(it-fr) Cile: Rivolta incendiaria e stato di emergenza (18/10/2019)

https://sansattendre.noblogs.org/files/2019/10/santiago2-e1571490627146.jpgCile: Rivolta incendiaria e stato di emergenza (18/10/2019)

Non sempre i poveri sono ragionevoli, e poi, perché dovrebbero esserlo a fronte di un’esistenza di miseria che viene loro riservata giorno dopo giorno dal potere? In qualche caso, basta una goccia d’acqua perché il negativo dispieghi le ali e attacchi quello che ha identificato da tempo come nemico. Ciò non farà certo piacere al braccio sinistro del capitale e alla sua ideologia cittadinista, tuttavia a Santiago del Cile da venerdì 18 ottobre [2019], studenti, liceali, anarchici e altri vandali incontrollati hanno cominciato a distruggere una parte importante del loro alienazione quotidiana: il sacrosanto trasporto pubblico. Hanno capito che nulla di quanto appartiene allo Stato o alle imprese è nostro e merita di essere aggredito dalle fiamme della vendetta contro un esistente di spossessamento e di sfruttamento.

E poiché c’è sempre bisogno di una scintilla iniziale, il pretesto è stato dato dal doppio aumento del prezzo della metropolitana della capitale cilena nelle ore di punta. Un aumento inizialmente di venti pesos nel gennaio 2019, poi di trenta pesos il 6 ottobre (da 800 a 830 pesos, ovvero 1,04 euro il biglietto, ben sapendo che il sussidio è inferiore a 300 euro al mese e che non tutti ce l’hanno), mentre il governo evoca l’aumento dei costi energetici e la debolezza del peso. Di fronte alle prime mobilitazioni, il ministro dell’Economia Juan Andrés Fontaine, forte dell’arroganza dei potenti, ha persino dichiarato che agli utenti non restava che alzarsi ancor prima la mattina, per usufruire di tariffe più basse (essendo queste flessibili a seconda della frequenza, un buon esempio di liberalismo)! In un momento in cui alcuni treni locali sono paralizzati in Francia da due giorni dai dipendenti della SNCF che applicano il loro “diritto a fermarsi” per rivendicare… la presenza di controllori su tutti i treni, lo slogan più comune a Santiago da una settimana è «evasión ya» (Frode adesso) o «Evadir = Luchar» (Frodare = Lottare). Dopo le manifestazioni selvagge per tutta la giornata di venerdì 18 ottobre, gli arrabbiati hanno scelto il prolungamento notturno e hanno iniziato a distruggere tutto ciò che era loro ostile: almeno 16 autobus Transantiago sono stati ridotti in cenere, 9 dei quali in piazza Grecia. Là i manifestanti se ne sono appropriati dopo aver fatto scendere autista e passeggeri, e poi li hanno spostati in mezzo alla strada per utilizzarli come barricate in fiamme.

Ma non è finita qui, poiché dopo intensi combattimenti per tutto il giorno nella metropolitana, dove nessuno era più disposto a pagare, forzando i passaggi, affrontando all’occorrenza i carabinieri e le guardie, e distruggendo i terminali di pagamento e altri tornelli, barricate sono state erette al calar della notte in Plaza Italia, Los Héroes, Portogallo e in diverse strade di Eje Alameda. Fra gli attacchi mirati, si annoverano l’incendio del monumento ai Carabineros ad Alameda e quello del gigantesco quartier generale della compagnia di gas ed elettricità Enel. Situato proprio nel centro della capitale cilena, all’incrocio tra i viali di Santa Rosa e Alonso, il fuoco è stato appiccato alle scale di emergenza dell’azienda ed è riuscito a propagarsi fino al 12° piano, devastando tutto al proprio passaggio nella torre di uffici. Da notare inoltre l’incendio di una succursale della Banca del Chile nel centro e il saccheggio di un supermercato. La polizia ha effettuato almeno 180 arresti, mentre 57 agenti sono rimasti feriti [bilancio che aumenta di ora in ora].

Nel frattempo, il presidente della Repubblica Sebastián Piñera è stato sorpreso a far festa in una pizzeria del centro (a Viracura) mentre gli scontri perduravano da ore, il che non ha mancato di far aumentare il livello di tensione, come simbolo del suo disprezzo. Ritornato al suo palazzo, ha decretato poco dopo la mezzanotte lo stato di emergenza militare nelle province di Santiago, Chacabuco e nelle città vicine a Puente Alto e San Bernardo. Il cosiddetto Estado de Emergencia può essere decretato dall’esecutivo senza bisogno di un’approvazione del Congresso per 15 giorni prorogabili, limitando la libertà di movimento e di riunione e autorizzando i militari ad andare nelle strade per ripristinare l’ordine.

Tutti gli assembramenti pubblici sono ora vietati: ad esempio, l’Asociación Nacional de Fútbol Profesional (ANFP) ha immediatamente annunciato la sospensione delle partite di calcio di tutte le divisioni, e la potente chiesa cattolica dei suoi pellegrinaggi, anche al famoso Santuario di Teresa de Los Andes. Sono inoltre previsti fino a 10 anni di carcere per chiunque «incita a distruggere, metter fuori servizio, interrompere o paralizzare qualsiasi installazione pubblica o privata di illuminazione, elettricità, acqua potabile, gas e simili, al fine di sospendere, interrompere o distruggere i mezzi o gli elementi di qualsiasi servizio pubblico o di utilità pubblica».

In pratica, il generale di divisione Javier Iturriaga del Campo che è a capo della difesa nazionale, responsabile dell’applicazione dello stato di emergenza, ha precisato che le pattuglie militari sorveglieranno i principali siti della capitale. Lunedì è inoltre prevista una sessione straordinaria della Camera dei deputati alla presenza del Ministro degli Interni a Valparaíso, lontano dalla capitale nelle mani dei militari.

Come si può vedere, quando si verificano rivolte nelle strade, cosa abbastanza frequente in Cile, e qualora si limitino allo scontro o alla distruzione dell’arredo urbano, questo è ancora concepito come sfogo democratico. Ma allorché i manifestanti iniziano ad attaccare infrastrutture critiche come la metropolitana o il quartier generale di un gigante dell’energia, le cose cambiano improvvisamente. Tutte le 164 stazioni della metropolitana di Santiago sono già state chiuse per l’intero fine settimana e fino a nuovo ordine, per limitare gli spostamenti. E 700 autobus sono stati requisiti dalle autorità per gestire i movimenti.

https://sansattendre.noblogs.org/files/2019/10/santiago1.jpegUltima nota ma non meno importante, subito dopo gli scontri quotidiani e lo stato di emergenza, numerosi gruppi di rivoltosi hanno quindi deciso di non piegarsi e di cercare la fonte del problema per risolverlo radicalmente. Da Plaza de Maipú, sono scesi sotto terra e hanno saccheggiato tutto ciò che poteva essere fatto nei corridoi della metropolitana trasformati in gallerie commerciali: dai bancomat ai negozi, dagli uffici della metropolitana alle sue attrezzature (telecamere o obliteratrici) è successo di tutto. In totale sulle linee 4, 4A e 5, le stazioni della metropolitana Trinidad, San Jose dell’Estrella, Elisa Correa, Pedrero, Los Quillayes e Santa Julia sono state tutte affidate interamente e senza pietà alle fiamme. Secondo l’ente amministratore della metropolitana, i danni ammontano a 400-500 milioni di pesos (630.000 euro). Attualmente sono del tutto inutilizzabili.

Se si può solo salutare la rivolta quando si impadronisce delle strade, auspicando che si approfondisca e superi il suo pretesto iniziale, non tutte le situazioni sono comparabili, come ad Hong Kong dove da diversi mesi i manifestanti colpiscono con cura gli interessi cinesi o in Catalogna dove da diversi giorni le proteste faticano a superare la questione indipendentista (senza menzionare le recenti rivolte sociali in Ecuador, in Iraq o a Beirut…). Ciò che sta succedendo in Cile da alcuni giorni, pur facendo parte di una più vasta ebollizione, dove di volta in volta nuove tasse o aumenti dei prezzi fanno traboccare il vaso, ci sembra richieda tutta l’attenzione solidale degli anti-autoritari, ora che lo stato di emergenza militare sta tentando di reprimere le proteste in gran parte distruttive. E non solo perché tante compagne e compagni combattono senza compromessi da anni in questa parte del mondo.

Non esistono anche da noi infrastrutture critiche di trasporto, energia o comunicazione che, come a Santiago, sono indispensabili per perpetuare l’ordine esistente e che sono alla portata di qualsiasi ribelle? Se solidarietà non è solo una parola vuota, è tempo di iniziare ad alimentare e prolungare dove viviamo le rivolte che si stanno sviluppando attorno a noi. E poiché la distruzione, anche dei beni comuni, è un linguaggio che parla direttamente da un angolo all’altro del pianeta… ognuno ha l’imbarazzo della scelta per esprimere la propria rabbia per la libertà in azione contro questo mondo di denaro e gendarmi.

[Testo tradotto tratto da finimondo.org; originariamente pubblicato in nantes.indymedia.org; immagini tratte da sansattendre.noblogs.org].


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Chili: Révolte incendiaire et état d’urgence (18 octobre 2019)

Les pauvres ne sont pas toujours raisonnables, mais pourquoi le seraient-ils face à la vie de misère qui leur est faite jour après jour par le pouvoir ? Dans certains endroits, une goutte d’eau suffit alors pour que le négatif déploie ses ailes et s’en prenne à ce qu’il a identifié depuis longtemps comme dispositif ennemi. Cela ne plaira certainement pas au bras gauche du capital et à son idéologie citoyenniste, mais à Santiago du Chili depuis vendredi 18 octobre, les étudiants, lycéens, anarchistes et autres vandales incontrôlés ont entrepris de procéder à la destruction d’un pan important de leur aliénation quotidienne : les sacro-saints transports publics. Ils ont compris que rien de ce qui est à l’Etat ou aux entreprises n’est à nous, et mérite d’être passé par les flammes de la vengeance contre un existant de dépossession et d’exploitation.

Comme il faut toujours une étincelle initiale, c’est donc la double augmentation du prix du métro à l’heure de pointe dans la capitale chilienne qui fut le prétexte. Une augmentation d’abord de vingt pesos en janvier 2019, puis à nouveau de trente pesos le 6 octobre dernier (de 800 à 830 pesos, soit 1,04 euro le ticket, sachant que le smic est à moins de 300 euros/mois et que beaucoup ne l’ont pas), le gouvernement invoquant la hausse du coût de l’énergie et la faiblesse du peso. Face aux premières mobilisations, le ministre de l’économie Juan Andrés Fontaine, fort de l’arrogance commune des puissants, déclara même que les usagers n’avaient qu’à se lever encore plus tôt le matin, afin de profiter de tarifs moins élevés (ces derniers étant flexibles en fonction de la fréquentation, un bel exemple de libéralisme) ! A l’heure où les TER et autres Ouigo sont paralysés en France depuis deux jours par des employés de la SNCF qui appliquent leur droit de retrait afin de réclamer… la présence de contrôleurs dans tous les trains, le slogan le plus répandu à Santiago depuis une semaine est « evasión ya» (Fraude maintenant) ou « Evadir=Luchar» (Frauder =Lutter). Après les manifestations sauvages toute la journée de vendredi 18 octobre, les enragés ont joué les prolongations nocturnes et entrepris de détruire ce qui leur était hostile : au moins 16 bus du Transantiago ont par exemple été réduits en cendres, dont neuf sur la place Grecia. Là, les manifestants se sont emparés d’eux après avoir fait descendre conducteur et passagers, puis les ont déplacé au milieu de la route pour servir de barricades enflammées.

Mais cela ne s’est pas arrêté là, puisqu’après des fraudes massives dans le métro toute la journée, où personne n’acceptait plus de payer, forçait les passages, en s’affrontant au besoin avec les carabiniers et les vigiles, et détruisait les bornes de paiement et autres tourniquets, des barricades ont été érigées à la tombée de la nuit sur les places Plaza Italia, Los Héroes, Portugal et dans plusieurs rues de Eje Alameda. Parmi les attaques ciblées, on peur noter l’incendie du Monument pour les carabiniers à Alameda ou celui du gigantesque siège de la compagnie d’électricité et de gaz Enel. Situé en plein centre de la capitale chilienne au croisement des avenues Santa Rosa et Alonso, le feu a été mis dans les escaliers de secours de la compagnie, et a réussi à se propager jusqu’au 12e étage, ravageant tout sur son passage de la tour de bureaux. On notera également qu’une succursale de Banco Chile a été incendiée dans le centre, et un supermarché pillé. La police a fait état d’au moins 180 arrestations et de 57 policiers blessés.

Pendant ce temps, le Président de la République Sebastián Piñera a été surpris en train de faire la fête dans une pizzeria du centre (à Viracura), ce qui n’a pas manqué d’élever le niveau de tension, comme un symbole de son mépris alors que les affrontements duraient depuis des heures. Rentré dans son Palais, il a décrété peu après minuit l’état d’urgence militaire dans les provinces de Santiago, de Chacabuco, et dans les villes proches de Puente Alto et San Bernardo. Nommé Estado de Emergencia, il peut être décrété par l’exécutif sans avoir besoin de l’aval du Congrès pour 15 jours renouvelables, restreignant les libertés de mouvement et de réunion et en autorisant les militaires à descendre dans la rue pour rétablir l’ordre.

Tous les rassemblements publics sont désormais interdits : à titre d’exemple, l’Asociación Nacional de Fútbol Profesional (ANFP) a immédiatement annoncé la suspension de tous les matchs de football de toutes les divisions, et la puissante église catholique de ses pèlerinages, dont le fameux du Santuario de Teresa de Los Andes. Il est aussi prévu jusqu’à 10 ans de prison pour quiconque « incite à détruire, mettre hors service, interrompre ou paralyser toute installation publique ou privée d’éclairage, d’électricité, d’eau potable, de gaz et autres assimilés, afin de suspendre, interrompre ou détruire les moyens ou éléments de n’importe quel service public ou d’utilité publique».

En pratique, c’est le général de division Javier Iturriaga del Campo, à la tête de la défense nationale, qui a été nommé responsable de faire appliquer l’état d’urgence, et a précisé que des patrouilles de militaires allaient sillonner les principaux sites de la capitale. Dès lundi est aussi prévue une session extraordinaire de la chambre des députés en présence du ministre de l’Intérieur à Valparaíso, loin de la capitale aux mains des militaires.

On le voit, quand les émeutes se déroulent dans la rue, ce qui est fréquent au Chili, et qu’elles se cantonnent à des affrontement ou des destructions de mobilier urbain, cela fait encore partie de la soupape démocratique. Mais lorsque les manifestants commencent à s’en prendre à des infrastructures critiques comme le métro ou le siège d’un géant de l’énergie, la donne change d’un coup. L’ensemble des 164 stations du métro de Santiago ont d’ores et déjà été fermées pour tout le week-end et jusqu’à nouvel ordre, afin de limiter les déplacements. 700 bus ont été réquisitionnés par le pouvoir pour gérer les déplacements.

Last but not least, juste après les affrontements diurnes et l’état d’urgence, de nombreux groupes d’émeutiers ont alors décidé de ne pas plier et de s’en prendre à la source du problème pour le régler radicalement. A partir de la Plaza de Maipú, ils sont descendus sous terre et ont saccagé tout ce qui pouvait l’être dans des couloirs du métro transformés en galeries commerciales : des distributeurs aux magasins, des bureaux du métro à son matériel (caméras ou composteurs), tout y est passé. Au total sur les lignes 4, 4A et 5, ce sont les stations de métro Trinidad, San José de la Estrella, Elisa Correa, Pedrero, Los Quillayes et Santa Julia qui ont toutes été entièrement et sans merci livrées aux flammes. Selon son gestionnaire, les dommages se montent à 400 à 500 millions de pesos (630.000 euros). Elles sont entièrement inutilisables.

Si on ne peut que saluer la révolte lorsqu’elle s’empare des rues en souhaitant qu’elle s’approfondisse et dépasse sont prétexte initial, toutes les situations ne sont pas comparables, comme à Hong Kong depuis des mois où les manifestants prennent soin de cibler les intérêts chinois, ou en Catalogne depuis plusieurs jours où les protestations peinent à dépasser la question indépendantiste (sans évoquer les récentes émeutes sociales en Equateur, Irak ou à Beyrouth…). Ce qui se passe au Chili depuis quelques jours, tout en étant inscrit dans une ébullition plus large où à chaque fois de nouvelles taxes ou augmentations de prix font déborder le vase, nous semble requérir toute l’attention solidaire des anti-autoritaires, à présent que l’état d’urgence militaire vient tenter d’écraser des protestations largement destructrices. Et pas seulement parce que de nombreuses compagnonnes et compagnons se battent sans concession depuis des années dans ce coin du monde.

N’existe-t-il pas ici aussi des infrastructures critiques de transport, d’énergie ou de communication qui comme à Santiago sont indispensables à la perpétuation de l’ordre existant, et qui sont à portée de main de tout révolté ? Si la solidarité n’est pas qu’un vain mot, il est plus que temps de nous y mettre pour alimenter et prolonger là où nous vivons les importantes révoltes qui se déroulent autour de nous. Et vu que la destruction, y compris de biens communs, est un langage qui parle directement d’un coin à l’autre de la planète… chacun.e a l’embarras du choix pour exprimer sa rage vers une liberté en acte contre ce monde de fric et de flics.

[Depuis nantes.indymedia.org].