Italia: Processo “Panico” – Considerazioni tecniche rispetto alla sentenza del 22 luglio 2019
Testo aggiornato il 25 luglio 2019.
In sostanza molte cose sono rimaste invariate rispetto alle richieste dei p. m., alcune pene si sono addirittura inasprite.
Queste le differenze/considerazioni sostanziali così a colpo d’occhio:
Non è passata la qualificazione del reato di capodanno come tentato omicidio, ma è stato declassato a lesioni gravissime; questo però non ha determinato una grossa differenza nella pena rispetto alle richieste. E’ passata tuttavia la micidialità dell’ordigno. Giova, Ghespe e Paska sono stati condannati per capodanno, mentre Nicola è stato assolto da quella accusa.
E’ passata l’associazione a delinquere, ma 6 (su 15) degli “associati” ne sono stati assolti. Sono state confermate come “cape” dell’associazione Filomena e Carlotta, mentre non è stata accolta l’accusa per Giova di essere diventato il nuovo “capo” dopo l’arresto delle due in seguito alla prima ondata di misure cautelari.Lo specifico del presidio a Sollicciano ha visto l’assoluzione in blocco di tutti gli imputati, probabilmente perché, a differenza di quello del 25 aprile, l’accusa non è riuscita a muovere alcuna particolare attribuzione di responsabilità rispetto a chi l’avesse organizzato.
Come si vede infatti dalle condanne per il banchetto di sant’ambrogio, ad essere condannate per manifestazione non autorizzata sono le due persone che hanno parlato al megafono; per il 25 aprile, le due persone che sono state intercettate mentre parlavano di un intervento da fare durante il presidio.
Le altre assoluzioni (Ichem, Giova per rapina, Laura per l’assalto al Brgello e le seconde scritte di marzo) riguardano persone che non erano state riconosciute a processo dai testimoni o dalle telecamere di sorveglianza.
Per quanto riguarda le condanne, agli associati son stati dati come minimo 2 anni.
Sembrerebbe che siano andati giù particolarmente duri, spesso al di sopra delle aspettative dei pm, per i reati legati ai fatti del Melograno.
Fondamentalmente è passato il concetto di concorso, cosa che finora difficilmente era successa. Nel caso del Melograno, infatti, sono stati condannati duramente i compagni che sono stati identificati come presenti quella notte perché comparivano nel video della digos, anche senza che venisse loro attribuita una qualche condotta specifica di lesione o uso di oggetti nei confronti delle guardie. Idem per capodanno, l’accusa non ha esplicitamente assegnato un ruolo agli accusati, né ha ricostruito la dinamica dell’attentato, si è accontentata semplicemente di evidenziare quelli che secondo i pm erano degli incontri preparatori (una cena al Panico e una gita in montagna) che necessariamente dovevano essere tali perché avvenuti quel dicembre e perché non intercettati, e quindi avvolti nel mistero. Quindi si può supporre che anche per il reato più grave abbia prevalso il concetto di concorso.
Credo che ciò che riassume meglio la fine di questo processo sono le due conclusioni delle repliche. Il pm ha affermato infatti qual è il succo del discorso accusatorio: e loro non interessa spiegare tutto, quel che conta è che ciò che hanno in mano è abbastanza. La difesa ha replicato che in realtà non funziona proprio così, e che l’accusa dovrebbe dimostrare di avere delle prove che accertino le responsabilità individuali in modo inequivocabile, non l’“abbastanza”. Infine la difesa ha sintetizzato così: l’accusa principale che sta venendo mossa agli anarchici fiorentini (e non) è quella di non essersi mai dissociati dai fatti sotto processo.
Io condivido quest’analisi, penso che le condanne e la conferma dell’associazione a delinquere vadano in questa direzione, e credo che debbano servire da spunto di riflessione per tutti i compagni perché indicativi in qualche modo di come i tempi stiano cambiando. Non sembra più necessario quindi che l’accusa debba dimostrare la colpevolezza degli imputati per dei fatti specifici, “quel che basta” è che essi facciano parte di un gruppo di persone che condivide un’idea che si pone in contrapposizione all’autorità e all’oppressione (sia essa sbirresca, fascista o altro), e che si rivendica una pratica che non conosce i limiti della legalità e della nonviolenza imposti dal regime democratico. Un gruppo di compagni che proprio perché condivide questi come altri aspetti teorici e pratici, oltre ai legami affettivi consolidati negli anni, davanti agli attacchi del nemico si difende reciprocamente e porta solidarietà a chi viene colpito, e davanti alle sue domande e alle sue accuse semplicemente tace. Ciò che ora è diventato “abbastanza” è, in sintesi, la complicità.
Un po’ di stupore l’ha destato anche la richiesta di un ulteriore anno e mezzo di libertà vigilata al termine della pena per quasi tutti gli “associati”. Chi conosce i tribunali meglio di me sostiene che queste misure quasi mai vengono comminate in primo grado, è casomai il p. m. a farne richiesta, come misura di sicurezza, ad un altro tribunale col passare del tempo. Anche qui, bisognerà vedere come verrà motivata, però anche così, da ignorante in materia, mi sembra che questo sia in linea con il concetto di pericolosità sociale che sta passando sempre più con forza negli ultimi anni e la cui espressione più evidente sono il moltiplicarsi di misure di prevenzione. In altri termini, torna col discorso di non aver più bisogno di prove (che spesso non hanno) per punire dei fatti compiuti, in quanto basta punire le persone portatrici di quelle idee che li rendono possibili.
In ogni caso prima dell’uscita delle motivazioni non si saprà con certezza cosa è passato e cosa no. Penso sia scontato però che il DNA sia stato pienamente accettato come prova incriminante per Ghespe, e che difficilmente poteva andare peggio di così. D’altronde, la sensazione era che questa sentenza fosse già scritta da tempo.
Ghespe: 9 anni.
Giova: 9 anni, 10 mesi e 15 giorni.
Paska: 9 anni e 10 mesi.
Per tutti gli altri e le altre, le condanne vanno da un mese a 6 anni.
Il termine per il deposito delle motivazioni è di 90 giorni.
Le pene custodiali sono sospese eccetto Paska, Ghespe e Giova, che sono già ai domiciliari.
[Tratto da anarhija.info].
_______________________________________________________
Italy: “Panico” trial – Technical considerations about the sentence of July 22nd, 2019
In essence, much has remained unchanged from the requests of the pm, some of the sentences are even worse.
These are the substantial differences / considerations at a glance:
The qualification of the new year charge as attempted murder did not pass, but was downgraded to serious injuries; however this did not result in much difference in sentencing from that requested. The lethality of the device was still accepted. Giova, Ghespe and Paska were sentenced for the new year, while another accused was acquitted of that charge.
The charge of criminal association passed, but 6 (out of 15) of the “associates” were acquitted. 2 comrades were confirmed “heads” of the association, while the accusation against Giova of having become the new “head” following the two’s arrest after the first wave of precautionary measures, was not accepted.
The gathering in Sollicciano saw the acquittal of all the defendants en bloc, probably because, unlike that of April 25, the prosecution had not managed to get any details of those who organised it. In fact, as can be seen from the convictions for the Sant’Ambrogio demo, those sentenced for unauthorized demonstration are the two people who used the megaphone; for April 25, the two charged while talking about an intervention to be done at the gathering. The other acquittals concern people who were not recognized by witnesses or surveillance cameras at the trial.
As for the convictions, the associated have been given a minimum of 2 years. It would seem that they have come down particularly hard, often above the expectations of prosecutors, for charges related to the events of Melograno.
In any case, we will not know with certainty what passed and what didn’t before the reasons for the sentence are filed. I think it’s obvious, though, that DNA has been fully accepted as incriminating evidence for Ghespe, and that things could hardly have gone worse. On the other hand, the feeling was that this sentence had already been written a long time ago.
Ghespe: 9 years.
Giova: 9 years, 10 months and 15 days.
Paska: 9 years and 10 months.
For all the others, the sentences go from one month to 6 years.
The deadline for filing the reasons is 90 days.
The prison sentences are suspended except for Paska, Ghespe and Giova who are already under house arrest.
[Text taken from actforfree.nostate.net].
_______________________________________________________
Italie: Opération Panico – Quelques considérations techniques sur la sentence
En gros, beaucoup de choses n’ont pas changé par rapport aux demandes du Parquet, quelques peines sont même plus lourdes encore.
Voici quelques différences/considérations, à première vue :
Le délit du Jour de l’an [la bombe à la librairie fasciste Il Bargello, du 1er janvier 2017, qui a causé des blessures à un flic démineur ; NdAtt.] n’a pas été défini comme « tentative d’assassinat », mais a été réduite à « blessures très graves » ; cependant, cela n’a pas change beaucoup dans la peine, par rapport à ce qui était demandé. Ce qui est passé par contre est la définition de « mortel » pour l’engin. Giova, Ghespe et Paska ont été condamnés pour le Jour de l’an, tandis que Nicola a été acquitté.
L’accusation d’association de malfaiteurs est passée, mais 6 des 15 « associés » ont été acquittés de ce chef d’inculpation. Filomena et Carlotta ont été décrites comme les « cheffes », mais l’accusation contre Giova d’en être devenu le nouveau chef après leur arrestation (suite à la première vague répressive) n’a pas été retenue.
Toutes les personnes inculpées pour le rassemblement devant la prison de Sollicciano ont été acquittées, probablement parce que, à différence du rassemblement du 25 avril, le parquet n’a pas pu attribuer à personne la responsabilité de l’avoir organisé.
Comme on peut le voir par exemple avec les condamnations pour le rassemblement de Sant’Ambrogio, celles qui sont condamnées pour manifestation non déclarées sont les deux personnes qui ont pris la parole avec le haut-parleur ; pour le rassemblement du 25 avril ont été condamnées les deux personnes qui étaient sous écoute pendant qu’elles parlaient d’une prise de parole à faire pendant le rassemblement.
Les autres acquittements (Ichem, Giova pour le vol avec violence, Laura pour l’assaut à la librairie Il Bargello et la deuxième vague de tags de mars) sont pour des personnes qui n’ont pas été reconnues par les témoins au procès ou n’étaient pas identifiables sur les bandes des caméras de surveillance.
Pour ce qui en est des condamnations, celles pour association de malfaiteurs ont été de 2 ans minimum. Apparemment, les juges ont été très durs, souvent encore plus des demandes des Procureurs, pour les délits liées aux faits du Melograno [en avril 2016 les Carabinieri interpellent une personne qui pisse dans la rue, peu loin du local « Il Melograno » ; d’autres personnes s’interposent et des échauffourées ont lieu; plus tard dans la nuit, des cocktails Molotov tombent sur la caserne des Carabinieri de Rovezzano, quartier de l’est de Florence ; NdAtt.].
En tout cas, seulement avec la publication des motivations des sentences on saura avec certitude quelles accusations ont été retenues et quelles pas. Je crois néanmoins évident que la preuve de l’ADN a été retenue pour Ghespe, et que difficilement ça pouvait aller pire.
D’ailleurs, la sensation était que cette sentence était écrite à bien à l’avance.
Ghespe : 9 ans de prison.
Giova : 9 ans, 10 mois et 15 jours.
Paska : 9 ans et 10 mois.
Pour tou.te.s les autres, les condamnations vont d’un mois à 6 ans.
Personne sera enfermée, pour l’instant, sauf Paska, Ghespe et Giova qui se trouvent déjà en assignation de résidence.
[Depuis attaque.noblogs.org].