(it-en) Parigi, Francia: Resoconto del processo a Claudio Lavazza (4-8/11/2019)

Parigi, Francia: Resoconto del processo a Claudio Lavazza (4-8/11/2019)

Claudio Lavazza, ribelle, anarchico, rapinatore e galantuomo che ha partecipato negli anni ’70 in Italia alla lotta contro lo Stato e il Capitale, armi alla mano. Contrariamente agli affossatori della sovversione di quegli anni, non ha mai barattato il desiderio di stravolgere tutto per una carriera politica, non si è rassegnato, né ha cercato riparo in altri stati che potevano accordargli una libertà controllata. No, ha continuato a lottare, contro venti e maree.

Dopo 16 anni di latitanza, durante i quali non ha mai rinunciato alla sua coerenza di anarchico né alla gioia di vivere da uomo libero, nel 1996 è arrestato dopo una rapina in banca a Cordoba, in Spagna, durante la quale tre compagni, compreso Claudio, resteranno gravemente feriti e due poliziotte verranno uccise. Claudio sarà allora rinchiuso nei moduli speciali F.I.E.S., ed anche in questi luoghi mortiferi continuerà la sua battaglia con fermezza e perseveranza.

Dopo aver scontato 22 anni nelle celle spagnole, nell’estate del 2018 è stato estradato – in prestito, dal momento che in Spagna la sua condanna non è ancora finita – in Francia, per affrontare il processo per la rapina alla Banca Nazionale a Sainte Nazaire, avvenuta nel 1986. Per questa rapina, venne già condannato dai giudici francesi in contumacia a 30 anni.

Se andare a prendere i soldi là dove ce ne sono in abbondanza è sempre una possibilità, quando si tratta di rifiutare il ricatto del lavoro e dello sfruttamento, di avvalersi degli strumenti necessari per intraprendere la lotta contro il potere, quella volta, a Sainte Nazaire, i rapinatori funamboli non hanno messo le mani in una cassaforte qualsiasi. Hanno espropriato le casse dello Stato!Alleggerendo al cambio attuale di quasi 26 milioni d’euro quelle casse che oliano giorno dopo giorno gli ingranaggi del potere.

Tra mille sforzi e risate, Claudio si è aperto un cammino, il suo cammino, anche quando le condizioni erano difficili e tutto era da fare e rifare. Anarchico, la sua passione è la libertà; il suo nemico, il potere. E non si ha tempo da perdere quando si è armati di questa coscienza: sta a ognuno e ognuna tracciare il proprio percorso per minare, nuocere, espropriare e distruggere quello che appartiene al potere, alle sue strutture e ai suoi uomini.

Riportiamo di seguito una breve sintesi dei 5 giorni del processo che si sono tenuti a Parigi dal 4 all’8 novembre 2019. In tribunale, ogni giorno i solidali che hanno assistito alle udienze sono stati identificati e perquisiti a mano e col metal detector, fuori dal palazzo i poliziotti all’apparenza francesi, ma che parlavano italiano, non hanno lesinato sui pedinamenti e sui controlli dei documenti.

Claudio è apparso in forma, sorridente ed entusiasta nel vederci e la struttura dell’aula del tribunale ha potuto permetterci di assistere al processo farsa, seduti a pochi metri da lui, sebben sotto lo sguardo e l’intervento scimmiesco degli sbirri che controllavano la situazione, che non hanno potuto fermare lo scambio dei nostri sorrisi, saluti e il reciproco affetto.


Lunedì 4 novembre

Mattina:

Verrà composta come prima cosa, la corte: sono tratti a sorte 6 giurati (tra i 28 che si erano presentati) che si aggiungono a 3 giudici. Tra i nove componenti della corte, si raggiungerà un verdetto con una maggioranza di due terzi. Oltre all’avvocato generale (pubblico ministero), l’accusa è composta anche dagli avvocati delle due parti civili, rappresentanti la Banca di Francia e la famiglia del cassiere ferito di striscio e accidentalmente durante la rapina.

Dopodiché vengono ricordati a Claudio le accuse, ovvero: rapina a mano armata e sequestro di persona (avvenuto durante la rapina) e saranno ripercorse le differenti fasi dell’inchiesta, vengono verificate le convocazioni di tutti i testimoni – molti dei quali non si sono presentati.

A questo punto il giudice, con voce lenta e lagnosa, la sua immagine apatica era più triste del cielo grigio di Parigi, è riuscito ad annoiare chiunque spiegando le fasi della rapina più importante avvenuta in Francia dal dopoguerra! Riassumendo dunque il dossier sulla rapina alla Banca di Francia di Saint Nazaire del 3 Luglio 1986 e delle diverse fasi delle indagini e dei suoi esiti.

Pomeriggio:

Differenti testimoni sfileranno in aula, persone che lavoravano in banca durante la rapina. Tutti con ricordi molto vaghi, ma principalmente concordi tra di loro sul fatto che i rapinatori gli hanno fatto spostare i sacchi pieni di soldi dal caveau alle macchine parcheggiate fuori (2 macchine e un furgone straboccanti soldi…), nessuno ha apportato delle modifiche alle testimonianze rilasciate subito dopo il fatto. In quei giorni la banca era in ristrutturazione, esistevano delle telecamere ma non dappertutto, a quanto pare l’installazione di nuove telecamere era prevista qualche giorno dopo il fatto…

Il pubblico ministero domanda di aggiungere al dossier degli stralci dell’autobiografia “Ma peste de vie”, scritta da Claudio, e recentemente pubblicata anche in francese in previsione del suo processo. In realtà sarà messo al dossier l’intero libro, dal giorno seguente sarà presente su tutti i banchi dell’accusa…

Alla fine del primo giorno di commedia parleranno i figli del ferito durante la rapina, uno è poliziotto, l’altro lavora alla Banca di Francia. Si aggiunge che hanno assistito alla rapina e che il cassiere e i suoi famigliari erano praticamente i “guardiani” della banca.

(Il 15 luglio seguente la rapina, il ferito ricevette in ospedale un pacchetto con due videocassette, “Il riposo” e “I predatori dell’arca perduta”, dei sigari e un profumo Chanel n. 5 per sua moglie. Il tutto accompagnato da una nota: “Ancora una volta, tutte le nostre scuse per questa notte estenuante”).


Martedì 5 novembre

Mattina:

Si comincia con la psicologa del carcere francese di Fleury-Mérogis dove Claudio è detenuto da oltre un anno. Spiega la sua perizia psicologica, viene incalzata dagli avvocati della parte civile e dal pubblico ministero sul presunto carattere “violento” della personalità di Claudio, facendo riferimento a racconti di fatti specifici del passato, ma senza risultati. Lei descrive Claudio come una persona decisa, solida, gentile e non rileva devianze…

Il giudice domanderà poi a Claudio di raccontare la propria biografia, fin dall’infanzia. Claudio invita i presenti a leggere il suo libro (fr: “Ma peste de vie” – it: “Pestifera la mia vita”), affermando di averlo scritto per spiegare il suo percorso di lotta da anarchico e come documento storico su un’epoca rivoluzionaria. Ripercorre velocemente la storia della sua infanzia fino ad arrivare ai motivi della sua convinzione anarchica. Verrà più volte incalzato dal giudice sui fatti italiani (appartenenza a banda armata, associazione sovversiva, procurata evasione, detenzione e possesso abusivo di armi, rapina, omicidio di due poliziotti e via dicendo…) e spagnoli (rapina di Cordoba in cui sono morte due poliziotte e sei altre rapine accumulate a una sentenza di 25 anni).

Il pubblico ministero, di seguito, farà riferimento a delle parti del libro che evidentemente le riterrà davvero impressionanti al punto di leggerle in aula: “Ho realizzato quasi tutti i sogni che avevo, e spesso faccio il confronto tra la mia esistenza e l’operaio che sarei stato se fossi rimasto al paese. Sicuramente ora, come i miei vecchi compagni di scuola, sarei sposato e con figli, con l’obbligo di lavorare dieci ore al giorno per mantenere la famiglia. Stanco, la sera dopo il lavoro, starei lì a fissare quella scatola idiota, comodamente seduto in pantofole, per poi andarmene a letto morto di sonno e distrutto… probabilmente adesso non sarei in carcere… però, anche se fosse possibile tornare indietro, non cambierei di un millimetro la rotta che scelsi. Che ne sarebbe stato di me se la luce della lotta non mi avesse illuminato il cammino?“.

E per invalidare quello che Claudio dice rispetto ad una futura scarcerazione, dicendo di voler lavorare in un’associazione che aiuta bambini e donne a difendersi dalle violenze, insegnando il jiu jitsu ed altre arti marziali, il pubblico ministero si infervora sostenendo che non è la persona adatta, insistendo dunque sulla natura violenta della sua vita.

Rincarerà poi la dose l’avvocato delle parti civili, che riporta l’episodio raccontato nell’autobiografia in cui si parla del periodo in cui faceva arti marziali e venne espulso dalla palestra per aver dato durante un combattimento dei colpi proibiti… e questi saranno i livelli di discredito che l’accusa, la merda con la toga e la miseria nel cervello, gli muoverà costantemente.

L’avvocato di Claudio riprenderà quindi degli stralci dell’autobiografia messi agli atti dal pubblico ministero per sottolineare l’uso selettivo dello scritto, riportando il racconto che Claudio fa del giorno in cui vengono ritrovate delle banconote identificate come provenienti dalla rapina alla banca di Francia, dove afferma che non era al corrente della provenienza dei soldi che trasportava dalla Francia alla Svizzera con l’intenzione di cambiarli.

Poi viene fatta una lunga digressione sugli affari giudiziari in Italia (le condanne in Italia sono state attribuitegli senza un processo in sua presenza ed esclusivamente sulla base delle dichiarazioni di un pentito). Claudio riconosce di aver partecipato all’evasione dal carcere di Frosinone del 1981 di Cesare Battisti, affermando che per lui la libertà dell’individuo è la vita stessa e che considera l’evasione come un’azione “umanitaria”. Si continuerà a parlare della sua situazione giudiziaria in Spagna, e della questione della sua estradizione.

Pomeriggio:

Verranno fornite le relazioni di due perizie psichiatriche. Entrambe confermano l’assenza di patologie psichiatriche, sottolineando la solidità della sua personalità, il primo, incalzato dal giudice che riporta una perizia di uno psichiatra spagnolo che affermava il carattere violento e impulsivo, confuta questa diagnosi, distinguendo la violenza come attitudine individuale da quella che può essere esercitata nel contesto di un’azione. Il secondo afferma che il suo rapporto all’idea anarchica, la giustificazione politica delle sue azioni (o meglio giustificate da Claudio facendo riferimento alle sue idee… rivendicando quindi le rapine alle banche come una forma di espropriazione…) sarebbe di carattere più emozionale che basato su un’analisi politica intellettuale, nonostante faccia riferimento al pensiero di Bakunin e ad altri anarchici. Come spesso accade nelle aule dei tribunali e sulle scrivanie dei criminologi, gli specialisti lacchè dello Stato cercano di tracciare il profilo psicologico di “un anarchico”.

Passeranno davanti alla corte numerosi poliziotti che si occuparono al periodo del “grande banditismo” e non, molti dei quali legati all’indagine in questione.

Inoltre, un esperto di banconote oggi in pensione che lavorava alla banca di Francia, spiega che nelle banconote prese in Belgio e Svizzera (valute che erano mischiate ad altre banconote di diversa natura) e ricollegabili alla rapina, c’era una proporzione superiore alla media di banconote prodotte a Saint-Nazaire.

Il contabile della banca di Francia parlerà invece del funzionamento della banca, spiegando che certe banconote erano state marcate e registrate.

Bernard Mondo, direttore del OCRB (Office Centrale Repression du Banditisme) ha parlato per 3 ore dei legami dell’estrema sinistra italiana e il grande banditismo in Francia. Affermando che questi legami erano molto rari. Altri inquirenti parleranno delle perquisizioni fatte, qualcun altro non ricorderà più niente.


Mercoledì 6 novembre

Mattina:

Viene interrogata una donna che lavorava con Claudio, che conosceva sotto il nome di “Angel”, impacchettavano dei prodotti omeopatici. Lei aveva una relazione con una persona che poi sembra essere temporaneamente scomparsa in circostanze poco chiare, le domande vertevano anche su questa persona e sulla loro relazione.

La corte interrogherà poi un testimone, un uomo arrestato in Spagna nell’88 con dei soldi provenienti dalla rapina. All’epoca del fermo, disse che i soldi glieli aveva dati un tale Ben, che durante l’interrogatorio aveva riconosciuto nelle foto, e che i poliziotti avevano in seguito identificato come Claudio Lavazza. Oggi, durante il processo dice che non ricorda più nulla, a parte che il Ben in questione non aveva sicuramente un accento italiano come quello di Lavazza, ma piuttosto un accento franco-belga. Viene messo sotto pressione, la giuria sembra non credergli, lui piange e si dispera… L’avvocato della difesa gli domanda di spiegare le condizioni nelle quali ha fatto le dichiarazioni, lasciando intendere la possibilità che fosse stato spinto dalla polizia ad identificare la persona nella foto, sollevando il fatto che dopo questa collaborazione con le autorità, sarebbero cadute tutte le accuse contro di lui (ricettazione e riciclaggio).

Di seguito parlerà un tizio, probabilmente ingaggiato nei servizi segreti dell’epoca e che si occupava in quegli anni del controllo dei 300 italiani esiliati in Francia. Parla del terrorismo politico, fa un excursus sulla lotta armata in Europa e dei gruppi che hanno agito in quegli anni. Spiega che facevano una riunione al mese in quel periodo con il ministro della giustizia francese e gli inquirenti in Italia, per scambiarsi informazioni precise sugli italiani che abbracciarono il percorso della critica armata e che avevano attraversato le Alpi grazie o malgrado la dottrina Mitterand; parlerà di un codice, “feu rouge” per quegli italiani esiliati che non potevano essere arrestati, che le autorità francesi quindi non avrebbero potuto in alcun modo fermare, e i “feu vert”, cioè quegli italiani che sarebbero stati arrestati anche in Francia, per poi essere estradati in Italia (una trentina, di cui faceva parte anche Claudio).

Pomeriggio:

È il turno di un testimone, le sue dichiarazioni, per quanto campate in aria, saranno il solo legame diretto con la rapina. Si presenta come uno zelante cittadino, racconta che la notte della rapina era nella sua macchina fermo in un parcheggio, quando ha visto delle persone un po’ losche in una vettura a 15 metri da lui e ha deciso di seguirle. All’epoca descriverà dunque due persone in particolare. Ma le sue dichiarazioni cambieranno nel tempo. Arriverà a dare dei dettagli su Claudio dopo che, con l’arresto in Svizzera, la polizia gli farà vedere le foto e lui lo riconoscerà. Questo zimbello inoltre farà due altre deposizioni, affermando che nel frattempo aveva continuato a vedere la polizia. Affermerà di avere una memoria fotografica (anche se non si ricorda il colore della macchina), perché è un “artista” e i volti gli rimangono impressi… Ammette di aver visto la persona che identifica come Claudio solo da dietro e di profilo (la sua testimonianza negli anni cambia, e dirà che per qualche secondo l’ha visto anche di fronte). La testimonianza prende una piega alquanto inverosimile quando lui conferma in modo molto deciso e drammatico che è ancora sicuro al 100%, 33 anni dopo questi fugaci secondi, che la persona che ha visto è sicuramente Claudio. La seconda persona che lui riconobbe quella sera, e contro cui testimonierà al processo molti anni dopo i fatti, è stata condannata per questa rapina.

È poi interrogato un amico della donna che ha testimoniato la mattina. Gli chiedono di giustificare un fine settimana che avrebbe offerto a lei a Miami, insinuando che lui, in quel periodo, avesse accesso a delle strane entrate. Lui si dichiara anarchico davanti alla corte, e rifiuta di rispondere alla maggior parte delle domande.

Seguirà una lettura di deposizioni di persone non presenti o morte, tra cui quella del proprietario del ristorante di Puteaux, la “Tourre blanche”, dove sembra si fossero riuniti, dopo i fatti, alcuni partecipanti della rapina, e che ai tempi rispose alle sollecitazioni poliziesche che la faccia di Claudio gli diceva qualcosa, ma che non sapeva spiegarne il motivo, non disse dove, come e con chi lo aveva visto.


Giovedì 7 novembre

Mattina:

Claudio verrà interrogato dal giudice, dal pubblico ministero e dalle parti civili.

L’accusa si soffermerà molto sull’arresto di Claudio avvenuto al confine franco-svizzero nel 1986 quando gli fu trovata addosso una parte dei soldi della rapina (è da sottolineare che questo e il testimone del parcheggio sono gli unici collegamenti con la rapina, nessuno ha mai riconosciuto Claudio mentre l’esproprio era in corso). A quell’epoca Claudio, come lui dichiarerà, lavorava per degli uomini d’affari andando a depositare in Svizzera varie quantità e valute di soldi. Durante uno di questi viaggi viene fermato dalla polizia doganale con un’altra persona che era con lui (la stessa che a quanto pare sarebbe stata identificata dal testimone del parcheggio, e in seguito condannata per la rapina). La polizia doganale trattiene i soldi per verificarne la provenienza, ma lascia andare Claudio e l’altro. Pare che la verifica abbia condotto gli inquirenti a supporre che tra i soldi che trasportavano ci sarebbero stati il 30% dei soldi provenienti dalla rapina alla banca di Francia di Saint Nazaire. Con una impuntata linea di domande, il giudice sembra molto interessato a stabilire i legami e le conoscenze tra varie realtà (politiche e criminali) dell’epoca. Fa una serie di domande chiedendo direttamente se ha mai incontrato alcune persone e dopo le prime due risposte secche, “no”, Claudio dirà al giudice che sarebbe una perdita di tempo continuare a chiedergli di altre persone perché, secondo la sua etica, non parlerà mai di altri.

Pomeriggio:

L’avvocato dà ancora una volta la spiegazione del ragionamento degli investigatori per “dimostrare” che il denaro trovato in diversi posti (Belgio, Spagna e Svizzera) proveniva dalla banca di Saint Nazaire. Seguiranno le arringhe, lunghe e noiose degli avvocati delle parti civili, quello della banca di Francia e quello dei figli del cassiere che restò ferito, Camus.

Parlerà poi il pubblico ministero richiedendo una condanna di 20 anni.

La giornata si chiude con l’arringa dell’avvocato difensore di Claudio.


Venerdì 8 novembre

Mattina:

Claudio legge una dichiarazione davanti alla giuria. Rivendica di essere anarchico, spiega che in quegli anni in Italia si è lottato contro un colpo di Stato organizzato dalla C.I.A.. Ripercorre il cammino anarchico a cui ha dedicato tutta una vita, dentro e fuori le prigioni. Ricorda infine che gli anarchici hanno partecipato alla liberazione della capitale francese occupata dai nazisti nell’agosto 1944. Il giudice lo interrompe dicendo che il tribunale non è una tribuna politica (almeno finché non conveniva a loro, dal momento che hanno fatto di tutto in questi giorni per calunniare l’idea anarchica). Alla fine Claudio leggerà la sua dichiarazione senza più essere interrotto.

Il verdetto:

La corte si ritira per deliberare, dopo circa tre ore arriva il verdetto: Claudio è ritenuto colpevole. Vengono riportati gli elementi processuali ritenuti come prove:
– l’identificazione da parte del testimone del parcheggio;
– l’arresto in Svizzera con delle banconote provenienti dalla rapina alla banca di Francia;
– i suoi contatti con persone implicate nella rapina;
– la dichiarazione dell’uomo fermato con i soldi della banca di Francia, che ritratta su quanto aveva detto all’epoca non ha invece peso per la corte.

La banca di Francia richiede un’indennizzazione di 12 milioni di euro. Si calcola che al tempo i rapinatori siano riusciti a svaligiare la sede di una quantità di soldi che oggi equivarrebbe a 26 milioni di euro.

L’unico elemento che spingerà la corte a pronunciare una condanna inferiore a quella richiesta dal pubblico ministero (20 anni) è il tempo trascorso dai fatti.

Claudio è condannato a 10 anni.

Chi abbandona i prigionieri della guerra sociale, inevitabilmente abbandonerà la guerra stessa.
Liberare Claudio!
Liberare tutte e tutti!


Rivendicazione della rapina del 3 luglio 1986 alla Banca di Francia di Saint Nazaire

Il 9 luglio 1986, il giornale Liberation ricevette un volantino di rivendicazione della rapina firmato dei rapinatori funamboli, oltre a 20 000 franchi in pezzi da 200 franchi bucati per renderli inutilizzabili. Un contributo per sostenere la politica securitaria di Pandore et Passaquoi*, per aiutarli a costruire i loro commissariati, le loro prigioni, e pagare i loro informatori con 4 buchi, dice il testo. I rapinatori sosterranno inoltre di non essere membri di Action Directe e che l’insicurezza, non è il gran banditismo o quelli che lottano contro l’ordine stabilito, ma la disoccupazione, la disperazione, la miseria organizzata e le sue conseguenze, droga, Ricard e i suoi traffici.

* In francese Passaquoi è un gioco di parole. Charles Pasqua era il ministro degli interni all’epoca, scritto così foneticamente, suona più come “cosa succede”.

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Paris, France: A summary of the trial against Claudio Lavazza (4th-8th of November 2019)

Claudio Lavazza, rebel, anarchist, bank robber and gentleman, who during the ‘70s in Italy participated in the struggle against State and Capital, arms in hand. Contrary to the sinkers of subversion of those years, he never exchanged the desire to overthrow everything for a political career. Nor has he resigned, nor sought refuge in other States, which could have granted him a controlled freedom. No, he kept fighting, against winds and tides.

After 16 years on the run, never renouncing to his anarchist coherence, nor to the joy of living as a free man, in 1996 he is arrested after a bank robbery in Cordoba, Spain, during which three comrades, including Claudio, will be seriously injured and two policewomen will lose their lives. Claudio will thus be locked up in the special regime F.I.E.S., and even in this deadly place he will continue his battle with firmness and perseverance.

After serving 22 years in the Spanish dungeons, in the summer of 2018 he is extradited – on loan, since his sentence in Spain is not yet finished – toward France, to face trial for a bank robbery at the expense of the National Bank of Saint-Nazaire, which took place in 1986. For this robbery, he was already sentenced, in absentia, to 30 years of prison.

If going to take money where there is plenty is always a possibility, as a refusal to the blackmail of work and exploitation, in order to seize the necessary means to carry out a struggle against the State, back then, in Saint-Nazaire, the tightrope robbers did not just touch any safe. They expropriated the State’s vault! Lightning of almost 26 million euros the pockets of those who oil the gears of power.

Through countless smiles and strife, Claudio opened his path, even when faced with the most adverse conditions, when everything was to be built and imagined. As an anarchist, his passion is freedom; his enemy power. And there is no time to waste when one is armed with this conscience: it is up to each one of us to forge our own path, to undermine, harm, expropriate and destroy everything that belongs to power, its structures and its men.

The following is a brief summary of the 5 days of trial which took place in the Palais de Justice of Paris between the 4th and 8th of November 2019. At each session, those present and in solidarity with Claudio were padded down, put through a metal detector and identified. In the surrounding area of the courthouse, French cops, who spoke Italian, didn’t waste any time in following people and stopping them to check their documents.

Claudio seems in good spirits, smiling and enthusiast to see us. The shape of the courtroom made it possible to assist to this farce only a few metres away from him. Despite the intrusive presence of the police was relentless, we manage to exchange some smiles, greetings and reciprocal affection.


Monday, November 4th

Morning:

Firstly, the court is composed: 6 jurors are drawn (from a pool of 28 that had been summoned), who are added to the three judges. Out of the 9 members of the court, a verdict will be reached with a two-third majority. In addition to the public prosecutor, two other lawyers represent the civil action that is included in the trial. One represents the Bank of France, while the other the family of the employee who was accidentally injured during the robbery by a gunshot to his leg.

The full charges against Claudio are read: he is accused of armed robbery and hostage taking (during the robbery). The summonses of all the witnesses are confirmed – many of whom did not show up.

At this point the presiding judge, in a dragging and dreadful voice, his apathetic figure sadder than the gray, cold sky of Paris, manages to put to sleep half of the room, although he retraces the phases of the most important bank robbery in post-war French history. He gives an overview of the file, the different phases of the investigation and the judicial outcomes of the robbery against the Bank of France of Saint Nazaire, which took place on the July 5th, 1986.

Afternoon:

Different witnesses will parade through the courtroom, employees of the bank at the time of the robbery. They all have vague memories, all mentioning that the robbers forced them to move the bags full of money from the vault to the cars parked outside (2 cars and one van, “overflowing with money”). No one made any changes to the statements they gave 33 years ago. In those days the bank was under construction, there were few cameras installed, apparently the new cctv system was going to be installed a few days later…

The prosecutor demands to add to the file some excerpts from the book “Ma peste de vie”, Claudio’s autobiography, recently published in French for this trial. In fact the whole book will be put on file, the next day a photocopy of the book will be present on all the desks of the court.

At the end of this first day the sons of the wounded employee will take the stand. One is a cop, while the other works at the Bank of France. It is added that they witnessed the robbery as children, because the teller (their father) and his family were sort of permanent “guardians” of the bank.

(On the 15th of July, the wounded employee received, while still in hospital a package with two videocassettes, Love on a Pillow and Raiders of the lost arc, some cigars and Chanel n.5 perfume for his wife. A note read: “once again, our sincere apologies of this grueling night”).


Tuesday, November 5th

Morning:

The morning begins with the statement of the psychologist working for the French prison Fleury-Mérogis, where Claudio has been detained since more than a year. She explains her psychological assessment, she is pushed by the prosecution and by the lawyers of the bank to agree with their thesis of the supposed “violent” character of Claudio, referring to specific facts of the past, to no avail. She describes Claudio as a resolute person, solid, gentle and who does not present deviant behaviour.

The judge will then ask Claudio to talk about his life, beginning from childhood. Claudio invites the court to read his book (Ma peste de vie – Pestifera la mia vita), stating that he wrote it to explain his path of struggle as an anarchist and as a historical document about a revolutionary time. He quickly retraces his life, from childhood to when he became an anarchist. The judge will insist on more than one occasion that he explains his Italian conviction (member of an armed group, subversive association, aid in prison escape, illegal possession of weapons, robbery, murder of two policemen and so on…) and his Spanish one (bank robbery in Cordoba, in which two policewomen died, in addition to six other robberies, in a sentence to 25 years).

The public prosecutor then takes a moment to read out-loud a passage from the autobiography, which she obviously considers most scandalous: “I have fulfilled almost all of my dreams, and often I compare my existence with the factory worker I would have been, had I stayed in my home town. Surely now, like my old schoolmates, I would be married with children, with the obligation to work ten hours a day to support the family. In the evening after work, exhausted, I would spend the last hours of the day staring into that idiot box, comfortably seated on a sofa, and then go to bed, destroyed and exhausted… probably now I would not be in prison… but, even if it were possible to go back, I would not change by a millimeter the path I chose. What would have happened to me if the light of struggle had not illuminated my path?”.

She presents this passage as iron-clad evidence that Claudio is not ready to be released from prison. Given that in Spain, upon an eventual release, he has arranged to work for an association teaching jiu-jitsu to teenagers and women, the public prosecutor is appalled by this prospect. She claims that he is not the right person to help the “weak”, because of this violent nature.

The civil suit lawyer will take it even further, reading in its entirety a passage from the autobiography that recounts an episode during the time in France when Claudio practiced martial arts and, during a sparring session, he “broke the rules”, injuring his opponent and costing him the expulsion from the gym. These are the levels of personal disrepute that Claudio will be faced with during the whole trial.

The defense lawyer will also quote some parts of the autobiography, to show the selective use of these quotes.

Much time is then taken to examine Claudio’s judiciary affairs in Italy (he received one life sentence in a trial he did not attend, solely based on the statement of a snitch). Claudio admits to having participated in the prison escape in Frosinone of Cesare Battisti. He defines freeing someone from the dungeons of the State as a “humanitarian” act. The judge then talks about his situation in Spain, specifically in regards to his possible extradition.

Afternoon:

Reports are provided from two psychiatric examinations. They both confirm the absence of any psychiatric pathology, highlighting the strong solidarity of his personality. The first one, confronted by the judge in regards to a psychiatric assessment made in Spain, which defined him as a violent and impulsive person, refutes this diagnosis, distinguishing violence either as an individual attitude or a choice to be exercised in the context of an action, categorizing Claudio in the latter. The second psychiatrist talks about Claudio’s relationship to his anarchist idea as the justification of his actions. It is often the case in courtrooms and on the desks of criminologists – the specialists in the service of power – that we see their caged brains try to trace and frame the psychology of an “anarchist”.

Then comes the moment of a parade of police officers that take the stand. They participated and built their careers on investigating the times of “great banditry”, many of whom personally were involved in the investigation of this case.

Bernard Mondo, director of the OCRB (Central Office for the Repression of Banditism) talks for three hours about the ties between the Italian extreme left and the great banditry in France. He explains that these ties were rare, but occurring.

Other investigators talk about the raids they made during the investigation, while others won’t remember anything.

The accountant of the Bank of France, talks about the organization of the bank, explaining that certain banknotes were marked and registered, and thus can be traced.


Wednesday, November 6th

Morning:

A woman takes the stand that used to work in a packaging company with Claudio in France around the years of the robbery. She knew him as “Angel”. She had a relationship with a person that some time after the robbery went away. Most of the questions revolve around this person and their relationship.

The second witness of the day is a man who was arrested in Spain in ‘88 with money which was coming from the robbery. During the interrogation after his arrest, he declared that the money had been given to him by a certain Ben, who, back then, he identified in a photo shown to him by the police. Subsequently, the police matched the photo of Ben with the name Claudio Lavazza. While on the stand, he says he recognizes no one, he remembers nothing, except that this man had rather a French-Belgian accent and not an Italian one. After being put under pressure by the prosecutor, he begins to break down and starts crying. The defense lawyer asks him to explain the conditions under which he made his declarations, insinuating that he could have been lead on by the police to identify the man in that picture. He then also points out that after having collaborated with the police, all his charges fell (handling of stolen money and money laundering).

Then an other police officer will take the stand, probably at the time collaborating with the secret services. He was in charge gathering information of a list of 300 names of left-wing Italian revolutionaries who had sought political asylum in France, or were considered to be on French territory. He talks about political terrorism, gives an overview of armed struggle in Europe and of the different groups. He explains that once a month he would have a meeting with the French Minister of Justice and Italian investigators, in order to exchange precise information about Italians who had participated in armed struggle and who had crossed the Alps thanks to or in spite of the Mitterand doctrine. He talks about how they distinguished, through different codes, the Italian revolutionaries who they were willing to extradite and those who could not be arrested.

Afternoon:

The morning opens with a key witness, whose declarations are the only tie that could link Claudio with the robbery. He is a zealous citizen, always eager to help the cops. The night before the robbery, he says he was sleeping in his car in a parking lot. At a certain point he sees some dodgy individuals park their car and put some bags in an other car, about 15 metres away. Given this tremendously suspicious behaviour, he decides to start following the cars. He follows them for ten km, then is deterred by the fact that they turn into a dark road. He shows up to the police station after hearing about the bank robbery, to describe two people. Over time his declarations will change. However after Claudio’s arrest in Switzerland, the police will put in front of him Claudio’s photo. From then on, he starts declaring with certainty that the man he saw on the parking lot is the man in the photo. This idiot also states that over the years he has had many encounters with the police that are not on record… However, since he is an “artist” and thus obviously has a photographic memory, faces remain particularly impressed in his memory (although he neither remembers the colour or the make of the car). In a previous statement he admits that the person he identifies as Claudio he only saw from the back and side. Years later, and in front of court, he says that for a few seconds he also say him from the front… This testimony takes an even more far-fetched direction when he confirms in a quite decisive and dramatic manner that he is still 100% sure, 33 years after those quick seconds, that the person he saw is certainly Claudio. The second person that he recognized that evening, and against whom he also testified in a trial for the same affair, was sentenced for the robbery.

The ex-partner of the first witness of the day appears on the witness stand. The ask him to explain some big expenses, like a trip to Miami, he had in the years after the robbery and why he left and couldn’t be found. He declares himself anarchist in front of court, refusing to answer the majority of questions.

In the evening the presiding judge reads out loud some statements made by witnesses over the years, but who couldn’t or wouldn’t show up in court. Among these statements there is the one of the owner of a restaurant in Puteaux, “La Tourre Blanche”, where supposedly some of the bank robbers met up after the facts. Back then, presented with the photo of Claudio, he said that maybe he had seen him before, but couldn’t place the time nor the occasion nor the company he was in.


Thursday, November 7th

Morning:

Claudio will be questioned by the judge, the public prosecutor and by the civil suit lawyers.

The prosecution will spend most of its time trying to elaborate on the context and consequences of Claudio’s arrest on the French-Swiss border, when a bag of money apparently from the robbery was found on him. As Claudio himself declares, at the time he worked for some businessmen for whom he would deposit in Switzerland various amount of money and different currencies. He would cross the border through the sky slopes. During one of these trips he is stopped by customs along with an other individual. (This second individual is the same one that was sentenced for the robbery and that the “parking lot” witness identified). The police keeps the money, to verify its origin, but lets Claudio and the other go. This verification led the investigators to estimate that out of the money they were smuggling, 30% was from the Bank of France in Saint Nazaire.

It should be noted that this episode and the witness of the parking are the only links with the robbery, there is no other evidence or witnesses that put Claudio inside the bank on the day of the expropriation.

With a quite direct and forceful line of questioning, the judge seems extremely interested in making the connections between Claudio and certain individuals from the criminal and political world. After asking him whether he knew this or that person, and being answered with a firm “no”, Claudio simply states that it is a waste of time to ask him any question regarding anyone else than himself, because according to his ethics, he will never speak of anyone else.

Afternoon:

The afternoon will give space to the closing statements of the prosecuting lawyers and civil suit lawyers.

The public prosecutor asks 20 years.

The day concludes with the final statement of the defense lawyer.


Friday, November 8th

Morning:

Claudio reads a declaration before the court. He claims to be an anarchist, he explains that in the years when he started his struggle, the threat was of a coup d’etat organized by the CIA was great, and thus appropriate means were chosen to fight this threat. He retraces his path as an anarchist, a path he has never abandoned, outside and inside prison. He reminds the French court that it was the decisive intervention of anarchists that helped liberate Paris from the nazis in 1944. The judge interrupts him saying that this was not political tribunal, and that he is only interested in statements about the case itself. (A convenient statement to make, as this entire trial has been mostly preoccupied with slandering a revolutionary era and anarchists). Claudio is allowed to finish his statement.

Verdict:

The court retires to deliberate and after three hours, has reached a verdict: Claudio is found guilty, based on the following evidence:
– the identification of Claudio by the parking lot witness;
– the arrest in Switzerland with the money of the robbery;
– his supposed contacts with individuals sentenced for the robbery;
– the declaration of the man stopped in Spain with money coming from the bank of France. The fact that in court in 2019 he withdrew his statement, bears no weight.
The Bank of France asks for a compensation of 12 million euros. It is estimated that at the time, the robbers left the bank with a sum that today would equal 26 million euros.

The only reason the court pronounces a lower sentence than requested by the public prosecutor is the amount of time that has passed since the events.

Claudio is sentenced to 10 years of prison.

Those who abandon the prisoners of social war, will inevitably abandon the struggle.
Free Claudio!
Freedom for everyone!


Communiqué of the robbery of July 5th, 1986, to the Bank of France of Saint Nazaire

On July 9, 1986, the newspaper Liberation received a text claiming the robbery signed by “the tightrope robbers”. 20,000 francs in notes of 200 francs (that had pierced holes through them) arrive to the newspaper to “support the security policy of Pandore et Passaquoi*. We send these pierced banknotes to help them build their police stations, their prisons, and pay their informers with 4 holes”. The robbers claim they are “not to members of Action Directe” and that “insecurity is not great banditry nor those who fight against the established order”, but “unemployment, resignation, organized misery and its consequences, drugs, Ricard and its buisiness”.

* In French, “Passaquoi” is a play on words. Charles Pasqua was the Minister of the Interior at the time, thus written, phonetically sounds like “what just happened”.

[English translation from actforfree.nostate.net, slightly modified].