Grenoble, Francia: Piccolo bollettino di un municipio incendiato (29/09/2019)
Un mese dopo, una raccolta di articoli della stampa locale e di come l’abbiamo vissuta noi:
“Metropoli calma o municipio incendiato?
Quella domenica del 29 settembre 2019, all’ora in cui escono i gatti neri, degli accendini coi passamontagna, legati/e secondo fonte sicura al movimento anarco-autonomo, si sono diretti/e verso il municipio di Grenoble.
Una volta liberato l’accesso al consiglio municipale, il combustibile si è accidentalmente rovesciato su alcune sedie. Queste erano, per una ragione sconosciuta, ammucchiate contro il muro di legno.
Ecco allora che gli/le accendini, armati/e delle loro coraggiose scintille, hanno infiammato la sala, in una luce assordante.
Fecero il patto di svuotarsi, nell’incendio delle istituzioni, di tutto il loro gas.
Aggiornamento al 30 settembre: Un testo in relazione con questo incendio è arrivato ieri alla redazione. Eccone il contenuto:
“Vediamo scritto ovunque che viviamo in una “metropoli calma”. Che i benefici della Smart city rivoluzioneranno le nostre vite. Eppure, è sempre lo stesso grigiume, anche se nascosto dietro le vostre facciate d’ecoquartieri ecologici oppure colorato dalla vostra Festa della Street Art. Quello che ci calma, è distruggere. Pensavamo quindi di proporre al budget partecipato del Comune di Grenoble un progetto mica tanto innovativo: l’incendio della democrazia. Davvero troppo oneroso per essere votato, quindi ci siamo arrangiati.e da soli/e. Però, siamo sicuri/e che se avessimo bruciato la sala del Consiglio municipale tempo prima, i cittadinisti avrebbero potuto votarne la restaurazione”.
Queste frasi sono scritte dai/lle delinquenti? Devono essere considerate come una rivendicazione? Se si, tutto lascia pensare che il loro atto sia un’azione diretta contro la politica partecipativa attualmente portata avanti dal sindaco Eric Piolle”.
Incidente? Avete detto incidente? La chiesa di Saint-Jacques* annientata grazie al capriccio di un cortocircuito, si tratta di un incidente? Scivolare per le scale, questo è un incidente.
Invece, un edificio pubblico che prende fuoco? Una domenica, nel bel mezzo della notte? Con tracce di combustibile e diversi punti di accensione? Non può essere un incidente. E noi che pensavamo che gli esperti tipo CSI Miami non sbagliassero mai!
Visto che siamo nell’argomento: due “giovani” su uno scooter che “si schiantano contro un muro” mentre sono inseguiti dalla polizia, delle persone che “cadono” nelle acque di mari e fiumi** la lista sarebbe tristemente interminabile. Si è forse trattato di incidenti?
Gli sbirri, i politici e i media utilizzano parole ed espressioni orientate nel senso dei priviliegiati. Per esempio, nel caso delle violenze della polizia, che hanno come scopo quello di proteggere le loro istituzioni, nel caso delle violenze razziste per difendere il dominio bianco, nel caso delle violenze di genere e dei femminicidi per perpetuare il partiarcato. Secondo voi, la vittima è responsabile dell’atto. Se vi si ascolta e vi si legge, si potrebbe credere che essa ha voluto essere ferita, aggredita, stuprata, uccisa. E, intanto, nulla sull’aggressore, lo stupratore, l’assassino. Nulla che critichi il patriarcato. Nulla che consideri l’impatto sulla vittima. Tutto che discredita la sua parola, quello che ha vissuto. Tutto, invece, che fa passare le donne per vittime, come se fosse l’unica possibilità. Nulla sulla responsabilità dell’aggressore. Nulla sul concetto di consenso.
Le vostre parole e le conclusioni che tirate ci fanno sanguinare, quando vediamo l’estensione dei loro disastri.
Quest’azione diretta è il riflesso del nostro rifiuto della democrazia e del cittadinismo, poco importa a quale livello. Farsi rappresentare e mettere quindi da parte la propria possibilità di riflettere, di decidere e di agire è una scelta che non accettiamo.
Nella sala di un consiglio municipale vengono prese delle posizioni/decisioni attraverso un falso consenso, i progetti sono già decisi e le concertazioni sono dei dibattiti fasulli diretti dai “rappresentanti”. Questo luogo rappresenta le scelte che noi non possiamo fare, le orientazioni che ci fanno schifo, le persone che si accaparrano il potere alle spese di quelli e quelle che crepano rinchiusi/e nelle istituzioni totali, le leggi arbitrariamente dettate e imposte. Nessun potere è piccolo, quando è subito, neppure quando viene nascosto dietro una democrazia di vicinato/locale/rappresentativa/partecipativa (o un funzionamento orizzontale). Tutte queste forme per controllare e spezzare gli slanci individuali e collettivi che non entrano nelle vostre caselle ben pulite. In fondo, non si tratta forse di assicurare il potere dei/lle benpensanti, all’interno di un sistema marcio?
Avevamo anche voglia di parlare dell’attualità, dei sindaci “vittime”. Quest’estate, una notizia di cronaca ha scatenato i commenti. Il sindaco di un paesino è stato ucciso per una storia di immondizia lasciata “selvaggiamente” al bordo di una strada. Non analizzeremo quello che è successo. Invece, quello che ne è seguito ci interessa. I media di disinformazione si sono scatenati e i rappresentanti politici locali si sono lasciati andare: “il notro lavoro è troppo duro”, “nessuna riconoscenza”, come dicono pure gli sbirri. A tutti/e questi/e rappresentati politici/che locali che si sentono investiti/e di una missione messianica per il bene di tutti/e, noi diciamo: non avrete altro che il nostro disprezzo distruttore!
Il fatto di aver attaccato il municipio, per noi vuol quindi dire molto. Distruggere e mostrare che le nostre scelte e i nostri atti hanno luogo al di fuori delle vostre istituzioni ci ha inebriati/e. Bruciare quell’edificio vuol dire rimettere in questone il posto che noi prendiamo/possiamo (immaginare) [di] prendere, è rendersi conto che le istituzioni esistono solo perché noi non le distuggiamo/non pensiamo nemmeno a distruggerle. Le strutture del potere possono anche avere l’aria di essere inattaccabili, ma hanno delle fessure. Abbiamo incendiato il municipio di Grenoble e ci ricorderemo del potere che ci siamo ripresi/e con quest’atto di ribellione. Se obbligati/e a subire questo dominio istituzionale, che almeno ce la prendiamo con le sue strutture per subirlo un po’ meno.
Fino al giorno, che non arriverà, quando la morale, lo Stato e le vostre leggi saranno stati tutti bruciati.
Sostegno a tutti/e i/le ribelli che attaccano questo mondo.
Note del traduttore:
* Il 17 gennaio 2019, la chiesa di Saint-Jacques, a Grenoble, é stata interamente distrutta da un incendio. Accidentale, a detta degli inquirenti, nonostante la rivendicazione. In occasione dell’incendio del municipio, in una conferenza stampa, la Procura ha ammesso che anche in quel caso si era trattato di un incendio volontario (ma chi dà retta a giornali o inquirenti? Perché considerarli come una controparte a cui parlare o da smentire? Al massimo possiamo sfottere la loro incompetenza!).
** L’accenno ai morti nei fiumi fa pensare al caso di Steve Maia Caniço, annegato dopo essere caduto nella Loira, a Nantes, il 22 giugno scorso, quando la polizia ha effettuato delle pesanti cariche per sgomberare il luogo in cui si teneva la festa della musica.
Nota di insuscettibilediravvedimento.noblogs.org: Alcuni passaggi all’inizio del testo ricreano, ironicamente, lo stile degli articoli della stampa di regime, prendendosene gioco.
[Inizialmente pubblicato su Indymedia Nantes il 30/10/2019. Testo tradotto ricevuto via e-mail, tramite attaque.noblogs.org].
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Grenoble, France: Petit bulletin d’une mairie enflammée (29/09/2019)
Indymedia Nantes / mercredi 30 octobre 2019
Un mois plus tard, compilation d’articles de la presse locale et de notre vécu :
“Métropole apaisée ou mairie enflammée ?
Ce dimanche 29 septembre 2019, à l’heure où les chats noirs sont de sortie, des briquets cagoulés, issus de la mouvancee anarcho-autonome selon une source sûre, se sont dirigés vers la mairie de Grenoble.
L’accès à la salle du conseil municipal dégagé, le combustible s’est accidentellement réparti sur des chaises. Celles-ci étaient, pour une raison inconnue, amassées en tas contre le mur en bois.
C’est alors que les briquets, armés de leurs courageuses étincelles, enflammèrent la salle dans une lumière assourdissante.
Ils firent le pacte de vider tout leur gaz dans l’immolation des institutions.
Actualisation du 30 septembre : Un texte en lien avec cet incendie est parvenu ce matin à la rédaction. En voici le contenu :
“ Partout on voit écrit qu’on vit dans une “métropole apaisée”. Que les bienfaits de la SmartCity vont révolutionner nos vies. Pourtant, c’est toujours la même grisaille, meme bien cachée derrière vos façades d’écoquartiers écolos ou colorée par votre Street Art Fest. Ce qui nous apaise, c’est de détruire. Du coup, on comptait proposer au budget participatif de la ville de Grenoble un projet pas tant innovant : la mise à feu de la démocratie. Bien trop onéreux pour être soumis au vote donc on s’est démerdé·e seul·e. Par contre, si on avait flambé la salle du conseil municipal plus tôt, on est sûr·e que les citoyennistes en auraient pu voter la restauration.”
Ces quelques lignes seraient-elles écrites de la main des délinquant·e·s ? Doivent-elles être considérées comme une revendication ? Si tel est le cas, tout laisse à croire que leur acte serait une attaque directe contre la politique participative actuelle, menée par Monsieur le maire Eric Piolle”.
Accident ? Vous avez dit accident ? L’église Saint-Jacques anéantie grâce au caprice d’un court-circuit, c’est un accident ? Glisser dans un escalier, c’est un accident.
Par contre, un bâtiment public qui prend feu ? Un dimanche en plein milieu de la nuit ? Des traces de combustible et plusieurs foyers de départ ? Ça ne peut pas être un accident. Et nous qui pensions que les Experts Miami étaient imbattables !
Puisqu’on en parle : 2 “jeunes” en scooter qui “se prennent un mur” poursuivis par la BAC, des personnes qui “tombent” dans les eaux des mers et des fleuves, l’énumération serait tristement interminable. C’étaient des accidents peut-être ?
Les flics, politiques et médias usent de mots et d’expressions orientées dans le sens des privilégiés. Pour exemples, dans le cas des violences policières pour protéger leurs institutions, dans le cas des violences rascistes pour sauvegarder la domination blanche, dans le cas des violences genrées et féminicides pour perpétuer le patriarcat. Selon vous, la victime est responsoble de l’acte, à vous écouter et à vous lire, on pourrait croire qu’elle est en demande d’être blessée, agressée, violée, tuée. Et à côté, rien sur l’agresseur, le violeur, le tueur. Rien qui mette mal le patriarcat. Rien qui considère l’impact sur la personne victime. Tout qui discrédite sa parole, son vécu. Tout, à l’inverse, qui fasse passer les meufs pour des victimes, comme si c’était la seule issue de vie. Rien sur la responsabilité de l’agresseur. Rien sur la notion de consentement.
Vos mots et vos conclusions nous saignent quand on voit l’étendue de leur dégâts.
Cette action directe est le reflet de notre rejet de la démocratie et du citoyennisme, quelqu’en soit l’échelle. Se faire représenter et ainsi ôter son propre pouvoir de réflexion, de décision et d’action est un choix que nous n’acceptons pas.
Dans une salle du conseil municipal sont prises des positions / décisions sous de faux consensus, les projets sont déjà validés et les concertations sont de pseudo-débats dirigés par les “élu·e·s”. Ce lieu représente les choix que nous ne pouvons pas faire, les orientations qui nous débectent, les personnes qui s’accaparent le pouvoir au détriment de ceux et celles qui crèvent enfermées en institutions, les lois arbitrairement dictées et imposées. Il n’y a pas de petit pouvoir lorsqu’il est subi, même quand il est caché derrière une démocratie de proximité-locale-représentative-participative (ou un fonctionnement horizontal). Toutes ces formes pour contrôler et briser les élans individuels et collectifs qui ne rentrent pas dans vos cases proprettes. Dans le fond, ne s’agit-il pas d’assoir le pouvoir des bien-pensant·e·s dans un système pourri ?
Nous avions aussi envie de parler d’actualités, des maires “victimes”. Cet été, un fait divers a défrayé la chronique. Il s’agit d’un maire d’un petit village tué pour une histoire de décharge “sauvage”. Nous ne ferons aucune analyse de l’acte. En revanche, l’après nous intéresse. Les médias de désinformation se sont débridés et les élu·e·s lâché·e·s : “Il est trop dur notre job”, “aucune reconnaissance”, telle la flicaille. Nous nous adressons à tou·te·s ces élu·e·s qui se sentent investi·e·s d’une mission salvatrice, tel·le·s des guides pour le bien de tou·te·s. Vous n’avez que notre mépris destructeur !
S’être attaqué·e·s à la mairie est donc fort de symbolisme pour nous. Détruire et montrer que nos choix et nos actes se passent hors de vos institutions nous a ennivré·e·s. Crâmer cet édifice, c’est remettre en question la place que nous prenons / pouvons (imaginer) prendre, c’est se rendre compte que les institutions n’existent que parce que nous ne les détruisons pas / n’imaginons même pas les détruire. Les structures du pouvoir ont beau avoir l’air inattaquables, elles ont des brêches. On a brûlé la mairie de Grenoble et on se souviendra du pouvoir qu’on a repris par cet acte de rébellion. Quitte à subir cette domination institutionnelle, autant s’en prendre à ses structures pour moins y succomber.
Jusqu’au jour, qui n’arrivera pas, où la morale, l’Etat et vos lois auront toutes crâmées.
En soutien à tou·te·s les rebelles qui attaquent ce monde.
[Depuis attaque.noblogs.org].