Le giravolte di Lecce: una città frantumata
Un filo rosso sembra attraversare le storie vissute nel quartiere delle Giravolte di Lecce. Un luogo ormai quasi frantumato dopo l’arrivo di una palazzinara affarista, dal nome Beatrice Baldisser, che ne trasformerà il volto e il tessuto sociale in maniera irreversibile. E dopo la morte di questo quartiere, Lecce potrà dirsi una città completamente trasformata. In cambio ci sarà tanta movida e locali alla moda, ristoranti e alberghi e i diffusissimi B&B. E tanti tanti turisti. In molti saranno contenti di un turismo che consuma la città, ma pochi rifletteranno sul fatto che questo fenomeno, conosciuto ormai anche in tante città del mondo è di fatto un processo violento, disumano e omologante. Violento e disumano perché dà vita ad un assioma: caccia i poveri per fare spazio ai ricchi. O meglio caccia tutto ciò che è indesiderabile e stonato rispetto a un quadro omologato di turismo, per fare spazio al denaro con il quale tutto diventa fruibile e senza il quale tutto diventa vietato. Basti pensare alle varie norme che vietano di sedersi sui gradini di una qualche chiesa o di una qualche palazzo storico per mangiare un panino. Ordinanze cosiddette antidegrado che man mano diventano la regola e vengono accettate. Dal centro di Lecce, ormai diventato vetrina intoccabile, questo processo si estenderà ai quartieri limitrofi: San Pio, Leuca, …
DIO, DENARO, LUCRO
Spietata e affarista, la signora Baldisser, che per ripulire i posti in cui speculare, murerebbe anche la gente dentro, come ha affermato lei stessa, in fondo non ha tutte le colpe. Ovvio che economia e politica fanno il paio: l’una, che conosce solo il linguaggio del denaro, tenta di far profitto in ogni modo, l’altra consente, in maniera legale o meno – in questi casi non vengono usate tante sottigliezze su questo concetto, urlato invece in altri contesti – regalando permessi, agevolando amici e parenti o semplicemente chi è disposto a pagare di più. E la signora Baldisser, tenutaria di un centro benessere all’interno dell’hotel Tiziano di cui è proprietario l’ex sindaco Perrone, nonché tenutaria in passato di un centro benessere per dipendenti comunali all’interno del Comune di Lecce durante la giunta Poli Bortone, (quando si dice la politica dalla parte della gente…), nel 2016 riusciva infatti ad acquistare dal comune di Lecce, un immobile proprio in via delle Giravolte per farne un luogo di lusso. Tale immobile tuttavia risultava destinato a fini sociali così come molti immobili del quartiere. Per evitare di sprecare tempo con troppa burocrazia la signora Baldisser, ottenuto comunque un cavallo di Troia per inserirsi in un contesto sociale a lei estraneo e trarne profitto, si è rivolta al monastero delle suore benedettine, proprietarie di molti immobili in questo e altri quartieri della città. Le suore benedettine, per nulla turbate dal possesso di questi edifici e dai precetti sulla povertà e la carità della “Santa Romana Chiesa”, li avevano da qualche anno messi in vendita dopo aver fatto sgomberare decine di immigrati che lì vivevano da numerosi anni. E per accorciare i tempi avevano fatto tagliare loro l’acqua, nonostante sia considerata un bene primario che non può essere sottratto. Ma anche in questo caso, chi ha solo sete di potere e denaro ha necessità di semplificare le cose e considera un ostacolo chi ha sete veramente. Chiaro che chi ha eseguito il taglio dell’acqua ha la stessa responsabilità di chi ne ha fatto richiesta.
LA STORIA NON CAMBIA
Ancora un passo indietro e ci si imbatte nel personaggio di Mara, una transessuale leccese che molti ricordano con simpatia, per il suo carattere eccentrico, per la sua schiettezza. Mara aveva conosciuto il carcere a Genova a causa delle leggi sul travisamento e ed era stata allontanata dalla sua famiglia per via delle sue scelte di vita. Ma una volta tornata a Lecce si era trasformata da oppresso in oppressore, accumulando denaro, acquistando immobili affittati poi a stranieri stipati all’interno, anche 15 per stanza, in modo da ricavarne il più possibile e pressando mese dopo mese con ricatti e minacce, affinché i canoni fossero pagati. Alla sua morte aveva donato tutto al monastero delle suore benedettine, richiedendo che gli immobili fossero lasciati in uso a chi già li usava e che quindi avessero una destinazione sociale. Un fatto che dovrebbe essere ovvio per delle suore. E invece questi immobili hanno preso altre destinazioni e dopo essere stati utilizzati da chi, in tempi passati, veniva disprezzato per il fatto di abitare nel centro storico, ora verranno abitati da chi vive il centro storico come uno status quo. La vita in comunità e la solidarietà di un tempo, sostituite dal lusso e da un turismo che avrà contribuito a spazzare via le storie dei quartieri e che non esisteranno più. E questo non è solo il destino di Lecce. Basta andare in una qualsiasi città europea ora asfissiata dal turismo, per rendersi conto di quanto le strade percorse non parlano più nessuna lingua, non emanano odori né profumi, non sono nulla se non delle strade qualsiasi prive di qualunque caratteristica di vita.
SENZA FUTURO
Tuttavia, ancora per poco, i muri delle Giravolte rimangono impregnati di racconti, storie, odori, profumi, sensazioni, e anche tanto sfruttamento. Qualcuno sarà finalmente contento di azzerare tutto quanto e portarvi la tanto osannata riqualificazione, che farà sì che all’interno del quartiere potranno accedervi solo danarosi turisti, con conseguente lievitazione dei prezzi delle case e cacciata definitiva di chi non ha un nutrito conto in banca.
Ma la tanto osannata riqualificazione è il perpetuarsi di una forbice sempre più grande tra ricchi e poveri, tra inclusi ed esclusi, tra chi accede e chi viene cacciato. Tra chi è considerato adatto a questa società, non importano i suoi costumi, l’importante è che possa pagare, e chi è considerato inadatto e in questo caso i suoi costumi contano eccome. Un po’ come chi fa la differenza tra una prostituta di strada, che la morale generale disprezza e una escort, cioè una prostituta d’alto bordo, una che ad esempio si esibisce nei locali, vendendo il suo corpo con professionisti, politici e altro. Entrambe fanno lo stesso mestiere ma il giudizio della morale dominante varia a seconda dei clienti che le sono davanti.
Le storie di queste potenti donne in definitiva fanno tutte schifo: da Mara, alle suore benedettine, all’affarista Baldisser e chi la foraggia, sono tutte storie di potere e di denaro, avidità e calcolo.
BRECCE NEL MURO
Ma per tre anni, dal 2016 al 2019 in uno di questi appartamenti in via delle Giravolte, vi è stata anche una biblioteca anarchica occupata. Il suo nome, Disordine, aveva ed ha in sé il progetto di diffondere libri e idee che rompessero con la morale comune e con l’ordine costituito. Un ordine fatto di potere e repressione, sfruttamento e devastazione, obbedienza e annichilimento delle coscienze. Disordine è appunto l’opposto. Relazioni umane non più basate sulla gerarchia, ribellione e rivolta contro le iniquità, libertà da ogni schiavitù, religiosa, morale, economica, salariale, tecnologica, statale. Di questi tempi, d’altronde, coltivare sogni, progetti e una tensione antiautoritaria, risulta davvero urgente e necessario, per resistere ad un pensiero unico sempre più asfissiante e ad un ordine tecnologico livellante e avvilente. In questi tempi in cui a Lecce si è sparlato di anarchici sui giornali, per fare terra bruciata attorno a loro, inventando storie esilaranti, è ancora tempo di aprire spazi di libertà, di critica, di autorganizzazione.
Biblioteca anarchica Disordine
[Lecce, giugno 2019]