(it-en) Grecia: Chiamata per il sostegno alla Cassa di solidarietà per i militanti imprigionati e perseguitati

https://actforfree.nostate.net/wp-content/uploads/2020/04/external-content.duckduckgo.com_.jpgGrecia: Chiamata per il sostegno alla Cassa di solidarietà per i militanti imprigionati e perseguitati

La “Cassa di solidarietà per i militanti imprigionati e perseguitati” è stata fondata nel 2010, un periodo in cui, da un lato, veniva effettuata una forte ristrutturazione capitalistica compiuta sotto il paravento della “crisi economica” e in cui, dall’altro lato, il movimento radicale, avendo ricordi molto recenti dall’esperienza della rivolta sociale del dicembre 2008, era in piena fioritura. In queste circostanze, la repressione si fece ancora più intensa, portando a un numero sempre crescente di prigionieri politici. È proprio in questo contesto che si è formata la Cassa di solidarietà, inizialmente con l’obiettivo di fornire un sostegno regolare e coerente a quanti sono perseguitati o imprigionati per il loro agire sovversivo o per la partecipazione alle lotte sociali.

L’obiettivo fondamentale della struttura è di garantire dignitose condizioni di vita ai compagni imprigionati attraverso un processo che si svolga in seno al movimento politico; permettendo alla dimensione materiale della solidarietà di compiere un passo ulteriore rispetto alle più strette relazioni tra compagni, familiari e amicali, oltre a contribuire alla copertura immediata delle emergenze (come le spese processuali e le cauzioni per i perseguitati). Contemporaneamente, gli interventi di solidarietà pratica e la costruzione e lo sviluppo di ponti comunicativi e di lotte congiunte tra chi è dentro e chi si trova fuori dal carcere, rimangono le priorità delle persone che formano e sostengono la struttura.

Dal 2010 a oggi, la Cassa di solidarietà ha cercato di ottenere un regolare e coerente sostegno politico, morale e materiale per la raccolta di fondi, un fatto che deriva principalmente dalla partecipazione consapevole di ognuno di noi, oltre che di gruppi e collettivi, che contribuiscono alla prosecuzione di una solidarietà fattiva. La continua repressione statale, tuttavia, si traduce in un numero elevato di prigionieri politici e spese legali e, conseguentemente, in esigenze materiali particolarmente elevate. In questo momento, la Cassa di solidarietà sostiene 24 prigionieri con una regolare base mensile (Kostantina Athanasopoulou, Dimitra Valavani, Konstantinos Yagtzoglou, Giannis Dimitrakis, Dimitris Koufontinas, Iraklis Kostaris, Giannis Michailidis, Savvas Xiros, Giorgos Petrakakos, Kostas Sakkas, Marios Seisidis, Vangelis Stathopoulos, Spyros Christodoulou e 11 militanti provenienti dalla Turchia e dal Kurdistan). In molti casi cerchiamo anche di coprire – per quanto consentito dalle nostre capacità (finanziarie) – le spese legali e le cauzioni dei compagni perseguitati per la loro identità politica, per le loro azioni o anche per i propri legami familiari o il loro rapporto di amicizia con i militanti imprigionati.

Durante questi dieci anni di attività, ci siamo rivolti ai compagni e ai collettivi in molte occasioni, siccome assicurarsi le risorse finanziarie è sempre stato un processo difficoltoso. La solidarietà e la partecipazione dei compagni sia dalla Grecia che dall’estero è la ragione principale per cui siamo stati a fianco dei nostri compagni imprigionati in maniera coerente. Nella situazione attuale, soprattutto alla luce dei nuovi fatti riguardanti la diffusione del virus e delle misure restrittive imposte dallo Stato in questo contesto, è ancora una volta estremamente difficile assicurare le risorse volte a sostenere i bisogni materiali di coloro che si trovano all’interno delle carceri. Probabilmente è più difficile che mai. Purtroppo, tutto ciò si deve aggiungere ai tempi già difficili che i nostri compagni prigionieri, così come la popolazione carceraria nel suo complesso, stanno affrontando, e per tale motivo ancora una volta ci stiamo rivolgendo ai nostri compagni.

Il sovraffollamento delle carceri greche, con l’accatastamento forzato dei prigionieri in celle e sezioni che ricordano degli alveari, l’assistenza medica inadeguata (e in alcuni casi inesistente), il rifiuto di fornire misure di protezione personale (quindi il divieto di forniture mediche, come gli antisettici) e il fatto che anche i più vulnerabili (anziani o malati) siano ancora incarcerati, tutto ciò pone le condizioni per una ondata pandemica con tassi di mortalità significativamente più alti di quelli presenti nella società fuori dalle mura. Questo può equivalere alla pena di morte per molte persone in carcere. Tale problema ha indotto a una serie di mobilitazioni nelle carceri, con le fondamentali richieste di decongestionamento e attuazione delle misure di protezione di base per i detenuti. Il punto di partenza di queste mobilitazioni è stato il carcere femminile di Korydallos, seguito dalle carceri di Chania (nell’isola di Creta), Agios Stefanos (a Patrasso) e Larissa, mentre 856 detenuti da tutte le sezioni del carcere maschile di Korydallos hanno firmato e pubblicato una dichiarazione.

In queste particolari circostanze, lo Stato e i suoi meccanismi repressivi stanno seguendo una strada già battuta. Mentre non vengono prese efficaci misure per proteggere la popolazione carceraria, vengono bloccate le comunicazioni con il mondo esterno, sospese le visite con i parenti e gli avvocati, attuate rappresaglie e misure di ritorsione in caso sorgano proteste: come accaduto per i sequestri-trasferimenti di compagni a seguito della mobilitazione avvenuta nel carcere femminile di Korydallos, con il sequestro di due prigioniere e il loro trasferimento nel carcere di Eleonas a Tebe, dove sono state poste in quarantena (una tra loro, Pola Roupa, è prigioniera politica e membro di Lotta Rivoluzionaria [Επαναστατικού Αγώνα], e al suo trasferimento, dopo pochi giorni, è seguito il violento trasferimento di Nikos Maziotis, anch’egli prigioniero politico e membro di Lotta Rivoluzionaria, nel carcere di Domokos), come accaduto con la rimozione dell’ora d’aria nel carcere di Chania, con le pequisizioni poliziesche, le indagini e la devastazione delle celle nel carcere di Patrasso. Allo stesso tempo, mentre la pandemia è ancora in corso, i compagni stanno affrontando false accuse, vengono perseguitati e imprigionati, ricordandoci le costanti priorità dello Stato, le cui dichiarazioni sul decongestionamento delle carceri riguardano solo un ridotto numero di prigionieri (considerando la totalità della popolazione carceraria), in quanto il numero di prigionieri interessati non eccede le 1500 persone.

Come Cassa di solidarietà, in questo momento, annunciamo la nostra decisione di sospendere tutte le nostre azioni pubbliche previste per l’immediato futuro, ma non sospendiamo la nostra solidarietà con i prigionieri politici. In questa difficile situazione che stiamo attraversando, ci troviamo nella difficile posizione di dichiarare una temporanea riduzione del sostegno materiale ai compagni imprigionati, in modo da poterli sostenere con coerenza nei mesi che seguiranno.

Compagni in Grecia e all’estero, la Cassa di solidarietà si trova attualmente ad affrontare un grave problema riguardante la vitalità e la funzione di una delle sue componenti fondamentali, il sostegno economico dei militanti imprigionati. A causa delle condizioni oggettive determinate dall’attuale situazione, l’incapacità della cassa di ottenere risorse a partire dalle iniziative pubbliche porterà, durante la stagione estiva, ad una situazione di stallo e allora il sostegno dei prigionieri politici sarà praticamente impossibile. L’unico modo per evitare questa situazione è il sostegno materiale e finanziario da parte del movimento antagonista più ampio presente in tutto il mondo. Da parte di tutti gli individui e di tutti i collettivi che considerano i militanti imprigionati come parte di chi lotta, una lotta che tutti noi ingaggiamo – per come ci è possibile – contro il barbaro mondo dell’autorità.

Oggi più che mai sta diventando cruciale e tangibile il motto “nessuno è solo nelle mani dello Stato”. Vi invitiamo a difenderlo ancora una volta nella pratica. La solidarietà concreta sarà di nuovo la nostra arma.

FINO ALLA DEMOLIZIONE DELL’ULTIMO CARCERE NESSUNO DI NOI E’ LIBERO
SOLIDARIETA’ CON I PRIGIONIERI POLITICI

Cassa di solidarietà per i militanti imprigionati e perseguitati

Contattaci via e-mail per supportare la campagna a sostegno dei prigionieri: tameio[at]espiv.net

A questo link il testo in inglese: https://actforfree.nostate.net/?p=37044
A questo link il testo in tedesco: https://athens.indymedia.org/post/1604303/
A questo link il testo in greco: https://athens.indymedia.org/post/1604134/

[Ricevuto via e-mail].

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Greece: Call for financial support to the Solidarity Fund for imprisoned and persecuted militants

The Solidarity Fund for imprisoned and persecuted militants was established in 2010 in a circumstance where, on the one hand, a hard capitalist restructuring was carried out under the guise of the “economic crisis” and, on the other hand, the radical movement, having very recent memories from the experience of the social revolt of December ’08, was in full bloom. Under those circumstances, repression became even more intense, resulting in an ever-increasing number of political prisoners. It is precisely in this context that the Solidarity Fund was formed, initially setting out to provide regular and consistent support to those persecuted or imprisoned for their subversive action or for their participation in social struggles.

The basic aim of the structure is to ensure decent living conditions for the imprisoned comrades through a process that would take place within the political movement; thereby taking the material dimension of solidarity a step beyond close family, friendly and comrade relationships, as well as to help with the immediate coverage of emergencies (such as court expenses and bails for the persecuted). Yet, the actions of practical solidarity and the building and development of communication bridges and united struggles between those inside prisons and those outside of it, remain as priorities of the people who form and sustain the structure.

From 2010 until today, the Solidarity Fund has been trying to obtain a regular and consistent political, moral and material support for collecting funds, which derives primarily from the conscious participation of each and every one of us, as well as from groups and collectives, that contribute to the continuation of factual solidarity. Continued state repression, however, results in a large number of political prisoners and legal costs, and consequently, in particularly high material needs. At this moment, the Solidarity Fund supports 24 prisoners on a regular monthly basis (Athanassopoulou Konstantina, Valavani Dimitra, Yagtzoglou Konstantinos, Dimitrakis Giannis, Koufontinas Dimitris, Kostaris Iraklis, Michailidis Giannis, Xiros Savvas, Petrakakos Giorgos, Sakkas Kostas, Seisidis Marios, Stathopoulos Vangelis, Christodoulou Spyros and the 11 militants from Turkey and Kurdistan). In many cases we also try to cover -as much as our (financial) capabilities allow-the legal expenses and bails of comrades who are persecuted for their political identity, their actions or even for their family or comrade relationship with imprisoned militants.

During these 10 years of activity, we have turned to comrades and collectives many times, as securing financial resources has always been a difficult process. Solidarity and participation of comrades both from Greece and abroad is the main reason why we have stood by our imprisoned comrades with consistency. In this current circumstance, especially in light of the new facts about the virus spreading and the restrictive measures imposed by the state on this occasion, it is again extremely difficult to secure the resources to support the material needs of the ones within the walls. Perhaps it is more difficult than ever. Unfortunately, this has to be added up to the already difficult times that our comrades are facing within the walls, as well as the prison population as a whole, and this is why we are once again turning to our comrades.

The overcrowding of Greek prisons, with the forced packing of prisoners in cells and wards reminiscent of human hives, the inadequate – and in some cases – non-existent medical care, the refusal to provide self-protection measures (prohibition of medical supply, such as antiseptics), the fact that even the most vulnerable (the elderly or the sick) are still incarcerated, create conditions for a pandemic outburst with significantly higher mortality rates than the ones in the society outside the walls. This may amount to the death penalty for many people in prisons. This concern has prompted a series of prison mobilizations with key demands the decongestion of prisons and the implementation of basic protection measures for the inmates. The starting point of these mobilizations was Korydallos women’s prison and was followed by the prisons in Chania (Crete), Agios Stefanos (Patras) and Larissa, while 856 inmates from all the wings of Korydallos men’s prison signed and published a statement.

Under these particular circumstances, the state and its repressive mechanisms follow a beaten track. While no effective measures are being taken to protect the prison population, they block communication with the outside world by suspending visitations with relatives and lawyers, and take reprisals and retaliatory measures where outbreaks of protest occur: abductions-transfers of comrades / militants in the case of the mobilization in Korydallos women’s prison with the abduction of two female prisoners and their transfer to Thiva prison under quarantine (one of which is the political prisoner and member of Revolutionary Struggle, Pola Roupa, and a few days later a violent transfer of Nikos Maziotis took place, who is also a political prisoner and a member of Revolutionary Struggle, to Domokos prison), deprivation of yard time in Chania prison, cops raids, investigations and destruction of cells in Patras prison. At the same time, and while the pandemic is still under way, comrades are facing false indictments, they are being persecuted and imprisoned, reminding us the permanent priorities of the state whose declarations about the decongestion of prisons concern only a small number of prisoners –considering the total population – as the number of prisoners they affect does not exceed the one thousand five hundred.

As Solidarity Fund, at this moment in time, we are announcing our decision to suspend all of our planned public actions for the immediate future, but we are not suspending our solidarity with political prisoners. In this difficult situation that we are experiencing, we are in a difficult position to announce a temporary reduction in the amount of material support for imprisoned comrades in order for us to be able to support them with consistency during the months that follow.

Comrades from Greece and abroad, the Solidarity Fund is currently facing a serious problem concerning the viability and the function of one of its fundamental components, the financial support of imprisoned militants. Due to the objective conditions of the current conjecture, the inability of the fund to secure resources from public actions is going to lead to an economic stalemate during the summer season and the support of political prisoners will be practically impossible. The only way to avoid this is the material / financial support from the wider antagonistic movement around the world. From all the individuals and all the collectives who consider the imprisoned militants to be part of the people who struggle, a struggle that we all engage in -in any way we can- against the barbaric world of authority.

The slogan “no one left alone in the hands of the state” is becoming more crucial and tangible these days than ever. We urge you to defend it once again in practice. Factual solidarity will again be our weapon.

UP UNTIL THE DEMOLITION OF THE LAST PRISON NONE OF US IS FREE
SOLIDARITY WITH POLITICAL PRISONERS

Solidarity Fund for imprisoned and persecuted militants

Contact us via e-mail to support the financial support campaign: tameio@espiv.net

[Received via e-mail].