(it) Italia: In previsione di una mobilitazione antimilitarista in quel di Pisa

In previsione di una mobilitazione antimilitarista in quel di Pisa

Il 4 aprile 2019 ricorrerà il 70° anniversario della nascita della NATO.

Per quei giorni a livello internazionale (e probabilmente anche a Pisa) sono previste mobilitazioni pacifiste contro questa organizzazione che, forte di un’alleanza militare fra Stati, impone tramite la guerra il modello di sfruttamento dei paesi più forti a tutto il mondo.

La NATO, ormai da decenni, effettua vere e proprie invasioni di terre e massacri di popolazioni attraverso parole d’ordine come “Pace e Democrazia”, usate per nascondere i reali obiettivi: gli interessi politico/economici e il saccheggio delle risorse naturali.

Pisa, come molte altre città italiane, da sempre si caratterizza per la presenza invasiva del sistema militare: le strutture fisiche – Camp Darby ne è solo un esempio – e quelle di ricerca continuano a proliferare sul territorio, volute e difese dai vari governi della città.

La guerra necessaria agli Stati e al capitalismo diventa quindi il convitato di pietra del discorso politico locale e non solo, ma certo non delle nostre esistenze. In realtà, è chiaro, siamo sempre in guerra, o impegnati nella sua preparazione. Ed altrettanto chiaro deve essere che chi fa la guerra non può essere lasciato in pace.

Vogliamo quindi cogliere l’occasione dell’anniversario per lanciare una mobilitazione sul territorio pisano, contro la NATO, la guerra e tutti gli Stati.

Sabato 2 Marzo si terrà un’assemblea pubblica che vuole essere il primo appuntamento di un mese di mobilitazione che culminerà nelle giornate del 5, 6 e 7 Aprile a Pisa.

 

COS’È CAMP DARBY

La base statunitense è situata nella pineta di Tombolo, tra la provincia di Pisa e la periferia Nord di Livorno, all’interno del parco naturale di Migliarino-S.Rossore-Massaciuccoli ed occupa circa mille ettari di terreno.

Camp Darby, gestita dall’ U.S. Army, ospita al suo interno anche un comando NATO; ha inoltre la funzione di stoccaggio e manutenzione degli armamenti, essendo il più grande deposito europeo di armi USA, che contiene anche testate nucleari ed uranio impoverito.

Al suo interno arrivano una linea ferroviaria, che la collega all’aeroporto di Pisa e alla linea Torino – Roma delle FS, il canale dei Navicelli, che la unisce al Porto di Livorno ed è in prossimità dello svincolo Pisa Centro dell’autostrada A12.

La concessione agli USA è avvenuta nel 1951, dopo un trattato bilaterale firmato dall’allora Ministro della difesa italiana, dal governo statunitense e dal Pentagono.

Come tutte le altre basi USA in Italia, Camp Darby è inserita nella catena di comando del Pentagono e quindi sottratta ai meccanismi decisionali italiani.

Negli anni della guerra fredda la base era un covo per l’addestramento del personale di Gladio, struttura che fra le altre cose ha collaborato alla strategia della tensione, che si è realizzata anche con le stragi neofasciste e di Stato. La base militare ha svolto una funzione fondamentale nelle operazioni belliche statunitensi in Medio Oriente, soprattutto dagli anni ’80, superando la funzione anti-sovietica per la quale era nata. In virtù della sua posizione nel Mediterraneo non solo rifornisce le portaerei a stelle e strisce, ma da qui in passato partirono anche grandi quantitativi di armi destinate ad organizzazioni paramilitari centroamericane.

Nel 1986 si scoprì che la base era stata al centro del traffico segreto di armi verso l’Iran, il cosiddetto scandalo Iran-Contras gate, gestito dalla CIA con la complicità del governo italiano.

Ulteriori conferme della sua importanza strategica si desumono dal fatto che provenivano da Camp Darby circa 4.000 tonnellate di bombe e granate usate contro l’Iraq durante l’operazione Desert Storm del 1991, così come il 60% delle bombe sganciate sulla Jugoslavia nel 1999. La base è diventata sempre più importante nella strategia di proiezione verso l’Europa dell’Est, il Mediterraneo ed il Vicino Oriente.

 

IL POTENZIAMENTO DELLA BASE

Dall’inizio degli anni Novanta questa base si è costantemente ampliata, e quest’anno è cominciato con l’avvio della fase operativa di un nuovo progetto, presentato dal ministero della Difesa su richiesta del Pentagono, per un suo ulteriore potenziamento.

A Dicembre 2018 sono infatti iniziati i lavori che prevedono la costruzione di un nuovo tronco ferroviario, lungo circa 2,5 Km, che sarà utilizzato per il trasporto di armi e munizioni dirette ai depositi della base militare.

I binari collegheranno la piccola stazione di Tombolo al cuore di Camp Darby, attraverso un ponte girevole in acciaio che sarà realizzato sul Canale dei Navicelli.

Il piano, ritenuto strategico per “la salute dell’uomo e la pubblica sicurezza” prevede inoltre il taglio di 937 alberi (autorizzato dall’Ente Parco) che dovranno far posto alle linee ferroviarie destinate a modificare il paesaggio tra Pisa e Livorno ed il potenziamento della Tombolo Dock, ovvero la banchina usata dalla base per la ricezione e la spedizione di materiale bellico situata sulle sponde del Canale dei Navicelli, che collega la Darsena pisana al Canale Scolmatore dell’Arno e quindi al mare del Porto di Livorno.

La Cimolai SpA, la società di Pordenone che si occupa delle infrastrutture, si è aggiudicata l’appalto di circa 40 milioni di dollari per la realizzazione dei lavori. Terna, che gestisce la rete di trasmissione dell’energia elettrica in alta e in altissima tensione in tutta Italia, collabora pure: ha firmato la convenzione con Cimolai per l’interramento della linea elettrica. L’intento sarebbe creare una sorta di hub delle armi che, dal porto di Livorno, vengono stoccate a Camp Darby e smistate su acqua, ferro e gomma per raggiungere i vari teatri di guerra.

 

PISA MILITARE

Il militarismo a Pisa non è rappresentato solo dall’ingombrante presenza di Camp Darby; per cominciare, lo stesso Parco naturale nel quale è situato ospita anche il Centro Interforze Studi e Applicazioni Militari (C.I.S.A.M.) delle tre Forze Armate, ormai noto per l’opera di Decommissioning del proprio Reattore Sperimentale che ha comportato lo sversamento delle acque radioattive della piscina di raffreddamento proprio nel Canale dei Navicelli nell’arco del 2014; meno conosciuta invece è la Base Addestramento Incursori (B.A.I.), sempre ospitata all’interno del Parco, centro nel quale vengono formati i futuri incursori paracadutisti del 9° Reggimento d’assalto “Col Moschin”, reparto speciale dell’esercito italiano che ha sede a Livorno.

Per continuare nel triste elenco di presenze militari sul territorio non possiamo dimenticarci della Brigata Paracadutisti Folgore che, tra il Centro di addestramento (situato a Pisa) e la sede del Comando della Brigata (il suo quartier generale che si trova a Livorno), riempiono le serate cittadine di decine di ‘teste rasate’ e le strade di quei ‘baschi amaranto’ dell’Operazione Strade Sicure. Oppure l’Aeroporto Militare di Pisa, sede della 46° Brigata Aerea dell’aeronautica Militare, che negli ultimi anni si è ampliato per diventare un Hub nazionale per le Forze Armate, in grado di mobilitare fino a 30 mila militari e 12 mila tonnellate di materiali al mese, tutto ciò in una città di 90mila abitanti proclamatasi “città della Pace”.

Il panorama militarista pisano è ampio e ben fornito, e trova una giusta rappresentanza anche in tutti quei ‘luoghi del sapere’, pubblici e privati, come Università e Scuola Sant’Anna. Sappiamo bene infatti come la ricerca civile contribuisca in maniera effettiva (e solamente di facciata in modo neutrale) al rafforzamento e all’evoluzione dell’apparato militare. Il Sant’Anna, considerato uno dei fiori all’occhiello della città, ne rappresenta un ottimo esempio: basta citare il corso di peacekeeping che, in collaborazione con il Centro militare di studi strategici, prepara la futura classe dirigente a lavorare a stretto contatto con i militari, formando i futuri osservatori marchiati UE, ONU. E che dire della collaborazione con l’azienda livornese WASS, del gruppo Leonardo-Finmeccanica, leader nella costruzioni di siluri di ultima generazione. O ancora le collaborazioni con l’Esercito e con la Boeing.

Infine l’Università di Pisa e le sue ricerche, i laboratori per i radar fotonici o per il nucleare “sicuro” ed aziende come IDS, che progettano droni e tecnologie di puntamento al servizio degli eserciti di mezzo mondo.

La guerra in questa città è di casa.

 

LA GUERRA INTORNO A NOI

Il concetto di guerra è un concetto ampio: guerra esterna, per l’approvvigionamento di risorse e mercati per l’industria nazionale, guerra interna, per il controllo e la pacificazione del mondo sociale. Guerra militare, ma anche guerra al vivente in senso più ampio possibile: l’attacco alla biodiversità condotto dalle colture OGM o la visione della Terra come di un luogo da sfruttare e da ridurre ad un insieme di “risorse”, anche tramite la costruzione di opere come il TAP in Puglia.

La preparazione della guerra non avviene in tempo di pace solo in quanto accumulazione quantitativa degli armamenti e definizione degli schieramenti geopolitici.

Il processo è molto più profondo, e comprende in maniera più globale le condizioni sociali ed economiche in tutta la loro complessità: esse devono divenire tali da giustificare la guerra guerreggiata come extrema ratio agli occhi dei governati (e anche di alcuni governanti). Ma questo desiderio di legittimazione è solo un illusione, un effimero gioco di specchi, in quanto la guerra è al contrario e comunque una componente organica ed onnipresente nei processi di ristrutturazione e trasformazione del Dominio, accumulazione di Capitale, nonché del mantenimento e della conquista del Potere. Questa rappresentazione della guerra, come evento possibile e non necessario al mantenimento della “prosperità” nella quale viviamo, è soltanto una mistificazione il cui fine è quello di non far mettere in discussione il sistema sociale nel suo complesso come causa e fonte delle guerre e dei morti, garantendone così la continuazione ed il mantenimento della possibilità di governare, nonostante le sofferenze che provoca quotidianamente.

Progressi enormi sono stati compiuti dal punto di vista tecnologico negli ultimi anni: la sfida per i sistemi di posizionamento geografico (GPS) ha fatto sì che molte potenze si dotassero di un sistema proprio ed autonomo rispetto agli Stati Uniti (Cina, Russia, India, Ue); nuove dottrine della guerra, come quella per il controllo dello spazio elettromagnetico (ovvero la virtualità e le telecomunicazioni, leggasi cyberwarfare), controinsorgenza e conflitti asimmetrici influenzano le questioni più vitali di un paese; le tecnologie belliche, sia convenzionali che nucleari, biologiche, chimiche e nanotecnologiche, sono profondamente mutate e, trasformatesi, ridisegnano scenari e strategie del modo di condurre la guerra e del modo in cui essa si interseca con la società e i diversi settori produttivi; l’industria, quanto meno quella occidentale, è sempre più focalizzata sul contenuto tecnologico e legato al sapere presente nel processo di produzione, e sempre meno alla quantità. La ricerca del valore aggiunto legato al contenuto tecnologico ha soppiantato la ricerca del volume della produzione.

Ciò che viene ricercato nel nostro presente è infatti un processo di valorizzazione della merce (che trova le sue origini nello sfruttamento sempre più affinato del lavoro) estremo e sempre più raffinato. Per questo assistiamo oggi, tra cyberwarfare e guerra elettronica, all’accelerazione del progresso tecnologico, le nuove rivoluzioni industriali e la diffusione su scala globale del modo di produzione capitalistico – con il conseguente e contemporaneo esaurimento dei territori non capitalistici da trasformare in mercati di sbocco delle merci prodotte dalle economie nazionali e degli spazi vergini da colonizzare con le proprie logiche. Terreno di conquista, di scontro, lo divengono così gli esseri viventi, fin nelle loro componenti biologiche, o i sogni, i desideri e i bisogni degli individui. Tutto ciò pone nuove sfide all’analisi, alla riflessione ed all’azione rivoluzionaria.

 

GUERRA INTERNA ED OPPRESSIONE

La militarizzazione securitaria sempre più spudorata della società segue a ruota l’intensificarsi dei processi di guerra interna. Accompagnate da una propaganda isterica sulla sicurezza, con la riabilitazione culturale della gerarchia e dell’obbedienza all’autorità, si stanno varando misure legislative, amministrative, tecniche di “pulizia sociale” che mirano a pacificare la società perché ognuno stia al suo posto. In molti comuni sono stati varati regolamenti che proibiscono il semplice sedersi o mangiare sugli scalini in certe zone delle città, si tolgono panchine e chiudono fontanelle. Negli ultimi tempi abbiamo visto aumentare le pene per reati come il blocco stradale e l’occupazione di spazi. Soprattutto abbiamo visto nell’Operazione Strade Sicure i militari schierati nelle strade, super armati, chiedere i documenti, interpellare e minacciare tutti quelli che appaiono indesiderabili, perché chi non si conforma, per volontà o per necessità, agli imperativi dei padroni, si trovi sempre più in difficoltà.

Lor signori sanno bene che il tipo di società che gestiscono produce sempre più esclusione e miseria e prendono le misure necessarie.

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