3
Località Costarelle di Preturo
67100 L’Aquila
Italia

Silvia Ruggeri
C. C. de L’Aquila
via Amiternina 3
Località Costarelle di Preturo
67100 L’Aquila
Italia

Agnese Trentin
C. C. de L’Aquila
via Amiternina 3
Località Costarelle di Preturo
67100 L’Aquila
Italia

[Traduccion de vozcomoarma.noblogs.org].

(it-en) Operazione “Renata”: Un aggiornamento

[Below English translation].

Operazione “Renata”: Aggiornamento

Pubblichiamo, in ritardo per un disguido tecnico, questo aggiornamento ricevuto il 20/03 :

I giudici del riesame hanno considerato insussistenti le accuse di terrorismo, quindi il 270bis e le aggravanti. Il reato ipotizzato ora è quello di 270 ossia associazione sovversiva. Ad ogni modo le compagne e i compagni rimangono per ora in carcere.

Tutti liberi, tutte libere!

[Tratto da roundrobin.info].

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An update on “Renata” operation against anarchists in Trentino (Italy)

[Note of roundrobin.info website]: We are posting, delayed due to a technical problem, this update received on 20/03:

The judges of the review [“giudici del riesame”, in Italian] considered the accusations of terrorism to be non-existent, therefore the 270bis accuse and the aggravating ones. The alleged crime is now of 270 or rather “subversive association”. In any case, the comrades remain in prison for now.

All free!

(it-en) Italia: Operazione “Scintilla” – Niccolò trasferito nel carcere di Cuneo

https://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/tettoasilo.jpgItalia: Operazione “Scintilla” – Niccolò trasferito nel carcere di Cuneo

Niccolò Blasi, anarchico arrestato il 7.02.2019 nell’ambito dell’operazione repressiva “Scintilla” – che comportò lo sgombero dell’Asilo Occupato a Torino e l’arresto di sei persone (di cui due successivamente scarcerate a seguito del venire meno dell’accusa di “associazione sovversiva”) -, è stato nuovamente trasferito, questa volta dal carcere di Ivrea a quello di Cuneo. Di seguito l’indirizzo:

Niccolò Blasi
Casa Circondariale di Cuneo
via Roncata 75
12100 Cuneo Continue reading

(it) Genova, Italia: Presidio solidale e discussione sull’operazione “Panico” e sulla sorveglianza speciale

https://roundrobin.info/wp-content/uploads/2019/03/MANinternet1.jpgMartedì 26 marzo 2019: Presidio solidale e discussione sull’operazione “Panico” e sulla sorveglianza speciale

Ore 18.00, piazza S. Lorenzo, Genova: Presidio in solidarietà ai/alle compagni/e anarchici/che arrestati/e.

Ore 21.00, presso lo spazio di documentazione e discussione Chelinse (vico della Torre di S. Luca 6, Genova): Approfondimenti e discussione sull’operazione repressiva “Panico” e sulla sorveglianza speciale.

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Mercoledì 27 marzo presso il tribunale di sorveglianza di Genova si terrà la prima udienza per discutere l’applicazione di 15 misure di sorveglianza speciale nei confronti di altrettanti/e compagni/e, richieste dal pubblico ministero di La Spezia. Nel carcere di La Spezia un nostro compagno, Paska, è rinchiuso in regime di isolamento 14bis per non aver abbassato la testa di fronte all’istituzione carceraria. Dopo pestaggi ed isolamento a chi continua a ribellarsi dentro, fermi di polizia, fogli di via e richieste di sorveglianza speciale arrivano dalla questura e dalla procura di La Spezia a chi porta avanti percorsi di solidarietà fuori. La pericolosità sociale, parametro su cui si basa la richiesta di questa infame misura preventiva di origine fascista e altrettanto cara e utilizzata dalla democrazia, è una categoria repressiva applicata dallo Stato verso chi non si adegua o si ribella ad un mondo sempre più simile ad una galera a cielo aperto.

In un mondo fatto di telecamere, sbirri e frontiere rivendichiamo la pericolosa tensione di voler sovvertire questo esistente.

Solidali con tutt* prigionier* anarchic* e i/le ribelli di questa società.

(it) Operazione “Panico”: Paska trasferito nel carcere di Viterbo

https://anarhija.info/library/g-p-grecia-per-i-13-anni-di-carcere-a-irianna-14-0-1.jpgOperazione “Panico”: Paska trasferito nel carcere di Viterbo

Stamattina [22.03.2019, roundrobin.info] si è saputo che Paska, compagno anarchico attualmente imputato nel processo per la cosiddetta operazione “Panico” a Firenze, è stato trasferito dal carcere di La Spezia a quello di Viterbo. Non si sa se si tratta di un trasferimento in previsione di un medio-lungo periodo, non si conosce esattamente il motivo del trasferimento e non si sa se è ancora sotto regime di 14-bis. Seguiranno aggiornamenti. Per scrivere a Paska: Continue reading

(en-it) Update about anarchists imprisoned following “Scintilla” and “Renata” operations (Italy)

[Sotto c’è il testo in italiano. Below Italian version].

Update about anarchists imprisoned following “Scintilla” and “Renata” operations (Italy)

Some comrades arrested on 19.02.2019 in Trentino as part of the repressive operation called “Renata” were transferred to other prisons (Ferrara, Rome Rebibbia and Tolmezzo, where Giulio and Stecco were already located). We remind that the main accusations against them are “attack with the purpose of terrorism” (article 280 of the penal code) and, not for all the comrades, to have constituted or participated in a “subversive association with the purpose of terrorism or subversion of democratic order” (article 270 bis of the penal code). Here the updated addresses:

Agnese Trentin
C. C. di Rebibbia femminile
via Bartolo Longo 92
00156 Roma
Italia (Italy)

Roberto Bottamedi, Luca Dolce (“Stecco”), Giulio Berdusco
Casa Circondariale
via Paluzza 77
33028 Tolmezzo (Ud)
Italia (Italy)

Nicola Briganti, Andrea Parolari
C. C. di Ferrara
via Arginone 327
44122 Ferrara
Italia (Italy)

While Niccolò, arrested on 7.02.2019 in Turin as part of the “Scintilla” repressive operation, which for some days had not been in the AS2 (“high security 2”) section of the Ferrara prison but in a “normal” section, on 19.03.2019 was transferred to the Ivrea prison (in the province of Turin). We recall that they are no longer accused of having established or participated in a “subversive association” (article 270 of the penal code), but of crimes related to specific facts. Here the updated addresses:

Niccolo Blasi
Corso Vercelli 165
10015 Ivrea (To)
Italia (Italy)

Silvia Ruggeri
C. C. di Rebibbia femminile
via Bartolo Longo 92
00156 Roma
Italia (Italy)

Antonio Rizzo, Giuseppe de Salvatore
C. C. di Ferrara
via Arginone 327
44122 Ferrara
Italia (Italy)

***

Aggiornamento sugli anarchici prigionieri a seguito delle operazioni “Scintilla” e “Renata”

Alcuni compagni arrestati il 19.02.2019 in Trentino nell’ambito dell’operazione repressiva denominata “Renata” sono stati trasferiti in altre carceri (Ferrara, Roma Rebibbia femminile e Tolmezzo, dove già si trovavamo Giulio e Stecco). Ricordiamo che le principali accuse nei loro confronti sono di “attentato con finalità di terrorismo” (articolo 280 del codice penale) e, non per tutti i compagni, di aver costituito o partecipato ad una “associazione sovversiva con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico” (articolo 270 bis del codice penale). Gli indirizzi ora sono i seguenti:

Agnese Trentin
C. C. di Rebibbia femminile
via Bartolo Longo 92
00156 Roma

Roberto Bottamedi, Luca Dolce (“Stecco”), Giulio Berdusco
Casa Circondariale
via Paluzza 77
33028 Tolmezzo (Ud)

Nicola Briganti, Andrea Parolari
C. C. di Ferrara
via Arginone 327
44122 Ferrara

Mentre Niccolò, arrestato il 7.02.2019 a Torino nell’ambito dell’operazione repressiva “Scintilla”, che già da qualche giorno non si trovava più nella sezione AS2 (“alta sicurezza 2”) del carcere di Ferrara ma in una sezione “normale”, il 19.03.2019 è stato trasferito nel carcere di Ivrea (in provincia di Torino). Ricordiamo che non sono più accusati di aver costituito o partecipato ad una “associazione sovversiva” (articolo 270 del codice penale), ma di reati relativi a fatti specifici. Gli indirizzi ora sono i seguenti:

Niccolo Blasi
Corso Vercelli 165
10015 Ivrea (To)

Silvia Ruggeri
C. C. di Rebibbia femminile
via Bartolo Longo 92
00156 Roma

Antonio Rizzo, Giuseppe de Salvatore
C. C. di Ferrara
via Arginone 327
44122 Ferrara

[From 325.nostate.net].

(it) Italia: Trasferiti alcuni anarchici arrestati il 19.02.2019 in Trentino

Alcuni anarchici arrestati il 19 febbraio nel corso dell’operazione repressiva denominata “Renata” sono stati trasferiti in altre carceri: Roma Rebibbia femminile, Ferrara e Tolmezzo (Udine), dove già erano detenuti Stecco e Giulio.

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Indirizzi aggiornati:

Agnese Trentin
C. C. di Rebibbia femminile
Via Bartolo Longo 92
00156 Roma

Roberto Bottamedi, Luca Dolce, Giulio Berdusco
Via Paluzza 77
33028 Tolmezzo (Ud)

Nicola Briganti, Andrea Parolari
C. C. di Ferrara
Via Arginone 327
44122 Ferrara

[Indirizzi tratti da Croce Nera Anarchica].

(it) Italia: Manifestazioni a Trento e a Torino

Corteo
Sabato 16 marzo 2019
Piazza Dante – Trento
Ore 15.00

Dopo l’operazione “Scripta Manent”, gli arresti a Firenze e a Torino, ora la repressione colpisce duro anche in Trentino.
Imprigionando alcuni anarchici, si vogliono mettere all’angolo le lotte, la solidarietà, l’azione diretta.
Di fronte alla violenza dello Stato e dei padroni devono rimanere solo il silenzio o gli applausi.
I rapporti di forza sono sproporzionati?
“Bisogna lottare e lottare perché la sproporzione sia stroncata”.
Che ognuno ci metta qualcosa, perché qualcuno non debba metterci tutto.

Libertà per i compagni arrestati.
Terrorista è lo Stato!

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Sabato 30 marzo 2019
Corteo a Torino

Di seguito i manifesti:

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(it) Zurigo, Svizzera: Dal carcere di Zurigo

Nota bene: La persona tratta in arresto a Zurigo il 29 gennaio 2019 per le accuse relative ad un attacco incendiario contro diversi veicoli dell’esercito svizzero a Hinwil (Zurigo) il 27 settembre 2015, per un attacco incendiario contro l’antenna radio per le comunicazioni della polizia a Waidberg (Zurigo) il 10 luglio 2016 e per l’inserimento di manifesti (la polizia crede di conoscere una data per questo, il 16 novembre 2017) nella vetrina della Biblioteca Anarchica Fermento che presumibilmente invitavano a causare “danni alla proprietà e violenza contro aziende e persone che fanno parte dello sviluppo del carcere Bässlergut a Basilea e alla costruzione del PJZ a Zurigo”, nel mese di settembre 2019 ha consapevolmente collaborato con la polizia svizzera redigendo e depositando presso l’ufficio della pubblica accusa una dichiarazione in cui rende affermazioni che potranno essere utilizzate dalle forze dell’ordine contro un compagno anarchico latitante e ricercato da luglio 2016 per le stesse azioni. Oltre a ciò, ha rivolto i sospetti verso alcuni amici e conoscenti. L’ex gruppo di solidarietà ha diffuso un testo su questa miserabile vicenda.

 


Nota:
Il testo che segue è una lettera dell’anarchico arrestato a Zurigo il 29 gennaio 2019. A questo link il testo riguardo l’arresto e le perquisizioni e a quest’altro link un aggiornamento riguardo l’imposizione di tre mesi di detenzione preventiva.


Dal carcere di Zurigo

Cari compagni, cari amici,

È ormai passato un mese da quando, il 29 gennaio, sono stato bloccato da alcuni poliziotti in borghese in auto e da altri due in bici che mi sono piombati addosso, mentre pedalavo in bicicletta dalla Langstrasse in direzione della Josefstrasse.
Tra gli agenti in borghese che erano in bici, ricordo una donna che deve avermi seguito fin da quando ho lasciato il mio appartamento. Successivamente, in compagnia di una quindicina di intrusi, hanno fatto un’ultima visita al mio appartamento, alla mia auto e alla biblioteca anarchica Fermento, dove hanno prelevato ogni disco rigido, materiale cartaceo e quant’altro.
Così ora sono atterrato in questa altra dimensione, costituita da spazi angusti, da mobili fatti in serie, da lunghi corridoi, da sbarre e ancora sbarre e porte d’acciaio, a cui il via vai di chiavi nelle serrature detta il ritmo quotidiano. A poche centinaia di metri da luoghi e persone che mi sono familiari ma lontano dalla violenza di un’intera società, che preferisce il regime dei muri e delle leggi al regno della libertà e della coscienza. All’esterno, è possibile sognare, sperimentare, ribellarci per la dignità negata davanti alle atrocità che sostengono questo mondo e a poco a poco le nostre esperienze e idee formano un tutt’uno e ci chiariscono, col pensiero e l’azione, le condizioni del dominio per liberarcene, rifiutando il catalogo di modelli prestabiliti, compresi quelli definiti anarchici. Un progetto rivoluzionario in cui la teoria e l’azione si intrecciano e si scontrano costantemente si sviluppa in noi e, come per magia, cresciamo arrivando quasi a credere di poter abbracciare il mondo e poi, crack!, in un attimo tutto si riduce a pochi metri quadrati! Ogni anarchico lo sa e lo ha sempre più o meno presente in un angolino della propria testa. E il fatto stesso che esista questa possibilità, che è emblematica e sta alla base di questo ordine sociale, costituisce più di una semplice ragione per non rendere la nostra vita una prigione già fuori dalle mura: quella delle convenzioni e dei pregiudizi, dei crescenti compromessi e delle soddisfazioni superficiali che il giorno dopo ci portano ad agire per costrizione e per la paura di sentirci minuscoli.
Questo progetto rivoluzionario che ogni anarchico sviluppa in sé, continua a progredire anche quando si finisce in prigione. Per favorire la solidarietà rivoluzionaria, e non soltanto antirepressiva o, com’è comprensibile, umana — che è quella che sento anche nei confronti di chiunque langue nelle galere dello Stato —, non dobbiamo sacrificare la nostra iniziativa ai diktat della repressione.
Potremmo essere tentati a concentrarci solo sul manganello e sul carcere. Ma in fondo, repressione è anche sottomettersi a contenuti e rituali simbolici che ci rinchiudono in un ghetto culturale, è rimanere al di fuori della realtà della guerra sociale, offrire soluzioni partecipative per piccoli compromessi, rimproverare e assillare in generale con riprovazioni e informazioni che hanno un’importanza sempre meno reale, perdere il linguaggio con cui formuliamo le nostre idee per renderle più comprensibili a noi stessi e agli altri. Tutto ciò d’altronde contribuisce forse molto più a reprimere una rivolta contro l’ordine vigente e le relazioni instaurate. Penso che dovremmo quanto meno intravedere un legame fra questi problemi.
Per quanto mi riguarda, considerate le circostanze, posso dire di stare bene. Mi rattrista essere stato strappato all’improvviso dai miei cari e dai miei amati sogni. Ma riesco perfettamente a trovare una dimensione dentro di me e attorno a me. Uso il mio tempo anche libero per leggere e scrivere, imparare e studiare. Ci sono alcune persone, qui, con le quali riesco a intendermi. Avrei davvero piacere di ricevere notizie e analisi sugli accadimenti in tutto il mondo, pubblicazioni anarchiche (in buste appropriate) e naturalmente lettere di amici e compagni.
Capisco il tedesco, il francese, l’italiano, l’inglese e un po’ lo spagnolo e il turco. Ovviamente, i miei accusatori partecipano anch’essi alla lettura di ciò che mi viene inviato. Infine, vorrei ringraziare calorosamente tutti coloro che mi sostengono con i mezzi che hanno a disposizione.
Auguro forza e coraggio a voi che siete fuori — ce n’è più bisogno che dentro.
La salute è in voi, come si diceva una volta. Vi abbraccio con tutto il cuore!

1 marzo 2019, prigione di Zurigo

[13/3/19]

Per scrivergli utilizzare come tramite la Biblioteca anarchica Fermento di Zurigo:

Anarchistische Bibliothek Fermento
Zweierstrasse 42
8005 Zürich
[Switzerland]

e-mail: bibliothek-fermento[ät]riseup.net

[Tratto da finimondo.org].

(it) Dichiarazione finale al tribunale di Torino

Nota:
Ricordiamo che al termine della propria requisitoria nel corso del processo per l’operazione “Scripta manent” il P. M. Roberto Sparagna ha esposto le richieste di condanna per una ventina di anarchici imputati nel processo (complessivamente circa 200 anni di carcere). A questo link maggiori informazioni.

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Dichiarazione finale al tribunale di Torino

Oggi più che mai, dopo due anni dall’inizio di questo processo che mi vede imputato insieme agli altri miei compagni, fratelli e sorelle anarchici e dopo aver lasciato parlare e raccontare con una non sorprendente fantasia malata il qui presente pubblico ministero, riaffermo con più forza di prima il mio essere anarchico, individualista e per l’insurrezione.
L’aver letto migliaia di pagine di atti giudiziari, scritte a più mani dai vari inquisitori napoletani e torinesi, ha fatto crescere in me, ancor più di prima, la convinzione che ogni tanto è meglio passare un guaio giudiziario che pensarla come voi.
Mi tengo stretto le mie idee che a voi non piacciono perché mirano alla distruzione di tutto ciò che ha a che fare con il vostro miserabile mondo.
Fosse stato per me non sarei mai nato, ma altri hanno deciso per me e allora a questo mondo non mi resta che starci a modo mio.
Non farò mai parte del gregge a cui voi assegnate il tragitto per il pascolo…
Io sono diverso, preferisco eludere i sentieri e camminare con i lupi.

Colpevole o innocente?
No, grazie. Lascio a voi questo lurido giochetto.
Sono anarchico e quindi sarò sempre vostro nemico!
Io sto con i miei fratelli e le mie sorelle che tutt’ora tenete rinchiusi nei vostri lager di Stato.
Sono solidale e complice con Alfredo, Nicola, Alessandro, Danilo, Marco, Anna, Valentina e tutti i compagni anarchici detenuti anche per altre inchieste in tutto il mondo… dal Sud America alla Grecia!
Non sarà la minaccia della lama di una condanna che mi pende sulla testa a farmi allontanare da loro.
Mi ha fatto male non potergli scrivere in questi due anni, ma avevo deciso di non regalare più perle ai porci…e sia chiaro che i porci non sono i miei fratelli e le mie sorelle prigioniere ma quelli che mi hanno pedinato per sei anni; quelli che hanno ordinato di posizionarmi una microspia in camera da letto e quelli che ascoltavano ogni cosa avvenisse nella mia camera da letto.
Fortunatamente avevo tappato gli occhi al vostro caro e fottutissimo “Agente Elena” che tutt’oggi vegeta nel mio computer.
Spero di avervi regalato solo materiale per farvi fare “seghe mentali” e non per altro…

Lo ritengo un complimento l’essere definito “terrorista” da parte di uno Stato che, attraverso il suo braccio armato, uccide nelle sue questure, nelle sue caserme e nelle sue carceri; che da sempre è la facciata istituzionale della Mafia, della Camorra, della ‘Ndrangheta e della Sacra Corona Unita, nonché autore di stragi di piazza, sui treni, sugli aerei ed ultimamente affonda barconi carichi di persone che scappano dai loro territori natii a causa delle guerre che l’occidente ha portato nei loro paesi.
Ebbene si, voglio sovvertire tutto questo!

Così come ho dichiarato ad inizio processo, rivendico come mio e solo mio il progetto di RadioAzione sul cui sito è stato pubblicato tutto ciò a cui mi sento affine, complice e solidale.
Rivendico i testi a firma “RadioAzione” come testi scritti di mano mia, ribadendo che quello che pensavo allora lo penso ancora oggi. Rivendico ogni singola parola detta in radio.
Rivendico la volontà di aver voluto tradurre testi di rivendicazione di azioni dirette compiute dai compagni anarchici in tutto il mondo. Perché io sono per l’azione diretta!
Rivendico di aver tradotto i testi dei compagni anarchici rinchiusi nei lager di tutto il mondo.
Rivendico l’aver appoggiato, aver collaborato ed aver organizzato iniziative per Croce Nera Anarchica.
Rivendico l’aver sempre sostenuto i compagni detenuti anche attraverso iniziative finalizzate al loro sostegno economico.
Rivendico il mio essere antiautoritario, individualista, per l’insurrezione e per la distruzione di questo lurido e fetido esistente e dello Stato-Capitale!
Per sempre nemico vostro!
Per l’Anarchia!

Gioacchino Somma

[Tratto da anarhija.info].

(it) Firenze, Italia: Processo per l’operazione “Panico”: Presidio spostato al 20 aprile 2019

https://anarhija.info/library/g-p-grecia-per-i-13-anni-di-carcere-a-irianna-14-0-1.jpgPresidio a Firenze spostato al 20 aprile 2019

Siccome la sentenza per l’operazione panico è slittata al 18 aprile [2019], il presidio “Senza Tregua per l’Anarchia” chiamato a Firenze il 23 marzo viene rimandato al 20 aprile. Se la data dell’udienza dovesse nuovamente slittare, il presidio comunque rimarrà fissato per quella data.

Fate girare la voce. Seguiranno aggiornamenti! Continue reading

(it-en-fr) Italia: Richieste di condanne del P. M. al processo “Scripta Manent”

https://anarhija.info/library/i-u-italija-uvijek-visoko-uzdignute-glave-poziv-na-1.jpg[Below English and French translations].

Scripta Manent: Richieste di condanna del P. M.

Le richieste di condanna fatte dal P.M. Roberto Maria Sparagna della procura di Torino per gli imputati del processo Scripta Manent sono:

Alfredo Cospito: 30 anni.
Anna Beniamino: 29 anni.
Gioacchino Somma: 7 anni e 6 mesi.
Valentina Speziale, Marco Bisesti, Pasquale Valitutti, Omar Nioi, Erika Preden, Alessandro Mercogliano, Daniele, Stefano, Claudia, Sergio: 6 anni e 6 mesi.
Alessandro A., Francesca G.: 8 anni.
Nicola Gai: 10 anni.
Danilo Cremonese: 10 anni.
Patrizia Marino: 7 anni e 3 mesi.
Carlo Tesseri: 8 anni e 3 mesi.
Gabriel Pombo Da Silva, Stefano Fosco, Elisa Di Bernardo: 7 anni. Continue reading

(it) Italia: Aggiornamenti sull’operazione “Scintilla” di Torino

Il 2 marzo 2019 è caduta l’accusa di associazione sovversiva (art. 270 del codice penale) per gli anarchici arrestati il 7 febbraio a seguito della cosidetta operazione “Scintilla” e dello sgombero dell’Asilo Occupato a Torino. Lorenzo Salvato (“Larry”) e Giada Volpacchio sono stati/e scarcerati/e, mentre le altre persone restano in carcere con accuse relative a reati specifici.

A questo link maggiori informazioni e gli indirizzi degli anarchici ancora prigionieri per l’operazione “Scintilla”.

(it) Italia: Arrestato l’anarchico Leonardo Landi

E’ stato arrestato l’anarchico Leonardo Landi a seguito di una sentenza della Cassazione che lo ha condannato a scontare un residuo di pena di 2 anni e 8 mesi. Di seguito riportiamo le righe divulgate dalla Cassa AntiRepressione delle Alpi Occidentali.

L’indirizzo del compagno è il seguente:

Leonardo Landi
Casa circondariale di Lucca
via San Giorgio 108
55100 Lucca

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Arresto e aggiornamenti sulla carcerazione di Leo

Martedì 26 Febbraio è stato arrestato il nostro amico e compagno Leonardo Landi per un residuo di pena di 2 anni e 8 mesi. In questi giorni infatti la Cassazione ha confermato la sentenza del 2012 relativa ad una rapina avvenuta nel 2007, rendendo esecutiva la pena. Ora Leo si trova nel carcere di Lucca. Ribadiamo la nostra vicinanza e solidarietà a Leo.

Cassa AntiRepressione delle Alpi Occidentali

[Pubblicato anche in roundrobin.info].

(it) Firenze, Italia: Aggiornamenti udienze e nuova calendarizzazione del processo per l’operazione “Panico”

https://anarhija.info/library/g-p-grecia-per-i-13-anni-di-carcere-a-irianna-14-0-1.jpgAggiornamenti udienze e nuova calendarizzazione del processo per l’operazione “Panico”

12 febbraio: è iniziata la trattazione dello specifico di Capodanno. Hanno deposto i testi dell’accusa (digos) e della difesa (digos e artificiere) sulla ricostruzione dei fatti.

14 febbraio: udienza sul DNA. Hanno deposto i consulenti dell’accusa e della difesa (genetisti). Se vi interessa un riassunto dettagliato di quest’udienza, contattate la mail del panico [panico2 – chiocciola – inventati.org]. Continue reading

(it) Grecia: Azioni di solidarietà con il prigioniero anarchico Spyros Christodoulou in sciopero della fame (02/2019)

Azioni di solidarietà con il prigioniero anarchico Spyros Christodoulou in sciopero della fame

Nota di anarhija.info: Spyros Christodoulou[1], dopo il suo arresto il 29 maggio 2015, si ritrova rinchiuso nelle carceri dello Stato greco. Attualmente è detenuto nelle celle di Larisa e sta portando avanti uno sciopero della fame da 14 gennaio, esigendo il cumulo delle pene inflitte durante gli anni, per poter sapere la data del suo rilascio. La giustizia delegata dal p.m. Drakos non gli riconosce i diritti e cerca di seppellirlo vivo tra i muri, respingendo le richieste presentate fino ad adesso.

Heraklion, Creta
Ognuno di noi sceglie un modo per portare avanti il proprio rifiuto di normalità di una società indifferente, dell’oppressione del potere e dell’impoverimento creato dal modello capitalista, i cui regolatori sono le banche. Alcune di queste persone le svuotano, altre le bruciano, mentre le altre le sabotano.

Così, all’alba di lunedì 11/02, anche noi abbiamo scelto di “annullare l’operazione” di 22 bancomat nel centro e nella periferia di Heraklion, sabotando gli sportelli automatici come minimo gesto di solidarietà con Spyros Christodoulou, in sciopero della fame dal 14/01, per il motivo più chiaro e ovvio.

VITTORIA PER LA LOTTA DI SPYROS CHRISTODOULOU, IN SCIOPERO DELLA FAME DAL 14/01
IMMEDIATO CUMULO DELLE PENE DAL TRIBUNALE DEL SECONDO GRADO
LA MAFIA DEI MAGISTRATI NON HA MOTIVI PER DORMIRE SONNI TRANQUILLI

P.S. non ci sorprende che l’azione sia stata occultata dai media locali, dato che la lotta di Spyros ha riscontrato lo stesso silenzio da parte di tutti i mass media greci.

Complicità per la solidarietà

 

Atene
L’anarchico Spyros Christodoulou è in sciopero della fame dal 14/01 esigendo il cumulo delle pene. Tenuto in ostaggio dal tribunale, la sua sentenza sarà prolungata per altri dieci anni se la sua richiesta non sarà accolta, anche se gli altri procedimenti giudiziari sono finiti.

I motivi della sua carcerazione sono le ossessioni, la vendetta e intrighi giudiziari dei magistrati, con a capo il p.m. Dracos. L’atteggiamento del sistema giudiziario contro Spyros Christodoulou non è casuale, ma mira ad una punizione esemplare per tutti quelli dietro le sbarre che non stati riformati o non si pentono.

Per tutti questi motivi abbiamo scelto di realizzare un attacco con martelli pesanti contro gli uffici centrali della società nazionale di assicurazioni, e contro la vicina banca nazionale nel viale Syggrou. Un viale pieno di uffici dei giganti del capitale, di luoghi per sfruttamento femminile e di controllo totale effettuato o dalle forze di polizia e criminalità organizzata o dalle telecamere.

La nostra solidarietà non finisce con minacce vuote e insulti, ma crea la sua carne e le ossa attraverso la multiforme azione diretta. Con il nostro atto vogliamo contribuire all’intensificazione di azioni di solidarietà per accettare le richieste del compagno, che è ormai un mese in sciopero della fame.

Forza e solidarietà a Spyros Christodoulou in sciopero della fame
SPYROS, RIMANI FORTE FINO ALLA LIBERTÀ

Anarchici

 

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Nota:

[1] Il 20 maggio 2015 a Nea Aghialos,nella città di Volos, un’operazione di polizia ha portato all’arresto di Grigoris Tsironis e Spiros Christodoulou, ed alla morte di Spiros Dravilas.

[Tratto anarhija.info].

(it) Trentino, Italia: Che si sappia

Che si sappia

Durante la maxi-operazione antianarchica del 19 febbraio e nei giorni successivi, sono accadute alcune cose che, fuori da ogni piagnisteo o vittimismo, è importante rendere pubbliche.

Nel corso delle perquisizioni di martedì scorso, uno dei compagni arrestati è stato fatto inginocchiare da un carabiniere o poliziotto che gli ha puntato la pistola alla tempia.

Durante un’altra perquisizione, degli agenti hanno cercato di entrare in cantina prima di svegliare i compagni in casa, lamentandosi poi di nascosto di non essere riusciti a nascondere quello che volevano nascondere.

A perquisizione già finita, con una compagna arrestata e i compagni in commissariato, agenti in borghese vengono trovati ancora in casa dei perquisiti da altri compagni rilasciati un po’ prima. Anche la porta dello spazio anarchico “El Tavan”, chiusa dai compagni a fine perquisizione, viene trovata aperta un’ora dopo.

In concomitanza con l’assemblea pubblica in solidarietà agli arrestati, la casa di Bosco di Civezzano – dove viveva, oltre ai quattro compagni arrestati, un altro compagno – è stata posta sotto sequestro giudiziario. Di conseguenza Digos e Ros possono entrare e uscire senza alcun controllo. Sempre venerdì 22 febbraio, un’altra casa è stata perquisita senza che nessun compagno fosse presente. Alcuni proprietari delle case dove vivono degli indagati sono stati minacciati da Digos e Ros al fine di sfrattare i compagni.

A buon intenditor poche parole.

25 febbraio 2019
anarchiche e anarchici di Trento e Rovereto

(it) Napoli, Italia: Testo in solidarietà con gli anarchici arrestati

Immineee…immaneee…inmanette!

Qualcuno afferma che l’aumento della repressione è dovuto agli attacchi che vengono effettuati contro quegli obiettivi che rappresentano il potere in tutte le sue forme: politiche, economiche, culturali.

Se ciò fosse vero significherebbe che l’unico modo per evitare di cadere nelle mani dell’apparato repressivo sia quello di obbedire ciecamente alle leggi; significherebbe essere ciechi e muti di fronte agli abomini che, proprio nel nome di quelle leggi, vengono perpetrati nei confronti degli esseri umani, della natura. Significherebbe insomma abbandonare qualsiasi sogno di trasformazione radicale della società.

Fortunatamente non è così. Esistono ancora individui che lottano senza quartiere contro un apparato statale che ha l’unico scopo di garantire e difendere gli interessi di un branco di sfruttatori, parassiti ed assassini che detengono le sorti politiche ed economiche della società.

Dalle parole del questore di Torino si evince che lo Stato ha dichiarato guerra agli anarchici. Egli infatti ha definito i 6 compagni arrestati in seguito allo sgombero dell’”Asilo Occupato” prigionieri anziché detenuti. A distanza di una settimana si è palesata un’ennesima operazione repressiva contro gli anarchici, chiamata “Renata”, che ha portato all’arresto di 7 nostri compagni e compagne in Trentino e a decine di perquisizioni. Al momento non è ancora chiaro quanti compagni sono indagati a piede libero e quali reati vengono loro attribuiti.

Le accuse per gli arrestati sono associazione sovversiva e attentato con finalità di terrorismo. Tra gli attacchi imputati ai compagni vi sono azioni contro laboratori universitari, contro mezzi della polizia locale, antenne e ripetitori in uso alle forze dell’ordine. Non crediamo a una sola parola detta o scritta da magistrati, sbirri o giornalisti, né tantomeno vogliamo sapere se i nostri compagni sono colpevoli o innocenti. Questi sono concetti che non ci appartengono. Quello invece di cui siamo certi è che gli attacchi contestati dall’apparato giudiziario sono tutti a danno di strutture direttamente responsabili del funzionamento e della legittimazione dello stato di potere attuale. Un esempio su tutti è l’attacco contro il laboratorio di matematica industriale e crittografia dell’università di Trento. È da tempo risaputo che le università trentine e quelle italiane in generale sono delle avanguardie, spesso in collaborazione con l’accademia israeliana, in materia di ricerca e sviluppo di tecnologie per l’industria bellica finalizzata allo sterminio e alla distruzione.
Per questo riteniamo che chiunque abbia un po’ di umanità nel cuore e nella testa non può non pensare che sia giusto attaccare o quantomeno contrastare chi si nutre della morte e dello sfruttamento altrui con la naturalezza di chi ha ragione e la sera va a dormire tranquillo. Attaccare le forze dell’ordine è giusto perché sono loro il braccio armato di quel potere che si è scelto di combattere. Ed è giusto attaccare le banche, che ne rappresentano il braccio economico.

L’accusa di associazione sovversiva e la conseguente magniloquenza mediatica sono la dimostrazione della debolezza dell’impianto accusatorio, ma allo stesso tempo sono finalizzate alla ricerca di una legittimazione democratica per punire le idee di un gruppo di persone che non ha consacrato la propria vita all’assolutezza dell’autorità e delle sue leggi, alla certezza che il mondo è e deve rimanere come lo abbiamo trovato nascendo, con le sue scale gerarchiche e con i suoi privilegi.

Allo stato ed ai suoi boia “gentili” e “colti” il compito di dare forma e sostanza alla repressione, a noi e a tutti i nostri compagni il compito di rivolgere quotidianamente gli sforzi contro tutto ciò che ci priva della possibilità di una vita degna e di maturare sempre più percorsi che ci permettano di difenderci dalla repressione. La nostra complicità e solidarietà alle compagne e compagni arrestati a Torino e in Trentino e a tutti i prigionieri anarchici.

Anarchici e Anarchiche a Napoli

[Tratto da roundrobin.info].

(it) Lugano, Svizzera: Spazio Edo – Comunicato in solidarietà con la Biblioteca anarchica Fermento

Nota bene: La persona tratta in arresto a Zurigo il 29 gennaio 2019 per le accuse relative ad un attacco incendiario contro diversi veicoli dell’esercito svizzero a Hinwil (Zurigo) il 27 settembre 2015, per un attacco incendiario contro l’antenna radio per le comunicazioni della polizia a Waidberg (Zurigo) il 10 luglio 2016 e per l’inserimento di manifesti (la polizia crede di conoscere una data per questo, il 16 novembre 2017) nella vetrina della Biblioteca Anarchica Fermento che presumibilmente invitavano a causare “danni alla proprietà e violenza contro aziende e persone che fanno parte dello sviluppo del carcere Bässlergut a Basilea e alla costruzione del PJZ a Zurigo”, nel mese di settembre 2019 ha consapevolmente collaborato con la polizia svizzera redigendo e depositando presso l’ufficio della pubblica accusa una dichiarazione in cui rende affermazioni che potranno essere utilizzate dalle forze dell’ordine contro un compagno anarchico latitante e ricercato da luglio 2016 per le stesse azioni. Oltre a ciò, ha rivolto i sospetti verso alcuni amici e conoscenti. L’ex gruppo di solidarietà ha diffuso un testo su questa miserabile vicenda.


La bella e perfetta Svizzera, fatta di controllo e pace sociale, cuore della fortezza Europa passaggio chiave nel continente per le merci che passano attraverso l’asse autostradale e ferroviario. Culla di grosse multinazionali che saccheggiano e devastano il resto del mondo come il colosso Glencore o la famigerata Syngenta, solo per fare alcuni esempi.

Casa madre di grosse aziende farmaceutiche, grandi centri finanziari, banche e istituzioni umanitarie. La Svizzera, dove viene lavorato il 60% dell’oro mondiale, è sempre molto attenta e al passo con i tempi a livello tecnologico e militare lavorando a stretto contatto con lo stato di Israele e altre grandi potenze. Si pensi per esempio alla Ruag, importante azienda di armamenti esportatrice di materiale bellico in ogni angolo del pianeta, come in Nigeria, Libia, Arabia Saudita, Siria,..

Quando le idee prendono forma criticando alla radice tutto questo, lo Stato e il potere economico interviene con una sola reazione: repressione!

Così è successo alla biblioteca anarchica “Fermento” di Zurigo, attaccata con l’arresto di un compagno, uno dei suoi bibliotecari.

Questa operazione repressiva fa parte dell’agire quotidiano dello Stato contro chi vuole sovvertire questo sistema. Consapevoli di ciò affermiamo, che tutte e tutti siamo colpite/i, ma le idee non si arrestano e non si possono isolare!

Esprimiamo vicinanza, solidarietà e complicità alle compagne e ai compagni del Fermento in questo modo: continuando con la diffusione di idee e pratiche sovversive e rivoluzionarie che spazi come la biblioteca zurighese promuovono da anni.

Contro l’attacco al “Fermento” e contro l’arresto del compagno,

Per la libertà di tutte e tutti!

SPAZIO EDO – Lugano

[Tratto da frecciaspezzata.noblogs.org].

(it) Italia: 2 e 3 marzo – Presidi solidali con gli anarchici arrestati a Torino e in Trentino

Visto che lo Stato disperde compagni e compagne nelle cartceri di mezza Italia per sfilacciare la solidarietà, ci muoveremo noi per salutarli. E per ribadire che, chiunque sia stato

è giusto attaccare i lager della democrazia e chi li gestisce
è giusto attaccare chi fa la guerra e chi vi collabora
è giusto attaccare chi prepara l’apocalisse nucleare
è giusto attaccare gli strumenti del controllo sociale
è giusto attaccare chi rastrella, deporta, rinchiude
è giusto attaccare le agenzie dello sfruttamento
è giusto attaccare chi si arricchisce finanziando il boia Erdogan
è giusto attaccare le sedi del razzismo di Stato

Presidi presso le carceri di:

2 marzo

Tolmezzo, via Paluzza 77. Ore 14.00.

3 marzo

Brescia (Casa Circondariale di Canton Mombello), via spalto S. Marco 20. Ore 15.00.
Brescia (Casa di Reclusione di Verziano), via Flero 157. Ore 18.00.
Vicenza, via Basilio Dalla Scola 150. Ore 15.00.
Ferrara, via Arginone 327. Ore 16.30.
Torino, via M. A. Aglietta 35. Ore 18.00.
Verona (C. C. di Montorio), via S. Michele 15. Ore 18.00.

Libertà per Silvia, Giada, Antonio, Lorenzo, Beppe, Nicco, Stecco, Agnese, Rupert, Sasha, Nico, Giulio, Poza.

[Tratto da csakavarna.org].

(it) Firenze, Italia: Presidio di solidarietà con gli anarchici prigionieri per l'”operazione Panico” (23/03/2019)

Senza tregua per l’anarchia

A marzo verrà pronunciata la sentenza contro i/le nostr* compagn* inquisit* per l'”operazione Panico”. Disertiamo il tribunale!

Sabato 23 marzo: Presidio in solidarietà a tutt* i/le prigionier* anarchic*.
Ore 16.00 a Firenze.

A breve uscirà il testo di chiamata e le informazioni più precise.

[Tratto da anarhija.info].

(it) Madrid, Spagna: Aggiornamento su Lisa

Dopo il suo trasferimento dal carcere di Willich [in Germania] a quello di Madrid, Lisa era stata messa in isolamento [regime FIES]. In una recente lettera ci dice che è passata al regime di detenzione ordinario e che le restrizioni sulla posta sono state revocate [può scrivere solo due lettere a settimana]. Sta bene e rimane forte.

Per scriverle:
Lisa Dorfer
C.P. Madrid V
Módulo 13
Carretera M609, km 3,5
28971 Soto del Real (Spagna)

[Tratto da anarhija.info].